Capitolo 21
PROLOGO
Due anni prima
«Vado a ordinare il secondo
giro.»
Andrew si alzò dalla scomoda sedia, stiracchiandosi la
schiena. Aveva iniziato a lavorare come facchino solo da un paio di
settimane e già non ne poteva più.
Matt alzò una mano. «Per me basta così,
ho un corso di aggiornamento domattina e devo ancora fare la valigia.
Non so come infilarci il completo senza spiegazzarlo, anzi, se avete
consigli sono ben accetti.»
«Ti pare che io possa saperlo? Ci pensa mia madre a queste
cose.» Steve scrollò le spalle, disinteressato:
tra i quattro era l’unico che viveva ancora a casa dei
genitori.
«Quando ho un dubbio, lascio fare a mia sorella, anche se poi
mi ricatta per farsi pagare qualsiasi cosa.»
Matt sgranò gli occhi all’affermazione di Tony.
«Lara è ancora una ragazzina, sei uno
sfruttatore!»
«Guarda che si è diplomata l’estate
scorsa.»
«Cosa?! Stiamo invecchiando,
dannazione…»
Quello fu il segnale per Andrew di andare a procacciare altro alcol.
«Prendo una birra anche a te, Matt, e vediamo se ti passa la
fase depressiva. Hai venticinque anni, non quaranta!»
«Comunque è Tony il più vecchio tra
noi.»
Il diretto interessato scosse la testa, con fare solenne. «La
mia è tutta esperienza in più. Infatti domani
esco con Gilda.»
«Spero che non ti usi di nuovo come autista per farsi portare
in giro nel suo giorno libero» sghignazzò Steve.
Andrew si allontanò, ignorando la replica colorita di Tony.
Si avvicinò al bancone e fece segno al barista di preparare
un altro giro.
Il locale aveva arredi quasi fatiscenti e nessun servizio ai tavoli, ma
era più o meno equidistante da casa di tutti e quattro e le
birre erano buone, pur essendo economiche.
Mentre aspettava che l’ordine fosse pronto,
origliò la conversazione della ragazza accanto a lui: era
girata di spalle e parlava con un’amica.
«Già solo il fatto di aver scelto un locale del
genere dovrebbe farci desistere da questo assurdo appuntamento a
quattro. Poi sono pure in ritardo!»
Andrew pensò che i tizi in questione non si sarebbero
presentati, perché scegliere il Dreamland come luogo di
ritrovo era un palese sintomo di scarso interesse. Gli unici sogni che
il locale avrebbe potuto ispirare erano quelli deliranti dovuti
all’eccesso di alcol.
Lasciò i soldi sul bancone e afferrò il vassoio,
urtando per sbaglio la schiena della ragazza.
«Scusami!»
Lei si girò, con espressione sorpresa.
«Andrew?»
La riconobbe subito. Non la vedeva da quando studiava al college e, a
conti fatti, dovevano essere passati almeno sei anni. Era cambiata un
po’, nel taglio di capelli e nel trucco più
accentuato, però l’avrebbe riconosciuta anche con
la maschera di argilla sul viso, con cui l’aveva vista in
passato.
«Jules, ciao!»
Lei gli sorrise e, sull’onda dell’entusiasmo e
della sorpresa, gli gettò le braccia al collo.
Andrew l’abbracciò, non resistendo a dirle:
«Da dietro non ti avevo riconosciuta, sembravi più
alta!». Notò i tacchi alti, che non le aveva mai
visto indossare in passato.
Lei si staccò, ridendo. «Tu invece ti sei fatto
crescere il pizzetto. Una volta non avevi abbastanza peli
perché risultasse credibile!» Si rivolse poi alla
sua amica. «Samantha, lui è Andrew. Eravamo al
liceo insieme.»
«Ero il migliore del laboratorio di scienze» si
vantò Andrew, tendendo la mano alla ragazza.
«Il migliore a copiare, per non rischiare di ripeterlo per la
terza volta!»
«Non ho specificato migliore in cosa, Jules.»
Julia stava per ribattere, quando Samantha fece un cenno a uno dei due
tizi appena entrati, che si stavano guardando attorno spaesati.
