Galeotto
fu il Racconto e chi lo scrisse...
Come
sempre, passando davanti all'ufficio del Capitano della Sesta Brigata
del Gotei Tredici, non si sente alcun rumore.
Solo
fermandosi davanti alla porta e prestando attenzione, immergendosi
per qualche attimo in quel silenzio, si può avvertire un
vago
e continuo frusciare di carta, e il lieve scribacchiare di una penna
ogni tanto.
E
non si può fare a meno di tirare un mezzo sorriso scuotendo
la
testa, mentre si riprende a camminare, pensando che a Kuchiki Byakuya
quell'atmosfera si adatta perfettamente, anche se non si può
articolare la stessa supposizione per il suo ben più
rumoroso
Vice-Capitano, Abarai Renji.
Così
quell'ignoto di passaggio si allontana, sbagliandosi in parte.
Renji,
nel corso degli anni passati a smistare carte in quello studio, ha
imparato ad apprezzare e godere di quel calmo silenzio, a cui ormai
si è abituato.
I
primi tempi, seduto su quella sedia alla sua ben più piccola
scrivania, trovava insopportabile quella pace che regnava sovrana,
mentre dentro di lui covavano silenziosi pensieri bellicosi di
rivalsa.
Ma
imparando a conoscerlo, altri sentimenti sono nati dentro di lui.
Imparando
a conoscerlo, non ha potuto non iniziare a nutrire una profonda
ammirazione ed un profondo rispetto per quell'uomo, che si sono solo
rinforzati col passare del tempo, anche se in principio non voleva
accettarli.
Il
tempo passato insieme a Kuchiki Byakuya ha cambiato profondamente
l'opinione che si era fatto di lui.
-Forse
è per questo che non sono riuscito ad affrontarlo...
Già
allora avevo troppa stima di lui...
Renji
alza appena lo sguardo su Byakuya, distratto da quel suo pensiero che
si è fatto strada dentro di lui. Lo osserva, e lo trova
assorto nella lettura di un documento che non deve essere molto
importante, a giudicare dall'espressione tediata dei suoi occhi.
Perché
non bisogna osservargli il volto, per carpire la superficie dei suoi
pensieri, ma i suoi occhi.
E
questo Renji lo sa perfettamente.
Torna
sui suoi documenti, ancor prima che il suo Capitano possa
riprenderlo. Sa che l'altro si è accorto della sua occhiata,
e
sempre lo lascia fare, purché quegli attimi siano brevi e
non
troppo frequenti.
Nemmeno
a lui capitano carte interessanti, oggi.
Sbuffando
un po', appone un timbro sulla ennesima comunicazione puramente
burocratica e quindi puramente inutile.
Muove
un poco le spalle, alzando la testa per muoverla un poco da una parte
all'altra, passandosi una mano sul collo.
Adocchia
l'ora, e silenzioso si alza dalla sua sedia, per uscire dall'ufficio.
Solamente
adesso Byakuya alza appena lo sguardo per osservarlo allontanarsi,
nessun cambiamento sul volto inespressivo.
Abbassa
le palpebre per più secondi, e quando le riapre, tiene gli
occhi appena socchiusi.
Quindi
torna a concentrarsi sul suo dovere.
Passano
pochi minuti, e Renji torna indietro, un vassoio con due tazze di
tè
appoggiate sopra. Ancor prima che egli possa far scorrere la porta,
Byakuya lo sente arrivare, ormai riconoscendo la cadenza dei suoi
passi troppo irruenti e pesanti.
Ed
ecco quindi che appare di nuovo sulla soglia dello studio.
“Kuchiki
Taichou, vi ho portato il tè”
L'altro
non si degna di guardarlo.
“Lasciamelo
sulla scrivania, Renji”
Solamente
al suono della sua fredda voce fa qualche passo in avanti,
avvicinandosi alla scrivania, per lasciare la tazza secondo lui
più
piena.
Guarda
il volto bianco incorniciato da quei capelli neri ancora chino sul
lavoro, che non lascia mai incompiuto nemmeno se dovesse stare
sveglio fino a notte fonda, e aggrotta un poco le sopracciglia.
