Iniziativa:
Questa storia partecipa al #Writober 2019 di Fanwriter.it.
Prompt:
bromance (giorno 6).
Numero
parole: 1086.
San
Valentino.
Lui
odiava, San Valentino.
Non
era mai stato un tipo romantico, uno che regala cioccolatini alla
propria
moglie. Pensandoci bene, non lo aveva mai fatto, nemmeno in passato. Ma
il suo
migliore amico gli aveva chiesto di accompagnarlo alla ricerca di un
regalo e
lui non era stato in grado di dirgli di no.
In
verità, Ron doveva ammetterlo almeno a se stesso, aveva
accettato la proposta
di Harry solo per poter guidare per le vie di Londra, con
quell’auto babbana
che suo padre gli invidiava tanto.
Dopo
essersi abbandonato a qualche piccola e innocua infrazione –
beh, almeno non
aveva causato feriti – e dopo essersi attirato addosso
chissà quanti anatemi da
parte dei Babbani, era riuscito a parcheggiare in un posto tranquillo.
«Eccoci
qui», disse Ron, voltandosi a guardare Harry, che era
schiacciato contro lo
schienale del sedile e fissava ancora dritto davanti a sé
con un’espressione
terrorizzata sul viso.
«Siamo
ancora vivi?» chiese.
«Certo.»
«Bene.
A-andiamo allora.»
Scesero
entrambi dall’auto e si avviarono per una via costellata di
negozi di ogni
tipo, fra decori rosa e rossi a forma di cuore.
«Bah»,
commentò Ron, quasi con disgusto.
«Per
una volta potresti anche provare a essere romantico», gli
disse Harry, gettando
uno sguardo alla vetrina di una gioielleria.
«Chissà se a Ginny può piacere
quell’anello a forma di cuore...»
sussurrò poi fra sé.
Ron
sbuffò sonoramente e incrociò le braccia sul
petto.
«Non
ho bisogno di certi gingilli per dimostrare a Hermione che la
amo», rispose.
«È
San Valentino, potresti sforzarti. Magari un regalo potrebbe farle
piacere ogni
tanto.»
«Tu
cosa le regaleresti?»
Harry
lo guardò allibito.
«Guarda
che è tua moglie, non la mia! Dovresti saperlo cosa le
piace.»
Ron
sorrise sornione.
«Beh,
so cosa le piace, ma non penso che tu voglia i particolari»,
rispose.
Harry
chiuse gli occhi.
«Risparmiameli,
ti prego», rispose.
Proseguirono
per qualche metro, mentre il cielo diveniva sempre più scuro
e qualche fiocco
di neve iniziava a veleggiare nell’aria. Ron
rabbrividì nella giacca, pensando
che gli sarebbe piaciuto bere qualcosa di caldo, ma nel mondo dei
Babbani le
burrobirre non c’erano.
Harry
stava osservando una borsa rossa in una vetrina, quando
l’occhio gli cadde su
un pub dall’insegna luminosa un po’ anonima.
Tirò per la giacca l’amico e
glielo indicò.
«Ti
va una birra?» gli chiese.
«Ma
il regalo...»
«Solo
una, dai. È da una vita che non bevo una birra
babbana.»
Harry
sospirò.
«E
sia, ma una sola.»
Ron
sorrise e si avviarono insieme, sotto la neve che aveva preso a cedere
fitta.
Il
pub era abbastanza grande e frequentato, dall’arredamento un
po’ rustico che
ricordava I Tre Manici di Scopa. Si sedettero a un tavolino un
po’ defilato e
attesero le loro birre.
«Come
va con Ginny?» chiese a un tratto Ron, per pentirsene subito
dopo. Davvero aveva
chiesto al suo migliore amico come andasse con sua sorella?
Harry,
però, non parve turbato.
«Bene,
a parte le strane voglie che le ha messo la gravidanza»,
rispose.
«Cioè?»
«L’altro
giorno voleva il succo di zucca.»
«E
allora?»
Harry
si scurì in volto.
«Era
finito ed erano le tre di notte», rispose.
Ron
scoppiò a ridere.
«Immagino
che Ginny non l’abbia presa bene»,
commentò.
«Mi
sono beccato un Maleficio Mucovolante.»
Ron
rabbrividì. Quando sua sorella si infuriava, era meglio
starle alla larga!
