CAPITOLO
10- Kikyo
Rin
aprì gli occhi a causa della luce del mattino che filtrava
dalle grandi
finestre dell’ospedale. Ci mise un po’ per mettere
a fuoco l’ambiente
circostante: le pareti bianche e spoglie, una serie di sedili davanti a
lei, il
vociare di sottofondo. All’improvviso si ricordò
di quello che era successo la
sera prima e della nonna.
Si
sentì assalire da una morsa carica di tristezza. Sperava
vivamente di poter
tornare a casa con la nonna e dimenticare quella notte.
Mentre
pensava tutto questo non si accorse della presenza del demone di fianco
a lei.
-Ti
sei svegliata- constatò Sesshomaru senza battere ciglio. Rin
fece un balzo
sulla sedia dallo spavento: non si era minimamente accorta di lui,
così
silenzioso.
La
ragazzina alzò lo sguardo verso l’alto e vide la
linea del mento del demone,
seguita da quella del naso affilato e della bocca severa.
Continuò
a fissarlo per un po’, come se fosse sorpresa.
E
così come era successo altre volte, anche in
quell’occasione il lampo non tardò
ad arrivare: quella confortante sensazione di aver già
osservato quei
lineamenti in quel modo.
“Non
mi lascerete qui
per sempre, vero? Voglio tornare a viaggiare con voi”
Sesshomaru,
dal canto suo, si girò anche lui in direzione di quella
buffa umana e la fissò
con gli occhi ambrati, quasi sorpreso.
Rin
si accorse della loro posizione, con la sua testa ancora incastrata
nella sua
spalla: arrossì violentemente e subito si sistemò
in posizione eretta sul
sedile. Con la scusa di essersi appena svegliata, si alzò in
piedi per poter
sgranchire le gambe.
-È
rimasto con me tutta la notte…- sibilò Rin, senza
voltarsi a guardarlo.
-Volevi
stare da sola?- chiese lui senza cambiare tono.
Rin
subito si agitò: non voleva sembrare una maleducata, non
dopo quello che aveva
fatto per lei.
-Non
intendevo…-
-Sei
minorenne, hai bisogno di qualcuno che ti sorvegli- disse Sesshomaru
con voce
ferma senza darle l’opportunità di finire la frase.
La
reazione di Rin non tardò ad arrivare: l’angolo
destro dalla bocca e quello
naso si avvicinarono in una smorfia di amarezza.
Insomma,
Sesshomaru aveva fatto da baby-sitter quella sera.
-Ah…
mi scuso per il disturbo, allora- sentenziò Rin acida, ormai
del tutto estranea
all’imbarazzo che aveva provato prima.
Maledetta
lei e quando aveva pensato di poter intravedere in quel demone qualcosa
di
buono. Non c’era da stupirsi, i demoni erano famosi per
l’incapacità di provare
amore o compassione.
Mentre
pensava questo, un’infermiera le si avvicinò.
-Signorina,
è lei la nipote della signora Damashita?- chiese dolcemente.
Rin
si voltò, pronta a rispondere, ma anche questa volta
Sesshomaru le impedì di
farlo. Si era materializzato al suo fianco.
-Dica
pure a me, sono un parente- asserì il demone.
Per
la terza volta Rin si trovò sorpresa delle parole di
Sesshomaru, ma non ebbe la
prontezza di ribattere, forse a causa della stanchezza.
Anche
l’infermiera sollevò un sopracciglio, consapevole
dell’infondatezza della
frase, ma non ebbe il coraggio di dirlo, come se Sesshomaru stesse
esercitando
silenziosamente un forza per convincere la donna… o forse
per incuterle timore.
In
ogni caso anche Rin non ebbe la forza di ribattere, tanto si sentiva
schiacciata dalla forza dello youkai.
Vide
Sesshomaru che si allontanava con la donna e parlare con altro
personale dello
staff ospedaliero. Rin sperava che non ci fosse stata qualche
complicazione che
prevedesse un ricovero lungo: dove avrebbero preso i soldi?
