“Questa storia partecipa a
“Garden in love (attività miste)”
indetta dal gruppo facebook Il Giardino di Efp.
Songfic sul testo:
http://testicanzoni.mtv.it/testi-BERLIN_28902493/traduzione-Take-My-Breathe-Away-93168;
https://www.youtube.com/watch?v=Bx51eegLTY8&feature=youtu.be&fbclid=IwAR2L4mn6EgP_EWiziOHsxUH4EzlJROrArHsJgf66CRiEi90RgW8qxTOtXug.
Prompt: Berlin - Take My Breath Away.
L’amante di G
La giovane corse nella propria
camera, tenendo la gonna
sollevata con una mano ed entrò, chiudendosi la porta a
chiave alle spalle.
La tenda era tirata e
l’ambiente in ombra era illuminato
solo dalla luce fioca di una lampada ad olio appoggiata sul
tavolinetto, che a
malapena rischiava il soffitto a volta blu scuro, su cui erano dipinte
delle
stelle dorate.
Lo stemma dei Borbone svettava sopra
l’imponente armadio.
Un uomo, seduto sul letto, era
intento a fumare una
sigaretta, la fiamma vermiglia gli rischiarava il viso.
Osservò il corpo
pallido della donna che s’intravedeva attraverso i suoi
vestiti candidi, ne
scrutò ogni movimento con desiderio e la guardò
sfilarsi la corona che
indossava.
“Dovresti ringraziare che
Giotto è impegnato con mio
fratello o si accorgerebbe di quello che fai, regina” disse.
Sebastiana rabbrividì e si
voltò di scatto, sgranando gli
occhi, le iridi azzurre le divennero liquide.
“T-tu…”
esalò.
G gettò a terra la cicca
della sigaretta velenosa e la pestò
sotto il piede, facendo una smorfia.
“Dovrei essere con loro a
divertirmi anch’io, visto quanto
sono legato a Giotto, a tal punto da essere suo schiavo insieme al mio
gemello…”.
Afferrò il polso della giovane e la trasse a sé.
“… O magari con Asari, il mio
amante ufficiale, che non ha ancora capito perché
l’ho lasciato…” soffiò roco.
Sebastiana cercò di
ritrarsi, le labbra piene rosee e
tremanti.
“… Ed invece
sono intrappolato in uno stupido gioco d’amanti,
annegando nell’oceano senza fine che sei” disse G.
La gettò sul letto e si mise
a gattoni su di lei, immobilizzandola.
“Un gioco che porti alla
luce del sole? Quanto pensi ci
metteranno a capire che la nobile francese che hai preso per moglie
sono io?
Che ti porti a letto la sorella di
Giotto, non che sua
ex-promessa sposa?” domandò Sebastiana.
G le palpò la coscia, con
movimenti voluttuosi e le leccò il
collo.
“Chi ha mai detto che gli
amanti conoscono vergogna?”
domandò con voce roca.
< I posti segreti della mia
vita alla fine sono sempre
stati gli stessi, girano e ritornano con facce diverse. In questa
stessa
camera, quando ero ragazzina, veniva a trovarmi il mio angelo della
musica.
Deamon direbbe che è
normale che io sia diventata una
peccatrice buona solo a scaldare le lenzuola visto che quel
‘demone’ mi ha corrotto.
Eppure ancora adesso spero un giorno di diventare la regina del mio re,
e non
la semplice amante occasionale di qualcuno > pensò.
“Ti ho permesso di sposarmi
per darti la libertà e mi sono
schiavizzato ai demoni per liberare il tuo gemello. Smettetela di
definirvi
schiavi, voi siete ‘re’ di Atlantide”
ribatté Sebastiana. Si lasciò andare a
dei bassi gemiti, mentre lui le baciava e leccava i seni sodi,
passandole le
mani tra i morbidi boccoli color dell’oro.
G si slacciò la cravatta e
la lasciò cadere per terra,
mentre le sfilava le spalline.
“Hai reso il mio amore un
veleno. Non sono diverso da Daemon
che ci ha tradito per amore. Non sono sicuro fosse per Elena e non per
te… Sono
così geloso, di tutto” ringhiò,
accarezzandosi una bomba che teneva alla
cintola. Osservò Sebastiana muoversi lentamente, gustandone
ogni movimento,
mentre lei si sdraiava a faccia in giù.
“Smettila di parlare e
‘toglimi il respiro’” lo
supplicò.
G le afferrò con foga il
viso, lasciandole il segno delle
dita all’altezza del mento e la baciò con foga,
mozzandole il fiato. Sebastiana
serrò gli occhi e permise alla lingua di lui di penetrare le
sue labbra,
intrecciandosi con la sua, respirando a fatica con il naso.
