L'uomo stava per uccidermi. Aveva puntato quella cosa che gli umani
chiamano 'pistola', quell'arnese che spara pezzi di metallo, contro di
me. Poi, dal nulla comparse Richard, ferito e dolorante. Soffriva
tanto, glielo leggevo negli occhi. Ma era lì per salvare me,
il suo cane. L'uomo malvagio si voltò e puntò la
pistola contro Richard. Ed eccolo, il rumore che tanto odiavo, lo
scoppio provocato da uno di quei pezzi di metallo tanto dolorosi che
uscivano dalla pistola. Richard gemette e cadde a terra. Mi avvicinai a lui. Respirava ancora, anche se a fatica. Aveva gli occhi chiusi. Non sembrò neanche accorgersi che ero lì vicino a
lui. Abbassai le orecchie e fissai quell'uomo che stava facendo del
male al mio padrone.
"Perché?" gli domandai "Perché fai questo a Richard?".
L'uomo si puntò la pistola alla testa e un secondo dopo
anche lui stramazzò a terra con un tonfo.
Eravamo tutti
riuniti in quel luogo dove vengono curati gli umani, quello che odora
di medicine e di malattie. Non mi piaceva per niente quell'odore, ma al
momento non mi importava. Dov'era Richard?
Guardai Bock dritto negli
occhi, in attesa che mi dicesse quello che volevo sentirmi dire:
"Richard sta bene, Rex, tra poco tornerà da te". Invece non
mi disse niente. Mi diede una grattatina dietro le orecchie, si
inginocchiò accanto a me e tirò fuori l'osso di
gomma che faceva rumore con cui mi piaceva giocare in ufficio. Lo presi
in bocca.
"Non voglio giocare" dissi "Voglio vedere Richard! Dov'è
ora? Perché non è qui con noi?".
Da una stanza uscì un uomo tutto vestito di bianco. Tutti
-Bock, Hollerer, il dottor Graf e Max Koch- si alzarono in piedi e lo
guardarono ansiosi. Che volevano da lui? Annusai meglio l'aria e
improvvisamente capii: quell'uomo aveva addosso l'odore di Richard!
M'intrufolai nella stanza dalla quale era uscito e... Richard era
lì, disteso su un lettino, coperto fino al mento da un
lenzuolo bianco. Stava forse dormendo? Strinsi l'osso di gomma tra i
denti e quello squittì. Il mio padrone non si mosse. Lasciai
cadere il giochino e mi avvicinai al letto. Posai le zampe accanto alla
sua testa.
"Richard!" mugolai piano "Che bello rivederti! Ora stai meglio, vero?".
Non mi rispose.
"Dai, andiamocene di qui! Là fuori ci sono tutti, ci sono
persino il tuo amico Max e il dottor Graf! Stanno tutti aspettando te!"
gli mordicchiai un orecchio. Niente. Gli leccai tutto il viso. Era
freddo come il ghiaccio. Lo annusai e sentii che il suo buon odore, che
avrei riconosciuto tra mille, se n'era andato.
Allora compresi. Se n'era andato. Il mio Richard non c'era
più. Non mi avrebbe mai più accarezzato, non
avrebbe più giocato a palla con me e non mi avrebbe mai
più portato a correre nel bosco. Non sarebbe mai
più stato accanto a me. Capire tutto questo mi fece
più male di una scarica di quei pezzetti di metallo. Era
come se il mio cuore fosse andato in pezzi.
Incurante del fatto che in
quel posto c'erano umani malati e che quando, tanto tempo prima,
Richard mi ci aveva portato mi aveva ordinato di fare silenzio,
appiattii le orecchie, portai il muso all'indietro e ululai.
Sentii
l'odore di Bock invadere la stanza. Mi prese in braccio e mi
portò via, mormorandomi qualcosa che non riuscii a capire.
Prima che l'uomo vestito di bianco chiudesse la porta, lanciai
un'ultima occhiata al corpo senza vita di Richard. Quella fu l'ultima
volta che lo vidi.
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