RICOMINCIAMO DA QUI
Capitolo 68
Lascio scivolare il mio sguardo su quello che per anni è stato il mio appartamento.
Accarezzo con gli occhi qualsiasi particolare che possa essere degno di
nota, rendendomi conto che in questo momento senta nascere una
malinconia all'altezza del cuore. Mi mancherà rifugiarmi tra
queste quattro mura, al ritorno dal lavoro, riuscire a percorrere la
strada dalla cucina al corridoio che conduce alla zona notte, anche a
occhi chiusi: perché ormai ogni antro di questa casa è
impresso nella mia memoria; oppure rintanarmi sotto le coperte del mio
letto, svegliarmi al mattino e godere della vista della piccola
finestra in cucina, immergendomi nella vita dei passanti, mentre
sorseggio il mio caffè. Adesso che la osservo così, vuota
e silenziosa, fatta eccezione per i mobili che già la
componevano, mi viene da ammettere che è triste pensare che, questo
posto che per tanti lunghi anni, mi ha accolta, vista piangere, ridere,
emozionarmi, possa, un giorno, appartenere a qualcun altro.
Non voglio piangere, però. L'ho fatto già abbastanza, nel
momento in cui con cura ho riposto i miei effetti personali negli
scatoloni che adesso campeggiano nell'automobile del mio ragazzo. A
ogni pezzo che scivolava giù nel cartone, ho avvertito il mio
cuore stringersi in morsa.
Ma questo non significa non sia elettrizzata all'idea di convivere con
Luca, anzi. Nonostante rappresenti qualcosa di nuovo per me, non ho mai
fatto in modo che il pensiero mi traumatizzasse.
Forse in passato, se mi fosse stato chiesto, avrei tentennato e deciso
di mantenere il mio appartamento per un po', giusto per constatare
l'andamento delle cose, invece adesso....
Adesso sono sicura di quello che io e lui stiamo per compiere e quando
avverto i suoi passi rimbombare dalle scale e palesarsi sempre
più vicini, un sorriso arriva a increspare le mie labbra. Poco
dopo mi è dietro; non ho nemmeno bisogno di voltarmi per
capirlo, ma la sua sola presenza mi rassicura tantissimo.
Percorro un'ultima volta con attenzione queste quattro mura,
rilasciando un lungo respiro profondo, prima di spegnere la luce e
chiudermi la porta alle spalle, questa volta per sempre.
Farlo è come terminare un capitolo, con la speranza di un nuovo inizio all'orizzonte.
Mi volto verso di lui e incrocio lo sguardo di Luca, trovandolo già puntato su di me.
Lui mi porge la sua mano, invitandomi a stringerla e io lo faccio, senza esitazione, muovendomi verso la sua figura.
"Andiamo?" mi domanda, scrutandomi da sotto le ciglia.
Mi sporgo per accarezzargli una guancia, lasciando che la sua barba mi solletichi le dita.
"Sì..." gli sussurro, senza riuscire a separare i miei occhi dai
suoi. Luca deve percepire il mio turbamento nascosto, perché
poco dopo si premura di stringermi a sé, inglobandomi tra le sue
braccia, che mi appaiono premurose e forti.
Sono avvenuti così tanti cambiamenti nella mia vita, ma mi rendo
conto di venirne a patti, davvero, solo adesso. E, per la prima volta,
mi ritrovo a non soccombere sotto il loro segno, no, li accetto e li
affronto con più serenità possibile.
Così, quando lui torna a porgermi la sua mano, io rinnovo la
nostra stretta e scalpito al suo fianco, fino alla sua automobile,
pronta a seguirlo, in quella che diventerà presto il nostro
appartamento.
La mia casa, invece, l'ho già trovata: è e sarà sempre al suo fianco.
Il
tragitto verso lo stabile dove Luca risiede è breve ma
estremamente divertente. Non so se per lui possa dirsi lo stesso,
avvertendomi cantare a squarciagola qualsiasi cosa passino alla radio,
nel frattempo in cui mi esibisco in un imbarazzante balletto, portando
le mani chiuse a pugno davanti alle labbra, a simulare un microfono.
Eppure compiere ciò, mi dà la dimostrazione di quanto io
con lui mi senta libera di essere me stessa, di esprimermi in una
maniera che forse con qualcun altro tenderei a tenere nascosta. Stasera
più che mai. però, ne ho bisogno, per permettere di
trapelare tutte le emozioni che mi invadono.
Incrocio i suoi occhi, che non hanno smesso di scrutarmi con una luce
colma di divertimento, e insieme ci abbandoniamo a una risata spensierata.
Il
condominio in cui abita si staglia presto davanti ai nostri occhi. Luca
mi esorta a scendere dall'abitacolo, non appena posteggia la sua
automobile nel parcheggio adibito del centro residenziale e io lo
seguo, eccitata come fossi una bambina.
Porgo la mia attenzione su di lui, mordicchiandomi un labbro per nascondere un sorriso, ma mi risulta difficile, sul serio.
In poche falcate, mi è accanto, ad abbracciarmi in un modo che
potrebbe farmi sciogliere le gambe in gelatina. Il suo che sguardo
appare così intenso su di me.
"Pronta a iniziare la nostra nuova vita insieme?" mormora, abbassandosi
per parlarmi a un soffio dal viso; il suo volto che va a nascondersi
tra i miei capelli, inspirandone il profumo.