Non
si accorse di Sesshomaru che si avvicinava verso di lei e che, con la
mano
artigliata, la guidava lungo il corridoio.
-Che
cosa hanno detto?- chiese lei mentre camminava e si stringeva il
cappotto
attorno alle spalle.
-Tua
nonna ha bisogno di rimanere in osservazione ancora per un
po’. Potrai vederla
nel pomeriggio-
-E
dove stiamo andando adesso? Io voglio rimanere qui!-
-Non
dire stupidaggini. Hai bisogno di riposare come si deve-
sentenziò Sesshomaru,
mentre la faceva salire sulla sua macchina.
***
Quello
che avvenne dopo era piuttosto confuso nella mente di Rin: ricordava
appena la
strada di ritorno verso casa sulla vettura di Sesshomaru, lei che si
faceva una
doccia veloce per lavare via la tensione e il sudore, le sembrava di
aver
sentito Sesshomaru parlare al telefono con qualcuno.
In
qualche modo aveva indossato dei vestiti puliti e, con i capelli ancora
bagnati
avvolti nell’asciugamano, era scesa giù in
salotto, dove l’attendeva una tazza
di thè verde fumante.
Che
l’avesse preparata Sesshomaru? Difficile crederci,
però quella tazza non poteva
essersi materializzata lì sul tavolino come per magia.
Trovò
il demone in piedi, vicino alla finestra. Si voltò quando
udì il suono dei
piedi nudi sul pavimento.
-Ho
chiamato la tua sensei, non puoi certo rimanere da sola in questa casa-
disse
lui senza tanti preamboli.
Rin
si andò a sedere sul divano, sorpresa ancora una volta dalla
celata gentilezza
del demone cane.
Ecco
chi era la persona al telefono con lui, si era preoccupato di informare
la
persona che Rin riteneva tra le più care al mondo.
Sbiascicò
un “grazie” per poi prendere tra le mani la tazza
di thè verde.
Fu
in quel momento che Sesshomaru si voltò appena per poterla
osservare mentre
sorseggiava, tra un soffio e l’altro, la bevanda calda. La
osservò: così
piccola e debole, con i capelli bagnati che le ricadevano lungo le
spalle,
avvolta in una tuta vecchia e consumata. Il viso era struccato, libero
dal
trucco di scena, troppo pesante per una ragazzina della sua
età.
Curiosità.
Era
quello che provava in sua presenza.
Strano
a dirsi per un demone con più di dieci anni di differenza.
E
per di più umana.
Una
sudicia volgare umana.
Eppure…
“Quando
morirò, voi vi
dimenticherete di me?”
“Non dire stupidaggini,
Rin”
Sesshomaru
si portò una mano sulla fronte, per scacciare quel flash,
che ormai arrivava
puntuale ogni volta in presenza della ragazzina. Anche in sogno. Quella
sensazione di familiarità, di aver già vissuto
quel momento…
Sensazioni
che lui non sopportava, non erano sotto il suo controllo.
Quando
si girò nuovamente a guardarla, vide che si era addormentata
profondamente.
Si
avvicinò lentamente, i capelli che ondeggiavano ad ogni
passo.
Prese
il suo cappotto e glielo adagiò sul corpo stanco per la
seconda volta.
***
Rin
si risvegliò solo nel tardo pomeriggio e la prima cosa che
vide fu il viso di
Kagome che la osservava pensierosa.
-Zia,
si è svegliata!- urlò l’amica quando
gli occhi di Rin incontrarono i suoi.
Ancora
non aveva avuto modo di realizzare che fece la sua comparsa nel salotto
la
figura snella e longilinea di Midoriko, che le sorrise dolcemente.
-Finalmente
ti sei svegliata- le disse accarezzandole una guancia.
