Delirio- Bambino
Dopo
troppo tempo perso a respirare, ti sdrai in quell'angolo a stillare
putrefazione dagli occhi, e col nobilitato succo del tuo polso, privi
di colore i vecchi disegni troppo impastati.
Coi capelli malaticci, in cucine malsane, impasti singhiozzando il
dolore alla follia, e man mano che innaffi il neonato marcescente,
quello comincia a piangere, e nasce a vecchia vita.
Ha la bocca storta, le orbite piene di piscio, l'orrido parto delle tue
mani, è fatto di polvere di colpevolezza e di gesti amari,
inciampa nel cordone che lo avvolge come ragnatela.
Non dorme mai: giorno e notte è sempre lì, a guaire e
biasimarti, tanto che ogni volta, per farlo addormentare, devi
strozzarlo più volte nella culla, e solo allora tace contento.
E quando ormai non fa più rumore, ti sdrai insieme a lui sotto
un treno ideale, e ti tagli un po' la lingua mentre aspetti e lo culli,
e gli versi il sangue nel biberon, per quando si sveglierà e
avrà fame, e tu non ci sarai, forse, perché già
senti il treno arrivare.
Accarezzi un altro po' il bambino, gli scortichi con calma le guance e
le ricopri d'acido, lo lanci lontano, ma poi come un cane in preda al
rimorso corri a riprenderlo, e così perdi il treno di sola
andata che si è dimenticato di te.
Tu stringi l'infante al seno, lo guardi con occhi malati, inquietati,
inquietanti, e gli bevi il piscio dalle orbite che, vuote, lo fanno
strillare e strepitare per ore, tra i tuoi denti aguzzi e sghignazzanti.
Sanguinando, ti stacchi le dita a morsi e gliele ficchi in bocca per
farlo tacere, e gli canti ninne nanne scordate e acide che, unite agli
strilli, ti trapanano il cervello malato, inquietato, inquietante.
Senti nostalgia del suo cordone, che ricordi di aver mangiato poco fa, lo schiaffeggi, lo culli malata, inquietata, inquietante.
Il sangue caldo ti cola dai timpani violati, ti gocciola dai lobi, sul collo torto, sulle spalle.
Lo assaggi, lo gusti e godi strisciando.
Ti contorci dal piacere, strilli dal dolore, ti fondi con l'infante, ti bagni nel sangue nauseante che puzza di piscio.
Ti scoppia la gola dalle urla, offri all'infante un cucchiaio,
così che possa gustare la tua carne. Malata. Inquietata.
Inquietante.
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