Le mie dita risalgono lungo la sua schiena, per posarsi dietro la sua nuca, mentre lascio andare un gemito colmo di eccitazione.
"Sì!"
Luca sbuffa un riso, incrociando i miei occhi che risplendono di luce
propria, poi senza che me ne renda conto, mi prende tra le sue braccia,
appoggiando una mano sotto le mie ginocchia e un'altra a circondarmi la
schiena a mo' di sposa.
Il suo intento mi sorprende così tanto da far trapelare un gridolino di gioia e sorpresa dalle mie labbra.
Corro ad aggrapparmi al suo collo, a volermi sostenere, e lasciando
andare una risata divertita, lo colpisco con la borsa dietro la schiena.
Lui soffoca un finto lamento di dolore, volteggiando sul posto e
dedicandomi il più bel sorriso che io abbia mai visto affiorare
sul suo volto.
"Ma cosa fai, sei pazzo?!" lo reguardisco, assottigliando lo sguardo ma
senza mostrarmi davvero infastidita dalle sue intenzioni.
Il mio ragazzo scuote il capo, prendendo a incamminarsi verso l'interno
del condominio, salendo i gradini a due a due, con me,avvolta attorno
al suo corpo, che mi tengo ancora di più a lui a ogni sussulto.
"Ti accolgo come si deve nella nostra nuova casa, no?" mormora poi,
abbassandosi su di me, con un sorriso suadente. Come se fosse naturale
e lo è, caspita! Vivremo insieme!
Faccio in modo che il mio sguardo adorante adesso trovi il suo, e mi
sporgo verso di lui, giungendo il suo viso tra le mie mani e
carezzandolo tra le mie dita.
Lo bacio prima che possa solo pronunciare parola, lentamente, quasi a
voler assaporare a lungo questo momento, trattenendo il suo volto, in
un modo quasi disperato, senza poterlo lasciare andare sul serio.
Luca protesta in uno sbuffo, infastidito dell'impedimento che adesso il
mio corpo riservi per lui. Perché non può stringermi, e
toccarmi, come invece desidererebbe. Ma il suo ardore lo avverto in
ogni fibra, nella maniera in cui trattenga il mio labbro tra i denti, o
come le sue mani salgono a percorrere il mio corpo, facendomi
trattenere un sospiro di piacere.
Poi, sostenendomi a sé con una mano soltanto, prende a
ricercare, alla rinfusa, le chiavi nella tasca dei jeans. Così,
non appena mi rendo conto che sia limitato nei movimenti, faccio in
modo che le mie dita cerchino le sue, guidandolo.
Ci sfioriamo in un brivido.
A quel punto, Luca sorride sulle mie labbra, sfacciato e soddisfatto,-
portandomi a desiderare di baciarlo ancora e ancora, per il resto della
mia vita-, non appena avverte lo scintillio che produce il metallo al
contatto con le nostre mani, quindi si appresta a infilare le chiavi
nella toppa.
"Benvenuta" sussurra, non appena la serratura dietro di noi scatta.
Solo quando il suo appartamento ci accoglie, mi adagia, portandomi a
toccare terra con i piedi. La casa è al buio, completamente,
fatta eccezione per la luce fioca che proviene dal pianerottolo, ma non
appena Luca la richiude, adagiando il mio corpo contro di essa,
l'oscurità torna ad avvolgerci.
Torniamo a baciarci, senza esserne mai sazi davvero, muovendoci a tentoni pur di non separarci.
Poi Luca deve urtare uno di quegli scatoloni che abbiamo in precedenza
portato e questo ci fa reprimere un verso di fastidio, portandoci a
dividerci, per non intaccare la sua incolumità.
Avverto il mio ragazzo, muoversi, sfiorandomi in un fruscio e poco dopo
la luce si riaccende su di noi, rivelandoci l'una all'altro e
viceversa, ancora vicini e profondamente coinvolti, con i respiri
ansanti.
Scendo ad accarezzare il viso del mio fidanzato, dedicandogli un sorriso.
"Ma siamo...soli?" gli domando in un'espressione incuriosita, lasciando
vagare i miei occhi sull'ambiente che ci circonda; uno strano silenzio
ci accoglie, interrotto solo dai nostri ansiti e movimenti.
Luca corruccia la fronte, seguendo il mio sguardo, facendo in modo che
subito dopo sul suo viso si disegni un'occhiata insospettita.
"No, dovrebbe esserci Vanessa" mi riferisce, portandosi un dito alle
labbra, pensieroso; le sue mani che corrono ad allontanarsi dalla mia
figura, portandomi a desiderare che torni qui, da me, e riprenda ad
accarezzarmi senza stancarsi mai.
"Vado a controllare, ok?" si premura di dirmi. "Torno subito".
E io, nonostante le mie labbra si arriccino in un broncio infantile, lo
lascio andare, osservandolo allontanarsi per il corridoio.
Faccio
ruotare la mia attenzione su me stessa, proferendo un respiro che
manifesta tutta la mia serenità. Mi muovo tra gli scatoli che io
e Luca abbiamo riposto accanto al divano e mi abbasso a rovistarne il
contenuto. Le mie dita sfiorano alcune fotografie, poi la carta dei
libri che ho portato con me, e faccio in modo che una cornice capiti
tra le mie mani. Ho bisogno di cominciare a sentire questo appartamento
anche un po' mio, di apportare il mio tocco nell'ambiente, togliendolo
dall'anonimità che ora rappresenta per me.
