Right here, right now

di elerim
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Benvenuti, bentrovati!

Questo brano partecipa al contest “Gara di Flash San Valentino 2019” indetto dal gruppo Takahashi fanfiction Italia.

Promp assegnato alla prima sfida: “I tramonti sono la prova che anche i finali possono essere belli”

Io, il finale lo sogno così.


 

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Right here, right now


 

Era un gradino avanti a lei e la sorreggeva dall'avambraccio, non perché non riuscisse a caminare – grazie al cielo no – ma perché, persa com'era nella contemplazione, temeva avrebbe messo un piede in fallo.

«Miroku, che meraviglia, ma che bel posto hanno scelto! Lo devo dire stasera ad Hana!»

«Sì, hai ragione, è proprio un bellissimo posto»

«Glielo diciamo stasera, eh?»

«Certo, Sango»

Gliel'avevano già detto la sera prima, e quella precedente. Anche a Yuki, a Shoichi e a Midori. Sorrise malinconico e guardò la moglie, col volto disteso in un sorriso fanciullesco. Dopo una vita colma di responsabilità, che si era caricata sulle spalle con la determinazione di una guerriera, la vecchiaia le aveva fatto dono dell'infanzia perduta. Le aveva coperto la memoria con un velo e Sango adesso viveva giorno per giorno, sollevata da ogni pensiero, liberata dalle ansie e dai timori. Lui le era da guida nel ricordare le incombenze quotidiane, che lei svolgeva con la consueta precisione ed autonomia, ma senza affanno. Un poco – solo un poco – la invidiava, ma non poteva negare che se lo meritasse tutto, questo regalo del fato.

«Hai di nuovo la coda storta! Aspetta» lei lo fermò e svelta gli accomodò i capelli, gli sistemò il colletto della giacca, gli spolverò le spalle.

Perdeva molti capelli, ma non si era mai deciso a tagliarli. Faceva sempre più fatica a sollevare le braccia dietro le spalle per annodarseli e pur non avendoglielo mai detto, lei lo sapeva di certo. Il corpo di lei, sgravato delle preoccupazioni, si ergeva ancora ritto ed affusolato mentre il proprio accusava gli anni e gli sforzi cui l'aveva sottoposto. Le spalle gli si incurvavano ogni anno di più e, quando le articolazioni dolevano, doveva essere lei a sorreggerlo e a guidarlo.

Si scoprì a pensare che in fondo il destino aveva sorriso ad entrambi: anche nel declino della vecchiaia, si completavano a vicenda.

Sospirò vedendola dirigersi spedita verso la scaletta che conduceva sulla spiaggia. La parte più triste, a dirla tutta, era toccata a lui, ma in fondo riteneva di meritarselo, per quanto l'aveva fatta disperare. L'aver conservato la mente lucida, ora, lo conduceva solo a comprendere che questa sarebbe stata la loro ultima vacanza e che il tramonto, come tutti i tramonti, sarebbe giunto e terminato troppo in fretta. Quanti istanti sprecati! “Prendi il cellulare! Voltati! Mettiti gli occhiali!”, e intanto la luce è già cambiata, le nuvole si sono trasformate, il sole è scomparso. Ecco, è già finito, e nessuno era pronto.

«Non è meraviglioso, Miroku?» si sente richiamare. Con i sandali in mano, i piedi affondati nella sabbia, la lunga treccia grigia su una spalla, Sango sposta lo sguardo sull'intero orizzonte per poi fermarsi su di lui.

Un groppo in gola gli ferma la voce ed è lei ad avvicinarsi, a stringergli il braccio e a sussurrare – a completare – «Essere qui insieme, ancora.»

Divinità celesti, sì. Qui ed ora, è meraviglioso.





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