Breathe again
Without you lying next
to me
There's no air
Out of my mind
Nothing makes sense
anymore
I want you back in my
life
That's all I'm breathing
for
(Breathe Easy, Blue)
Alex scese le scale
più veloce che poté.
Per un attimo aveva
pensato che quel presentimento fosse solo una paura infondata ma...
“Racconta come mi sento dentro... ” aveva detto
Tod. Era l'ultima frase che gli aveva rivolto, perché poi
aveva fatto una lettura al memoriale per tutti gli astanti, non solo
per Alex Browning. No, quella era l'ultima frase che aveva detto a lui.
Dapprima erano le parole di un sopravvissuto in lutto, in preda a
rimorsi e ricordi, gli aveva dato quel peso perché anche lui
lo sentiva. George era morto su quell'aereo maledetto. Avevano perso
entrambi un fratello, solo che per Tod lo era anche biologicamente
parlando, il che rendeva il tutto più duro. Tod aveva perso
parte della sua famiglia, della sua vita, quella notte. Ma...
“Racconta
come mi sento dentro... ”
Alex non era riuscito
a smettere di pensarci.
Dall'incidente
avvertiva una sensazione orribile, un senso di errore e distorsione
attorno a sé. Non dovevano scendere da quell'aereo. Non era
convinto si trattasse dei sensi di colpa del sopravvissuto. Avvertiva
qualcosa quasi di tangibile e il non saperlo (o forse d'intuirlo) lo
terrorizzava. Per un mese intero aveva cercato risposte, con ansia
crescente. Forse aveva davvero solo accumulato stanchezza mentale.
Ma no.
No.
Non era neppure quello.
Il discorso di Tod gli
venne in mente ben chiaro quando raccolse quel frammento di carta e vi
lesse il nome dell'amico.
“Noi diciamo
che l'ora della morte non può essere prevista; ma, quando
diciamo questo, immaginiamo che quell'ora si collochi in un futuro,
oscuro e distante. Non ci sfiora lontanamente l'idea che abbia un
legame col giorno appena cominciato, o che la morte possa arrivare
questo stesso pomeriggio; questo pomeriggio che ci appare
così certo, che ha ogni ora, già stabilita e
programmata... ”
Alex trattenne
inconsciamente il fiato.
“Racconta
come mi sento dentro... ”
Era questo che
sentiva?
Come lui sentiva
che... che cosa?
(Che la morte arrivava)
D'improvviso, una
fitta lancinante al petto. Si piegò in due, rendendosi conto
con terrore di non riuscire a respirare. Teneva ancora stretto in mano
il pezzo di carta. I suoi occhi non vedevano che quello.
Tod.
“Tod!”
Qualcosa stava
succedendo di nuovo.
Alex cadde carponi,
lottò per rialzarsi. Era terribile, ma poteva, poteva di
nuovo respirare, anche se il petto gli doleva, anche se qualcosa
sembrava stringergli la gola. Ma non era reale. Non per lui almeno.
Non seppe come, ma
riuscì ad arrivare in fondo alle scale e uscì di
casa, senza preoccuparsi di chiudere la porta, senza pensare a nulla
che non fosse Tod. In mano stringeva il pezzo di carta
sopravvissuto alle pale del ventilatore, come se facendolo potesse
proteggere in qualche modo l'amico.
Tod si
agitò. Lottò per liberarsi, ma inutilmente.
Sempre più certo il pensiero che quelli fossero i suoi
ultimi istanti di vita. Se tanto doveva morire così, non
sarebbe stato meglio farlo sull'aereo, insieme a suo fratello e i loro
amici?
Alex.
Avrebbe voluto
rivederlo.
Che avrebbe pensato?
Sicuramente si sarebbe
colpevolizzato. Ne avevano parlato, suo padre lo colpevolizzava della
morte di George e Tod era sicuro che lo avrebbe colpevolizzato ancora,
perché avrebbe creduto che si fosse suicidato, invece...
Invece cosa?
Strattonò
ancora il filo, scalciò, in preda al terrore, alla rabbia, a
tutto ciò che provava.
Non voleva morire.
Nella sua mente era
l'unico pensiero concreto, il resto erano solo sprazzi di idee che
comprendeva, ma che non poteva esprimere. Scorrevano troppo veloci per
afferrarli, così come la sua vita. La sentiva, scorrere via.
Per cosa era
sopravvissuto?
Perché
doveva morire così?
Perché
doveva soffrire così?
Disperato
tentò di afferrare le forbici.
Erano fottutamente
fuori portata.
Pochi millimetri,
sarebbero bastati pochi millimetri. C'era vicino. Riuscì a
puntare il piede e per un attimo sperò, ma la gamba cedette
e ricadendo, col peso del corpo strinse il cappio ancora di
più. Emise un verso simile ad un guaito penoso, con le
lacrime che gli bruciavano gli angoli degli occhi.
“Morirò.”
il terrore di una certezza ineluttabile. Ma a riempirlo di orrore
più di ogni altra cosa c'era... una presenza... qualcosa lo
guardava morire. Là, sempre all'angolo degli occhi, nei
riflessi, nelle ombre, la vedeva, qualcosa godeva.
Tod cercò
di allentare il cappio, ma ottenne solo di ferirsi e scivolare,
scivolare ancora. Allargò le gambe, per puntare le ginocchia
contro la vasca, ma agitandosi aveva sparso sapone ovunque e
fallì miseramente. Capì che opporsi avrebbe solo
rallentato l'inevitabile.
