Una festa d'addio

di Miky_D_Senpai
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“Vediamo ora interroghiamo…”
 
Non me dai, mi hai già chiamato ieri.
So che ti sto talmente antipatico che ti sei fatta crescere il pisello solo per poter finalmente dire che ti sto “sul cazzo”, ma non per questo dovresti chiamarmi di nuovo.
Se proprio devi chiamare qualcuno chiama la secchioncella che sta lì al primo banco. Lei, la sua amica e il frocio che le sta dietro.
So che sono andato male e ormai ci stai prendendo gusto, ma è un mese che mi punti ed è solamente ottobre.
 
“Lui l’ho già chiamato ieri…”
 
Lui chi? Chi è questo “LUI”?! Il tuo amico immaginario?
Metti un soggetto reale a questa frase! Io devo stare qui, tra oche che starnazzano e la puzza di chiuso a domandarmi perché questo lui non sparisca dalla faccia della terra e venga sostituito da, che ne so, un criceto!
Perché dovrei essere ancora io a tornare lì?
Non ho fatto quella montagna di esercizi inutili che ci avevi dato per l’estate e te la sei presa. Mi hai chiamato alla lavagna venti volte solo a settembre perché pensi che io non stia attento e io ti ho pure aiutata a confermare che la tua teoria era sbagliata.
Dovresti essere fiera di te! Fiera che una volta nella tua misera vita da plurilaureata sottopagata ci sia qualcuno che ti dà una soddisfazione, perché non credo che tu abbia un marito e se ce l’hai sono veramente impressionato dal coraggio di quell’uomo.
Io andrò avanti, come hanno già fatto molte altre persone che nemmeno si sono laureate e un giorno magari mi pulirò il culo con il diploma della quattrocchi, che se non facesse parte della mia comitiva avrebbe già smesso di sorridere.
Avrei dovuto ucciderla il primo anno, quando l’ho scoperta nei bagni dei professori a fare cose i quali dettagli, caro lettore, non verrai mai a sapere, a meno che tu non voglia morire. Ma tu ci tieni alla vita, vero?
 
“Ackerman, vieni qui davanti o hai paura?”
 
Lei, come puoi ben vedere, non tiene alla sua.




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