< Mi sono detta che era solo
un modo per dimenticare
Giotto, ma non è vero. Questo è lenitivo, mi fa
sentire voluta, anche se fuori
da questa stanza tornerà a fingere di odiarmi. Voglio solo
essere amata… Vorrei
che Usumi fosse con noi.
Oh, mio angelo, la tua musa
è cambiata così tanto, naufragata
nella passione e nel dolore > pensò.
G finì di spogliarsi e le
sfilò l’abito, arrossandole la
pelle pallidissima con baci e morsi, lasciando scie di saliva.
“Non voglio esitare con te,
voglio essere il tuo unico
destino” sussurrò.
“Diventalo”
supplicò
Sebastiana.
*****
Sebastiana si appoggiò
allo stipite della porta, le lacrime
a rigarle il viso, mentre teneva per mano la bambina. La piccola
sbadigliò,
stringendosi alla gamba della madre.
“Vorrei venire a
riprendermi Ricardo…” gemette.
G negò con il capo e le
mise le mani sulle spalle.
“Giotto è il
padre, come madre non hai nessun diritto su di
lui. Me ne occuperò io, lo proteggerò io in
Giappone. Difenderò lui insieme a
Giotto, te lo giuro.
Tu occupati della piccola”
disse, i suoi occhi erano
liquidi.
Sebastiana sospirò
pesantemente e scosse il capo.
“Diventerò
più forte. Come regina posso mettere su un
esercito e quando sarò abbastanza forte verrò a
riprendere sia te che mio
figlio” disse secca.
G le accarezzò il viso.
“Sentendoti parlare si
potrebbe dire che non sei più fedele
a Giotto come re. Attenta” soffiò.
< Ti vedo scivolare via come
il tempo, come il contenuto
di una clessidra ormai rotta > pensò Sebastiana.
“Non fare come Usumi, tu
ritorna. Lo sai che da sola ho
paura di tutto” gemette.
G ghignò, il simbolo rosso
sulla sua guancia risaltava.
“Non sarebbe male se almeno
per una volta, per un giorno, tu
non avessi paura, Perle”
disse,
correndo via.
< Giotto ha la mia
fedeltà, mia ‘perla’, ma tu hai il mio
cuore. Spero che un giorno voi vi possiate riunire e io mi possa fare
da parte,
come è giusto che sia > pensò.
******
“Mamma,
Elisa mi ha
rubato la sigaretta col veleno!” gridò Betta.
Elisa saltellò sul posto e
allungò l’indice davanti a sé,
pestando il piede per terra.
“No, mamma, è
mia, l’ho fatta io!” sbraitò.
Sebastiana chiuse
gl’incartamenti dei dignitari e sospirò,
alzandosi in piedi, la corona sul suo capo brillava.
“Smettetela voi
due” ordinò.
G si affacciò, guardando
le due piccole litigare e si passò
la mano tra i capelli rossi.
“Deduco che loro sorella
Oregano sia di nuovo in giro” sussurrò.
Sebastiana sgranò gli
occhi e si voltò, correndo verso di
lui e gli avvolse le braccia intorno al collo, baciandolo.
“Pensavo che questo mese
non saresti tornato più” gemette.
G scosse il capo e gli
accarezzò la guancia.
“Non solo sono tornato io,
ma guarda chi ha deciso di
venirti per la prima volta a trovare… Ormai Giotto si fida,
si è dimostrato un
figlio esemplare” disse, scostandosi.
Sebastiana impallidì, la
fede d’oro che portava al dito
brillò, raffigurava una piccola luna.
“Ricardo!”
gridò, abbracciando il ragazzo.
Quest’ultimo
assottigliò gli occhi verde smeraldo e piegò di
lato il capo, facendo ondeggiare i lunghi capelli mori.
“Non sei vecchia per fare
ancora figli? A breve la moglie di
mio fratello Ieyasu avrà figli” ringhiò.
Sebastiana batté le
palpebre e guardò la smorfia che
deformava il viso di Riccardo.
“S-sei
cresciuto… bimbo mio” sussurrò.
G le avvolse le spalle con le braccia.
“Perché non fai
amicizia con le due bambine? Oregano sarà
qui a momenti con tantissimi giocattoli” lo
invogliò.
Riccardo ghignò.
“Così voi due vi
appartate?” disse.
Sebastiana arrossì e G la
condusse con sé fino al
sottoscala, ridacchiando.
“Scusalo, si è
fatto un selvaggio, ma… Su una cosa ha ragione.
Nonostante l’età e il fatto che solo tu sia
immortale ed io invecchi, il nostro
è un amore ancora in fiamme” soffiò.
Sebastiana gli sorrise.
“Toglimi il
respiro” lo pregò.
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