Game

di _eentropia_
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Prologo



Roxanne cammina per il vialetto, lenta e sensuale, come se la campanella non fosse ormai suonata da un pezzo. Succhia la sigaretta con gli occhi socchiusi e se la gode.

Roxanne è una che sa godersele le cose, che siano persone o momenti come questo. Si sceglie ciò che vuole e se lo prende. 
E si gode anche la sfida per arrivare ad ottenerle le cose, perché la accende, la strappa dalla monotonia.
L'ha già fregata da tempo, la monotonia, trovando in ogni cosa qualcosa di cui godere.
Anche nella sofferenza.
Se ti godi ciò che ti fa stare male hai vinto il gioco,
è come se lo avessi capito e avessi rifatto tu le regole.
E Roxanne ha già vinto; sposta le pedine come vuole, gioca con le persone, manovra le emozioni.
Ha il controllo su tutto, la sola cosa che la rende schiava è il gioco stesso. 
Lo sa, però non le importa, sorride. Se lo gode, se lo gode alla grande, è una nuova sfida e la elettrizza. 
Ed è bellissima Roxanne quando sorride, sembra che il mondo attorno voglia farle da cornice.

Roxanne tu non la incontrerai mai.
La sentirai presente, però, se starai attento, nei miei gesti; nei miei sguardi.
Perché lei esiste, ma nella mia testa.
Me la sono inventata quando ero bambina e ho lasciato che crescesse con me, sorvegliandola gelosamente.
Avevo paura che lasciandola andare avrei perso un po' anche me stessa.





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