IN SILENZIO
Ho riscoperto questa vecchia canzone dei Pooh quasi per caso, e mi
sembrava quasi di sentirci i sentimenti di Ryo Saeba dopo la morte di Kaori. Il
problema era di non farlo diventare smielato, e non so se sono riuscita nel mio
intento.
Ma ho immaginato che, a un certo punto della notte, anche lo sweeper
numero uno del Giappone abbassi le difese e soffra per la perdita di una donna.
Così ho cercato di creare un equilibrio tra realtà e sentimento, e mi pareva
che fosse così instabile (l’equilibrio) che non potevo neanche permettermi di
fare i loro nomi, se non quando lui la chiama.
Spero di essere
riuscita nell’intento, scrivendola di getto e apportando poche correzioni alla
prima stesura. La cosa importante è leggerla mentre ascoltate la canzone che, tra l’altro, secondo me, è
bellissima: http://www.youtube.com/watch?v=N4nRe-TKKSY
Considerate che la
storia si colloca all’inizio di Angel Heart ma io ho pensato a Ryo e Kaori come
alla coppia di City Hunter, quindi con il loro passato, non con quello
alternativo di AH. Per capirci, la Kaori di questa fic non è mai stata un’infermiera…
Ora basta cianciare, buona lettura!
La notte lo avvolge col suo manto nero e lui gli si
abbandona completamente come all’abbraccio di una donna. Il buio è caldo e
confortante, lui respira piano per non interrompere quel silenzio così
prezioso.
È sdraiato sul letto, a occhi chiusi, le membra si rilassano
sempre di più e la tensione della giornata scivola via dal suo corpo come
acqua.
Comincia ad ascoltare il battito del proprio cuore, cullato
dal suo rallentare impercettibile. È l’unico suono che sente ed è sempre più
leggero, sempre più lontano, finché finalmente arriva alla soglia che lo separa
dal sonno.
E dal silenzio totale che aspettava.
Non ci sono rumori a disturbarlo ora, solo l’amara consapevolezza
di ciò che sarà il giorno dopo, e quello dopo ancora…
…e pian piano sprofonda in quell’inconscio, quello che lo
aiuta a vivere di giorno e a mostrarsi sempre uguale ai suoi amici e a se
stesso.
Quello che gli serve per ricaricarsi.
Quello in cui ritrova lei.
Nel silenzio la sua presenza si espande nel buio e lo
avvolge confortante.
Un sorriso gli sfiora le labbra, ora sente addirittura il
suo profumo inebriante, vede la sua pelle lattea e che non ha mai sfiorato più di
tanto, si perde nel suo sguardo dolcemente familiare e così pieno d’amore.
In gola sente un pizzicore che si annoda dolorosamente per
la nostalgia sempre più forte che gli evoca quell’immagine, finché il respiro
quasi gli si mozza per l’intensità di quel sentimento.
Sa che se provasse, ora, non potrebbe parlare.
Come gli è sempre accaduto.
Così le parla con la mente.
È così che parlano sempre, quasi tutte le notti ormai.
“Ciao Kaori.”
Ora anche lei sorride e lui tenta di inghiottire per
sciogliere quel nodo che ha in gola e che rischia di soffocarlo ogni istante di
più. Apre la bocca e tenta, ma lei si porta un sito alle labbra, sempre
sorridendo.
Lo sa, non deve rompere il silenzio, o lei scomparirebbe.
“È per questo che la sola emozione di vederti mi impedisce
di parlare?” Le chiede con la mente. Lei annuisce e continua a fissarlo in
silenzio.
“Mi manchi tanto.” Le dice, sempre con la mente.
“Io sono sempre qui con te.” E la sente, anche se mentale,
la voce dolce della sua ex socia, della sua amica, della sua donna. Ora il nodo
che ha in gola pulsa come una ferita aperta e prova un dolore quasi fisico, ma
sorride di nuovo per non farla preoccupare.
“Lo so.” Risponde semplicemente, poi “È colpa mia”, aggiunge
e vede il sorriso di lei sfiorire leggermente, poi scuote la testa.
“Sai che non è così.”
”Invece sì!” Ribatte con rabbia. “Io
ti ho lasciata vivere accanto a me, io
ti ho chiesto di essere la mia famiglia!”
La donna chiude gli occhi e si porta una mano al cuore. “Lui ha deciso per me, non tu.”
“Kaori…” Sta svanendo, vede i contorni del suo corpo
tremolare come la fiamma di una candela, così allunga la mano in un vano
tentativo di afferrarla. Il desiderio di lei è come lava bruciante nelle vene,
gli serra il cuore in una morsa e gli annebbia i sensi e la vista.
Ancora un minuto,
pensa, mi manchi così tanto… Dio solo sa
quanto mi manchi…
Poi, mentre svanisce gli parla di nuovo, un’ultima volta.
“Se dovessi morire di nuovo solo per vivere con te lo farei,
e lo rifarei…ancora e ancora.”
L’uomo abbassa la mano, inghiotte di nuovo a vuoto.
“Portami con te.” Le dice d’istinto.
L’espressione della donna ora è di dolore e lui capisce di
averla ferita. Di nuovo, come tante volte quando era ancora in vita.
Attraverso il suo corpo ora vede il muro spoglio della sua
stanza, ma lei riesce ancora a comunicare, anche se a stento.
“Sai che non devi dirlo. Per me, per lei.”
Nostra figlia,
pensa l’uomo, ma in quel momento non gli importa di altri che di lei. Vuole
andare con lei, abbandonarsi tra le sue braccia e stringerla forte a sé, non
lasciarla più andare via.
Per l’eternità.
Scuote la testa, tentando invano di darsi dell’egoista. Ma
non riesce a provare sensi di colpa, solo una profonda pena e il dolore acuto
di una perdita insopportabile.
D’improvviso il nodo che ha in gola si stringe più forte, e
per un secondo o due smette di respirare. Poi, di getto, grida il nome di lei,
protendendosi, cercando di toccarla, sapendo che scomparirà comunque, rompendo
l’incantesimo creato dai loro silenzi…
…e quello che aveva in gola scompare.
Un’unica goccia cade sul lenzuolo candido, e l’uomo la
guarda stranito: può tanto dolore stare
in una singola lacrima? Si domanda.
Realizza che i flebili rumori della notte sono tornati,
assieme a quelli del suo respiro affannato e del battito impazzito del suo
cuore. E con loro anche la realtà.
“Potrò mai imparare a vivere senza di te?” Chiede alla
stanza vuota.
E inaspettatamente la sente, la voce di lei, nonostante ora
si trovi fuori dal silenzio e dentro al mondo, nonostante il suo grido di poco
prima, nonostante la morte che li separa e li unisce al contempo.
“Non vivrai senza di me, perché io esisterò per sempre
dentro di te.” Gli dice dolcemente.
L’uomo si guarda intorno freneticamente, poi capisce che non
la vedrà di nuovo.
Neanche nel silenzio della notte.
Non ha più bisogno di vederla, tuttavia, perché ora sente la
sua presenza in ogni cellula del proprio corpo, in ogni battito del cuore, in
ogni respiro, in ogni… rumore.
E sorride, beandosi della sensazione di averla vicina.
Per sempre, anche oltre la morte…
E il silenzio.
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