Intrecci del destino

di lmpaoli94
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Dopo aver finito il servizio del pranzo e aver risistemato tutto, Emanuele non andò verso casa sua ma si fermò a casa di sua madre.
Erano molti mesi che il ragazzo non metteva piedi in quella dimora e sembrava che non fosse mutato nulla.
< Ema, che cosa ci fai qua? >
< Scusa se sono piombato qui senza dirti niente mamma, ma ho bisogno di parlarti. >
< Vieni pure. >
Dopo averlo fatto accomodare, la madre di Ema gli offrì una tazza di tè.
< Prendi. È ancora bella calda. >
< Mamma, lo sai che il tè non mi piace. >
< Puoi fare uno sforzo, no? >
< Ok. >
< Vedrai che dopo ti sentirai molto meglio. >
< Il tè riesce a cancellare i miei brutti momenti che sembrano non avere mai fine? >
< Perché dici questo? Che cos’è successo? >
A quel punto Emanuele raccontò della cotta mai assopita di Elisa e di come sua figlia l’aveva presa male.
< A proposito di Azzurra, adesso dove si trova? >
< E’ con sua zia. Gli ho detto se me la poteva guardare fino a stasera. >
< Capisco… >
< Secondo te che cosa dovrei fare in questo frangente, mamma? >
Prima di rispondere, la donna fece un respiro profondo fissando i suoi soprammobili che arredavano gran parte della casa.
< Sai Ema, non è una decisione molto facile… Posso capire che dopo aver perso Giada tu ti stia innamorando di un’altra donna… Ma la famiglia è la famiglia. >
< Quindi credi che Azzurra sia molto più importante? >
< Assolutamente sì… E avendo litigato con lei, ti consiglio di farci pace il prima possibile. Quella povera bambina non si merita di soffrire così. >
< E tu come fai a sapere che io e lei abbiamo litigato? >
< Sono tua madre, Ema. Non credi che io ti conosca abbastanza? So di aver fatto molti errori nella mia vita, ma in molte occasioni mi sono presa cura di te. >
< Ma ti rendi conto che è stupidamente gelosa di Elisa? Crede che io non la ami più come prima. E questa cosa mi manda in bestia. >
< Cerca di chiarire con tua figlia. Vedrai che dopo sarà tutto più semplice. >
< Vedremo cosa posso fare… Però c’è anche un altro problema: Elisa non ne vuole sapere di me. >
< Allora questo vuol dire che non sa cosa si perde… Sei un ragazzo fantastico, Ema. Non te lo scordare > replicò la donna dando un bacio sulla guancia a suo figlio come quando era molto piccolo.
Ma nel mentre madre e figlio stavano continuando a parlare, la loro attenzione si spostò sul suono del campanello.
< Oggi deve essere giorno di visite. Meno male che non sono stata dimenticata come credevo io. >
< Mi dispiace non essere venuto da te molto spesso, mamma. >
< Lascia perdere, Ema. Ormai non è più un problema ora che tu sei qui. >
Una volta aperta la porta, la donna vide con grande sorpresa che si trattava di sua nipote Azzurra.
< Ciao, tesoro! Che cosa ci fai qui? >
< Mi sono fatta portare dalla zia. Ha avuto un imprevisto quindi non potevamo più rimanere insieme. >
< Ah sì? Almeno poteva avvertirmi… Ma fa lo stesso. Vieni, ho una sorpresa per te. >
< Davvero? Io adoro le sorprese. >
Ma quando capì che la sorpresa in questione era suo padre, la bambina si rabbuiò all’istante.
< Vuoi fare merenda, tesoro? >
< No. Mi è passato completamente l’appetito. >
< E Tu, Ema? >
< No, grazie mamma… Però un bicchiere d’acqua lo prendo volentieri. >
< Allora vado in cucina e torno subito. Voi intanto non vi scannate, ok? >
Con lo sguardo pieno di rabbia, Azzurra fissava suo padre.
I due non erano mai arrivati a quel punto, e tutto per colpa di una donna.
< Hai intenzione di non rivolgermi mai più la parola? >
< Non lo so. Ci devo pensare. >
< Azzurra, ti prego. Non puoi prendertela così con me solo perché amo una persona diversa dalla mamma. >
< Questo vuol dire che non hai nessun rispetto per lei… Se la mamma fosse qui, ti prenderebbe a schiaffi. >
< Se la mamma fosse qui non avrei mai baciato Elisa. >
< Questo proprio non lo so. >
< Che cosa vorresti insinuare? >
< Niente, lascia perdere… Voi uomini siete traditori per natura. >
< Adesso basta. Non immetterti in argomenti molto più grandi di te. >
< Se sapevo che anche tu eri qui dalla nonna c’avrei pensato due volte prima di passare. >
< Lo sai che abiti ancora sotto il mio stesso tetto, vero? E finché abitiamo insieme e avrai diciotto anni dovrai fare tutto quello che ti dico. >
< Va bene. Però evita di rivolgermi la parola, ok? >
< Ma perché! Io non ti capisco! >
< Non mi capisci? Ti sei dimenticato che devi chiedermi scusa dopo avermi detto che concepirmi è stato uno sbaglio? >
< Hai ragione, Azzurra. Ti chiedo scusa. >
< Perché mi risulta difficile crederti? >
< Mi dici che cosa devo fare con te? Spiegamelo. >
< Torna ad essere il papà di cui mi sono innamorata da quando sono venuta alla luce. Non chiedo altro. >
< Ma sono sempre lo stesso, Azzurra! Fidati. >
< No, non mi fido. >
< Ecco qua il tuo bicchiere d’acqua, Ema > fece la donna ritornando in salotto e percependo nell’aria un grande nervosismo < Va tutto bene? >
< Forse è stato un errore venire qua, nonna… Spero tanto che mio padre se ne vada il prima possibile > fece la bambina alzandosi dal divano per andare fuori in giardino.
