That's why we were the
AnxietyShipping
Nota dell'autrice: nella one shot
sono presenti due cambi di narratore. Le parti di testo che cominciano con la frase
colorata di azzurro, sono descritte da Droite; le altre hanno la normale
narrazione in terza persona
Come può un
letto essere tanto freddo? Le lenzuola candide,
le coperte rimboccate, il cuscino sistemato sullo schienale di legno...
Era passato
molto tempo dall’ultima volta che ero entrata in quella stanza.
Non appena mi sedetti sul materasso,
sentii un brivido
percorrermi lungo la schiena fino a raggiungere la nuca. Scossi la
testa,
cercando di ricordare il motivo della mia breve visita. Un viaggio
verso
Spartan City attendeva me e mio fratello e, prima di partire, avevo
deciso di
tornare nella camera di Kaito per recuperare gli oggetti di mia
proprietà.
Una volta messo piede nella stanza,
sentii una forte
pressione sulle spalle: quel luogo era stato testimone dei nostri
segreti e dei
nostri desideri, osservatore silenzioso delle notti d’amore e
barriera dietro
cui difendersi dai problemi del mondo esterno.
Mi passai una mano fra i capelli
violacei e mi alzai di
scatto dal letto, affrettandomi a raccattare qualche indumento e
boccetta di
profumo dimenticata. Prima di lasciare definitivamente la camera, feci
un
ultimo sforzo e mi avvicinai al comò color ebano che faceva
contrasto con le
pareti bianco latte. Aprii lentamente il primo cassetto:
quell’anello che mi
regalò il giorno prima della nostra partenza era ancora
lì, che mi fissava con
insistenza. Un po’ titubante, afferrai il gioiello dorato con
due dita, per poi
stringerlo in un pugno e uscire a passo spedito chiudendo la porta alle
mie spalle,
senza nemmeno riservare un’ultima occhiata a quella tanto
amata camera.
***
Droite era appena entrata nella
stanza del giovane, quando
fu colta alla sprovvista da una sedia scaraventata al suolo.
Indietreggiò, per
poi tentare di avvicinarsi al biondo.
-Kaito…-
-Non ora, Droite!- le urlò
contro. Strinse i denti dalla
rabbia, sbattendo poi un pugno contro il cemento della parete. La donna
lo
fissò in silenzio, adagiandosi sul letto e passando la mano
sulle morbide
coperte appena lavate.
-Sono due giorni che non mi rivolgi
la parola. Penso sia
l’ora di darmi una spiegazione, piuttosto che continuare a
evitare ogni
interazione con la sottoscritta-.
Il ragazzo si voltò
lentamente verso di lei, massaggiandosi
la mano dolorante. Non sapeva come, ma la presenza di Droite riusciva a
calmarlo, quasi fosse un sedativo. Fece un respiro profondo, cercando
di
ricomporsi, e prese posto vicino alla figura di lei.
-Sono stati i bariani. Per vendicarsi
di mio padre e del suo
fallimento durante il Carnevale, hanno iniettato in mio fratello un
veleno
paralizzante. Hanno intenzione di prosciugare tutta l’energia
presente in
Haruto per tentare un secondo attacco al Mondo Astrale. Sono certo che
nell’universo Bariano esista una cura, per questo voglio
partire. Non posso
rischiare di perderlo una seconda volta!-.
Droite si portò una mano
alla bocca, per poi scuotere la
testa –Kaito, tutto ciò è orribile, ma
non farti prendere dall’ansia. Non puoi
sapere se questa cura esista e se si trova effettivamente
lì. Ti consiglio di
effettuare qualche ricerca e poi di elaborare un piano-
-Non c’è tempo,
Droite-
-Questo lo dici tu…-
-Non c’è tempo!-
Urlò Kaito, alzandosi di scatto. Droite
fece cadere lo sguardo a terra: come poteva convincerlo a non partire?
Era una
missione troppo rischiosa per lui; inoltre non voleva concedergli il
lusso di
viaggiare da solo. Eppure, sapeva che per suo fratello Haruto avrebbe
fatto
qualsiasi cosa. Non appena il bambino presentava un malore, il giovane
si
faceva in quattro per aiutarlo, cercando di non darla vinta
all’ansia e di
concentrarsi sulle cure da adottare.
Droite si voltò verso la
finestra, osservando il cielo
stellato che vegliava sulle loro teste. Percepì gli occhi
inumidirsi, ma fece
il possibile per trattenere le lacrime. Nel frattempo sentiva su di
sé il peso
dello sguardo severo del biondo, il quale si era appoggiato con le
spalle sulla
parete di cemento tenendo le braccia conserte. Sospirò con
fare seccato, poi si
avvicinò alla figura della donna, sfiorandole il braccio con
la mano -Devo
andare, è per il bene di mio fratello. Sai benissimo che non
sopporto restare
con le mani in mano. Dopo tutto ciò che è
successo, non posso stare tranquillo
di fronte ad una
situazione del genere.
Se dovrò affrontare il nemico, lo farò-
-Allora portami con te. Potrebbe
succederti qualcosa e in
quel caso sarei pronta ad aiutarti-.
