1. ci stanno cercando
Kris camminava verso
casa. Era sera, stava tornando dal lavoro, faceva la cameriera in un
locale; si sentiva stanca, ma era incredibilmente vigile. Sentiva che
era vicino, tanto vicino da condizionare il suo essere.
Ripensò a cosa era successo proprio quel pomeriggio, stava
ripulendo un tavolo, c’era un bicchiere sul bordo e
scivolò. Lei l’aveva guardato pensando che si sarebbero
sparsi i vetri ovunque, che si sarebbe sicuramente tagliata nel
ripulire, che il pavimento sarebbe rimasto appiccicoso e…aveva
voluto che si fermasse. Il bicchiere si era fermato a pochi centimetri
da terra; lei lo aveva guardato impaurita, si era alzata cauta,
sperando che nessuno avesse visto e l’aveva preso: non aveva
dovuto raccogliere i vetri e non si era tagliata, ma avrebbe preferito
farlo.
Fu in quel momento che lo vide, un ragazzo appoggiato al muro con le
mani in tasca e un berretto da baseball calato a coprirgli gli occhi.
Quando fu davanti a lui si fermò per mezzo minuto, gli sembrava
addirittura di poter sentire il suo odore…riprese a camminare.
- Hai abbastanza soldi per dormire in albergo?
Lei si fermò di nuovo, deglutì e chiuse gli occhi, lui continuò.
- Siamo ricercati.
Si fermò davanti alla porta di casa sua con le chiavi in mano: e
se fossero stati già dentro? E se la stessero aspettando? No,
glielo avrebbe detto.
Le tremavano le mani, ci mise un’eternità per infilare la chiave giusta nel buco della porta.
Entrò e prese una sacca da sotto il letto, ci infilò
dentro tutto quello che le sarebbe potuto servire, poi staccò un
quadro davanti al letto e aprì uno sportellino nascosto;
tirò fuori diverse mazzette. Erano i soldi di emergenza, da
quando lavorava cercava di risparmiare in modo di avere qualche fondo
per scappare; dietro a tutti c’era una busta: erano soldi rubati,
erano quelli che le erano rimasti da quando li avevano rubati con Rob,
5 anni fa. Sospirò, cercando di non ricordare niente a parte il
fatto che doveva lasciare la casa in fretta e li mise nella sacca
insieme agli altri. Poi uscì, lui era ancora vicino, la stava
controllando; lo odiava da morire, ma non poteva farci niente.
Abitava in una città piccola, c’erano soltanto tre
alberghi perciò la scelta non era molto difficile. Andò
in quello meno costoso visto che non sapeva quanto avrebbe dovuto
fermarsi.
La stanza era di quelle classiche, color salmone e una coperta di un
colore indistinto, tra il verde muffa e il marrone; lasciò la
sacca in un angolo e si infilò nel letto vestita, le lenzuola
erano a fredde. Non chiuse gli occhi per un solo secondo, non poteva
permetterselo: una distrazione, una sola e l’avrebbero
ripresa…e avrebbero ripreso anche lui.
Kristen e Rob si erano conosciuti quando avevano 15 anni, frequentavano
lo stesso liceo. Lui giocava nella squadra di basket della scuola, era
bravo da far paura. Lei andava spesso agli allenamenti anche se non era
lui che le interessava, era un po’ troppo sbruffone per i suoi
gusti: l’intero istituto lo venerava ed era abbastanza bello da
avere la fila di ragazze, ci credeva anche troppo. Andava agli
allenamenti per dargli fastidio a dire il vero, aveva qualcosa, una
specie di potere, riusciva a muovere la palla con il pensiero.
Poi un giorno scommise con una tipa innamorata di lui che non avrebbe
fatto nemmeno un canestro a quella partita, pena un bacio. Fu una sfida
assurda e per un po’ lei tenne il gioco, ma ad un certo punto lui
iniziò a correre più veloce dei suoi pensieri, a saltare
più in alto di qualsiasi altro ragazzo. Non capiva,
com’era possibile? Ci mise tutto l’impegno di cui era
capace, ma lui iniziava ad anticiparla e sorrideva, sembrava quasi aver
capito. La partita era diventata una sfida tra loro due anche se gli
altri non lo vedevano; prese la palla. Lei cercò di tirargliela
via, ma lui non mollava, corse sotto canestro e fece punto.
