Il posto che cercavo

di FourWalls
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Questo è un pò un esperimento. Catapultare un ragazzo ricco e strafottente in un ambiente come le fattorie americane. Ditemi che ne pensate, probabilmente passerà un pò prima di aggiornare perchè mi sto accupando di ben 3 storie ^^. Mi raccomando recensite.
Peace out, FourWalls

DECISIONE

Sapevo ciò che stava per dirmi. Le solite cazzate da padre. Così rimasi in silenzio in attesa che me lo sputasse in faccia con la sua aria di superiorità. Non avevo scelta, ero obbligato essendo minorenne a fare ciò che mi dicevano i miei genitori, e sbuffando forte mi sedetti sulla poltrona di quell'ufficio perfetto buttando i piedi sulla scrivania. Presi una matita e iniziai a farla roteare.
Ma quanto ci voleva a salire le scale?
La porta si aprì e mi voltai appena. Mio padre entrò sempre con quell'aria seria e irritante e si sedette al suo posto.
"Tira giù i piedi dalla scrivania Mike". Sbuffai e li lasciai cadere pesantemente a terra.
"Mi sono stancato". Si tolse gli occhiali e mi guardò in faccia. "Andrai dalla sorella di Denise finchè non valuterò io quando farti tornare".
Denise era la mogliettina perfetta del mio simpatico e affettuoso papà. Una troia immensa.
"Dove vado posso saperlo o devo tirare a indovinare?".
"A Brentwood nel Tennessee. In un ranch di famiglia. Imparerai a lavorare come si lavora nelle fattorie". Era inutile ribattere. Avrei odiato quel posto che sicuramente puzzava di merda, ma se avessi fatto finta di goderlo e comportarmi bene sarei tornato prima, e tanto valeva iniziare subito. Continuai a far roteare la matita tra le mie dita.
"Partirai domani, non appena avrai fatto le valigie. E' deciso. Ora vattene fuori di qui". Si, era sempre molto simpatico.
Me ne andai sbattendo la porta e mi chiusi in camera mia. Accesi lo stereo e mi buttai sul letto.
La goccia che fa traboccare il vaso, l'espulsione dalla scuola per atti vandalici. Non era colpa mia se quella scuola non sapeva stare allo scherzo. Avevo allagato i bagni, non fatto incendiare l'edificio e messo tutti in pericolo. Per enorme sfiga questa volta non era bastato il nome di mio padre ne i suoi soldi per corrompere la scuola privata a cui ero costretto ad andare. Stavolta avevo oltrepassato il limite, così pensavano tutti.
Mi alzai dal letto e scesi le scale saltandone tre alla volta, facendo quasi cadere la domestica. Salutai il giardiniere con una pacca e aprìì il garage.
Eccola lì, il mio gioiello. La mia splendida Yamaha nera lucida mi stava guardando in attesa che la portassi a fare un giro.
"Ehi splendore" mi rivolsi a lei "Ti va di sgranchirti le ruote per l'ultima volta?". Presi il casco e accesi il motore.
"Forza splendore, è ora di correre". Feci aprire il cancello della villa e partìì a tutto gas.
"Siii" urlai. Andavo veloce senza preocuparmi delle leggi stradali.
Al diavolo, pensai. Questa è l'ultima volta che posso godermi la mia moto.
Il mio dannato padre che odiavo con tutto me stesso era uno dei chirurghi plastici più famosi di Los Angeles, e non poteva certo avere un figlio che combinava casini in giro. L'unica nota positiva in tutto ciò, era la mia bella Yamaha, che non avrei potuto comprare se mio padre non fosse un chirurgo plastico. Ecco spiegata anche la presenza di Denise. Tette rifatte ogni volta che voleva e shopping, tutto gratis per lei. Quanto odiavo anche quella troia.
Feci un giro al Green Oak, il locale che frequentavo con i miei amici e dove c'erano sempre, e dico sempre, belle ragazze e birre di qualità. Rimasi lì con i miei amici tutta la notte a bere birra. Quasi all'alba salutai tutti e me ne tornai a casa.
Buttai qualche straccio nelle valigie con cui vestirmi, tanto chi se ne fregava dei vestiti in una fattoria?
Aspettai che venisse a prendermi l'autista nel cortile, e diedi un bacio alla mia moto.
"Mi mancherai piccola".
Quando sentìì il suono del clacson salìì in macchina e partìì verso l'aereoporto.
Non salutai nessuna delle persone che vivevano in quella casa. Non importava ne a me ne a loro.




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