BUON
COMPLEANNO OBITO!
Sono
10.830
parole.
Praticamente
un parto, ma spero venga comunque apprezzata ç_ç
Perché invece di scrivere una
pwp leggera per festeggiare il compleanno di mio figlio ho preferito
inoltrarmi
in qualcosa di complesso come il descrivere
un’identità sessuale che viene
(quasi) sempre ignorata: l’asessualità.
E ho
voluto
rendere Naruto asessuale per un motivo molto semplice: sfondare lo
stereotipo
secondo cui le persone ace sono fredde, introverse e poco inclini a
mostrare
affetto. Se notate, la maggior parte dei personaggi che vengono
(head)canonizzati come ace corrispondo a queste caratteristiche,
è davvero raro
che siano quelli più espansivi e solari a essere considerati
tali. Senza
contare che Naruto è personaggio che viene molto
sessualizzato nel fandom (da
me per prima), quindi ho pensato sarebbe stato divertente provare
qualcosa di
diverso, giusto per dimostrare che la sessualità di una
persona non è la sua
personalità.
Insomma,
spero che vi piaccia e mi spiace che Obito, da che doveva essere
protagonista,
sia finito un po’ in secondo piano rispetto al tema
principale çwç dai, mi
rifarò per S. Valentino, che lì sì che
ho in mente una pwp :^)
Okay,
bando
agli indugi! Vi lascio alla storia e vi sollecito a farmi sapere cosa
ne pensate,
che sia con una recensione o pm u.u i vostri commenti sono sempre
graditi!
Hatta.
My anaconda don’t want none in general
Asexuality
The lack of
sexual attraction to others, or low or absent interest in or desire for
sexual
activity.
Fu con
fastidio che Naruto si sfilò le grandi cuffie arancioni
dalle orecchie mentre
Sakura tentava di catturare la sua attenzione.
“Allora?”
sbraitò la ragazza certa di essere sentita. “Ci
sei per il cinema? Domani?”
Dai
padiglioni imbottiti le note pop di Avicii si disperdevano nel
chiacchiericcio
generale. Erano ancora in biblioteca per studiare, esausti e
traballanti verso
gli ultimi esami della sessione invernale. Naruto non ne poteva
più di stare
chiuso lì dentro per ore chino su paragrafi e paragrafi da
leggere e
sottolineare.
Tecnicamente
lui e i suoi amici erano in pausa caffè, perciò
si erano spostati nella zona
dei divanetti per poter chiacchierare senza disturbare gli altri
coraggiosi
compagni di disperazione e ansia. Ma Sakura e Sasuke stavano continuano
a
discutere sulle possibili domande d’esame e ripetere quello
che avevano
studiato, mandando all’aria il tentativo di pausa. Lui si
sentiva così
rintontito che aveva deciso di ignorarli, mettersi le cuffie a tutto
volume e
tentare di morire lì sul divano.
Ma a
quanto
pare non volevano permetterglielo.
Roteò
gli
occhi. “Domani è il compleanno di Obito”
le ricordò facendo per mettersi le
cuffie.
“Ma
parlavamo del cinema da mesi!” protestò Sakura
impedendoglielo.
“E
da mesi
vi dicevo che avevo questo impegno” replicò con
una linguaccia. “Se non mi
ascoltate mai, non è colpa mia”.
La
ragazza
provò a replicare qualcosa, ma Sai si intromise con
interesse.
“Dovete
festeggiare anche l’anniversario, vero?”
“Uhm,
sì”.
“Quindi
farete qualcosa di davvero speciale! Che cosa avete
organizzato?” si animò Ino.
Come lui, non ne poteva più dei due sapientoni che
continuavano a blaterare
sulle domande più papabili, sui dubbi che avevano e su
quello che aveva detto
la professoressa a lezione, e perciò si buttò su
quella possibile distrazione
con troppo entusiasmo.
“In
realtà…
volevamo fare una cosa molto semplice” rispose sorridendo.
“Stiamo da lui, i
suoi coinquilini ci lasciano campo libero per tutta la notte”.
“Quindi
dormirai da lui?”
“Certo!”
sorrise emozionato. Adorava dormire accoccolato al suo ragazzo, in quel
letto
troppo stretto per tutti e due.
Ino
invece
sorrise maliziosa e sul momento non capì.
