Non può avere umanità

di Giank
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Camminava per la città, per quelle strade che prima percorreva sempre. Invisibile agli occhi di tutti, si guardava intorno, notando ogni minimo dettaglio di ciò che lo circondava. Il tragitto gli era familiare ma ciò che ora poteva vedere era una novità, avrebbe avuto bisogno di tempo perabituarsi.
Vestito di nero, osservava tutto ciò che prima gli era precluso, ogni singola ombra, e nella mente vedeva ciò che era successo ad ognuna di esse...
In quel punto una famiglia aveva avuto un incidente stradale, il padre e la figlioletta non ce l'avevano fatta.
A quell'albero un ragazzo era stato impiccato, durante la guerra.
Dall'altro lato della strada, un gattino era morto poco dopo la sua nascita, la madre aveva tentato di nutrirlo ma era troppo fragile e lei doveva prendersi cura degli altri cuccioli.
Piuù avanti, in uno dei vicoletti, un piccione giaceva al centro della strada, era stato investito: distratto da qualche briciola che stava beccando, si era accorto troppo tardi dell'auto che stava arrivando, non era riuscito a levarsi in volo e il guidatore non aveva fatto nulla per evitarlo.
E così fino al centro della città, dove vide le impronte delle vittime dei bombardamenti, sempre durante la guerra: chi era stato colpito dalle macerie del duomo, quando questo era crollato, colpito da una bomba; le persone morte nel crollo del ponte e delle torri; partigiani e intere famiglie erano stati fucilati poco lontano, all'epoca la zona era al di fuori della città, era una distesa incolta e non occupata da edifici.
Nella zona della stazione, il ragazzo che era caduto dal balcone pochi anni prima, vide invece che in realtà si era suicidato. La signora che era morta di cancro, il marito le era sopravvissuto per circa due anni prima di morire anche lui di infarto, quasi si fosse lasciato andare.
Vedeva ogni singola persona, animale, vegetale, che nel corso degli anni, dei secoli erano morti per cause naturali, per malattia o per mano di qualcun altro. Ogni singola ombra, ogni singola visione che aveva gli pesava sul cuore, gli scavava un solco nell'anima.
Doveva ancora abituarsi alla sua nuova condizione, conservava tuttora l'empatia, la sensibilità, di quando era solo una persona.
La morte, per sua definizione, è umana, riguarda tutti, uomini, animali, vegetali, è il termine del percorso, l'ultima tappa di ogni esistenza.
Con il tempo si sarebbe abituato, avrebbe perso quei sentimenti, che in caso contrario non gli avrebbero permesso di compiere la sua missione, sarebbe stato schiacciato dal peso di ogni vita spezzata.
La morte è umana, ma la Morte non può avere umanità.

 
***
 
È la prima storia che pubblico a non essere stata ideata per un contest, l'idea mi è venuta in mente all'improvviso e l'ho subito buttata giù.
Spero vi piaccia e che mi lasciate un commento, positivo o negativo che sia.
Un abbraccio,
Giancarlo




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