«Arrivo!»
Izzy
finì di digitare qualcosa al computer, dopodiché,
decidendo di lasciare l’aggeggio incustodito per almeno dieci
minuti, pensò, raggiunse gli altri che stavano iniziando a
pranzare senza di lui.
«Hai
staccato finalmente gli occhi da quel coso?» rise Tai, come
suo solito, prendendolo in giro.
Il
rosso gli fece una smorfia ed andò a sedersi vicino alla sua
ragazza che lo aspettava impaziente.
«Ragazzi»
li chiamò il castano «Questi spiedini sono una
meraviglia! Chi è stato a prepararli?»
«Io»
rispose Matt, bevendo un sorso di birra «Dovresti saperlo
ormai, testina»
«Ehi,
ma come fai? Beh, a cucinare così...
così...» Tai non trovava le parole adatte per
descrivere quegli stuzzichini così gustosi.
«...divinamente!»
continuò Mimi con gli occhi che le luccicavano
«Sono squisiti! Non ne mangio così da tre anni a
questa parte! Matt, ti prego, fa’ il cuoco da
grande!»
«Neanche
per sogno» rispose quello.
«Già,
lui dovrà cucinare solo per me quando ci
sposeremo» aggiunse Sora, sorridendo e poggiando la testa
sopra la spalla del biondo che la imboccava.
«E
dovrà anche imboccarti il cibo» aggiunse Tai,
osservandola masticare «Ma quanti anni hai, sette?»
Sora
fece la linguaccia al castano che nel frattempo si stava affogando con
la birra.
«Amore,
sta’ attento!» lo ammonì Mimi,
tirandogli colpetti sulla schiena «Rischi di contrattare con
la morte in questo modo. Non voglio perderti di già, sarebbe
una tale noia senza di te»
«Ma
devi ammettere che si vivrebbe in pace una buona volta!»
esclamò Matt, ridacchiando.
«Bell’amico
che spera la mia morte!» s’imbronciò
Tai, offeso.
In
quello stesso momento, una figura alta e sbilenca comparve tra i
cespugli, accompagnata da qualcuno e da una grossa borsa piena di
presunte leccornie.
«Oh
ragazzi, scusate, ma sono dovuto passare a prendere Luchia!»
esclamò Joe, correndo «Non si sbrigava
più e ad un certo punto si è messa ad
abbaiare»
La
donna di nome Luchia fece una smorfia di disgusto,
dopodiché, con le mani conserte, dichiarò:
«Non
è vero. E’ voluto salire a casa mia per cagare e
c’ha messo venti minuti per capire dov’era lo
sciacquone!»
Tutti
risero, mentre Joe, imbarazzato, cercava di farli smettere.
«Ma
basta! A voi non capita mai un urgenza?!»
«Se,
se» lo derise Tai «Si
può sapere che cavolo ci fai con quella borsa piena di cibo?
Abbiamo da mangiare per tre giorni qui! Ci mancavi solo tu con altre
porcherie»
«Ma
che vuoi, non mi fido molto della cucina di Matt» rispose
Joe, sedendosi tra Kari e TK.
«Scusa,
Joe» fece il biondino «Ma che fai, ti siedi nel
mezzo?»
«E
che cavolo vuoi? Sono pur sempre un amico che ha bisogno di un
posto!» ribatté quello con l’aria di chi
la sapeva lunga.
«E
tra venti posti scegli proprio questo?» TK lo osservava
accanito.
Joe
era uno scemo, questo lo concepiva, ma il fatto che si sedesse in mezzo
tra lui e la sua ragazza e facesse perfino finta di niente, questo
proprio no.
«Allora,
ti alzi e te ne vai?» lo incitò.
«No!
Io esigo sedermi e subito anche! Non solo mi prendete in giro, ma mi
negate perfino una seggiola?»
«Ma
quale seggiola! Non vedi che siamo seduti per terra?»
s’immischiò Izzy, portandolo nella
realtà.
«Va
be, è la stessa cosa!» si agitò il
maggiore del gruppo «Ed io sto qua, per dispetto!»
TK
sbuffò impaziente e decise di passare alle maniere forti.
Con
Joe o si scherzava o si menava, si disse.
«Sei
sordo? O ti levi o...» fece vedere il pugno destro che faceva
uno scatto vicino alla sua faccia.
A
quel contatto visivo, Joe provò un brivido dietro la schiena
e di certo non era nessuno che gli faceva il solletico ai piedi.
«Eh...
Senti TK, non ti credere forte, va bene? Che con un mio pugno ti
stendo!» tentò di farsi il possente.
«Se,
magari fra cent’anni! Te lo ripeto, o ti alzi di qua o ti
rompo gli occhiali»
«Eh
mamma mia, possibile che tu e tuo fratello dobbiate sempre usare le
maniere forti?!» si arrabbiò Joe, evitando di
mostrare in pubblico la sua paura per il biondino.
Va
bene farsi battere da TK quando stavano tra di loro, ma di fronte a
Luchia e a Frankie che erano le novizie del gruppo, no.