“Ma
andate
a cena fuori?” si interessò Sakura, anche lei
attratta dal gossip.
Sasuke
sbuffò e sprofondò sul divanetto imbronciato,
totalmente disinteressato alla
situazione sentimentale del suo migliore amico. L’unica cosa
che importava era
l’esame imminente, l’ultimo dannato esame della
sessione che non poteva in
alcun modo rovinare la sua perfetta collezione di trenta e lode. Non
aveva
tempo per quelle stupidaggini.
“Nah”
rispose Naruto rilassato. “Ordiniamo d’asporto dal
giapponese e stiamo da lui.
Noi due, serie tv e tante coccole” concluse.
“Tante coccole”
ripeté Ino, poi si
scambiò uno sguardo d’intesa con Sai ed entrambi
scoppiarono a ridere.
“Che
c’è?”
sbottò offeso.
Anche
Sakura stava sorridendo divertita. “Naruto, credo ci sia un
motivo più… intimo
se Obito ha fatto in modo che i suoi coinquilini passassero la notte
fuori”.
Non
capì
subito il sott’inteso, fu lo sguardo verde che trasudava
malizia a
esplicarglielo e appena comprese sentì la faccia aggredita
da un forte calore.
“Vuoi
dire
che…” balbettò preoccupato, iniziando a
sudare copiosamente. Sentì che perfino
il battito cardiaco accelerava alla prospettiva che non aveva
minimamente messo
in conto.
Sorprendentemente
fu Sasuke a intervenire in salvataggio dell’amico.
“Non
fare
quella faccia. Visto che lo sa non penso proprio che abbia in programma
di…” la
sua voce si estinse man mano che leggeva negli occhi blu che:
“…Tu non glielo
hai ancora detto?”
“Volevo
farlo!” sbottò mettendosi le mani tra i capelli.
“Ma al momento giusto e non
sembrava mai il momento giusto! Io…”
“Oh,
Dio”
commentò Ino mettendosi una mano davanti agli occhi
truccati, incredula. “State
insieme da un anno e in un anno non sei mai riuscito a
dirglielo?”
“È
complicato!” cercò di difendersi.
“Più
che
altro, state insieme da un anno e pur non sapendolo non ha tentato
nulla?”
chiese invece Sai curioso, quasi affascinato.
“No,
è
che…”, deglutì, “gli ho detto
che sono vergine…”
“Che
non è
una bugia” annuì in approvazione Ino.
“E
quindi
non mi fa esageratamente pressione, lascia che io vada con i miei
tempi”
concluse.
“Be’,
è un
santo” commentò Sai solenne.
“No,
è una
brava persona,” sospirò Sakura,”ma
dovresti dirgli il vero motivo per cui non
vuoi”.
“Anche
perché è evidente che è convinto che
succederà prima o poi” le diede ma forte
Ino. “Non ti farà pressione, ma te lo
avrà già proposto. Magari in un modo
implicito…”
“Che
lui
non avrà capito” borbottò Sasuke.
“Ehi!
Non
sono così stupido!”
“Ho
passato
cinque mesi nel tentare di farti capire che volevo scopare! Ho dovuto
metterti
un pacco di preservativi davanti perché ci
arrivassi!” gli ricordò ancora
offeso.
“Io
ti ho
ripetuto che avevo la biancheria abbinata tantissime sere e tu non hai
mai
capito perché” si aggiunse Ino con una smorfia.
“Almeno
a
nessuno di voi dopo un appuntamento ha proposto di salire al suo
appartamento
per prendere davvero solo un
caffè”
cinguettò serafico anche Sai. “Ricordo ancora
quanto sei rimasto confuso quando
ti ho palpato”.
Naruto
s’imbronciò. “Perché avrei
dovuto sott’intendere altro se ho specificato che
salivi per un caffè?!”
“Sei
così
ingenuo” sospirò Sakura. “E
sì che tuo zio scrive romanzi harmony”.
“Forse
è
proprio per questo” considerò Sai.
“Vivere con quel maniaco ti ha reso
repellente al sesso”.
“Non
sono
repellente al sesso!” protestò sempre
più offeso. “Sono asessuale, è
diverso”.
Ino
sospirò. “Noi
lo sappiamo. E, proprio
perché siamo stati tutti dalla sua parte, siamo sicuri che
anche a Obito
farebbe piacere saperlo”.