Andrew si trattenne a stento dal ridere. «Cercano
voi?»
«Temo di sì» sussurrò Julia,
con una smorfia.
Come avevano fatto a scegliere il Dreamland
e presentarsi in giacca e cravatta? Che imbecilli.
Andrew guardò il vassoio pronto per i suoi amici, con le
birre che rischiavano di diventare calde. Poi posò lo
sguardo su Julia, che si toccava il collo, nervosa.
«Ti serve Andy?» le sussurrò
all’orecchio, rimanendo alle sue spalle e sentendola
irrigidirsi.
Lei inclinò leggermente il capo all’indietro per
guardarlo negli occhi. «Come ai vecchi tempi?»
Le fece l’occhiolino. «Dovrei essere ancora in
grado.»
Julia guardò i tizi che le avevano riconosciute e si stavano
avvicinando, poi prese la sua decisione. «Scusami, Samantha,
però io passo…»
L’amica comprese il messaggio, però non fece in
tempo a ribattere, che erano state raggiunte dai due uomini. Devono avere più di
trent’anni o qualche rotella fuori posto per pensare di
risultare interessanti vestiti come dei vecchi,
pensò Andrew guardando i jeans sfatti e la felpa che
indossava.
«Bellezze, scusate il ritardo. Abbiamo sbagliato a darvi
l’indirizzo, credevamo fosse quello del locale appena aperto
dall’altra parte della città.»
Se già non gli fossero stati sulle palle, li avrebbe
comunque etichettati come idioti senza speranza per le occhiate
disgustate che i due stavano lanciando al bar e ai suoi pochi avventori.
Andrew posò un braccio sulle spalle di Julia e sorrise.
«Dove si va di bello?»
«Scusami, tu chi saresti?» chiese il secondo tizio,
vestito e pettinato come il primo, tanto da risultare difficile
distinguerli.
«Lui è il mio ragazzo. Siamo una coppia
aperta.» Julia ricordava ancora bene la loro scenetta
collaudata per far sparire i ragazzi di cui non gradiva le attenzioni.
«Credo ci sia stato… un
fraintendimento.» Uno dei due si allargò il nodo
della cravatta, mentre l’altro ostentava
un’espressione oltraggiata, guardando l’amica di
Julia.
Julia non avrebbe voluto metterla in difficoltà e, di certo,
la sua collega era pentita quanto lei di aver accettato di uscire con
quei due rappresentanti, che erano passati in ufficio la settimana
precedente.
«Tranquilli, Julia e il suo ragazzo sono uno
spasso!» Samantha le diede corda.
Come si aspettava, i due gettarono la maschera di finta educazione e
imprecarono, prima di girare i tacchi e andarsene.
«Senza offesa, Jules, però come diavolo hai fatto
ad accettare questo appuntamento?» Andrew tolse il braccio
dalle sue spalle e lei sentì freddo, forse per la corrente
d’aria arrivata dalla porta del locale, che si stava
richiudendo dietro al doppio appuntamento sfumato.
«Sto lavorando troppo» si giustificò,
ermetica. Sapeva che Andrew non l’avrebbe pressata per sapere
altro. «Tu che ci fai qui?»
«Sono qui con i ragazzi.» Indicò il
tavolo in fondo al locale, vicino allo schermo che trasmetteva una
partita di qualche campionato estero.
«Ti lascio tornare da loro, io accompagno Sam.» Un
po’ era dispiaciuta, perché le aveva fatto piacere
ritrovare Andrew dopo tanti anni: si erano persi di vista poco dopo la
fine del liceo, come spesso succede, prendendo strade diverse.
«Tranquilla, July, prendo un taxi. Resta pure con il tuo
amico.» Samantha le diede un bacio sulla guancia e li
salutò.
«Porto queste agli altri e facciamo due chiacchiere, ti
va?»
Julia accettò e si sedette su uno sgabello, mentre Andrew
raccomandava al barista di non darle nulla di troppo forte,
perché reggeva malissimo l’alcol.
«Andrew, dai! Ho ventiquattro anni, ormai.»
«Credo che il tuo fegato sia un quinto di quello di
Tony.»