< Dove stai andando, signorinella? >
< Fuori in giardino sull’altalena, perché? >
< Tu rimarrai chiusa qui finché non chiederai scusa a tuo padre. >
< E’ lui che deve chiedere scusa a me. Non il contrario. >
Furibonda, la nonna della bambina si alzò di scatto prendendola per un orecchio e trasportandola da suo padre.
< Nonna! Così mi fai male! >
< Fai subito quello che ti ho detto, altrimenti ti rinchiudo in cantina per un mese. E stai certa che posso farlo. >
Non avendo una seconda scelta, alla fine la bambina chiese scusa a suo padre in maniera improvvisamente sincera.
< Brava. Adesso puoi andare a giocare fuori. >
Con le lacrime agli occhi, Azzurra uscì di casa sbattendo violentemente la porta.
< Ancora non capisco come hai fatto a crescere una bambina così energica e possessiva. >
< Forse perché sente la mancanza di una mamma… Vado a parlarci. >
< Non so se è una buona idea, Ema. Lasciamola un po’ in pace a sbollentare la sua rabbia. >
< Lo so. Però mi dispiace molto vederla in quelle condizioni. >
< Deve capire che non può ribellarsi a te in quel modo. È solo una bambina di sei anni. E tu sei suo padre. >
< Vedrai che risolverò tutto. Stai tranquilla. >
< E per quanto riguarda Elisa? >
< Se quella donna non mi vuole, è giusto che continui la mia vita senza pensare a lei e dedicarmi tutto a mia figlia. >
< Bravo, Ema. È così che si fa’. >
< Torno tra poco, mamma. >
Una volta uscito fuori in giardino, Emanuele scorse sua figlia seduta sul prato a togliere dei petali ad alcuni fiori.
< Ciao, Azzurra. Posso farti compagnia? > domandò l’uomo con tono dolce.
Ma la bambina non rispose, facendo finta che fosse ancora sola.
< Mi dispiace per come ti ha trattato la nonna, ma devi capire che non puoi fare la capricciosa in questo modo. Soprattutto quando fai soffrire le persone accanto a te. >
< Mi dispiace… Non so cosa mi sia preso > replicò la bambina con le lacrime agli occhi < Forse perché ho davvero paura di perderti. >
< Lo sai che non succederà mai > mormorò l’uomo prendendola sotto le sue braccia < Io rimarrò per sempre accanto a te in ogni occasione. Sei la persona più importante di questo mondo e ci rimarrai sempre. >
< Scusami ancora papà. >
Alla fine la bambina esplose in un pianto liberatori tra le braccia amorevoli del padre prendendosela con sé stessa per come si era comportata.
< Adesso basta, piangere. E’ tutto passato. >
< Potrai mai perdonarmi? >
< Io ti ho già perdonato, Azzurra. Non potrei mai essere in collera con te > rispose l’uomo dandogli decine di baci sulle guance < Adesso rientriamo in casa, ok? Così diciamo a nonna che è tutto apposto. >
< D’accordo. >
Ma prima di tornare nella casa della signora anziana, una voce conosciuta attirò l’attenzione della bambina e del padre.
< Maestra! >
< Ciao, piccolina, come stai? > fece la donna prendendola in braccio.
< Adesso molto bene dopo aver fatto pace con il mio papà. >
< Davvero? Sono molto contenta per tutti e due. >
< Adesso tornavamo dentro dalla mia nonna per stare un po’ insieme. Vero, papà? >
< Hai detto bene, Azzurra… Però prima potrei rimanere pochi minuti con Elisa? Devo parlargli di una cosa. >
< Certo. Però fai in fretta, ok? >
< Senz’altro, piccolina. >
< Ci vediamo domani a scuola, maestra > replicò la bambina salutandola con la mano.
< Non vedo l’ora, Azzurra. >
Appena Elisa ed Emanuele si ritrovarono da soli, la donna fu molto sollevata di trovarlo felice.
< Tutto è bene quel che finisce bene… Hai fatto pace con tua figlia e puoi riprendere a fare il tuo lavoro di papà. >
< Sì, hai ragione… >
< Per quanto riguarda noi due… >
< Lascia perdere, Elisa. Hai ragione tu. Non potremmo mai stare insieme. >
< Sono molto contento che tu l’abbia capito. Però se avrai bisogno di qualsiasi cosa, sai dove trovarmi. >
< Ti ringrazio > replicò l’uomo dando un bacio sulla guancia alla donna < Adesso però devo andare. Mia figlia mi sta aspettando. >
< Sì, certo. Vai pure. Ci vediamo domani mattina. >
< A domani, Elisa > disse infine l’uomo rientrando in casa.
“Elisa… Non ti dimenticherò mai.”




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