Insolite confessioni » Give me a minute.

di ballerinaclassica
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TrunksGoten
Insolite confessioni » Give me a minute.




- Davvero? -
- Davvero. -
- Oh. -

La pausa comincia, premente e forse incessante. E cala tra i due, giocando con loro e prendendoli in giro.
Li guarda, li deride e poi scoppia, esplode e svanisce nel nulla, lasciando posto ad un sorriso tirato.

- Uhm. Non me l'aspettavo. -
- Già, nemmeno io, sai? -

Poi la pausa ritorna ed è davvero troppo prepotente, quest'oggi. Sembra davvero non volere abbandonarli, i due misteriosi figuranti.
Vittime di un sadico giochetto, nevvero?

- Da quando? -
- Molto tempo. -
- Più o meno? -
- Un paio d'anni. -

La pausa irrompe ancora ed ancora, affiancata da sbigottimento ed espressione stupida, che per niente riescono a dare a Trunks un'aria furba.
Sfiderebbe chiunque, se solo sapesse od avesse la forza di formulare un pensiero, a non reagire con stupite emozioni ad una dichiarazione del genere.

- Allora è così. -
- Già. -
- Già. -

Ed è vuota la sua mente, proprio come quella pausa arrogante che sembra non dar loro tregua; mentre continua a gravare, a pesare e soffocarli, in un odore denso di silenzio e di vuota consapevolezza.

- Perché non me l'hai detto prima? -
- Perché sei il mio migliore amico. -

E di triste, affranta, malinconica delusione.

- Che cosa dovrei fare? -

Goten alza gli occhi. E non risplendono, né lo illuminano. Che siano anche loro vittime di quella odiosa, detestabile e malefica pausa?

- Ecco, non lo so. Non credo tu voglia fare molto. -

Cosa c'è, oltre il dolore e l'umiliazione? - e quella maledettissima pausa, ovviamente.

- Io però non rinuncerei alla tua amicizia, per una cosa del genere. -

Forse un lieve, docile, velato accenno di speranza che sveglia il sopito animo di Goten, immobile nell'arabesco di luce che attraversa le sottili tende della cucina di casa Brief, che pare guidarlo sono in un momento come quello e muoverlo con sé e con tutta la sua anima insieme e concentrata.

- Dici davvero, Trunks? -
- Sì... Però, io non sono gay. O almeno, non credo di esserlo. -
- Non c'è bisogno che tu lo sia! -
- Ah, davvero? -
- Non so, credo di sì... O di no. -
- Vedremo, Goten. -

Poi la pausa s'arrabbia, forse. Non ci è riuscita e il silenzio si è rotto, frantumandosi, sbriciolandosi e disgregandosi in milioni di minuscoli pezzi che, adesso, altro non possono fare che contorcerci, salire e sparire.










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