Ricordi
fragili
Ti
allontani ancora una volta quando percepisci quelle parole penetrarti
nel petto come lame, pronunciate come se tu non fossi lì. Ma
ci sei e ti riguardano.
Ti riguardano eccome.
Pensi di aver
definitivamente chiuso con il passato, ma al detective che hai di
fianco non basta. Deve conoscere, deve sapere. Anche se vorresti solo
dimenticare, terminando quell'assurda ricerca che ti eri imposta di
cominciare senza neanche un motivo apparentemente serio in testa.
Ti
affacci alla ringhiera del balcone, sospirando appena. Vorresti
respirare fino in fondo, riempire i polmoni, ma la voce frenetica e
decisa di Kudo ti rende irritabile, complice un nodo in gola che non
riesci a sciogliere. Il dottor Agasa getta un'occhiata nella tua
direzione, quasi impacciato. Forse lo ha capito anche lui, ma non
può nulla contro la fonte inesauribile d'energia
appartenente al ragazzo che gli sta davanti.
Ti perdi un istante a
scrutare il cielo, il buio della sera. Istintivamente, ti sforzi ancora
di ricordare, nonostante il limite che ti impedisce di farlo da allora.
Hai deciso di lasciare perdere le tue origini, quelle vere, quelle che
ti hanno resa come sei.
Ma, probabilmente,
sono solo delle sfaccettature, delle minuzie. Altrimenti
perché non ti torna nulla in mente? Perché non
hai neanche il più vago ricordo dei tuoi genitori, un
sorriso o un pianto? Hai sempre creduto all'enorme bugia che fossero
morti subito dopo la tua nascita perché ti è
sempre convenuto e non hai mai chiesto niente neanche ad Akemi; tua
sorella non si è mai scomposta, preda di immagini che le
facevano male, ma che le appartenevano in ogni caso.
La
verità è che non ti ricordi neanche di lei,
quando eravate piccole e giocavate insieme. Non hai mai pensato a nulla
di altro, concentrata sulla vita presente e sul lavoro che opprimeva.
Qualcuno aveva fatto in modo di allontanarti da loro? Probabilmente.
Sei sempre stata la figlia prodigio, la ragazzina geniale sin dalla
nascita.
L'eco di
alcune urla risuona da sempre nella tua mente, ma credevi che si
trattasse di una strana forma di stanchezza a tirarti il solito scherzo
tutte le volte. No, lo sai, e ora ne sei convinta più che
mai.
La parte di
oscurità che avvolge la tua vita non si limita alla gabbia
trasparente all'interno dell'Organizzazione, ma a molto prima. Una
parte di vita cancellata, quella fino ai sette anni. Già, la
parte sbagliata.
Ti sei svegliata di
colpo in quei corridoio lugubri e spenti, inviata dall'altra parte del
mondo come un pacco postale. Un cognome che non conosci e che non senti
tuo.
Ma quella voce, una voce dolce e lontana che risenti a volte nella
testa e che colora di oro il mondo, ce l'hai sempre dentro. La stessa
voce registrata sul nastro delle cassette che ti ha lasciato Akemi.
Quel piccolo, vago
senso di appartenenza ti circonda, quando la senti. Quando spegni tutto
e la segui e il mondo assume ancora quel colore; l'oro del grano al
sole, di due occhi felici che ti scrutano e che brillano come diamanti
lucenti. Una piccola mano che si allunga verso quel bagliore,
così vicina a un sorriso affettuoso. E poi, subito dopo, le
dita che si stringono attorno a qualcosa, qualcosa che tocca un camice
bianco. Un colore che hai già visto tante volte guardandoti
allo specchio, ma senza la curva serena delle stesse labbra.
Il grano, i gioielli, la
luce. Dei capelli castani, ramati, che si uniscono con la
luce e che risplendono di bellezza. L'oro in tutto ciò che
toccano, così come la stessa voce.
Scuoti la testa, ma
è più forte di te. Ricordi confusi che si
ostinano a rimanere dove sono, in bilico tra il vuoto e il cuore.
Qualcuno che urla il
tuo nome, quello reale, di nascita. Shiho... da quanto tempo non sei
più lei? Una bambina urla il tuo nome, così come
la voce calda di poco prima.
Delle mani ti
afferrano e scivoli sopra la neve copiosa; il dolore sordo non ti
permette di respirare. Devi rimuovere tutto e ricordare. No, devi
ricordare cercando di non farti del male.
Torni nel grande
salone di casa Kudo, dove Shinichi e Agasa stanno ancora confabulando
senza battere ciglio.
Osservi l'enorme
libreria e decidi di contare il numero dei gialli che il giovane
detective conserva gelosamente, ma perdi il conto quando noti un
piccolo oggetto su uno degli scaffali; un carillon celeste è
posizionato tra due libri, pericolosamente in bilico sul bordo del
ripiano.
Ti avvicini
incuriosita e lo prendi tra le dita, poi sul palmo della mano, passando
appena un dito sul materiale lavorato.
Afferri piano la
minuscola chiave posteriore e la giri a ripetizione per un paio di
volte finché, all'improvviso, il coperchio intarsiato di
piccole gemme si solleva e, dal fondo, sbucano due statuine danzanti:
una principessa occidentale, d'altri tempi, con il suo cavaliere posato
ed elegante, volteggiano su loro stessi seguendo il ritmo di una
dolcissima melodia.
