Il
corpo di Kronika giace inerte davanti ai miei occhi.
Per
alcuni istanti, resto immobile e respiro affannosamente.
Sono
sorpreso. Sono riuscito a schiantare la signora del tempo.
Rido
tra me. Niente male per un mingherlino di Wicket.
La
clessidra brilla d’una luce invitante nell’oscurità
di questa isola.
Lo
sciabordio delle onde del mare di sangue riecheggia nel silenzio.
Cammino
e mi avvicino alla clessidra.
– Posso
cambiare la storia… – mormoro, trasognato. Io, sempre
così ancorato alla realtà, mi sento completamente
smarrito.
Ho
la libertà di manipolare la storia.
Con
questa clessidra, posso fare quello che voglio.
Ma…
a cosa serve?
Sono
confinato in quest’isola dimenticata all’inizio del
tempo.
Se
uso questa clessidra, tutto mi sarà noto e la vita perderà
il sapore gustoso dell’imprevedibilità.
Diventerà
un piatto privo di sapore e sarò sommerso dal disgusto.
Mi
chino e stringo tra le dita la sabbia di questa spiaggia.
No,
non voglio vivere col peso di una simile noia, perché
rischierei di perdere la ragione.
La
mia vita non deve diventare una lunga striscia di giorni sempre
uguali.
Solo
il rischio dell’imprevedibilità fa fremere di piacere la
mia intera persona.
Niente
è più divertente di un combattimento con un abile
avversario, capace di stimolare le mie abilità.
E,
se mi servissi di questo artefatto, non avrei più un simile
piacere.
Rifletto.
Nessuno deve prendere questo strumento, tanto potente quanto
pericoloso.
Con
questo artefatto, qualsiasi persona può creare una linea
temporale secondo il suo capriccio.
E
questo potrebbe interferire con la mia esistenza.
Prendo
la clessidra e la getto nel Mare di Sangue.
Con un
tonfo sinistro, quell’orologio a sabbia sprofonda nel mare,
sollevando lunghi getti rossi.
Non c’è
fondo. Nessuno potrà servirsi di quello strumento.
Contemplo
il paesaggio di quest’isola, illuminato dalla luce dei lampi, e
sorriso compiaciuto.
E’
questa la storia che io desidero.
Caotica.
Inconoscibile.
Proprio
come piace a me.
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