Partecipa all’Epiphany Run
di Piume d’Ottone.
Prompt: 02. Microonde
Cap.16 Bacio d’addio
Perché il
mio eco, eco.
Oh la mia ombra,
ombra.
Hey, hey
c'è qualcuno là fuori...
Il laboratorio era illuminato da
delle lampade bianche che
ferivano gli occhi. Si riflettevano nelle porte a vetri che davano vita
al
cubicolo.
Rogers si grattò la fronte.
< Mi chiedo quanti laboratori
abbia questa casa. Si vede
proprio che è ricco >. Strofinò il piede
per terra. < C’era addirittura
una cascata in salotto! Accanto a quel pianoforte stupendo.
L’altro Steve è
proprio fortunato a vivere qui. Da bambino
non avrei mai potuto neanche immaginare un posto simile.
Santo Cielo, non solo sono nel
futuro, ma addirittura in una
casa che è avanti con i tempi! Tutta questa tecnologia
è fantastica > pensò.
Tony si portò il
caffè bollente alle labbra e lo sorseggiò.
“Vero caffè italiano, si vedono le tue
origini”. Indossava degli spessi
occhiali protettivi, che davano al suo volto qualcosa da insetto.
“Voi lo fate
più forte, come piace a me”.
“Il tuo fidanzato non te lo
prepara?” domandò Rogers. Vagava
all’interno della stanza, guardando pezzi di metallo,
bulloni, chiavi inglesi e
laser.
Tony ribatté, posando il
caffè in un angolo libero del
tavolinetto accanto a lui.
“Non si abbasserebbe
mai”.
Steven espirò
rumorosamente dalle narici, infilando le mani
in tasca.
“Devi avere pazienza. Sai,
non è come nei videogiochi che
puoi infilare una macchina del tempo anche nel microonde.
Anche se mi chiedo come ci
entreresti” disse Stark.
“Vuoi davvero farti
l’amante?” domandò Rogers, passandosi la
mano tra i capelli biondi.
Tony gli porse una bustina raccolta
da terra, Steve la prese
con mani tremanti e l’aprì, trovandovi dentro un
cheesburger.
“No, ti stimo troppo. Non
sei tipo da seconda scelta”
sussurrò Stark.
Steven incassò il capo tra
le spalle, gli occhi liquidi.
“Non mi sarei mai messo tra
due già fidanzati. Voi due
sembrate direttamente una coppia sposata” mormorò.
Stark gli rispose: “So cosa
significa essere la copia di se
stesso. Per tutti è l’armatura il vero Ironman, io
sono solo il figlio mal
riuscito di Howard Stark, il grande uomo”. Corrugò
la fronte. “Per colpa dei
tuoi ricordi, persino per il mio ragazzo alle volte sono solo
l’ombra di
Howard”.
Steven rabbrividì,
giocherellando con l’orecchio.
< Non oso immaginare quanto
gli abbia detto riguardo ai
miei ricordi più intimi. Mi vergogno così tanto,
non vedo l’ora di scappare
> pensò.
“In un’altra vita
avremmo anche potuto stare insieme”
sussurrò Tony. Saldò due pezzi di lamiera
insieme, generando una serie di
scintille azzurre.
Steve si era allontanato,
aspettò che finisse in un angolo
della stanza.
Tony posò la saldatrice
per terra.
“Hai chiusi con i tuoi
conti in sospeso? Non vorrei fare di
te un fantasma” scherzò, con voce impastata.
< Non riesco a capire se
è divertito o disperato. Forse
solo melanconico, come me > pensò Rogers.
“Sì, mi sono
visto con Bucky. Non chiedo altro” mormorò.
Tony annuì, facendo
ondeggiare un piccolo ciuffo che
spiccava andando verso l’alto.
Steven addento il cheesburger,
sporcandosi le labbra di
formaggio e briciole.
“Tra noi non avrebbe
funzionato. Siamo attratti, ma troppo
diversi”. Morse di nuovo il panino, il sapore del cetriolo
copriva in parte
quello della carne. “Siamo come un microonde e una macchina
del tempo. Possiamo
andare bene insieme solo nella fantasia” spiegò.
Stark sospirò.
“Forse hai ragione
tu” mormorò, avvitando un bullone.
“Però posso darti un regalo
d’addio?”
domandò.
Steve finì il panino,
annuendo. Lo raggiunse e si piegò in
avanti, chinandosi sulle ginocchia.
“Un altro panino? O un
fornetto?” scherzò.
Tony chiuse gli occhi e lo
baciò, lo ascoltò mugolare di
piacere e si allontanò lentamente.
“Un bacio
d’addio” sussurrò.
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