Amore e altri rimedi

di SonounaCattivaStella
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Hai consumato gli ultimi residui di calma
Messo a dura prova la mia buona volontà
Che amore, giuro, fino all'altro ieri era tanta
Bruciata ormai dalla morbosa possessività


«Di chi è questa camicia?»
Alzo gli occhi dallo schermo del mio telefono e li fisso sulla tua figura nel momento in cui sento la domanda lasciare le tue labbra. Ti osservo tenere una camicia bianca a righe grigie tra le mani, con un grosso cipiglio dipinto sul viso. Leggo nei tuoi occhi gialli quel sentimento che ti brucia dentro ogni volta che hai un dubbio e sbuffo sonoramente. La gelosia non è una cosa che fa per me e te l’ho detto sin dal primo momento.
«È di un mio collega.» Rispondo solamente, tornando a prestare attenzione al piccolo display.
«E perché si trova in casa nostra?» Biascichi assonnato.
Il tono che usi comincia a non piacermi. Posso solo immaginare i pensieri che vorticano nella tua testa e posso dire con assoluta certezza che sono uno più infondato dell’altro.
«L’altro giorno gli ho versato accidentalmente del caffè addosso e mi sono semplicemente offerto di lavargliela.» Ribatto pacatamente.
«Sicuro sia la verità?»
Sgrano gli occhi, incredulo, nel sentire quella domanda. No, non l’hai chiesto davvero. Sicuramente avrò sentito male.
«Haruya, ti prego, dimmi che non hai davvero pronunciato quelle parole.» Dico rivolgendoti il più glaciale degli sguardi.
«Cosa vuoi che ti dica, Fuusuke? Sono dannatamente geloso e non sopporto l’idea che qualcun altro possa averti sfiorato anche solo con uno sguardo. Sei sempre circondato da altri uomini e non puoi negare di essere dannatamente bello. Chi mi dice che questa camicia appartiene davvero a un tuo collega e non a un amante? Potresti avere chiunque al posto mio e questo pensiero non fa che persistere nella mia mente.» Dici alzando la voce e iniziando a gesticolare in preda a uno dei tuoi soliti attacchi di gelosia.
Sbatto con violenza una mano sulla superficie di legno del tavolo che si trova proprio davanti a me e scatto in piedi. Pianto le mie iridi di ghiaccio sulla tua figura e ti vedo vacillare sotto il peso del mio sguardo.
«Davvero hai il coraggio di tirare fuori questo discorso, Haruya? Dopo tutto questo tempo, dopo tutto ciò che ti ho dimostrato e continuo a dimostrarti tu continui ad avere dubbi suoi miei sentimenti e sulla mia fedeltà?» La mia voce è ferma, calma, anche se dentro di me sento un maremoto di emozioni muoversi incontrollate.
«Io… no, non è questo quello che voglio dire. Io ti amo, Fuusuke, ma ho davvero paura di non essere abbastanza.» Dici abbassando lo sguardo, colpevole, dopo aver davvero capito ciò che mi hai detto.
Ti osservo un attimo prima di chiudere gli occhi e passarmi una mano sul viso. Conto fino a dieci per evitare di riversare fuori tutta la rabbia che mi bolle dentro. Quando li riapro, ti vedo guardarmi con uno sguardo da cucciolo ferito e la mia bocca si curva in un sorriso spontaneo. È difficile restare arrabbiati con te.
«Ho esagerato. Scusami.» Sussurri dopo esserti avvicinato per avvolgermi in un abbraccio.
«Va bene, ti perdono. Ma che non ricapiti, chiaro? Oggi hai seriamente rischiato di farti mandare definitivamente a farti fottere.» Rispondo ricambiando l’abbraccio e posandoti un dolce bacio sulla fronte.




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