-Eravamo
così preoccupate per te- urlò Kagome
travolgendola in un violento abbraccio.
-Sesshomaru-sama…?-
riuscì solo a formulare la piccola Rin, ancora con gli occhi
semi aperti e la
mente confusa.
-È stato lui a chiamarci quando siete tornati a
casa. Ci ha detto che tua nonna dovrà rimanere un
po’ di tempo in osservazione,
nel frattempo sarai nostra ospite!- esclamò entusiasta
Kagome all’idea di
passare un po’ di tempo con Rin.
-Ma… ma non posso… disturberei
solamente…-
farfugliò la ragazzina, visibilmente imbarazzata da quella
gentilezza.
-Nessun disturbo, Rin. Kagome ed io siamo più
che felici di ospitarti- disse Midoriko.
La
ragazza ringraziò, si sentiva quasi
commuovere da tanta gentilezza. Aveva velocemente raccolto tutte le sue
cose e
poi era salita sulla macchina guidata dal buon Jinenji per attraversare
la
città verso la sua nuova destinazione.
Era felice di condividere più momenti
con Kagome.
Le era stata data una stanza personale, con un
letto grande dalle lenzuola fresche. Rin non sapeva cosa dire, si era
sentita
imbarazzata davanti a quel lusso, lei che era abituata ad un semplice
futon.
La sera finalmente aveva potuto abbracciare la
sua nonnina, dal viso provato ma sempre dolce con la nipote. Purtroppo
l’anziana si trovava in una stanza di ospedale molto grande,
bloccata a letto
in compagnia di altre sei persone. Rin avrebbe preferito che si
trovasse in
camera da sola, circondata da più comodità, ma la
mancanza di denaro rendeva
questo impossibile.
La vera sorpresa arrivò una decina di giorni
dopo lo spettacolo: Rin e Kagome stavano svolgendo i compiti sedute al
grande
tavolo della sala da pranzo, quando Jinenji fece il suo ingresso con in
mano un
grosso mazzo di garofani bianchi.
Quando Rin li vide, un lampo le attraversò gli
occhi nocciola. Si era completamente dimenticata del suo ammiratore,
tanto si era trovata
in balia degli eventi.
Balzò giù dalla sedia, tutta eccitata, senza
nemmeno dare il tempo a Jinenji di dire qualcosa.
Glieli strappò di mano e si affrettò a cercare il
biglietto. Nel frattempo Kagome si era portata di fianco
all’amica, curiosa anche
lei di sapere cosa diceva il cartoncino di carta bianca.
Con
mano tremante Rin aprì la busta e lesse ad
alta voce il biglietto:- “Ho avuto modo di vederla recitare
anche questa volta
e le rinnovo i miei complimenti. Avrei voluto farle recapitare i fiori
prima,
ma ho appreso tardi la notizia del ricovero di sua nonna. Mi permetta
di
offrirle un aiuto: mi sono offerto di spostare sua nonna in una clinica
di mia
conoscenza, in modo da permetterle una guarigione migliore. Le chiedo
cortesemente di non chiedere di me. Questo è un regalo che
mi sento di farle.
Di seguito troverà l’indirizzo della nuova
struttura.
Aspetto il suo prossimo spettacolo.
Il suo ammiratore”-
Rin,
senza parole, si voltò verso Kagome, la
quale le sorrideva estasiata.
-Ma è meraviglioso, Rin. Il tuo ammiratore deve
essere una persona eccezionale-
Una
lacrima rigò la guancia della ragazza.
Che persona dal buon cuore doveva essere.
***
Kaede
era stata dimessa due settimane dopo, con
l’ordine assoluto di non sforzarsi.
La vita di Rin era ripresa a scorrere come prima
ed ora, alla fine di maggio, si trovava sempre più alle
prese con gli esami
finali e le nuove prove.