“Dovreste
prendervi una pausa, il tè rischia di raffreddarsi”
Di
nuovo l'altro non scosta lo sguardo da quello che sta facendo.
“Finisco
di leggere questo documento”
Non
può fare a meno di sospirare, Renji, e di sorridere un poco
perché si aspettava una risposta del genere, voltandosi e
tornando alla sua sedia, ben felice di potersi prendere una pausa.
Si
lascia cadere lì, rilassandosi un po' anche negli
atteggiamenti che solitamente in quell'ufficio mantiene più
rigidi del normale.
Si
tiene un po' distante dalla scrivania, messo in parte di traverso e
tenendo in una mano la tazza che sorseggia appena ogni tanto, mentre
l'altra si allunga sul tavolo, scostando i documenti per farsi
un'idea di quello che lo aspetta dopo.
I
fogli vengono appena sparpagliati in più direzioni, ma ad un
certo punto, sgrana leggermente gli occhi.
Solleva
la schiena dallo schienale della sedia, rimettendosi dritto,
appoggiando il suo tè per recuperare quello che si rivela
essere un fascicolo di carte invece che un foglio solo,
improvvisamente attento e interessato.
Inizia
a leggere, concentrato, così intento che non si accorge
nemmeno di aver appoggiato il gomito sul tavolo, e di aver reclinato
la testa di lato per appoggiare la tempia sulla mano chiusa.
Il
suo tè prende a raffreddarsi.
“Cosa
c'è, Renji?”
La
voce di Byakuya, a cui non è sfuggito un solo movimento del
suo sottoposto, lo costringe a tornare improvvisamente ad alzare lo
sguardo, un poco spaesato.
Va
a guardare quello che ha tra le mani, quindi il suo Capitano.
“Questo
è un... racconto, anche se non so come sia finito tra i
rapporti...”
Il
modo in cui socchiude appena gli occhi, fa intuire a Renji che anche
Byakuya si è leggermente sorpreso, ad apprendere il motivo
che
gli ha destato tanto interesse.
“Leggilo”
Schiude
la bocca, spalancando gli occhi.
Ecco,
questa è una cosa che lo coglie alla sprovvista, anche
conoscendo forse meglio di chiunque altro Kuchiki Byakuya.
“Prego?”
Ancora
non riesce completamente a crederci.
“Non
amo ripetermi, Renji”
Ancora
non completamente convinto di aver realmente sentito quel suo dire,
il Vice-Capitano della Sesta Brigata torna a guardare quelle parole
scritte su quei fogli, e lentamente, un poco titubante, inizia a
leggere ad alta voce, riempiendo di sillabe e parole quella stanza
solitamente così silenziosa se non per quei rari e brevi
discorsi che si scambiano.
Avverte
su di sé lo sguardo concentrato di Byakuya che lo sta
ascoltando, per una volta più interessato ad altro che al
suo
dovere.
Si
sente terribilmente a disagio a sostituire il solito silenzio con la
sua voce forse troppo alta e grattante per quell'ambiente, e
ciò
traspare in mille modi, attraverso il suo corpo teso, attraverso la
voce che ogni tanto trema, attraverso le più interruzioni
nella lettura e le continue veloci occhiate sospettose indirizzate al
suo Capitano.
“Non
rendi giustizia a delle parole così ben scritte,
Renji”
La
voce di Byakuya trova facilmente uno spiraglio in cui inserirsi, e
senza più proseguire, Renji serra le labbra, irato con
sé
stesso.
“Vogliate
scu-”
“Portami
quel racconto”
Lo
interrompe sul nascere, e anche se quelle parole non hanno la solita
inflessione di comando, comprende bene che quello che gli è
appena stato detto è un ordine ben preciso.
Si
solleva stancamente dalla sedia, portandosi dietro il fascicolo, per
poi avvicinarsi, per la seconda volta in una sola giornata, alla
scrivania di Byakuya.
“Eccolo...”
Le
dita sottili del Capitano si stringono su quelle carte, e Renji
indietreggia appena, mentre gli occhi neri di Byakuya iniziano
velocemente a scorrere sulle righe.
“Il
tuo tè rischia di raffreddarsi, Renji”
Solo
in quel momento si ricorda del suo tè.
