Red Jealousy
Grell
aveva tra le mani la sua personale falce; tutti gli shinigami uguali a
lui ne avevano una, squisitamente personalizzata. Sapeva che da qualche
parte c'era un piccolo quanto insignificante regolamento, al quale
ciascun dio della morte doveva prestare la dovuta attenzione: era
vietato, infatti, arrangiare la propria arma in maniera contraria a
tali - secondo il proprio superbo parere - sciocche quanto futili
regolette.
Una
motosega. Dal torbido rumore del tuono, gorgogliante di piacere non
appena veniva messa in funzione: capace di una perfetta sincronia con
l'ultimo gemito dell'anima che, avida al pari di un bambino, non voleva
strapparsi da quel giocattolo perfetto che era il corpo.
Il quasi
Dio amava contemplare le immagini della vita che gli umani si
lasciavano alle spalle: rimpianti, gioie, dolori... ma il dolce che lo
sfiziava di più era quello della cattiveria. Zuccherosa come
una torta ripiena di cremoso male, invitante quanto il più
perfetto dei dessert in una tavola riccamente imbandita: era il piatto
proibito che tutti, almeno una volta nella vita, avrebbero voluto
gustare.
Con il tempo,
però, aveva capito che gli uomini, anche quelli
che golosamente avevano divorato lo splendido eppure malvagio dolce,
erano noiosamente uguali: scontati, banali, persino nei loro desideri
più negativi. Erano incompleti, soffocati nel loro misero
livello di inferiorità.
Poi aveva
percepito lei,
la Sua Signora in Rosso. Provava rancore; aveva inghiottito tanto odio
nella vita e ogni giorno quelle donne la costringevano a divorarlo
ancora, ancora, e ancora... com'era stato artisticamente poetico il suo
omicidio. Intriso di piacere e di un gran senso di soddisfazione,
almeno finché non si ripiombava nuovamente nella
consapevolezza di essere morti dentro. La finzione di vivere
era la cosa che più amava in quella donna scarlatta, tanto
entusiasta nella sua recitazione quanto logorata dalla sua disperazione
nella realtà.
*°*°*°*
"Non
ucciderlo!" Implorava? Delirava, forse?
Perché
all'improvviso lei era così scialba, così
inadatta per quel rosso meraviglioso che l'aveva sempre resa divina?
Grell si
era leccato lascivamente le labbra, gli occhi folli sgranati e il suo
magnifico ghigno dipinto sulla bocca. Le puntò contro la
propria motosega e piegò appena di lato la testa.
"Tu non
meriti il colore che porti." constatò con un finto
dispiacere, accompagnato da una infantile irritazione.
Ma fu
quando le trapassò il cuore, martellante in petto - proprio
come le decine di donne che erano state uccise prima di lei - che il
sangue scarlatto si mischiò con i vestiti altrettanto
scarlatti. Una perfetta fusione di quel colore intenso, passionale, in
grado di assorbire la parte più vera dell'essere umano.
In quel
delizioso momento di splendore Grell realizzò, per un breve
istante di irrazionale osservazione, che Madam Red non era mai stata
così bella: nei capelli, imbevuti di sangue e resi
più lucidi alla Luna, nella vaporosa gonna nobilitata dalle
macchie della sua stessa morte, nel seducente corpetto forato dalla
falce che la aveva uccisa.
Le labbra
si erano corrucciate un istante, simili a pretenziose ciliege perfette,
per poi aprirsi appena in un moto di stupore, forse di dolore: un
ultimo soffio d'aria e poi la caduta, talmente bella e fatale
nell'affogare nel proprio sangue da sembrare il tuffo di spensierata
adolescente tra le morbide coperte del letto.
Anche lei
altrettanto banale, anche lei altrettanto umana nel desiderare la vita:
non per sé stessa ma per chi amava. Come poteva l'amore
sublimare la nauseante cattiveria?
Solo il
Maggiordomo, quella notte, poteva vestire degnamente di rosso: nel suo
altezzoso disgusto, nella sua demoniaca persecuzione dei propri
obiettivi, in quel sorriso affettato quanto impagabilmente spietato.
"Indossa
qualcosa di rosso; saresti perfetto, Sebastianuccio."
Proprio
come il suo trucco curato, l'impeccabile vestito a misura del corpo
parimenti impeccabile o le scarpe dai vezzosi tacchi. La sua bocca si
distorse un un ghigno folle quando Sebastian - impassibile e un po'
annoiato - si aggiustò pignolamente l'orlo di un guanto
candido, replicando con gelida pacatezza:
"Finiscila,
dici cose assolutamente rivoltanti."
Fingendosi
addolorato Grell spalancò gli occhi crudeli, portandosi
molto teatralmente una mano al petto: "Ma come? - dilatò
leggermente le narici, sgranando maggiormente gli occhi - Lo sai che
sei assolutamente delizioso quando fai il ritroso? Vorrà
dire che scavare nel tuo petto con la mia motosega sarà
ancora più adorabile."
Sebastian
non disse nulla; si limitò ad assottigliare appena gli
occhi, sollevando di poco le labbra per guardare con aria di
sufficienza lo shinigami dal sorriso sadico.
Iniziarono
dunque a scontrarsi: un demone e un dio in grado di danzare in cerca
della morte, sotto la luna immortale che li assisteva coi propri
pallidi raggi. Una presenza materna, rassicurante forse, che rendeva la
notte uno specchio argentato scheggiato dalle ombre della
città, mentre le macchie del sangue, scarlatte di passione,
restituivano a chi cercava il proprio riflesso un velo di pudico
rossore.
Come
vorrei che non sorgesse mai l'alba, mio amabile diavolo di un
maggiordomo. Ma, in fondo, non sarebbe sufficiente abbellire il cielo
con mille altre lune o truccarlo grazie a un'impalpabile traccia di
sangue sulle labbra fatte di stelle?
Mentre sogno perversamente di ucciderti, io rido. Sono sicuro che lo
farai anche tu, Sebastianuccio, nonostante tu non possa rinnegare il
tuo nome.
Comincia a sorridere, allora, perché con la morte reciderai
quel contratto che ti lega a lui.
Sono
terribilmente geloso, sai?
Sproloqui
di una zucca
A sorpresa, senza nessun prevviso, posto d'istinto una fiction in
questo fandom. Sarà che ho fatto un'overdose del manga,
sarà che amo i personaggi di Sebastian e Grell... in ogni
caso eccomi qui con queste righe.
Un esperimento, un gioco truce, una perversa mania del rosso sangue
=ç=
Premetto che non ho guardato l'anime, eccetto la prima puntata, ho
letto le scan del manga nelle quali il diminutivo affettuoso per
Sabastian era Sebastianuccio. L'ho adorato <3
La scena di loro due dipinti ironicamente come Romeo e Giulietta mi ha
fatto davvero lollare ^O^
Questa cosuccia la dedico a Megghy,
al secolo Rota23, la mia hu chan. Tanti sono i motivi; forse lei li
saprà, forse no. Siccome sono ritardataria e senza
organizzazione ne approfitto, visto che poi la sua partenza per le
vacanze sarà imminente.
Ringrazio anticipatamente coloro che recensiranno o anche solo
leggerano questa shot
*inchino* (_ _)
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