-Perché devi sempre fare
così? Perché hai quest’ansia
perenne che possa accadermi qualche disgrazia? Non ho bisogno della
badante,
sono in grado di affrontare da solo le difficoltà-.
-Non lo faccio per te, ma per me
stessa. Voglio la certezza che tu sia al sicuro e il miglior modo per assisterti è starti vicino.
Questo malessere che
percepisco dentro me non è piacevole, Kaito! Non posso
nascondere le mie
preoccupazioni e ciò contro cui stai andando è
molto più grande di ciò che
immagini- Kaito la osservò con occhi sgranati, sbattendo le
palpebre
ripetutamente –Anche io sono forte. Non quanto te, suppongo.
Insieme però
riusciremo a scavalcare qualsiasi ostacolo; siamo un duo e continueremo
ad
esserlo. Sono stata chiara?-.
A quel punto Kaito scostò
la mano e si diresse verso la
porta –Fai come ti pare. Fra tre giorni partiremo, prendi
tutto il necessario-
disse infine, lasciando definitivamente la camera. Droite si
portò una mano al
petto, mentre un lieve sorriso nasceva sul suo volto.
***
-Tieni- disse Kaito, allungando il
braccio destro verso la
donna seduta di fronte a lui. Aveva un’espressione seria
dipinta sul volto; con
gli occhi cercava di evitare il contatto visivo mentre le sue guance
presero
una delicata tonalità rosea. Droite se ne accorse e
piegò gli angoli della
bocca, formando un leggero sorriso.
-Posso sapere che
cos’è?-
-Rivolgi il palmo della mano verso
l’alto e lo scoprirai-
Lei lo assecondò e un
istante dopo percepì un leggero tocco
metallico sulla sua pelle.
-Kaito… Ma
questo…-
-È un anello d’oro- la
interruppe il giovane –La missione
che affronteremo sarà piena di imprevisti. Prendi questo
regalo come ricordo
nel caso in cui non dovessi farcela-.
-Non ti succederà nulla.
Farò in modo che tu torni a casa
sano e salvo, così che poi potremo festeggiare assieme a tuo
fratello-
-Sei troppo ottimista, Droite-. Lei
scosse la testa,
avvicinandosi con il busto alla figura di lui –Questa
è una promessa. Tu farai
ritorno qui, a Heartland City, e io farò il possibile per
fare in modo che ciò
accada-.
***
Non aveva mantenuto la promessa. Se
ne rese conto nel
momento in cui la vita di Kaito le scivolò dalle mani. Erano
giunti nelle
Rovine di Barian, avevano trovato la cura e attivato una trappola. Una
grande
voragine si era aperta sotto i loro piedi, inghiottendo
nell’oscurità i resti
di quell’antica struttura.
Ricordava il volto terrorizzato del
biondo, appeso con tutte
le sue forze al braccio di lei, prossimo ormai a precipitare
nell’enorme cava.
Orbital 7 era stato danneggiato dalle macerie, solo Droite poteva
impedire
l’avvenire della catastrofe.
-Ti prego, lasciami andare e mettiti
in salvo-
-No! Tu tornerai a casa con me; non
ti lascerò morire qui!-.
-Non puoi darmi ascolto una buona
volta? Tu puoi ancora
farcela, io sono ferito e non penso di poter camminare-.
-Allora ti porterò in
braccio!-
Droite tentò con tutte le
sue forze di portare al sicuro
Kaito, ma il sudore che le scivolava lungo le dita della mano le stava
rendendo
il lavoro molto più complicato. Gli occhi del biondo
s'inumidirono appena: con
le sue ultime forze, lanciò la boccetta contenente la cura
per Haruto accanto
al corpo della donna
-Se non vuoi farlo tu, allora lo
farò io. Prenditi cura di
mio fratello, veglierò per sempre su voi due-.
-Non farlo!-.
Kaito lasciò la presa,
mentre Droite lanciò un grido di
disperazione che echeggiò nella cavità, nel quale
il suo amato era scomparso
per sempre.
***
La nostra relazione era
sempre stata dominata da una perenne
ansia. Trovo sia buffo pensare come però essa
fosse indirizzata a due soggetti
diversi: io temevo sempre potesse accaderti qualcosa, mentre tu non
facevi
altro che preoccuparti per tuo fratello.
L’amore tra noi ha
raggiunto la sua fine a causa di questo
malvagio effetto domino del destino. Chi ha fatto cadere la prima
tessera? La
nostra ansia, senza dubbio. Allora perché stavamo insieme?
Perché ci siamo
ostinati a portare avanti qualcosa che presentava già del
marcio? Mentre mi
pongo queste domande, ti lascio questi fiori sulla lapide, pur sapendo
che il
tuo corpo si trova su un altro mondo.
Osservo questo cielo: davvero stai vegliando su di me? In
questo caso,
sappi che se anche la nostra relazione è giunta al termine,
io ti starò vicino finché
avrò ricordo di te.
Sarà un amore platonico,
dove l’ansia e le paranoie non
potranno raggiungerci.
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