Famiglia

di _Glaucopis_
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Forse era quello che significava essere una famiglia, pensava Remus disteso sul letto dell’infermeria.

Restare tutti e tre ad Hogwarts per le vacanze di Natale, perché “dove sta uno stanno pure gli altri” (e Peter avrebbe fatto lo stesso, l’aveva giurato, ma sua madre lo voleva assolutamente a casa).

Passare ore intere a trangugiare cioccolata calda e camomilla e a parlare di qualsiasi cosa non avesse a che fare con il ciclo lunare o i lupi, perché lui fosse sereno prima di ogni luna piena.

Correre in fretta nella gelida notte del 24 dicembre, pregando di non essere visti da occhi indiscreti, prima i piedi e poi le zampe che affondavano nella neve.

Rischiare di essere colpiti dal platano picchiatore (causando un infarto al prefetto), perché “qualcuno doveva pur premerlo quel coso,no?”.

Non avere timore del lupo, riconoscere in esso il ragazzo che era alla luce del sole, tentare di domarlo per il SUO bene.

Trascinarsi tutti e tre verso l’infermeria della scuola alle prime luci dell’alba, con Remus, il più malconcio, quasi sollevato da James e Sirius, e poi augurarsi allegramente un buon Natale nonostante la stanchezza degli altri due potesse essere facilmente letta nei loro occhi, e ripromettersi di passare tutti assieme una giornata indimenticabile per rimediare alla notte infernale.

Alla fine, dopo una colazione a base di cioccorane e di gelatine Tuttigusti+1 e un paio di giochi, i suoi amici erano crollati, ma non gli importava.

Meritavano di riposarsi, e avevano già reso il suo Natale perfetto semplicemente facendogli sapere di esserci per lui.

Sì, era quello che significava essere una vera famiglia.





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