Andrew sparì con il vassoio e lo guardò parlare
con i suoi amici. Non le aveva chiesto di unirsi a loro, forse pensando
che da soli avrebbero chiacchierato meglio di ciò che era
accaduto nelle loro vite, durante gli ultimi sei anni.
Rimasero a parlare finché fu il proprietario stesso del
locale, ormai vuoto, a far loro presente che ore fossero.
«Domattina devo alzarmi alle sette per andare in
ufficio!» Avrebbe dormito meno di cinque ore, però
non le dispiaceva.
«Vieni, andiamo.»
Si ripromisero di tenersi in contatto e vedersi per mangiare una pizza
insieme.
Julia lo abbracciò, alzandosi sulle punte, e si
ritrovò a stringere un corpo da uomo e non il ragazzino
smilzo che ricordava dal liceo.
«Grazie per questo tuffo nei ricordi.»
«Sempre a disposizione, Jules, per ricordarti i disagi e gli
imbarazzi dell’adolescenza» ridacchiò.
Si salutarono di fronte all’auto di Julia, e lei
immaginò che si sarebbero di nuovo persi di vista, come
succede quando ci si imbatte per caso in vecchi amici, dopo troppi anni
di lontananza.
Fu sorpresa di trovare un messaggio di Andrew, il mattino dopo, che le
proponeva di vedere con lui un horror appena uscito al cinema, come ai
vecchi tempi.
Al lavoro, Samantha la tampinò tutto il giorno
perché non credeva che lei e Andrew fossero sempre stati
solo amici. Julia si ritrovò di nuovo a difendere la loro
amicizia, come era accaduto spesso in passato.
Dopo la serata al cinema, si incontrarono altre volte a cena da Julia,
che si era trasferita da poco in un piccolo appartamento.
Andrew la stupì invitandola a pranzo da sua madre,
perché nel suo monolocale non c’era posto nemmeno
per mangiare in due. La signora Theresa ricordava con affetto quella
compagna di scuola, che aveva evitato al figlio di dover ripetere di
nuovo il laboratorio di scienze. Julia non pensò nemmeno per
scherzo di ricambiare l’invito: non avrebbe mai fatto quel
torto ad Andrew, perché era un supplizio anche per lei dover
andare a pranzo da sua madre.
Settimana dopo settimana, si instaurò una routine fatta di
telefonate, serate a base di cibo pronto, film e confessioni a cuore
aperto. Si raccontavano tutto, si lamentavano dei propri lavori e delle
famiglie, anche se per motivi diversi.
Julia era incappata in una spirale discendente di pessimi appuntamenti
con uomini inadatti a lei, mentre Andrew continuava a preferire le
storie di una notte e, quando replicava, era costretto a chiedere a
Julia il nome della tizia con cui era stato l’ultima volta,
non avendolo memorizzato.
Lui sembrava non avere ritegno né senso del pudore, come se
fossero rimasti adolescenti, e lei perciò lo trattava con la
stessa confidenza che avevano avuto al liceo.
Julia, sempre più spesso, si sentiva sola
nell’appartamento vuoto e silenzioso, e talvolta ricorreva ai
sonniferi per riposare meglio, tranne quando lui si fermava a dormire
sul divano, dopo il film.
Andrew non le proponeva mai di uscire con i suoi amici e, quando lei si
decise a chiederne il motivo, lui liquidò subito il
discorso, dicendo di volerle risparmiare battute stupide e insinuazioni
sul loro rapporto.
Nessuno dei due si era reso conto dell’evidenza:
quell’amicizia, ritrovata all’improvviso, si stava
trasformando in qualcos’altro.
NOTA: Quello
che trovate qui sopra è il prologo inedito
della versione riscritta (con nuove scene) di Amore
imprevisto, disponibile da oggi solo su Amazon,
per Kindle (iscritto anche nel programma Unlimited) e nei prossimi
giorni in versione cartacea (con copertina flessibile) sempre in
esclusiva su Amazon.
In autunno arriverà anche la nuova versione di Iniezione
d'amore!
Grazie a chi vorrà rileggere di Andrew e Julia, dopo questo
restyling!
|