Torna
più velocemente del solito al suo posto, scompigliando un
poco
con i suoi passi agitati la calma di quell'ufficio.
E
se ne rimane lì, in silenzio, ancora arrabbiato per aver
fatto
una pessima figura agli occhi del suo Capitano, sorseggiando il
tè
che effettivamente è diventato freddo e un po' amaro.
Passano
alcuni lunghi attimi di completo silenzio, in cui ognuno è
profondamente immerso nei propri pensieri, in cui ognuno è
solamente concentrato su sé stesso e non si cura di guardare
l'altro.
E
quindi la voce bassa e calma di Byakuya riempie la stanza, mentre
legge le righe di quel racconto.
Essa
penetra la mente di Renji, squarciandone i pensieri angusti,
costringendolo a voltare lo sguardo, completamente ammaliato.
[...Un
giorno leggiavamo per diletto...]
Quasi
trattiene il fiato, per non interromperlo in alcun modo.
Quelle
stesse parole da lui lette prima, ora sono così
completamente
differenti...
Nella
voce di Byakuya trovano la loro bellezza, e la loro originale
musicalità e poesia. E anche la loro nobiltà, di
quello
che adesso si scopre essere un racconto cavalleresco.
-Non
avrei mai potuto leggere questo scritto per lui...
Ma
questo pensiero, così come affiora repentino dall'ignoto
della
parte irrazionale della sua mente, altrettanto velocemente vi annega,
come se non fosse mai esistito.
Gli
attimi, i minuti, sembrano dilatarsi e trascorrere più
lentamente, come se il tempo stesso voglia ritagliare più
spazio a quel piacere in mezzo al dovere che li chiama impellente
entrambi.
E
di questo ne è più consapevole Byakuya, che Renji.
Il
Vice-Capitano ci impiega qualche attimo a rendersi conto che il suo
superiore ha interrotto la lettura.
Sbatte
le palpebre, ed incontra i suoi occhi neri e profondi.
“Porta
via le tazze, non amo il disordine nel mio ufficio”
Senza
nemmeno rispondere, Renji si alza, recuperando il piccolo e piatto
vassoio rotondo e il resto, mentre il Capitano ripone noncurante quel
racconto in un cassetto della scrivania.
Quando
torna indietro, Byakuya è già di nuovo chino sui
rapporti.
Lancillotto.
Si
chiama così il protagonista della storia, la cui lettura
prosegue ogni giorno.
Quando
Renji va a prendere il tè, Byakuya tira fuori dal cassetto
quelle preziose pagine, e per dieci minuti in quel luogo silenzioso
vengono dipinte le gesta e le imprese dei cavalieri della Tavola
Rotonda, soffermandosi in particolare sulle vicende del figlio della
Dama del Lago.
E
quella storia ha anche un'altra protagonista...
Ginevra.
La
bellissima consorte di Re Artù.
[...di
Lancillotto come amor lo strinse...]
In
quei giorni Byakuya si è potuto accorgere di come Renji si
affretti a portare indietro le tazze fumanti.
In
quei giorni Renji si è potuto accorgere di come Byakuya,
all'avvicinarsi della fatidica pausa, si affretti a concludere il suo
lavoro sul documento di turno.
Tacitamente
entrambi hanno accettato di buon grado quella particolare situazione
che si è venuta a creare con lo scorrere dei giorni,
situazione così anomala per quel loro rapporto basato su
lunghi silenzi e fugaci sguardi.
Byakuya
legge, e Renji lo osserva, sempre concentrato, e tra i due,
è
sempre lui a bere il tè oramai freddo e amarognolo. Ma anche
quella cosa fa parte del tutto, e non se ne lamenta mai, in quel
momento solo ed esclusivamente loro.
[...Soli
eravamo e sanza alcun sospetto...]
Grazie
alle parole di quel racconto, entrambi, seppur senza parlare
direttamente tra loro, si rendono conto di avvicinarsi di
più
l'un l'altro.
Renji,
ogni volta che si trova ad ascoltare il suo Capitano, si rende sempre
più conto di quanta stima e ammirazione provi per la persona
che gli sta dinanzi, quanto profondo rispetto nutra per lui.