«Senti
Joe, perché non ti alzi e basta?»
s’immischiò Matt «E beviti una birra
così magari ti ubriachi un po’ e ci lasci in santa
pace»
«Bravo,
Matt. Fallo bere, ti prego!» lo supplicò Luchia,
mentre si serviva il piatto di salsicce affumicate.
Sora
e Mimi risero di nascosto.
Joe,
invece, distolse lo sguardo da TK a Matt e da Matt a Luchia; poi da
Luchia passò subito al pugno chiuso e pronto di TK.
«Ehm,
vabbè... Ma sappi» disse alzandosi, sotto i
sospiri di sollievo di Kari «che me ne sto andando solo
perché Matt mi ha offerto una birra!»
«Veramente
te la prendi tu» fece Matt, tranquillamente
«Nessuno te l’ha offerta!»
«Boh,
statti calmo e quieto, okay?!» esclamò Joe verso
il biondo, facendo strane mosse con le mani e, afferrando la
birra, si sedette vicino a Luchia la quale, blaterando qualcosa del
tipo “lo sapevo io che si sarebbe sistemato qua”,
annunciò, clamorosamente a tutti:
«E’
solamente un burino, ragazzi»
«Con
dieci B!» Tai e Matt, si scambiarono un cinque
«B
di botte!»
«Ma
guardatevi voi! Botte a
me? Io vado in palestra ogni giorno!» si difese Joe, mentre
gli altri due si avvicinavano «Botte ditelo a qualcun altro,
ad esempio a Luchia! Lei sì, che-»
«Burino
asiatico dei miei stivali! Non osare dire mai più una cosa
del genere!» esclamò Luchia, arrabbiata.
«Ma
vabbè, Luky, non t’incavolar-eeeeeeh! Lasciatemi
in pace! Andate viaaaaa!»
Il
biondo ed il castano afferrarono Joe dalle braccia e dalle gambe.
«E
vi prego» li supplicò Luchia
«Uccidetelo!»
«Sì,
lo ammazziamo di botte» rispose Tai, rassicurandola.
«Eh,
senti... botte dillo
a tua sorella!» si dimenò il burino,
cioè Joe.
«Intende
botte nel senso che ti pestiamo» aggiunse Matt, precisando.
Joe
spostò lo sguardo dai due ragazzi e, facendo quattro veloci
calcoli mentali, esclamò:
«Oh,
cavolo!»
«Cosa
combinano?» chiese Sora, mentre Joe, per divino miracolo, era
riuscito a scappare dalle loro grinfie.
«Le
solite cose da maschi» commentò Mimi «Ma
Joe se le cerca, però»
La
ramata fece una smorfia.
«Il
cibo è buono, dovrebbe regolare il suo tasso di
acidità, invece»
«Ma
va’» Mimi vide Tai afferrare Joe dai piedi, mentre
Matt gli si sedeva di sopra per bloccarlo.
«Adesso
cerca aiuto. Io dico che quei due insieme formano una bellissima
coppia» continuò Sora con un sorriso.
«In
che senso?» chiese l’amica, guardandola storto
«Mi ci sono appena messa con Tai!»
«Ma
no, che hai capito» Sora ridacchiò
«Intendo che Tai e Matt ammazzerebbero pure un mostro
insieme. Si sapeva che... insomma...»
Mimi
alzò un sopracciglio.
«Che
sono amici per la pelle?» domandò retorica.
«Ma
sì, ormai è ufficiale, Mims. Dovremmo esserne
contente» dichiarò la ramata.
Vedere
Matt e Tai insieme era la sua più grande liberazione. Era da
un bel po’ di tempo che avevano smesso di litigare e
sembravano andare d’accordo più del previsto.
«Sì,
ma pensa che succederebbe se litigassero ancora... Pensa ad una lite
tremenda... Due caratteri così opposti finirebbero per
dirsene di tutti i colori ed anche peggio» La Tachikawa li
guardava inseguire Joe preoccupata, mentre gli altri ridevano.
«Secondo
me durerà» affermò Sora, auto
convincendosi «Se è vera amicizia, sì
che durerà»
La
castana smise di fissarli e si concentrò sul suo spiedino.
«Ma
sì, hai ragione» masticò
«D’altronde sono i nostri fidanzati, no?»
«Appunto!»
Luchia
rise per loro. O meglio, rise perché Joe era inciampato tra
le radici di un albero.
Quest’ultimo,
dopo essersi liberato dalle mani omicide dei suoi amici,
sgattaiolò da dietro un cespuglio e andò lontano.
Arrivò
fino al luogo dove un bel computer portatile giallo e bianco lo
aspettava.
Al
dire il vero, l’aggeggio era di Izzy e questo
l’aveva capito anche lui.
Vide
con suo gran entusiasmo che era aperto e, sedendosi per terra,
incominciò a premere alcuni tasti.