“Seriamente,
devi dirglielo” aggiunse Sakura. “Ormai
è ovvio che domani si aspetta di finire
la serata in un certo modo. Potrai riuscire a evitarlo ancora una
volta, ma hai
intenzione di farlo per sempre? E più tempo lasci passare,
più rischi che
questo segreto rovini le cose fra voi”.
Naruto
sbuffò esasperato. “Secondo me la state facendo
più grande di quel che è” li
avvertì. “Il sesso non è poi
così importante in una relazione”.
Sai
tossì.
“Mi permetto di dissentire”.
Sakura
tentò di essere più diplomatica. “Per
te non lo è, per te è un’esperienza
evitabile, ma non è così per tutti. Per alcune
persone è impo…”
“Le
persone
normali desiderano fare sesso con chi amano” la interruppe
Sasuke brusco.
Sakura
sussultò, mentre Naruto saettò subito gli occhi
azzurri su di lui. In quel
momento sembravano chiari come il ghiaccio e anche nel gruppetto la
temperatura
calò di colpo. Sia Ino che Sai sgranarono gli occhi, ma
Sasuke fece finta di
niente, rimase a fissare Naruto come se non lo avesse appena insultato,
sfidandolo solo con lo sguardo a contraddirlo.
Ma lui
non
ribatté nulla. Si limitò ad alzarsi dal
divanetto, prendere il proprio zaino,
rinfilarsi le cuffie sulle orecchie e uscire dalla biblioteca.
Lo
guardarono andarsene senza intervenire, senza riuscire a trovare
qualcosa da
dire che lo fermasse e stemprasse l’aria tesa. Fu solo quando
furono passati
dei minuti e Naruto era ormai andato che Sai si voltò verso
Sasuke.
“Be’,
sei
proprio stronzo”.
In
realtà
Naruto non era arrabbiato. Una parte di lui capiva Sasuke, del resto di
quelle
passate era stata la relazione più lunga e che aveva sentito
più importante,
era stata l’unica persona alla quale aveva detto ti amo. Poteva capire che ce
l’avesse ancora per averglielo tenuto
nascosto per mesi e, soprattutto, sapeva che non lo pensava davvero.
Ma era
stata la goccia di troppo in una giornata stressante in un periodo
ancora più
stressante. Quelle parole avevano peggiorato il suo umore e lo avevano
fatto
sentire malissimo, anche se non le pensava davvero lo avevano colpito
come
schegge di vetro. Del resto non tutti i suoi ex erano stati comprensivi
come
quelli che erano poi diventati suoi amici, quella era una frase che
aveva
sentito molto, spesso accompagnata dal consiglio di farsi vedere da un
analista.
Ma lui
non
aveva niente che non andava!
Qualcuno
lo
afferrò alle spalle e scazzato Naruto si girò per
capire chi fosse, ma si trovò
davanti il proprio manuale. A reggerlo era Sakura, con le sopracciglia
sottilissime inarcate, e perciò tolse le cuffie.
“Se
vuoi
fare le uscite a effetto, almeno falle bene e non dimenticare cose
indietro”.
Sospirò
a
quel piccolo rimprovero scherzoso e prese il libro che gli porgeva.
“Grazie”
mormorò rimettendolo nello zaino.
Sakura
lo
guardò preoccupata. “Stai bene? Sasuke
è un idiota, non…”
“Non
lo
pensa davvero, lo so” la rassicurò,
sospirò e abbassò lo sguardo sulle proprie
scarpe. “Solo non avevo voglia di discutere, sono
stanco” si giustificò.
“Sì,
lo
siamo tutti” annuì Sakura. “È
il periodo un po’ così”.
Ripresero
a
camminare affiancati tra le poche persone, fuori era sceso il buio. Ma
nonostante fosse Febbraio l’aria non era esageratamente
fredda e perciò
tenevano entrambi il giubbotto aperto sui maglioni.
“Però
dovresti parlarne davvero con Obito” riprese
l’argomento Sakura. “Lui ti piace
molto, no? E anche tu piaci a lui, si vede. È giusto che lo
sappia”.
Rimase
zitto, sapendo già che l’amica aveva ragione. Ma
era tutto complicato, ogni
volta che si era esposto era sempre finita male –
ignorò che fosse sempre
finita male anche quando non lo faceva.