Se per lei le cose si erano sistemate dopo la
rappresentazione, questo non valeva per la sua sensei: a pochi giorni
dallo
spettacolo un articolo aveva fatto la sua comparsa sulle prime pagine
dei
peggiori rotocalchi.
L’articolo insinuava che la signora Midoriko
avesse una relazione con uno dei suo sponsor. Ma non era uno sponsor
qualsiasi,
l’infame giornalista aveva preso di mira un uomo molto in
vista in Giappone,
famoso per la sua integrità morale, inoltre sposato da
parecchi anni.
Non ci era voluto molto per capire che il
promotore di quell’articolo fosse Naraku. Qualche ragazzo
della compagnia aveva
insinuato che ci fosse anche lo zampino di Sesshomaru, ma non era mai
stato
detto in presenza di Inu-Yasha. Rin non sapeva cosa pensare: non era
difficile
dubitare di Naraku, anche in assenza di prove, ma su Sesshomaru proprio
non
sapeva cosa pensare. Una piccola parte dentro di lei sperava che fosse
del
tutto estraneo alla vicenda.
L’effetto domino non aveva tardato ad arrivare:
molti allievi avevano abbandonato la scuola, così come molti
sponsor avevano
fatto un passo indietro. Era scontato che anche la vittima diretta si
era
ritirato da quel sodalizio economico.
-Non è per cattiva fede, Midoriko- aveva detto-
Ma non posso compromettere così la mia immagine-
Midoriko era su tutte le furie.
Doveva assolutamente fare qualcosa per
risollevarsi. Fu durante un fresco pomeriggio di aprile che ebbe
l’idea
di iscrivere la sua compagnia ad un concorso di recitazione che si
sarebbe
tenuto a settembre. Il premio prevedeva una consistente somma di
denaro, quel
tanto che bastava per potare avanti la scuola per qualche anno, in
attesa di
altre risorse.
Mettere in scena “Peter Pan” era sembrata la
scelta più congeniale alla compagnia.
I ruoli erano stati decisi nel giro di
pochissimo tempo: Kohaku sarebbe stato Peter Pan, mentre Rin Wendy,
seguiti da
Kanna nel ruolo di Thinkerbell.
Midoriko era stata categorica riguardo alle
prove: le assenze sarebbero state concesse solo in casi eccezionali.
Durante una domenica pomeriggio, ovviamente dopo
le prove, Rin si era ritrovata a passeggiare con Kagome.
Più il tempo passava, più le ragazze legavano.
Si scambiavano confidenze e segreti e più di una volta Rin
si era ritrovata a
fantasticare con l’amica riguardo l’aspetto
dell’ammiratore: secondo Kagome era
in realtà una donna, mentre Rin si era convinta che fosse
una persona anziana molto
gentile.
In
quell’occasione Rin ebbe modo di conoscere
qualcosa in più sul conto della sua amica: sapeva che aveva
una sorella in
Inghilterra, ma raramente la nominava. Si era spesso chiesto che tipo
di
rapporto avessero, ma non voleva sembrare troppo invadente.
-Kagome, l’altro giorno ho visto un articolo su
un giornale: parlava di una certa Kikyo Higurashi… tua
sorella si chiama Kikyo,
no?-
Nella
mente della ragazza si formulò la domanda
se avesse mai recitato così male in vita sua. Sapeva che
quella Kikyo era per
forza sua sorella, non solo per il cognome, ma anche perché
faceva menzione dei
genitori e, insomma, quante probabilità c’erano
che esistessero due Kikyo con
lo stesso cognome e gli stessi genitori?
Il volto dell’altra cambiò
espressione, come se
si fosse spenta all’improvviso. Odiava ammetterlo, ma parlare
di sua sorella
non era la cosa che preferiva, anzi…
-Scusami,
Kagome, non volevo essere invadente!-
si affrettò a dire Rin in preda al panico.
