Working woman or not?
“Laura
è una donna di
grande successo, esce dal grattacielo che ospita gli uffici della
Elcom a testa alta per i risultati raggiunti, ma dentro di lei qualcosa
si spezza.”
*****
(parole: 691)
Quando Laura
uscì
dall'ingresso principale del grattacielo, con il portinaio in livrea
che le spalancava la grande porta di vetro temperato al suo passaggio
neanche fosse stata una regina, l'aria piena di smog della
città
le sfiorò il viso come la più premurosa delle
carezze.
Sentiva ancora la mano indolenzita e le dita – all'altezza
degli
anelli – le facevano male per quanto gli anziani del
consiglio di
amministrazione gliel'avessero stretta e si erano profusi in
congratulazioni con lei.
Si era sudata
ogni
stramaledetta promozione che aveva avuto nella sua carriera lavorativa.
Per più di dieci anni aveva fatto da vice a un incompetente
che
si era preso il merito di ogni suo progetto, ma questa volta...
Questa volta
se l'era presa
lei il centro della scena. Quando si era alzata nella sala riunioni e
aveva sbugiardato il suo capo, uomo, si era sentita come Melanie Griffith
in “Una donna in carriera”. Del resto, quel film
era stato
una sorta di guida per lei, un esempio di come si poteva emergere in un
mondo di uomini, infiltrandosi nei momenti più importanti
della
sua vita.
La Elcom
era una società importante, una delle poche in Italia che
poteva
essere associata alle multinazionali d'oltreoceano, con una concreta
possibilità di carriera anche per le donne. Quando era stata
assunta, aveva iniziato a fantasticare su come sarebbe stata la sua
vita, ma la realtà l'aveva riportata presto con i piedi per
terra: le lotte, gli intrighi, il cinismo, i colpi bassi che si
vedevano nei film, erano all'ordine del giorno anche in quegli stanzoni
illuminati a giorno. Persino l'aver trovato marito lì
dentro,
come la classica segretaria cenerentola, magari un po' goffa e
bruttina, che fa innamorare di sé il suo capo... E per un
po'
era stato così. Diamine se si era sentita dentro un film! E
la
sua vita aveva viaggiato a gonfie vele.
Poi
però, ecco il
rovescio della medaglia: il marito si era trovato una nuova segretaria
e, come nel peggiore dei cliché, aveva iniziato una
relazione.
Aveva voluto il divorzio e, non contento, aveva fatto in modo che lei
venisse trasferita in un altro reparto e assegnata a un altro capo. E
da lì era iniziata la lenta discesa nel suo purgatorio
personale, con quell'imbecille che parlava sempre di “strada
a
due corsie”, di quanto non volesse un rapporto fra capo e
subordinato, ma piuttosto un rapporto alla pari. Insomma, la versione
mascolina di Sigourney
Weaver. Si era chiesta se non fosse stato un segno del
destino.
In quei dieci
anni passati
a parare il culo al suo capo, a correggere i suoi errori, a farsi
fregare i progetti, lei aveva lavorato più di sessanta ore
settimanali, rinunciando a una famiglia sua, perché nel
lavoro
aveva cercato riscatto e soddisfazione. E, quando aveva saputo che il
suo ex si era risposato e aveva avuto due figli, si era buttata a
capofitto ancora di più nel lavoro.
Camminava
impettita per la
strada principale, con i tacchi a spillo coordinati al tailleur dal
taglio maschile e la ventiquattrore stretta nella mano destra, nella
quale teneva il promemoria dei suoi nuovi incarichi e i benefit le
spettavano.
Camminava con
lo sguardo dritto davanti a sé, per raggiungere il
parcheggio sotterraneo e la sua nuova auto di lusso.
Camminava con
passo sicuro,
accompagnata dalla sua figura riflessa sulle vetrine dei negozi; la
figura di una donna ancora nel fiore degli anni ma che si sentiva
già una vecchia.
Camminava...
eppure, più si allontanava dal grattacielo della Elcom
e meno si sentiva la manager rampante che aveva sempre sognato di
essere. A ogni passo, che andava rallentando gradualmente, riaffiorava
la donna sola che era in realtà. La maschera che indossava
in
ufficio ogni giorno si sgretolava come un trucco disfatto dopo una
notte di bagordi.
Cos'era lei al
di fuori di quegli uffici? Cosa aveva costruito oltre il lavoro?
Si
arrestò
all'altezza della fermata dell'autobus, con l'impellente bisogno di
sedersi sulla panchina. Sentiva che di lì a poco le sue
gambe
avrebbero ceduto. Non ci aveva mai pensato. Nella sua vita non aveva
considerato altro che il lavoro e ora... ora non aveva che quello.
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