Guardò
di
soppiatto la ragazza e per un momento desiderò tornare
indietro nel tempo,
quando erano bambini e lei la sua ragazza. Negli anni delle medie erano
stati
insieme, anche se era più probabile che si piacessero solo
come migliori amici.
Ma del resto era proprio per quello che era sempre andato tutto bene:
erano due
ragazzini seduti in banchi vicini, che giocavano ai videogiochi,
guardavano i
cartoni e si tenevano per mano. Ogni tanto si erano anche baciati e
Naruto una
volta le aveva palpato un seno minuscolo, ancora da formarsi, ma era
stato un
gioco, come tutto, mosso soprattutto dalla curiosità di
esplorarsi a vicenda.
Era stato l’unico gesto eclatante, per il resto il loro
intrattenimento
principale era stato completare tutti i livelli del loro videogioco
preferito e
raccogliere conchiglie alla spiaggia.
Con
l’inizio delle superiori si erano lasciati, ma in
verità le cose tra di loro
non erano cambiate per nulla. Erano migliori amici e lo sarebbero
sempre stati.
L’unica novità era che non si tenevano
più per mano e non avevano mai più
provato a baciarsi e in un certo senso le cose funzionavano molto
meglio.
Naruto
aveva avuto altre esperienze, si era innamorato di altre persone
arrivando a
capire che poteva prendersi una cotta sia per persone di genere diverso
che del
suo stesso genere. Ma nessuna delle sue nuove esperienze aveva
funzionato.
Da un
certo
punto di vista, sembrava che la sua idea di relazione fosse rimasta a
quella
che aveva alle medie, a quella che aveva con Sakura, e del resto gli
sembrava
la più sensata. Eppure tutti i suoi compagni sembravano
essere su un altro
piano esistenziale e vedevano le cose da tutt’altra
prospettiva. Per esempio
non capiva perché fosse importante notare che alle loro
compagne di classe
stesse crescendo il seno.
Improvvisamente
la parola sesso era diventata la
parola più sentita nel corso della giornata.
Ovviamente
come ogni ragazzino aveva cercato di adattarsi a quel nuovo modo di
vedere la
vita, ma gli faceva strano. Si era concentrato con tutto se stesso per
desiderare di fare sesso con le persone, ma non ci riusciva. Ogni volta
che
provava a pensarci il suo cervello non rispondeva agli stimoli, come se
improvvisamente fosse davanti a un noioso film ungherese in lingua
originale in
bianco e nero di sette ore.
Aveva
studiato la biologia e a quanto pare fare sesso serviva per riprodursi
e l’atto
in sé procurava tanto piacere. Però
c’erano tante altre cose che procuravano
tanto piacere (come mangiare una scodella di ramen) e nessuno ne
sembrava così
ossessionato.
Sembrava
che tutti facessero a gara a chi facesse sesso per primo, ma lui non
era tanto
sicuro di volerlo fare. Come poteva farlo se a differenza dei suoi
compagni di
classe non si eccitava a vedere modelle nude? O non si sentiva
coinvolto dai
porno? Erano solo filmati con gente che faceva sesso, perché
avrebbero dovuto
avere qualche effetto su di lui? C’era poi tutto quel parlare
di masturbazione
e delle fantasie sporche che avevano mentre si toccavano. Ogni tanto
era
successo, ma Naruto lo aveva fatto senza pensare a niente in
particolare,
concentrandosi solo sulle sensazioni del suo corpo. Era stato uno sfogo
piacevole, ma non qualcosa da fare ogni momento libero come i suoi
compagni di
classe, era davvero raro che si eccitasse e quando succedeva non
c’era mai un
motivo specifico. Di solito succedeva solo perché si
annoiava e non sapeva che
fare, così si toccava pensando a qualsiasi cosa gli passasse
per la testa.
Nel
frattempo aveva iniziato a frequentarsi con altre persone, ma veniva
sempre
scaricato perché reputato troppo infantile. C’era
voluto l’intervento di Sakura
perché capisse che tutti avevano sperato andasse un poco
oltre il tenersi per
mano e scambiarsi un bacio a bocca chiusa. Così aveva
iniziato a baciare in
modo più serio, a volte usando anche la lingua, e aveva
funzionato. Solo che
poi erano arrivati anche i palpeggi e le richiese di palpeggio che in
un primo
momento aveva assecondato, pensando che non fosse chissà che
di difficile, ma
poi le cose si facevano sempre più spinte.