Bevvero
in silenzio le loro birre, ognuno immerso nei propri pensieri.
«Anche
Hermione a volte ha pretese assurde e lei non è
incinta», disse dopo un po’,
posando il suo boccale.
«Per
esempio?» gli chiese Harry.
«Pretende
che non utilizzi sempre la magia e poi si lamenta se quando cucino
sporco
tutto. Miseriaccia, non sono un undicenne!» sbottò
Ron.
Harry
ordinò una seconda birra e lui lo imitò. Bevvero
di nuovo, con più gusto.
«Sai
com’è fatta Hermione... anzi, forse un
po’ tutte le donne sono fatte così»,
commentò Harry.
Ron,
che aveva iniziato ad avvertire un formicolio alle mani,
sbuffò.
«Beh,
allora dovremmo farci rispettare. Insomma, siamo uomini o
no?» disse. «Io
voglio un’altra birra, ne prendo una anche per te?»
aggiunse poi, già con la
mano sollevata per chiamare la cameriera.
Alla
terza birra ne seguirono anche una quarta e una quinta. Alla sesta, sia
lui che
Harry ridevano come due idioti e la realtà aveva preso le
fattezze di un sogno.
«Io
non le comprerò nessun regalo»,
biascicò Ron, premendo il dito contro il legno
del tavolo, come se stesse pigiando un tasto, «dove sta
scritto che è sempre
l’uomo che deve regalare qualcosa alla donna? Io la sopporto
tutti i giorni da
quando avevo undici anni, dovrebbe essere lei a fare un regalo a
me!»
«Hai
ragione, amico», rispose Harry, che aveva la bocca impastata
e il viso porpora,
«siamo uomini!»
«Siamo
uomini!» ripeté Ron e si scolò
l’ultimo boccale di birra. La realtà aveva preso
a girare.
«Forse
è il caso di tornare a casa», disse a un tratto
Harry, «non credo di sentirmi
molto bene.»
«Nemmeno
io, questa birra mi ha dato un po’ alla testa.
Andiamo», rispose Ron.
L’uno
aggrappato all’altro si trascinarono fuori. I negozi avevano
chiuso e per la
via non c’era più nessuno. Si incamminarono verso
l’auto, ma Ron non era certo
che quella fosse la direzione giusta. Aveva la testa intasata come una
teiera.
Qualche altro passo e rovinarono entrambi a terra, scivolando sulla
neve.
«Accidenti»,
bofonchiò Ron, massaggiandosi il fondoschiena, mentre Harry
cercava di
risistemarsi gli occhiali sul naso.
A
un tratto, un clacson richiamò la loro attenzione, seguito
subito dopo da una
frenata e dalle luci abbaglianti di quello che sembrava un autobus.
«Il
Nottetempo», farfugliò Harry.
Ron
si schermò gli occhi, mentre due figure scendevano dal
mezzo. Impiegò un po’
per metterle a fuoco, ma appena riconobbe i volti indignati di Ginny e
Hermione
sentì le viscere contrarsi.
«Ginny...»
«Hermione...»
«Non
una parola!» tuonò Ginny.
«Dovreste
vergognarvi, tutti e due!» urlò Hermione.
Ron
si scambiò una veloce occhiata con Harry, che era sbiancato.
In quel momento le
loro mogli erano più spaventose di... di... Ron aveva la
testa talmente nel
pallone che non trovò un termine di paragone adatto.
«Filate
entrambi sul Nottetempo», disse Hermione, indicando il mezzo
ancora fermo.
«A
casa faremo i conti, Harry», soggiunse Ginny.
«Anche
noi, Ron.»
Harry
lo aiutò a rimettersi in piedi, mentre la neve riprendeva a
scendere
abbondante. Mentre si avviavano, seguiti dalle rispettive mogli, Ron
guardò
l’amico.
«Miseriaccia,
non l’ho mai vista così»,
sussurrò.
Harry
gli si accostò per non farsi sentire.
«Forse
è meglio farle un regalo, Ron», disse.
«Sì,
lo credo anch’io.»
Angolino
dell’autrice:
Buonsalve!
Cosa
posso dire? Questa OS non ha senso, ma il Writober è anche
questo: sperimentare
e mettersi alla prova, vada come vada.
Spero
che, almeno, vi abbia strappato un sorriso.
Senza
alcuna pretesa,
Elly
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