Lambisco in una carezza dolce e gentile la foto che ci rappresenta,
quella che, nella frenesia di averlo rincontrato dopo anni, sono andata
a ricercare; la stessa che mi ha riportata indietro nel tempo, al
periodo in cui ci siamo conosciuti e mi sono innamorata di lui.
La guardo, insistentemente, senza voler mai smettere di farlo, e mi
viene da pensare che potrei ancora solo consumarla con i miei soli
occhi, così la poso, lì, sul mobile dell'ingresso,
insieme alle altre foto di Luca e sorrido soddisfatta che abbia trovato
il suo posto. E che sia a ricordarmi che, nonostante sia passato tutto
questo, io non abbia mai smesso di osservarlo con la stessa espressione
intensa e adorante.
E poi credo sia giusto così, da oggi questo diverrà il
nostro nido d'amore, e voglio che ci sia traccia anche di quello che
è stato il nostro passato, da dove tutto è cominciato.
Mentre
mi perdo, però, nel constatare quale sia la posizione più
adeguata, in modo tale che la si scorga ma non sia mostrata con una
certa prepotenza, la voce di Luca giunge alle mie orecchie, facendomi
destare nella sua direzione, curiosa e sorpresa.
Lui si muove verso di me, sciorinandosi in un sorriso colmo di
soddisfazione. "Vanessa non c'è. È uscita" mi rivela,
muovendo le sopracciglia su e giù in un gesto eloquente. "Ha
lasciato un bigliettino".
Annuisco, scrutandolo incertamente dilettata e prendo il pezzo di
carta, che mi sta porgendo, dalle sue mani, e ne leggo il contenuto.
-Sono a cena da Eleonora e rimarrò qui per la notte, non aspettatemi, quindi. Divertitevi, eh, mi raccomando!
Baciiii❤-
Mi apro in una risata a palesare tutto il mio divertimento e non mi
accorgo che Luca si sia avvicinato, cingendomi i fianchi per stringermi
a sé. Il suo tocco è capace di farmi rabbrividire.
Rilascio un sospiro, nel momento in cui lascia che il bigliettino tra
le mie mani voli via, a posarsi in un punto indefinito sul pavimento.
"Siamo soli..."mi sussurra, parlandomi in un modo roco accanto all'orecchio e facendomi tremare di aspettativa.
Ma decido di fare la sostenuta, giocandogli un dispetto.
Poso le mie mani sulle spalle, spintonandolo lievemente eppure senza allontanarlo da me, sul serio.
"Che ne dici se preparissimo la cena?" gli replico, mentre scendo ad
accarezzargli il petto in una maniera che voglio far sembrare ingenua e
casuale.
Luca si sottrae al mio tocco, sordo a qualsiasi cosa non riguardi
stringere me, me soltanto, e mi dedica un'espressione suadente,
scendendo a intrecciare le dita delle sue mani con le mie.
"Io dico che c'è modo migliore per innaugurare la nostra prima sera insieme".
"Ah, sì?" lo sfido, socchiudendo gli occhi, vinta ormai da qualsiasi tentativo di resistergli.
"Mmh-mmh" mormora, sfiorando il mio naso con il suo, con il suo respiro che si infrange sul mio.
Allora rido, cingendo il suo viso tra le mie mani e quando lui prende a
camminare all'indietro, lo seguo, colma di amore e eccitazione. Non mi
è difficile immaginare come abbia intenzione di festeggiare la
nostra serata. La prima di tante altre, insieme.
***
La
convivenza ha fatto in modo che la complicità già
esistente tra di noi si intensificasse, ma non avevo dubbi su questo.
Luca ha permesso che mi facessi strada nella sua vita e facessi miei i
suoi spazi, che invadessi il suo armadio, in un modo non estremamente
equiparato, certo, ma condiviso. Insieme, poi, abbiamo trovato un posto
per quello che ho portato con me, rivestendo il suo appartamento di
calore e familiarità, rendendolo finalmente non più solo
suo, ma nostro. Così adesso i muri parlano dei momenti
più importanti che hanno contraddistinto la nostra vita,
cominciano a raccontare la nostra storia e non smetteranno mai di
farlo, aspettando che un nuovo tassello sia aggiunto alle fotografie che li compongono.
Vivere constantemente sotto lo stesso tetto, mi ha fatto scoprire nuovi
aspetti di lui, che sia estremamente ordinato e che non abbia bisogno
di rimproverargli di lasciare le sue cose in giro, il che per una
perfezionista cronica come me gioca sicuramente a mio favore.
E poi, sebbene avessimo già sperimentato come fosse bello
svegliarsi al mattino, insieme, lo è ancora di più
poterlo fare sempre. Riscoprirci complici e uniti nel prepararci, e nel
ritrovarci la sera e decidere di dedicarci alla cena.
Abbiamo trovato un equilibrio e un'intesa tale da farci comprendere
quale sia il meglio per l'altro. D'altronde l'amore è anche
questo: partecipazione e condivisione, lasciare che il pensare a se
stessi diventi preoccuparsi anche dell'altro, facendo in modo che due
caratteri diversi entrino in contatto, senza collidersi, ma smussandosi
per adattarsi nel modo migliore e stare insieme.