Anya sbruffò, Alex riprese la palla al volo e sorrise soddisfatto. Avrebbe dovuto baciarlo…
La mattina dopo si tirò su a sedere, non si sentiva a fatto
riposata e decise che visto che lui era ancora vicino tanto valeva
approfittarne. Guardò la sacca nell’angolo accanto alla
porta e la zip si aprì lentamente, la sua divisa pulita
volteggiò in aria fino al suo letto; le cadde tra le mani e lei
iniziò ad infilarsela. La vita andava avanti, la vita andava
sempre avanti.
Il locale quel giorno non era molto affollato, c’erano un paio di
uomini ad un tavolo, una coppia dietro il separé e un ragazzo
giovane al bancone, era una settimana che veniva e sedeva in quel posto
ed era abbastanza carino da farsi notare.
- Puoi darmi un’altra tazza di caffè?
Lei si avvicinò con il bricco e glielo versò nella tazza che già aveva.
- Vuoi anche un altro toast?
- No, grazie! Come ti chiami?
Pensò al nome sul suo passaporto falso.
- Laura…Laura Watson…
Le porse la mano e lei la strinse.
- Io sono Tom…
Rimase in silenzio, guardandola mentre lei si voltava per mettere a fare dell’altro caffè.
- Sembrerei scortese se ti chiedessi di uscire con me?
Lei sospirò. Scortese…no, che non lo era. E le sarebbe
piaciuto, ma la visita della sera prima l’aveva destabilizzata e
lui era ancora vicino.
- Lavoro…
- Tutto il giorno?
- Si…
- Passo a prenderti quando finisci stasera?
Sospirò ancora, la sua tenacia era da ammirare. Si voltò e si appoggiò al bancone, fissandolo.
- Perché?
Lui si strinse nelle spalle.
- Sei carina…
Cosa sarebbe potuto succedere in una sera?
- Il mio turno finisce alle 9…
Lui sorrise.
- Sarò qui fuori!
Se ne andò sorridendo, lei continuò a guardare la porta
dalla quale era uscito e vide che un altro ragazzo stava entrando,
avrebbe voluto scappare, ma a cosa sarebbe servito? Lui era molto
più veloce di lei, l’avrebbe ripresa in meno di 10 secondi.
Si sedette al bancone e la guardò da sotto il cappello.
- Non è una buona idea…
Guardò la tazza che aveva lasciato Chris e gli cadde
“accidentalmente” addosso, ma lui la prese al volo e lei
sbruffò.
- “Mai più” nella mia concezione del tempo è un periodo molto più lungo!
Lui rise amaramente.
- Cosa ti fa credere che mi faccia piacere rivederti?
Lei sospirò rassegnata.
- Ci uscirò stasera, sono cresciuta, sono cambiata e se tu non ti metti in mezzo non mi troveranno!
Uscì come era entrato; lei andò sul retro e si sedette in un angolo, convincendosi a smettere di tremare.
Il suo turno finiva alle otto e mezza, ma voleva avere abbastanza tempo
per cambiarsi e tornare al locale; si fece carina, anche se molte delle
sue cose erano rimaste a casa e lei non poteva tornarci, non ancora.
Sospirò cercando quella calma che aveva ritrovato dopo un paio
di anni, quella che lui aveva distrutto in così poco tempo: le
sembrava di sbriciolarsi, ma non succedeva e se era ancora tutta intera
voleva dire che poteva continuare a vivere.
Tornò all’entrata del locale, avrebbe voluto aver messo
una gonna nella sacca, ma non aveva previsto appuntamenti nel suo piano
di fuga, quindi jeans.