Come con
Gaara, un ragazzo straniero di qualche anno più grande
venuto in erasmus e con
il quale si era frequentato per qualche settimana. Aveva iniziato a
toccarlo in
modo sempre più esplicito mentre erano soli a casa, nella
sua camera e sul suo
letto, arrivando perfino a spogliarlo. Ma sentire le sue mani sul suo
addome o
strofinare sul suo inguine non era stato piacevole, gli sembrato di
essere in
balia di qualcosa che non sentiva di desiderare davvero. Si era subito
lasciato
travolgere dall’agitazione e l’agitazione gli aveva
fatto rigettare ogni idea
di fare qualcosa di più che baciarsi e abbracciarsi. Era
scappato via di tutta
fretta inventandosi una scusa bislacca sul momento, con il cuore che
batteva a
mille come se fosse davanti a una vasca piena di serpenti. Dopo
quell’episodio Gaara
aveva interrotto la frequentazione, dicendo che non aveva senso che per
loro si
vedessero romanticamente se non a lui non piaceva, era meglio restare
amici.
Ma era
proprio questo il punto: Gaara gli piaceva davvero tanto, si era preso
una
cotta incredibile e quella rottura lo aveva lasciato con il cuore
spezzato.
Gaara gli piaceva più di un amico, solo che non voleva farci
sesso. Perché era l’unico
al quale non importava fare sesso?
Perfino
Sakura sembrava essere travolta da quella follia e trovava tutta quella
ossessione normale, quasi ovvia. Per Naruto era stato uno shock quando
gli
confidò che perfino lei aveva perso la verginità.
Nella
confusione totale ma con l’unica certezza di non voler essere
coinvolto in
tutto quello, aveva accettato la proposta di uscire con la compagna di
classe
Hinata. Era una ragazzina timida, pudica, che raramente parlava di
ragazzi e
sicuramente non aveva mai parlato di sesso, sapeva che perfino negli
spogliatoi
andava a cambiarsi dentro i cubicoli dei bagni per non farsi vedere in
biancheria intima; senza contare che veniva da una famiglia molto
religiosa e
quindi sicuramente doveva essere una persona casta. Insomma, magari
insieme a
lui era l’unica sopravvissuta alla follia del sesso! Magari
con lei avrebbe
potuto avere la relazione che voleva senza doversi preoccupare di dover
fare
certe cose, che volesse certe cose da lui.
Infatti
all’inizio le cose tra loro andarono benissimo e da un certo
punto di vista gli
sembrava di essere tornato ai giorni felici con Sakura. Certo, da
allora anche
lui era comunque maturato e i baci erano aumentati e fattisi
più lunghi e
concreti, ma nient’altro. Finché dopo un anno
Hinata non lo invitò una sera a
casa sua, dicendo che i suoi genitori sarebbero stati fuori tutta la
notte. Naruto
era andato senza sospettare nulla, troppo sicuro della
religiosità della
ragazza, perciò gli era quasi preso un colpo quando
l’aveva vista aspettarlo
solo in intimo e con una chiarissima richiesta.
Anche
quell’episodio si era risolto con la sua fuga, la rottura
della frequentazione
e il suo cuore infranto.
Era
stata
in quell’occasione che aveva finalmente deciso di confidarsi
con Sakura. Ormai
aveva diciassette anni e quasi tutte le persone che conosceva avevano
fatto
sesso o erano intenzionate a farlo, solo lui continuava a restarne
indifferente. Anzi, ormai tutto quello che lo aveva messo in un tale
disagio da
essere arrivato a rifiutare il sesso con tutto se stesso.
Si era
sfogato per ore, piangendo e consumando pacchi di fazzoletti, mentre la
ragazza
lo guardava con gli occhi sbarrati e molto confusa. Le aveva raccontato
tutto,
di ogni relazione fallita e di come tutto questo lo facesse sentire, di
come
temesse di essere rotto, fatto male o con qualche grave mancanza
ormonale. O
forse era semplicemente rimasto traumatizzato da quella volta che da
bambino
aveva letto per sbaglio qualche pagina degli scritti porno di suo zio.