L'amore per me, ora, è il sorriso di Luca, al mattino, appena
svegli, è l'odore del caffè portato a letto, è la
sintonia che ci accompagna nel corso della giornata; l'amore è
il tempo passato accoccolati sul divano del salotto, a guardare un film
a cui non prestiamo attenzione per davvero, tanto attratti l'uno
dall'altro e dall'alchimia che ci anima. L'amore sono i nostri
discorsi, che a volte rasentano argomenti assurdi ma che ci appaiono
come quelli più interessanti che abbiamo mai ascoltato; l'amore
sono le risate, i piccoli dispetti, dediti a provocarvi, l'amore
è il dialogo, la fiducia e il rispetto che ci alimenta. L'amore
è questo, nelle sue più piccole forme e cose, e tanto
altro ancora. L'amore è tutto ciò che adesso mi
accompagna e mi guida e a cui non voglio sottrarmi mai più.
Abbiamo pensato quindi
che, per festeggiare, la nostra decisione di vivere insieme, fosse un
bella idea invitare le nostre famiglie a pranzo. Ci è sembrato
un buon modo per permettere loro di conoscersi e metterli a corrente
della decisione che abbiamo preso: chiedere l'affidamento della piccola
Lucia. Non vedo l'ora di godermi le loro espressioni, e poter captare
le loro reazioni.
Io
e Luca abbiamo cucinato per le nostre famiglie, dividendoci in parte
equa i compiti. Io mi sono dedicata al secondo: il mio pollo fritto con
peperoni; lui alle sue lasagne, con la ricetta tramandatogli da sua
madre. Così, mentre la tavola è già apparecchiata
di tutto punto, di cui mi sono occupata io stessa, e le lasagne
cuociono in forno, mi dedico alla preparazione del dolce.
È stato bello constatare che Luca sia quasi più bravo di
me in cucina, ma che sicuramente il suo ordine non si ripercuota anche
qui, con le stoviglie lasciate in giro. Eppure, allo stesso tempo,
è stato davvero piacevole notare con quanta chimica e unione ci
siamo prodigati nel cucinare. Sembrava che ci venisse naturale, come se
lo avessimo fatto da sempre. Ognuno di noi appariva captare quando
l'altro avesse bisogno di una mano o di qualche ingrediente,
così come era chiaro fossimo affascinati dall'altro
nell'osservarlo applicarsi nello svolgimento. Non sono mancati momenti
di brio, come allo stesso tempo i sorrisi, ogni qualvolta ci sfioravamo
anche solo con lo sguardo.
Ora, dopo aver dato una sistemata al bancone, spogliandolo di
ingredienti che non servissero più, Luca mi bacia a fior di
labbra e mi lascia sola, decidendo di andare a fare una doccia, per
ripulirsi dallo sporco.
Allora scelgo con cura cosa mi serva per il procedimento e proseguo nella preparazione della mia torta ricotta e cioccolato.
Impasto, verso, frullo, il tutto condito con estrema attenzione e tanto
amore. Quello che provo per le persone che mi stanno accanto e a cui
non vedo l'ora di comunicare la nostra decisione.
Un sorriso spontaneo si insinua sul mio volto al solo pensiero,
così mentre controllo la consistenza dell'impasto, saggiandolo
con un dito e constatando la giusta dose di zucchero, lo sistemo nella
teglia, pronta a infornarlo.
Luca sopraggiunge proprio in quel momento, palesandosi al mio fianco e
invadendomi con il suo profumo forte e inebriante. Lo scruto con la
coda dell'occhio: è vestito di tutto punto, con una camicia
bianca che gli fascia il torace, delineando la forma delle sue braccia
muscolose, sopra a un paio di jeans scuri. Non posso fare a meno di
pensare che sia più bello che mai, ma cerco di non mostrarmi
totalmente attratta dalla sua figura che, invece, esercita su di me un
effetto ipnotizzante e abbasso lo sguardo, fingendomi presa dalla
cottura della torta.
"Anche il dolce è in forno" proferisco, tirando un sospiro, nel
momento in cui avverto le sue mani posarsi sui miei fianchi. Giro su me
stessa, tra le sue braccia, con le mie dita che vanno a posarsi sul suo
petto in una carezza gentile.
"Bene" replica lui, in un occhiolino soddisfatto, abbassandosi su di me. "Direi che siamo stati una grande squadra".
Non posso fare a meno di dedicargli un riso grato e luminoso.
"Puoi dirlo forte" gli sussurro, accanto a un orecchio, avvertendolo
ridere sotto il tocco delle mie mani che risalgono lungo le sue spalle.
Mi sottraggo poco dopo alla sua presa, provocatoria, scivolandogli da sotto le dita, senza che lui ponga resistenza.
"Vado a farmi una doccia. Stai attento tu qui, ok?" lo reguardisco
bonariamente, pizzicandogli una guancia come se fosse un bambino.
Lui annuisce, inzuppando un dito nella ciotola che ho utilizzato in
precedenza, e sporchandomi la punta del naso, in un dispetto infantile.
"Ehi!" sbuffo, in un broncio.
"Ops!" si finge ingenuo, portandosi una mano al petto con fare teatrale.
"Mmh, però è davvero buono!" si complimenta con me,
gustando quello che ne rimane. E io rimango affascinata dalla goduria
che alberga sul suo viso, dal modo in cui i suoi occhi si socchiudano,
bagnandosi le labbra per ripulirle dall'impasto cremoso.