Tom era già lì ad aspettarla in macchina; lei gli si
avvicinò e si fermò davanti al suo finestrino aperto.
- Ciao…
Lui la guardò con sospetto.
- Hai cercato di scappare?
Lei sorrise.
- No, sono solo andata a cambiarmi…
Fu una serata talmente piacevole che a Kris non parve vera, Tom era
normale e la vita con lui sarebbe stata normale: niente fughe, niente
cambi d’identità, niente furti.
Ma sapeva che non poteva durare, sapeva che la sua vita era legata a
quella di Rob e non a livello affettivo, ma per qualcosa di molto
più profondo. E se lui era lì c’era soltanto un
motivo.
La stava accompagnando a casa, non voleva che sapesse dove dormiva, ci
sarebbero state troppe cose da spiegare; quando si fermò vide un
uomo davanti al suo appartamento. Il suo cuore iniziò a batterle
all’impazzata, non voleva farsi prendere, non poteva farsi
torturare di nuovo in quel modo; stava pensando ancora quelle cose
quando sentì distinto un altro battito che aveva accelerato
insieme al suo. Non aveva scelta se voleva conservare la sua
libertà.
Scese dall’auto e guardò Tom negli occhi.
- Devi andartene!
Lui la guardò preoccupato.
- Ho sbagliato qualcosa?
Lei si guardò intorno impaurita, l’uomo si stava avvicinando.
- Ti spiego tutto un’altra volta! Ora vai!
Non era molto convinto.
- Sicura?
- Di corsa!
Gridò talmente forte che la sua voce rimbombò nell’auto e lui partì.
Lei si guardò intorno, era sola e non c’era soltanto un
uomo ad aspettarla. Iniziò a sudare freddo e si sentiva
pietrificata, di nuovo, tutto daccapo. No, non lo avrebbe permesso, mai!
Iniziò a correre verso la parte opposta da dove si era
allontanato Tom; di certo non era veloce come Rob, ma poteva prendere
tempo. Iniziarono ad inseguirla e lei cercò di correre ancora
più forte, cercò di concentrarsi per quanto fosse
possibile e si rese conto che dietro il suo respiro affannato ce
n’era un altro il suo. Stava venendo ad aiutarla, pregò
che avesse imparato a volare.
- Kristen, si fermi! Vogliamo soltanto parlarle…
Non li ascoltò, da quando le davano del lei? Di certo non lo
facevano quando era legata su quel lettino. Svoltò per il bosco:
tanto buio, tanti alberi e tante cose da muovere. Lui era vicino e
questo giocava a suo favore. Iniziò a toccare tutto quello che
poteva e tutto prendeva vita e rallentava i suoi inseguitori, non di
molto però.
Era finita, non aveva più fiato. Sentiva i passi dietro di lei
sempre più vicini, le gambe protestavano, ma non poteva
fermarsi, non voleva essere di nuovo una cavia. Gli occhi le si
riempirono di lacrime, mentre pensava che non ce la faceva più,
che Robert non avrebbe fatto in tempo; rallentò sconsolata, non
si era resa conto che stava singhiozzando.
Lui la prese al volo senza fermarsi e saltò. Si fermò
appollaiato su un albero come un felino tenendola per la vita.
- Ti avevo detto che non era una buona idea!
Lei si tolse le lacrime dal viso con le mani.
- Ti odio, Rob!
- Nemmeno tu sei proprio simpatica, ma ora calmati o non ne usciamo! Quanti sono?
Cercò di calmare il respiro e chiuse gli occhi concentrandosi.
- 30, sono tutti intorno…
Lui sospirò e la guardò negli occhi.
- Dobbiamo farlo!
Lei non riusciva a credere che ci stesse davvero pensando.
- Ma sei impazzito?
Salve,
devo ammettere di non aver mai scritto nulla su questa coppia, ma in
Twilight mi sono sembrati molto affiatati così mi sono presa la
briga di riscrvere le loro esistenze in chiave un po' sovrannaturale!
Spero che apprezziate il mio lavoro...baci&abbracci...
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