Tutta
la rabbia che provava nei suoi confronti gli pare così
stupida
adesso, ancor più di prima, quando scoprì come
realmente stavano le cose con Rukia.
Mentre
lo ascolta, si perde nei suoi pensieri, e si rende conto che
già
ne era consapevole di questo fatto nel momento stesso in cui
sfoderò
la sua Zampakuto contro il suo Capitano.
Byakuya
ogni tanto, impercettibilmente, solleva lo sguardo da quel testo, per
soffermarsi a guardare il suo sottoposto, leggendo il suo volto e i
suoi pensieri così come sta leggendo quei caratteri.
[...Per
più fiate li occhi ci sospinse...]
Un
fruscio di carta, ed un'altra pagina è andata.
E
ogni volta che Byakuya volta il foglio già letto, cala un
improvviso silenzio inevitabile, che interrompe piacevolmente quella
lettura che diviene sempre più appassionata, mentre l'amore
tra Lancillotto e Ginevra si dipana tra le avversità.
Ed
in quei silenzi, i loro occhi vanno ad incontrarsi, ad incatenarsi a
vicenda, facendo sempre deglutire un poco Renji, che si sente messo
un po' in soggezione da quello sguardo, facendolo arrossire appena.
[...quella lettura, e
scolorocci il viso...]
Qualcosa
oltre l'ammirazione, oltre la stima, oltre il rispetto...
Cos'è,
quella cosa che si mescola alle altre sensazioni rendendole solamente
più forti...?
Non
si sa dare una risposta, Renji, mentre a dispetto della calma che
regna in quell'ufficio, dentro di lui si scatena un mare in tempesta,
in cui i pensieri vorticano senza alcuna precisa direzione,
inghiottiti e risputati dai flutti generati da quella sensazione
sconosciuta.
Anche
il suo corpo risponde a questa vaga chiamata, posizionandosi sempre
completamente verso Byakuya, seguendo sempre con attenzione
inconsapevole ogni suo spostamento, correggendosi da solo.
Qualcosa
oltre il rapporto tra il Capitano ed il suo Vice, oltre al dovere
verso il Gotei Tredici che li lega...
Ne
è già consapevole da tempo Byakuya, mentre
permane
calmo nella sua calma, continuando a leggere, anche se si attarda nel
dare più enfasi ai passaggi più appassionati, a
leggere
più lentamente i tratti più importanti, vedendo
il
numero di quelle pagine decrescere troppo in fretta.
Intimamente
attende, mentre osserva le reazioni di Renji, consapevole che quel
racconto ha portato alla luce un qualcosa che già era
latente
in lui, che ora sta finalmente emergendo. Attende solo un suo gesto,
paziente.
[...Ma
solo un punto fu quel che ci vinse...]
Chiude
gli occhi un poco più a lungo, Byakuya, dopo aver fissato
come
sempre Renji nel cambiare pagina, e di nuovo li posa su quelle
sillabe che sembrano aggraziate danzare sulla carta.
E
prima di schiudere le labbra per rivelare il contenuto al suo
sottoposto, scorre con le sue nere iridi il contenuto, e le pupille
gli si dilatano appena, per poi tornare subito alla normale
indifferenza apparente.
[...Quando
leggemmo il disiato riso...]
Renji
raddrizza subito un poco la schiena, avvertendo immediatamente la
pausa stranamente troppo lunga. Lo osserva, e nota che questa volta
Byakuya non ha ancora toccato la sua tazza di tè.
“Tutto...
bene, Kuchiki Taichou...?”
[...esser
basciato da cotanto amante...]
Solleva
lo sguardo , Byakuya, e lo vede praticamente in piedi, le mani
appoggiate sulla scrivania, teso in avanti, pronto a eseguire un
qualsiasi suo ordine. E solo ora nota la tazza di tè ancora
intatta.
“Sì,
Renji”
[...questi,
che mai da me non fia diviso...]
Il
Capitano torna sulla pagina, e prende a leggere, con lentezza
misurata.
Assapora
lui stesso ogni parola che pronuncia, intimamente beandosi di un
racconto così ben scritto e così bello.
Da
tempo non leggeva un qualcosa che destasse così tanto il suo
interesse.