Non
lottare più.
Pur tentando di
urlare, al massimo si poteva udire il flebile suono di un grattare
sulla ghiaia.
Nessuno lo avrebbe
sentito.
“Perché?”
Perché
sarà solo peggio.
Era solo, e questo gli
faceva più paura.
Era solo, con quel
qualcosa.
-Tod!-
Il cappio si fece
sempre più stretto, una perversa forma di clemenza, un colpo
di grazia al condannato. Ormai l'ossigeno era del tutto stato
consumato. Non vedeva più nulla, se non frammenti
scoppiettanti.
Le forze vennero meno.
-Tod!-
“Alex?”
Nel buio, alla fine,
almeno poteva sentirlo.
Un'ultima volta...
Sorrise nel lasciarsi
andare.
-Non puoi entrare in
casa d'altri senza permesso!- sbraitò il signor Waggner.
Alex Browning si era attaccato al campanello, gli aveva fatto venire un
accidenti ed era entrato a forza in casa sua. Avrebbe potuto lasciarlo
entrare, ma proprio non poteva accettare. Non voleva! Perché
avrebbe potuto salvare anche George!
Alex corse verso la
stanza dell'amico, i genitori di quello gli stavano alle costole, sia
indiavolati che allarmati. Praticamente sotto shock.
“E' solo una
pessima sensazione, starà ascoltando musica nella sua
stanza.”
Ma Tod non c'era.
La porta del bagno non
si apriva, non si sentivano rumori.
Un lampo, l'immagine
di Tod che scimmiottava un'impiccagione attraversò la mente
di Alex. Il ragazzo colpì la porta con una spallata e
un'altra, finché questa non cedette.
I signori Waggner
sbiancarono nel vedere il loro secondogenito, quel figlio
così solare e vitale, in quello stato, coi piedi che ancora
fremevano.
Gli ultimi spasmi di
vita.
-Tod!
-Tod!-
Quella voce
arrivò come una ventata d'aria fresca.
Tod la
cercò con gli occhi iniettati di sangue.
Due mani forti lo
afferrarono e lo sollevarono.
Alex era entrato nel
bagno scavalcando la porta che aveva buttato giù. Quasi si
ruppe il collo, ma riuscì ad arrivare a Tod e ad afferrarlo
(prima che fosse la
fine)
mentre il signor
Waggner ordinava alla moglie di chiamare l'ambulanza, per poi
precipitarsi sulle forbici e tagliare il filo da bucato.
-Tod! Tod resta qui!-
lo supplicò Alex.
Tod girò
piano il capo, la vista ancora rabbuiata. C'erano ancora le ombre e le
presenze, ma c'era Alex, sopratutto lui. Gli strinse debolmente un
lembo della maglietta, mentre le lacrime sgorgarono dai suoi occhi.
Dapprima, suo padre
tentò di riprendersi il figlio, ma, nel vedere la mano di
quegli aggrappata all'altro, desistette.
Riuscì solo
ad accarezzarlo e a piangere il suo nome. Anche la signora Waggner li
raggiunse.
Non era più
solo.
-A...le...x...-
gracchiò.
Anche Alex
scoppiò a piangere. Cristo, gli occhi di Tod erano rossi per
i vasi sanguigni rotti.
Quello... quello non
era un incidente... lo sentiva... lo sapeva...
Ma Tod era salvo,
nonostante fosse più morto che vivo, sentiva di essere
riuscito a tenerlo stretto a sé.
-Resta con me... -
pianse.
Tenerlo stretto,
ancora un po'... chissà per quanto...
“Non ti
lascerò portarmi via anche lui!” pensò
abbracciandolo con forza. Guardò oltre le spalle dell'amico,
apparentemente fissando il vuoto.
No, non il vuoto.
(La Morte)
“Non te lo
lascerò fare!”
Pianse ancora.
Le sue lacrime si
mischiarono all'acqua che si ritirava sul pavimento.
-Ale... x... io
no...n... vole...vo... -
La voce di Tod era un
filo.
-Lo so.- rispose
quello -Lo so.-
Le mani di Tod si
strinsero sulla maglia dell'altro, un debole abbraccio.
-Vedi di... non
farti... strane idee... ma... mi man... chi... -
A quel punto Alex non
riuscì a contenere il pianto indecente e strinse l'amico
ancora più forte a sé.
-Sì, anche tu.-
Note:
Non avrei
mai creduto di scrivere su questo fandom, ma ultimamente sono parecchio
in fissa con questi due. Vorrei potervi dire che Tod sarà
fuori pericolo forever and ever, ma sappiamo che non è
così. Ma sapendo anche che amo i lieto fine, immagino
saprete come stravolgerei tutta la storia del film per un benedetto
happy ending. La canzone che più mi ha ispirato purtroppo
è del 2003, ma... quel pezzo ci stava troppo bene Q^Q
E' da un po' che
scribacchio la storia, ma mi sono decisa solo oggi ad aggiungere le
ultime parole.
Ritorno nel mio
angolino a frignare indecentemente, scusate Q^Q
L'ultima frase di Tod viene detta da lui ad Alex durante il memoriale
alle vittime, per chi non conoscesse il film.
Alle
prossime storie, bye!! ^^
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