Devo
trovare Paint,
pensò, così
faccio una di quelle scritte che fanno i ladri e scriverò di
essere andato verso destra, mentre io sarò a sinistra... e
Tai e Matt sbaglieranno direzione e... basta, sono un genio!
Illuso.
Trafficò
un bel po’, toccò tasti, accese diversi programmi
di scrittura, aprì perfino la posta e la lesse anche,
(ficcanaso), dopodiché, sbuffò.
«Ma
‘sto computer è una fregatura!»
Continuò
a trafficare, incosciente del fatto che se voleva scrivere qualcosa
poteva benissimo usare Microsoft Word.
«Basta,
sto sudando!» sbottò «Izzy deve cambiare
computer! Questa mezza cartuccia non vale una lira, per di
più non c’ha manco Paint! E adesso come cavolo
faccio a fregare quei due?!»
Dicendo
così, scazzato, tirò una botta sulla parte
posteriore del portatile.
«Vediamo
se così ci senti, razza di-Aaaaah!»
urlò spaventato, indicando una luce verde provenire dallo
schermo.
«Ma...ma…che
cazzo... Santi Dei!» sbiascicò «Che ho
toccato, misericordia santissima?!»
Qualcosa
di veramente losco-almeno secondo lui- era apparso sullo schermo del
computer.
Il
ragazzo con le meches blu guardò per bene
l’immagine; lui la conosceva, l’aveva
già vista.
Spalancando
la bocca, emise un grido simile ad una femminuccia.
«Ma
questo è-Porca merda!»
«Allora
eri qui, burino!» Tai e Matt, nel frattempo, gli si
avvicinarono spuntando, secondo lui, dietro una vasta gamma di boschi
minacciosi.
«No,
state indietro!» esclamò, allargando le braccia.
«Perché
mai dovremmo stare indietro?» chiese Matt, perplesso.
«Cerchi
di squagliartela?» domandò Tai, sarcastico
«E poi perché ti sei parato davanti al computer di
Izzy?»
«Aspettate!»
cercò di fermarli Joe «Ragazzi, è una
cosa seria»
«Ma
va’, quale cosa seria!» lo derise Matt
«Se le tue fossero cose serie allora noi non saremmo
qui»
«Già»
lo appoggiò Tai «Dai, addosso!»
I
due furono pronti a lanciarsi sopra al ragazzo e non con buone
intenzioni, naturalmente.
«VI
DICO DI FERMARVI!» urlò burinamente Joe
«E’ pericoloso!»
«Ma
che pericoloso, cosa nascondi?»
«Ragazzi...
come dirvelo...»
«Basta
che ti spicci, però!»
«E
un attimo! Mmh... allora, ragazzi, io... cioè non
è che sia stata “proprio” colpa
mia...»
«Joe,
si è fatta mezzanotte!»
«Ma
se c’è ancora il sole, bugiardo!»
«E
allora sbrigati!»
«Sì...
allora... è successo che… il computer di Izzy ha
preso fuoco...»
«Sul
serio?!»
«NO!
Ma... urgh, ragazzi... è difficile...»
«Ma
parla, esprimiti, stupido burino!»
«Oooh,
nonsoperchèsièapertoilDIGIVARCO!»
urlò tutt’ad un fiato indicando lo schermo.
I
due ragazzi si avvicinarono immediatamente al portatile.
«Merda
Joe, che cosa hai combinato?!» domandò Tai,
allarmato.
«E
che ne so! Cercavo solamente Paint, io!»
«E
adesso che facciamo?» domandò Matt,
guardando la luce che si espandeva a poco a poco.
«Non
so, credo che dovremmo-»
«Oh!»
Joe osservò la luce che li stava per inghiottire e, facendo
qualche calcolo mentale, li incitò bruscamente:
«Via,
scappiamo!»
Ma
i tre non fecero in tempo a voltarsi che quella strana luce verde
inghiottì loro e gli altri “ex
Digiprescelti” dentro il computer.
Tutti
urlarono, cadendo in un vortice verde acqua. Sembrava un deja-vu quella
scena, ma la cosa che più faceva pensare era: di
nuovo?
Le
uniche due superstiti aprirono gli occhi guardandosi perplesse.
«Mio
Dio, Luchia!» esclamò spaventata Frankie
«Dove sono? Dov’è Izzy?!»
«Sacre
Terre dell’Indonesia!» imprecò Luchia,
avvicinandosi al portatile «Li ha inghiottiti questo ordigno
malefico! Presto Frankie, dobbiamo esercitare l’arte del
Bambù!»
«Che
cosa?!»
«Sbrigati,
porgimi quelle bacchette e quella ciotola, ma rivolgila al contrario.
Dobbiamo ricondurli qui»
Frankie,
con le lacrime agli occhi, credendo Izzy e gli altri intrappolati
chissà dove, obbedì e lasciò che
Luchia preparasse tutto per il rito di cui parlava.
Lei
è una chiromante, forse,
pensò.
Ma
non sapeva che la Van Gogh, stava solo perdendo tempo e che i ragazzi
Prescelti erano al sicuro... o per meglio dire, quasi.
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