Allora mi allontano, prima che possa decidere di desistere dal compito
che mi sono imposta, ma con un sorriso soddisfatto in volto che proprio
non vuole andare via.
Poco
dopo sono pronta anche io. Ho scelto di indossare un vestitino a balze,
floreale, abbinato a un paio di stivaletti beige e di truccarmi
leggermente per nascondere il segno della stanchezza, ma accentuando
allo stesso modo i tratti del mio volto.
Ruoto su me stessa, raggiungendo Luca che, così come mi
aveva promesso, si è appropriato di uno sgabello, dedito a
supervisionare la cottura di lasagne e dolce.
"Eccomi qua!" esordisco, spalancando le braccia per indicarmi. Ottengo
presto la sua massima attenzione. Mi viene da pensare che ci sia
qualcosa nel suo modo di scrutarmi, a fondo, così intenso, da
farmi tremare. L'amore che provo per lui, e che lui prova per me, mi
riempie in una maniera totalizzante, portando il mio cuore a scaldarsi
di un calore che fa così bene.
Luca mi raggiunge, sostenendomi tra le sue braccia e non mi rendo
nemmeno conto che poco dopo incontri la parete dietro di me. Si abbassa
su di me, e preso dall'istinto, mi coglie con un bacio capace di
mozzarmi il fiato. Fa in modo che le sue labbra plasmino le mie,
saggiandole e mordicchiandole pur di reclamarne l'appartenenza.
E io lo accolgo con sorpresa, facendo risalire le mie mani lungo il suo
collo, e poi a posarsi tra i suoi capelli che mi diverto a districare,
donandogli un aspetto scarmigliato, proprio come piace a me.
Luca soffoca un sorriso sulla mia bocca, facendo scivolare le sue dita
a posarsi dietro la mia schiena, solleticandomi da sopra il tessuto.
Rido, dimenandomi sotto il suo tocco, e porto una mano a posarsi sulla sua guancia, a lungo, carezzando il suo viso.
"Ti amo" gli sussurro, a fior di labbra, lasciando che il mio sguardo
dolce e preso incontri il suo e faccia in modo che adesso siano i
nostri occhi a parlare per noi.
Il campanello di casa arriva a spezzarci dal nostro idillio, portandoci a sobbalzare lievemente.
Luca si sporge per baciarmi ancora, un'ultima volta, e io mi premuro di
cancellargli il segno del mio rossetto, velocemente, prima che lui si
offra di andare ad accogliere i nostri ospiti, mentre io mi dedico a
tirare fuori le lasagne dal forno, per evitare che diventino troppo
cotte. Mmh, emanano davvero un buon profumino!
Le
prime ad arrivare sono Vanessa ed Eleonora con la piccola Sofia. La sua
vocina allegra e deliziosa è inconfondibile.
Da quando mi sono trasferita a casa di Luca, Vanessa ha preso la
decisione di andare via, lasciandoci liberi di goderci i nostri spazi,
senza aver timore di essere beccati in flagrante dalla sua presenza.
Nonostante Luca non fosse d'accordo al pensiero che lei rappresentasse
un
peso per noi,ha dovuto accettare la sua decisone. All'inizio, ha
protestato contrariato soprattutto all'idea di saperla in un
appartamento, sola, anche in vista del parto che si avvicina. Vane ha
avanzato la proposta di chiedere aiuto alla sorella di Luca,
avvalendosi del benestare di Eleonora che non si è sottratta,
anzi, ha accolto la notizia con gran clamore, pronta a prendersi cura
di questa ragazza che è ormai diventata di famiglia, e in cambio
lei si è offerta di darle una mano per quanto possibile
con Sofi.
Poco dopo, un po' prima che io stia decidendo di muovermi verso
l'ingresso, avverto lo scalpitio dei passi della piccola e non passa
molto che io la ritrovi tra le mie braccia a stringermi e dimostrarmi
il suo affetto più profondo.
"Zia, Anita!" la sua risata viene soffocata nell'incavo del mio collo,
accoccolata al mio petto e cullata dal mio istinto materno.
"Tesoro"sciorino in un sorriso, accarezzandole i capelli raccolti in una treccia un po' scomposta.
"Zia!" ripete lei, giungendo il mio viso tra le sue mani, lasciando che
sul suo volto si insinui un'espressione radiosa; le guanciotte rosee
che la rendono dolcemente adorabile. "Sono tanto felice di vederti!"
Le carezzo una gota, con premura. "Anche io, piccolina, anche io".
"Vieni, andiamo a salutare la mamma" la esorto, facendo in modo che
scivoli giù dalle mie braccia, ma che mi ponga la sua mano
affinché l'avvolga con la mia.
Vanessa ed Eleonora ci accolgono con lo stesso fragore che la piccola ha dimostrato.
"Vi siete sistemati bene vedo, eh! Bravi!" Si congratula la sorella di Luca, strapazzando il viso del fratello tra le sue mani.
Lui sbuffa in un broncio infantile, ma senza mostrarsi davvero infastidito dalle attenzioni invadenti di Ele.
"Ooh, e questa cos'è?" domanda, sciogliendosi in un sorriso
intenerito, muovendosi verso il mobile accanto all'ingresso. Non appena
mi rendo conto che il suo obiettivo sia la nostra foto, non posso fare
a meno di sorridere anche io.
Luca si gratta la nuca, a camuffare il suo imbarazzo. "È una vecchia foto..."