-O
forse è leggerlo a lui che lo fa sembrare così
apprezzabile
Quel
pensiero lo fa attardare nella lettura, per guardare l'uomo che lo
sta instancabilmente ascoltando.
Di
nuovo lo incatena con il suo sguardo, e lo vede trattenere il fiato,
perché si è fermato un attimo prima di scoprire
cosa
decideranno di fare Lancillotto e Ginevra, da soli, in quella stanza.
Renji
si lascia catturare da quegli occhi, attendendo con impazienza quelle
parole, certo oramai che solamente nel testo di quella storia avrebbe
potuto trovare le risposte che cerca.
La
sua tortura non dura a lungo, perché le labbra sottili di
Byakuya si schiudono, e recitano a memoria quelle poche parole lette
in precedenza.
Di
nuovo quel silenzio si spande, lento.
Lancillotto,
infine, la bacia, la sua amata Ginevra.
Ed
ella, seppur vincolata da altri voti, ha il coraggio di guardare
dentro sé stessa accettando di amare quel cavaliere, e lo
ricambia, in quel loro primo intenso bacio.
Renji
rimane a contemplare nella mente quella scena, senza commentare in
alcun modo, il corpo come paralizzato.
Intravede
una risposta, tra i flutti, ma...
Byakuya,
dopo aver studiato la sua reazione, abbassa di nuovo lo sguardo sulla
lettura, concentrato e intenzionato a non staccarsene per un po',
perché non vuole che i suoi occhi possano tradirlo.
Ed
è per questo che non si accorge di Renji, che silenzioso
quanto titubante ha raggiunto la sua scrivania.
Se
ne avvede solamente quando l'ombra della sua mano copre i fogli, per
raggiungere e posarsi sul suo volto, sollevandolo appena.
Renji
è chino sulla sua scrivania, vicinissimo al viso del suo
Capitano, mentre lo osserva con gli occhi appena socchiusi, per un
attimo ancora indeciso.
Può
essere davvero questa, la risposta...?
Potrebbe
spazzare via con un solo quanto semplice gesto ed in un solo quanto
breve attimo quello che per anni è riuscito a costruire, e
che
con il tempo ha imparato ad apprezzare tanto da non poterne fare
più
a meno.
“Non
tremare, Renji”
E
dopo quelle parole, Renji si decide ad appoggiare le sue labbra su
quelle di Byakuya.
[...la
bocca mi basciò, tutto tremante...]
Non
riesce a smettere completamente di tremare, mentre muove appena le
sue labbra su quelle che fino a quel momento avevano così
ben
declamato quella storia d'amore cavalleresco.
E
solo quando sente quelle labbra rispondere, e il fruscio della carta
che viene appoggiata sul tavolo, riesce finalmente a dare un nome a
quello che prova dentro di sé.
[...Galeotto
fu il libro e chi lo scrisse...]
Non
dura molto a lungo, quel bacio.
Quando
quel contatto viene meno, Renji si rende improvvisamente conto di
cosa ha appena fatto, e subito schizza in piedi, allontanandosi.
“Io...
Non... Vi-Vi porgo le mie più profonde scuse, Kuchiki
Taichou”
Si
inchina di fronte a Byakuya, che ancora non fa nulla.
Solo
quando l'altro si volta, si decide ad alzarsi in piedi, e Renji non
se ne avvede nemmeno, troppo preso dall'agitazione, intento solo a
raggiungere la porta dell'ufficio.
“Renji”
Al
sentire il suo nome, si blocca in mezzo alla stanza, non riuscendo ad
ignorare quel richiamo.
E
appellandosi a tutta la sua forza di volontà, riesce a
voltarsi verso Byakuya.
Che
gli si para inaspettatamente davanti, vicino, fin troppo vicino.
“Non
tremare... Renji”
E
questa volta è Byakuya ad appoggiare le sue labbra a quelle
del suo sottoposto, facendogliele schiudere per approfondire quel
bacio.
Lo
afferra e lo stringe a sé, non lasciandogli la
possibilità
di andarsene.
Ma
non ve ne è la volontà da parte dell'altro,
poiché
lo sente aggrapparsi alle sue spalle e rispondere ai suoi
tocchi sempre più insistenti, senza più tremare.