Shinichi e il
professore si voltano a guardarti, interrotti da quel suono superbo.
Fai appena caso a loro, perché sei completamente rapita da
quelle note, da quel qualcosa di malinconico e infinitamente profondo.
"Cosa...
cos'è?" chiedi, riuscendo finalmente a sollevare lo sguardo
verso gli altri due. Il ragazzo arrossisce appena, poggiandosi una mano
dietro la nuca.
"Oh... quello?
È un regalo di Ran. Perché? Ti piace?".
Sei assorta e senti
appena la sua domanda. Gli omini continuano a danzare, mentre l'oro si
espande dentro di te. La felicità, una sensazione familiare.
Bella, struggente. Attraente.
Di colpo, è
come l'aria che manca nei polmoni.
"Questa musica ... io
l'ho già sentita".
"Beh, può
essere. Non la conosco, ma è sicuramente molto simile a
tante altre melodie dei carillon" conclude Shinichi, inarcando un
sopracciglio. Ti osserva, ma non riesci a prestargli attenzione. Quelle
note stanno risvegliando qualcosa che si è assopito da tanto
tempo.
Quando la principessa
e il cavaliere si bloccano e la musica si interrompe, chiudi il fragile
coperchio del carillon prima di sistemarlo al suo posto.
"È molto
bello, non è vero?" commenta Agasa, rilassato da quel breve
intervallo. Kudo annuisce e subito dopo, come se nulla fosse, i due
riprendono a parlare.
Sei ancora sul
balcone, adesso, e non riesci proprio a capire, a sforzarti di
ricordare. Fissi la neve che ricopre Beika e il cortile della villa, ma
non riesci ad andare oltre. Non puoi ammettere a te stessa di avere
paura, ora che quel carillon si è pericolosamente avvicinato
alla verità, scavando troppo in profondità.
Ma non è
forse ciò che cerchi, la verità?
Un rumore di passi
alle tue spalle ti fa voltare di scatto e Shinichi appare
all'improvviso, provocandoti un breve sussulto.
"Non hai freddo?
È tutta la sera che sei qui fuori" constata incuriosito,
avvicinandosi alla ringhiera. "Il dottor Agasa si è
addormentato dopo l'ultimo sorso di Sakè. Ti conviene
lasciarlo qui se non vuoi portarlo a casa in braccio".
Il detective
ridacchia, ma non riesci a seguirlo, né a preoccuparti per
lo stato di salute del dottore. Non adesso.
È strano
che tu non stia sbraitando per quel sorso di Sakè e Shinichi
lo sa, se ne accorge.
"Ehi, che ti prende?
Sei strana".
Abbassi lo sguardo,
sentendoti in difficoltà da quegli occhi blu che ti scrutano
attraverso il buio.
"Basta, Shinichi" gli
chiedi, mormorando appena quelle parole cariche di coraggio o, forse,
di codardia. "Basta con queste ricerche".
"Cosa?".
Shinichi rimane
stupefatto e sai che avrebbe reagito a quel modo. Dopotutto, l'idea di
svolgere delle indagini per cercare i tuoi genitori è
partita da te e, adesso, riesci a darti mentalmente della stupida.
"Hai capito bene, non
voglio trovare i miei genitori" rispondi, senza ammettere repliche. "E
voglio che non lo faccia neanche tu".
"Ma... probabilmente
sono ancora vivi. Non hai voglia di conoscerli? Non ti capisco"
dichiara lui, scuotendo la testa. "Ora hai finalmente
l'opportunità di poter scegliere ciò che vuoi,
sei libera di vivere la tua vita".
Sospiri, mentre sul
tuo volto si dipinge un sorriso amaro.
"Già,
dicono tutti che la vita è piena di scelte" continui,
sforzandoti di ignorare il dolore al petto per quella risposta
consapevole e sofferta, "ma nessuno menziona mai la paura".
Shinichi rimane in
silenzio, colto alla sprovvista da quelle parole. Non riesce a capire
e, quindi, nemmeno ad accettare quella dichiarazione. Non adesso che
stanno per giungere alla verità, quella verità
celata riguardante la vita della sua amica.
"Ne sei sicura? Ora
che siamo così vicini vuoi mollare tutto? Potresti
pentirtene in futuro".
Sollevi lo sguardo
verso di lui, respirando profondamente. E sai che, se il destino lo
vorrà, sarà lui a decidere quando e come
succederà. Hai imparato a conviverci, a rispettarlo. Ad
aspettare. Senza alcuna fretta, né obbligo.
"Quella melodia ha
risvegliato qualcosa dentro di me. Ho delle immagini confuse in testa"
ammetti, osservando ancora una volta la neve. "Se non riesco a
ricordare significa che non è ancora il momento per farlo. E
se il momento non arriva, beh... pazienza".
Shinichi stavolta
sorride, anche se non riesci a notarlo con chiarezza. Ti posa una mano
sulla spalla per suggellare quell'impegno e per cercare di allontanare
l'insicurezza che traspare in tutta la tua fragilità, ora
più che mai.
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