Lei lascia vagare il suo sguardo prima su di me e poi suo fratello al
mio fianco, annuendo vigorosamente, ma con un'espressione che lascia
trapelare un grande affetto.
"Siete proprio belli, sì, siete proprio belli!" ammette, con la voce distorta dall'emozione.
La piccola Sofia si trova subito concorde con sua madre, facendo
capolino tra le nostre gambe, e stringendoci per avvicinarci a
sé.
"Sì, mammina. Sono i miei zii preferitii" proferisce allegra, facendoci sciogliere in una risata divertita.
In seguito, il campanello suona ancora e, a poco, a poco, tutti
i nostri ospiti arrivano a riempire la nostra casa, invadendola di
gioia e sorrisi.
Sebbene
un primo piccolo momento di imbarazzo, entrambi i nostri genitori cominciano
subito a familiarizzare: non mi sfugge che tra le nostre madri si crei
presto una sintonia particolare che mi fa sciogliere in un sorriso
colmo di commozione.
Vanessa e Sabrina si salutano, felici di rivedersi, come se fossero
amiche di vecchia data, e ridono di cuore, constatando che tra loro ci
sia una pancia in meno. La piccola Agnese è nata ed è tra
noi, a scaldare i nostri cuori, e ad attrarre le attenzioni di chi la
guarda e si stupisce di quanto sia bella e dolce.
Marco e Riccardo trovano ben presto campo fertile nell'altro, uniti da
una sfumatura simile e baldanzosa di carattere. Sono due bimbi un po'
cresciuti, che non riescono a fare a meno di scherzare e non prendersi mai sul
serio. Ma mentre io e Luca osserviamo i nostri familiari socializzare
tra di loro, non possiamo che ritenerci immensamente fortunati di tutto ciò.
Così mentre gli uomini di casa cominciano a parlare di calcio,
argomento che li trova tutti comuni, riuscendo a scalfire anche i
nostri papà dal loro iniziale essere seriosi, le donne si
dedicano a chiacchiere leggere e spensierate, rendendo il clima
assolutamente gioviale e piacevole.
Sofia invece dimostra un accanimento per la piccola Agnese, dormiente e tranquilla nella sua carrozzina.
Sotto l'occhio vigile di mamma Sabrina e papà Marco, la nipotina
di Luca la osserva a lungo,sporgendosi verso la neonata, come se per lei fosse una novità.
"Mamma, ma anche io ero così?" emette, in un'espressione
dubbiosa, cercando l'attenzione di Eleonora che le dedica un sorriso,
annuendo.
"Sì, tesoro, eri piccola, piccola così"le replica lei, accarezzandole una spalla con fare protettivo e amorevole.
Eppure non mi è difficile notare che Sofia sia mossa da
un'indole curiosa che le contrae la boccuccia in un sorriso
speranzoso.
"Mammina" la esorta, dondolandosi sul posto. "Posso avere anche io un fratellino o una sorellina?"
Eleonora deglutisce un boccone amaro, ritrovandosi tesa davanti alla
sua richiesta,e soprattutto indecisa su come risponderle per sottrarsi
al suo interrogatorio.
Così si abbassa alla sua altezza, carezzandole il viso con dolcezza.
"Lo sai, tesoro..."
"Uffa!" protesta lei in uno sbuffo. "Posso giocare con lei, allora?" ritenta, mordendosi il labbro, esitante.
"Certo!" le concede Sabrina, sciogliendosi in un sorriso. "Quando
Agnese sarà un po' più grande, potrete giocare ogni volta
che vorrai".
E mi viene da pensare a come accoglierà la notizia non appena
saprà dell'arrivo di Lucia e delle compagne di giochi che
potrebbero diventare ben presto.
"Ma no!" Sofia spalanca le braccia, contraria e pedante. "Io voglio giocarci ora".
"Sofi" la richiama sua madre, perentoria. "Agnese sta dormendo adesso, non vedi?"
E lei ci coglie alla sprovvista, con l'ingenuità e la
spontaneità che la contraddistinguono. "Ma dorme sempre?"
domanda, tendendosi verso la sua culletta e piegando le labbra in un
broncio tanto buffo.
È inevitabile che le risa ci coinvolgano.
Ci
spostiamo ben presto in salotto, per il pranzo. Mi accorgo, nel momento
in cui tutti siamo a tavola, con la piccola Agnese accanto a noi che
dopo essersi svegliata per la sua poppata, è ritornata nel mondo
dei sogni, e la voce di Sofia, allegra, a coprire quella di tutti gli altri,
in un esplicito proposito di attirare l'attenzione su di sé, che
oggi ci sia un filo conduttore a unire ognuno di noi. Allora stringo la
mano di Luca con la mia, da sotto al tavolo, e in un silenzioso scambio
di sguardi percepisco che anche lui, come me, stia sperando che ci siano
ancora tanti altri momenti come questo.
E
piano, piano, quando anche le pietanze sono servite, e scrutiamo i
nostri ospiti allietarsi con le vivande che abbiamo preparato per loro,
aspettiamo che i nostri familiari ci diano il verdetto.
È
inutile dire che ci riempiano di lodi, complimentandosi con noi per
l'esito positivo. Io e Luca ci riteniamo molto soddisfatti di questo. E
sì, lo possiamo davvero dire: siamo proprio una bella squadra.