-No Rin, non sei invadente. Sai, io e Kikyo non
siamo molto legate come sorelle… è come se lei a
volte fosse su un livello
superiore rispetto a me. È da sempre così in
famiglia: Kikyo è la migliore in
tutto. La sorella più bella, più intelligente,
più telentuosa…- confessò Kagome
amareggiata.
Rin rimase in silenzio. Non sapeva proprio cosa
dire.
-Immagino
che l’articolo la menzionasse per il
romanzo che ha appena pubblicato… a soli 17 anni-
continuò Kagome.
-Ehm… vedi ora non ricordo perfettamente, ma
credo fosse una citazione blanda…-
-Rin, sei pessima quando devi dire una bugia-
disse divertita Kagome- e comunque io stessa ho letto
quell’articolo-
Il
giornalista si era lasciato andare a
complimenti di ogni genere nei confronti di Kikyo, sembrava proprio che
il suo
romanzo fosse schizzato in vetta alle classifiche in poche settimane in
Inghilterra e di lì a breve sarebbe stato pubblicato in
Giappone.
“Una
delle giovani voci più talentuose del
nostro paese” l’avevano definita.
Rin non aveva smesso di guardarsi con interesse
la punta delle scarpe. Lei non aveva fratelli o sorelle, quindi non
poteva
capire cosa potesse provare la sua amica, non fino in fondo.
Provò a calarsi nei suoi panni, la sola idea di
sentire quella sgradevole sensazione di competizione, dalla quale
peraltro
sarebbe uscita sempre perdente, la fece sentire triste, molto triste.
-Scommetto
però che non ha il tuo stesso
spirito, Kagome!- esclamò poi dicendo la prima cosa che le
venne in mente-Inoltre sono convinta che abbia
il sedere pieno
di brufoli!!!-
-Rin,
ma cosa dici???- disse Kagome scoppiando a
ridere, grata all’amica per quel tentativo di risollevarla di
morale.
***
La
penna scorreva senza esitazione lungo la
pagina bianca del suo block notes. Le parole sgorgavano spontanee dalla
sua
mente.
All’improvviso sentì un rumore fuori
dalla
finestra: il motore di una macchina.
Kagome lasciò cadere la penna sulla scrivania.
Chi poteva essere a quell’ora?
Scese
velocemente le scale e si trovò davanti
l’unica persona che mai avrebbe pensato di incontrare: sua
sorella.
Kikyo era in piedi, con le valigie in mano, di
fronte a sua zia, la quale l’abbracciava affettuosa.
Fu proprio Kikyo ad accorgersi della presenza di
Kagome.
-Ciao,
Kagome. Non ci vediamo da tanto!-
Buonasera a tutti voi lettori.
Sì, lo so: ho aggiornato tardissimo. A mia discolpa posso
dire di aver passato un periodo piuttosto incasinato, a causa del
lavoro soprattutto. Inoltre devo aggiungere anche la mancanza di
ispirazione, o meglio, la trama è abbastanza delineata ma
non sono soddisfatta della mia scrittura. Ho una sorta di blocco dello
scrittore, ma mi sono fatta forza e ho tirato fuori qualcosa. Spero che
questo capitolo vi sia piaciuto, nonostante tutto. Abbiamo avuto modo
di conoscere un altro personaggio: Kikyo. E vi assicuro che
porterà non poco scompiglio all'interno della trama.
Credo che nei prossimi
capitoli velocizzerò un po' gli avvenimenti, in modo da
potermi soffermare su una Rin sedicenne, dopotutto ora è
ancora una ragazzina di quttordici anni e non ce la vedo proprio
relazionarsi con Sesshomaru in maniera più da "amante", per
ora si tratta solo di una ragazzina con una sorta di cotta nei
confronti di una persona molto più grande di lei.
Ringrazio come sempre le
persone che commentano i vari capitoli, in particolare Gaudia,
ladyathena, Maria76 e Seydna, che ormai considero fedelissime.
Cercherò di
aggiornare al più presto.
Al prossimo capitolo!!!
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