Nessuno
dei due aveva ancora bevuto il suo tè, oramai divenuto
freddo.
[...Quel
giorno più non leggemmo avante...]
_~°~_
Note
dell'Autrice:
Della Divina Commedia che ho avuto il piacere di leggere,
perché
purtroppo per me sono perfettamente consapevole di aver letto fin
troppo poco questa meravigliosa opera, questo è uno dei
passaggi che mi è sempre piaciuto particolarmente. Mi si
è
come scolpito dentro, e spesso mi ritrovo a mugugnare le terzine di
quel canto, quello di Paolo e Francesca.
Perché
lo trovo semplicemente bellissimo.
Finire
all'Inferno per essere stati sinceri con sé stessi, e per
aver
avuto il coraggio di amarsi.
E
quanta poesia, in quelle parole, quanto suonano meravigliose quando
qualcuno le pronuncia... Quanta musicalità riesce a
rinchiudere il Maestro Alighieri nel dire di Francesca, mentre affida
alla sua delicata voce femminile la loro storia.
Quanta
tristezza, quanto dispiacere ti riesce a lasciare, quando giungi alla
fine del canto, quando Paolo silenzioso piange per la sorte infelice
in cui ha trascinato anche la sua amata...
Ed
io... sussurrandomi queste parole mi sono lasciata trasportare,
lasciando spazio alla mia immaginazione di vagare, e lentamente,
un'immagine si è dipinta nella mia mente, dai toni soffusi e
luminosi di un acquerello, con i suoi colori chiari e appena
visibili, con le sue linee un poco vaghe e sottili, con i suoi tratti
morbidi e appena accennati.
Ed
erano lì entrambi, da soli nell'ufficio del Capitano della
Sesta Brigata, Byakuya seduto alla scrivania con dei fogli in mano,
che evidentemente prima stava leggendo, e Renji, dietro di lui, che
voltando il viso del suo Capitano verso di sé si sporge
tremante per dargli un bacio.
E
quella scena, accompagnata dalle parole di Dante, mi è
sembrata così bella, che non potevo limitarla al confine di
me
stessa.
L'ho
scritta, e... e...
Ma
quanto sono belli insieme, quei due? Rileggendola, mi sono davvero
persa per loro, è innegabile quanto bene stiano insieme,
trovo
che si completino a vicenda alla perfezione. E mi sono resa conto che
ne è uscito fuori un qualcosa di piacevolmente romantico, ma
non sdolcinato (perché stiamo pur sempre parlando di due
uomini, e credo che troppo miele rovina solamente lo yaoi e lo
shounen-ai, secondo me) E questo romanticismo così sottile
non
è affatto mio, è innegabile, perché
sono le
parole di Dante che sembrano illuminare il ciarpame che ho scritto
loro intorno rendendolo assolutamente più bello e leggibile.
L'ho scritta pensando all'acquerello nella mia testa, e spero di
averne restituito i toni chiari e soffusi anche nel racconto,
perché
in quello mi ci sono impegnata... volevo cimentarmi in un qualcosa di
diverso dalle mie solite tematiche e dai miei soliti modi di scrivere
e raccontare.
E
insomma, finalmente sono riuscita a scrivere una one shot senza farla
diventare una long-fic a capitoli (ne ha iniziate a scrivere tre, e
chissà quando diamine finiscono, e tutte e tre dovevano
essere
"one shot"), appunto dai toni mooolto più soft
rispetto a quello che scrivo di solito (pensa a tutte le lemon che ha
in coda da scrivere e tossicchia facendo finta di nulla), anche se mi
permetto di citare di nuovo Francesca...
"Quel
giorno più non leggemmo avante..."
E
ve lo dico io, cosa fecero quei due dopo... (tossicchia, poi si
appresta a spiare fuori dalla porta dell'ufficio della Sesta
Brigata... e le iniziano a sbrilluccicare gli occhi)(sono tornati a
lavorare, che credevate? Tsè, questi lettori che pensano
subito male come è giusto che sia coff coff u__u)
Ancora
un grandissimo ringraziamento va al Maestro Dante Alighieri e alla
Divina Commedia da cui ho preso in prestito la poesia delle parole.
Grazie mille...
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