Così,
quando ormai le nostre pance sono sazie e i volti più rilassati
e sereni, decidiamo sia il momento giusto per dare loro la notizia.
Il
mio fidanzato avvolge la mia mano tra la sua, accarezzandola e
giocherellando con le mie dita. Si sporge verso di me, chiedendo il
consenso che non tardo a concedergli, sorridendogli emozionata.
Lui
allora, battendo la punta del coltello contro il bicchiere, richiama
l'attenzione dei presenti, facendo piombare l'ambiente nel silenzio.
"Io e Anita vorremmo dirvi una cosa!"
Sabrina
è la prima a incrociare il mio sguardo, intuendo quale siano le
nostre intenzioni e annuisce, sciogliendosi in un sorriso dolcissimo e
d'incoraggiamento.
La voce di mia madre è la prima a levarsi sugli altri, dedita a palesare uno strepitio di gioia ed eccitazione.
"Vi sposate?"
A lei si aggiunge subito la mamma di Luca, dandole manforte.
"Sì, tesoro, vi sposate?!" domanda, entusiasta, cercando gli occhi del proprio figlio.
Sabrina si porta un tovagliolo alle labbra, soffocando una risata divertita.
"No"
ammette, scuotendo il capo e destando la curiosità generale. "Ma
lo faranno presto, non preoccupatevi. Ho già riservato un posto
nell'agenzia di wedding planner di mia madre" soggiunge, in una maniera
palesemente pettegola.
"Zio
Luchi e zia Anita si sposano, zio Luchi e zia Anita si sposano!" prende
a canticchiare la piccola Sofia, manifestando la sua eccitazione
davanti alla notizia.
Luca
riporta la calma, nascondendo un riso, davanti al coinvolgimento della
nostra famiglia."Non ci sposiamo, non ancora almeno".
"Ooh..."
si leva nell'aria un'esclamazione di stupore mista a tristezza. Non oso
immaginare a un domani quando annunceremo per davvero il nostro
matrimonio.
"E
allora cos'è". Questa volta a dar voce ai suoi pensieri è
mio padre, incrociando il mio sguardo in un'espressione dubbiosa e
incerta. "Sei incinta?" proferisce, insicuro; gli occhi imploranti a
richiedere conferme.
"Incinta?" ripete mio fratello, incontrando lo sguardo di papà, allibito.
"Amico!"
punta un dito contro Luca, con un finto fare minaccioso, "io ti ho
accettato di buon occhio, sì, ma adesso da qui a rendere gravida
mia sorella, ce ne vuole..."
"Eheh"
si insinua Riccardo, in un'occhiata maliziosa, che lo fa desistere dal
continuare dopo lo sguardo di disapprovazione di suo padre.
"Che
scemo sei! Lasciali parlare!" protesta Sabrina, colpendo con un
buffetto dietro la nuca suo marito Marco che imita un verso di dolore.
Mi rifugio nell'incavo del collo di Luca, non appena lui mi accoglie tra le sue braccia per stringermi a sé.
E questa volta sono io a prendere la parola.
"No,
non sono incinta" confesso. "Ma..." mi interrompo per cercare gli occhi
divertiti del mio fidanzato, e spronarlo a continuare con me.
I
nostri familiari seguono il nostro scambio di sguardi con il fiato
sospeso, incuriositi dalla piega che stia prendendo la situazione.
"Noi
prenderemo in affidamento una bambina. Lei si chiama Lucia e non
vediamo l'ora che voi possiate conoscerla" ammettiamo, sciogliendoci in
un sorriso che manifesta tutta la nostra gioia. Le nostre mani che si
cercano a riconfermare una presa più salda e confortante.
Scrutiamo
i loro volti alla ricerca di una reazione e non appena mi rendo conto
che Sabrina abbia gli occhi lucidi mi accorgo di quanto questa
decisione si riveli sempre più giusta.
"Lucia..."
sussurra mia madre, modulando il suo nome con sorpresa. Riscuote subito
il mio interesse. "La vostra piccola paziente, sì, mi ricordo di
lei" aggiunge con soddisfazione.
"Ma,
ma quindi, avrò una cuginetta?" la voce di Sofia si innalza
sulle altre, fioca e timida, eppure i suoi occhi non riescono a
nascondere una certa curiosità e impazienza.
"Sì, tesoro..." le concedo in un sorriso.
"E lei ci giocherà con me?" palesa in un broncio dubbioso, giocherellando con le dita delle mani.
Luca
la richiama a sé e Sofi non tarda a sgambettare via dal suo
posto per correre al nostro fianco e lasciarsi invadere dal nostro
abbraccio affettuoso.
Così, seduta sulle gambe di suo zio e avvolta nel nostro calore, si scioglie in un sorriso placido.
Luca
le accarezza con dolcezza una guancia, acconsentendo con il capo.
"Sì, se lo desideri, Lucia giocherà con te, molto
volentieri. E tu potrai venire e stare qui con lei, quanto vorrai!" le
confida in tono solenne.
Agli occhi di Sofia, che adesso brillano di aspettativa ed eccitazione, questa appare come la più bella delle promesse.
Non
appena la piccola torna ad accoccolarsi al nostro fianco, avverto il
mio cuore essere avvolto da un certo calore, mentre immagino a quanto
possa essere bello vederle insieme, giocare e condividere quello che di
più bello i bambini hanno da donarci: la spontaneità, un
affetto puro e senza malizia.
