Biscotti della fortuna e sorelle un po' tonte

di GeoFender
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Prompt: 27. Biscotto della fortuna


Onestamente, Kate non sapeva cosa le fosse passato per la mente quando aveva deciso sul serio nel campo dell'immobiliare. 
 
Forse troppo champagne. O scotch. 
 
Far quadrare i conti, specialmente dei possibili lavori necessari per il futuro gay bar di fronte ad Alessandro's, non era facile. L'atmosfera nell'ex ufficio di Bruce e la sua presenza, seppur non fisica, la opprimeva rendendo tutto più complesso. E i suoi ritmi circadiani, completamente fuori dall'ordinario, non contribuivano alla sua concentrazione. Alzò lo sguardo, risvegliata da quella strana trance da un rintocco di un vecchio orologio. Le sette di sera. 
 
Diamine, da quanto sono qui? 
 
Si stropicciò gli occhi, percependo la stanchezza nei suoi poveri muscoli, fin dentro alle ossa. E poi... Passi. Passi ticchettanti, veloci, alterati. Forse era un'allucinazione data dalla mancanza di sonno. Sì, doveva esserlo. 
 
« KATHERINE REBECCA KANE. » 
 
Kate sobbalzò per la voce squillante che risuonò nell'ufficio della Wayne Tower. Non si fece però cogliere in fallo da essa, mostrandosi col suo solito sorriso sbilenco, composta alla scrivania d'antiquariato. 
 
« Mary Elizabeth Hamilton. » 
 
Oh, Mary era abituata a quella maschera. Non ci sarebbe cascata di nuovo. Sbatté, senza grazia alcuna, la busta piena di cibo da asporto di un ristorante lì vicino. 
 
« Riso fritto con pollo e pollo Kung Pao. E biscotti della fortuna. Su, apri il tuo. » 
 
Incitò Kate con il paio di bacchette usa e getta che aveva spezzato, iniziando a mangiare il suo maiale in agrodolce, intervallato da qualche assaggio del suo chow mein di verdure. La teneva d'occhio, sua sorella saltava spesso i pasti. O comunque non cenava o pranzava a casa. Kate sospirò a quell'assurda, a suo parere, richiesta ed estrasse una bustina, aprendola e infine spezzando a metà il dessert secco. 
 
« Mi dispiace, non posso aiutarti; sono solo un biscotto!  Utile. » 
 
« Su, apri il mio. Tanto sono a dieta. » 
 
La Hamilton fece spallucce, riprendendo a ingozzarsi di chow mein, il maiale ormai finito. 
 
« Allora non dovresti... Lascia stare. Vediamo un po'. » 
 
Kate prese il secondo, un sopracciglio ancora alzato, leggendo infine il contenuto, prima tra sé e sé e poi scandendo bene le parole. Oh, molto meglio. 
 
« Va dove ti porta il cuore, ma vacci armato. Consiglio saggio. Sul serio, stavolta. » 
 
Kate fu sincera e Mary, la bocca troppo piena per dire qualcosa di complesso, annuì capendo e intuendo ciò che la sorella stava per dire. 
 
« Grazie Mary. Per esserci. Sei una sorella notevolmente migliore di me e sono grata di averti. » 
 
« Oh, lo so. Che sono migliore e che sei grata. Ma alla fine, anche con quella tua testa dura, ci sei arrivata. » 
 
Disse fintamente superiore Mary, alzando il viso. 
 
« Hai della salsa di soia sul naso e quella agrodolce sul mento. » 
 
« Oh. Dammi... Dammi quei tovagliolini. » 
 
« Aye aye... Sorella. » 


 




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