Mi
accorgo ben presto, però, che la nostra notizia oltre allo stupore abbia
generato della confusione nel resto della nostra famiglia, allora mi
schiarisco la voce e riprendo a parlare.
"Mettetevi comodi perché noi, noi abbiamo una storia da raccontarvi..."
La nostra famiglia ha appreso con grande gioia questa volontà.
È inutile dire che le nostre mamme abbiano l'emozione stampata
in volto: l'idea di potersi considerare presto nonne della piccola
Lucia le ha rese entusiaste. Già discutono di completini e
giochi da acquistare, nonostante Luci sia ormai una bimba grande.
Sabrina e Vanessa sono in lacrime ed entrambe con divertimento
propinano la colpa della loro commozione agli ormoni in subbuglio, ma
in realtà non è così. E non credo che ci sia da
giustificarsi nel piangere. Piangere non è segno di debolezza,
ma bensì di una grande forza d'animo. Riuscire a emozionarsi,
ancora, è un dono prezioso, da custodire.
La nostra novità ha scaldato anche i cuori dei nostri papà, due
finti burberi, che sono sicura sapranno dimostrare a Lucia un affetto
profondo, sciogliendosi al momento in cui lei sarà accolta nella
nostra casa.
Eleonora rivolge uno sguardo colmo di significato e orgoglio nei
confronti di Luca e me. E anche i nostri fratelli, per una
volta, hanno abbandonato lo scherzo, accogliendo la notizia con
serietà e sincera partecipazione.
Forse sarà per questo che poco dopo anche io lasci andare le mie
lacrime, le lasci libere di palesarsi e dimostrare quanto il mio amore
oggi sia grande e per quanto mi senta grata di tutto questo e di come i
nostri familiari ci invadano con il loro calore.
Mia madre mi abbraccia a sé, e sotto il segno delle sue mani
carezzevoli, giuro di sentirmi ancora bambina un po' anche io.
"Sarai una buona madre per quella bambina, tesoro. Lucia è
immensamente fortunata e noi non vediamo l'ora di accoglierla in questa
grande e armoniosa famiglia" mi confida, in un mormorio sommesso, ma
che manifesta il suo coinvolgimento emotivo. Le sue parole trovano un
consenso unisono.
E io me ne convinco, enormemente, perché questo è proprio
il tipo di accettazione che mi aspettavo di ricevere da lei, da tutti
loro.
La verità è che potremmo essere grandi quanto vogliamo,
potremmo crescere, andare via di casa, diventare adulti e indipendenti,
avere dei figli, ma avremmo sempre bisogno di questo: di trovare
conforto e rifugio mella rassicurazione materna.
Avvolti
nel silenzio che ora aleggia nella nostra casa, ormai priva dei nostri
ospiti, lascio che le braccia di Luca mi stringano a lui, avvolgendomi
al suo petto che sembra fatto per sostenermi e rilascio un sospiro
sereno e appagato.
Lui mi culla a sé, accarezzandomi i capelli con una dolcezza inaudita.
"L'hanno presa bene, no?" mi domanda, abbassandosi su di me e baciandomi la fronte, delicato e amorevole come lui sa essere.
Rialzo lo sguardo per puntarlo su di lui, facendo affiorare un sorriso sulle mie labbra.
"Anche meglio di come pensavamo" ammetto, tornando a nascondermi tra le pieghe della sua camicia.
Lo avverto tirare un sospiro, profondamente rilassato, mentre entrambi
ci godiamo la tranquillità del nostro appartamento che si
appresta sempre di più ad accogliere la nostra Lucia. Adesso non
ci resta che mostrare alla dottoressa Parracciani e l'assistente
sociale Berardi cosa
stiamo preparando per lei, il nido che sarà pronto a esaudire il
desiderio della piccola. Ma a questo penseremo domani.
ANGOLO AUTRICE:
Buon pomeriggio, miei cari lettori! ❤
Ritorno dopo alcune settimane di assenze e me ne dispiace, ma gli
impegni quotidiani e lo studio mi hanno assorbita completamente,
tenendomi lontana per un bel po' dalla scrittura. Però, adesso
rieccomi a presentarvi un nuovo capitolo che mi ha dato del filo da
torcere. Sappiate che in questo sono come la nostra Anita, una
perfezionista cronica: devo esserne completamente soddisfatta per
presentarvi un lavoro ahah!
E ditemi, cosa ne pensate? Anita si è sistemata a casa di Luca,
dando inizio alla loro convivenza ufficiale. Ma non sono troppo
cariniii?� Io mi sciolgoo!😍 😍
E pooi, finalmente, direi, le famiglie sono state messe a corrente del
loro volere e proprio tutti sembrano aver accolto la notizia con
stupore e gioia. Dolcissimiiii, soprattutto la piccola Sofia,
emozionata all'idea di dividere i suoi giochi con Luci. Non trovate?
Detto questo, non ci resta che scoprire cosa avranno ancora da
raccontarci e, ahimè vi avverto che ora manca davvero poco. Ho
stilato una scaletta e ci avviciamo alle battute finali con pressappoco
massimo 3 capitoli, epilogo incluso.
Quindi, prima che la tristezza mi assalga, vi saluto, aspettando tutti
i vostri commenti che, come sempre, mi scaldano il cuore e mi
invogliano a fare di più.
Alla prossima! Vi abbraccio tutti❤💕