Non
sapeva quale fosse il problema, ma evidentemente c’era
qualcosa di sbagliato in
lui!
Sakura
si
era mostrata molto comprensiva: gli aveva offerto il gelato, i pacchi
di
fazzoletti, aveva lasciato piangesse sulla sua spalla mentre lui
drammatico proclamava
che nessuno lo avrebbe mai voluto rotto com’era e aveva
lasciato scegliesse lui
il film da vedere insieme.
Ma il
vero
aiuto era arrivato il giorno dopo, quando si era presentata al suo
banco con occhiaie
fino ai piedi e una cartellina talmente straripa di fogli che
l’elastico
riusciva a malapena a chiuderla.
Sakura
aveva passato la notte a cercare in internet informazioni, a selezionare articoli di
giornale, pagine di
divulgazione scientifica, a navigare fra blog sulla
sessualità, sul movimento
lgbt+ e leggere interviste. E la sua accurata ricerca l’aveva
portata a una
sola soluzione: Naruto era asessuale.
Semplice,
niente di rotto e nessuna mancanza ormonale. Solo la
sessualità di Naruto che
consisteva nel non averne una.
Leggendo
il
materiale che aveva trovato si era reso conto che l’amica
aveva ragione, che la
risposta era davvero quella. Lui era asessuale e il fatto che gli
piacessero le
persone senza che facesse distinzione di genere lo rendeva biromantico, non bisessuale come credeva.
Era tutto giustissimo.
Rendersene
conto lo aveva fatto sentire molto meglio, come se gli avessero tolto
un enorme
peso dalle spalle. Il disagio che provava ogni volta che si parlava di
sesso,
che l’argomento saltava fuori, scomparve poco alla volta; ora
che sapeva di
essere asessuale non aveva nessun problema nel rendersi conto di non
sentirsi
coinvolto. Di conseguenza, con la sparizione del disagio anche il suo
rigetto
totale per il sesso scemò drasticamente. Ovviamente
continuava a non volerlo
sperimentare o farlo, ma non gli veniva più la tachicardia
quando si
approcciava all’argomento.
Se da un
lato gli aveva decisamente migliorato il modo di approcciarsi verso se
stesso e
il proprio inesistente desiderio sessuale, dall’altro non
aveva migliorato il
suo rapporto con le altre persone. Anche se ora sapeva di essere
normale,
quando ammetteva a chi stava frequentando di non avere desiderio
sessuale il
finale si mostrava sempre lo stesso: veniva lasciato. Certo,
c’è da dire che
alcuni si mostravano comprensivi e tentavano di venirgli incontro, per
poi
rendersi conto di non poterlo fare e Naruto non riusciva nemmeno ad
arrabbiarsi, perché provava a mettersi nei loro panni. In un
certo senso era
come se qualcuno gli chiedesse di stare insieme anche se
così non avrebbe mai
più mangiato ramen. Anche per lui in quel caso sarebbe stata
una scelta molto
difficile. Con alcuni di loro però era riuscito comunque a
mantenere una
profonda amicizia, come con Gaara, Ino, Sai e… Sasuke.
Si morse
le
labbra ripensando all’ultimo ragazzo. Era anche stato la sua
ultima storia
seria, se non si contava l’attuale con Obito.
Il fatto
è
che dopo le iniziali relazioni in cui si era mostrato onesto sulla
propria
asessualità, poi aveva iniziato a esserlo… meno.
Lo aveva fatto per
proteggersi, era evidente, perché ormai aveva ricominciato
ad avere paura di
essere rigettato per questo, di non trovare nessuno che lo potesse
amare. Così
aveva tentato di tenerlo nascosto, anche se ovviamente era sempre stato
costretto a un certo punto a venire allo scoperto. E raramente era
finita bene.
“Perché
non
dici niente?” lo riscosse Sakura.
Sospirò
cercando un modo per esprimere a voce tutto quello che gli frullava
nella
testa.
“Ho
paura,
Sakura” sussurrò. “Che succede se glielo
dico e lui capisce che non può avere
una relazione con me e mi lascia? Lui mi piace davvero tanto,
tantissimo”.
“È
un
rischio che può succedere” ammise amareggiata.
“Ma non lo saprai finché non
glielo dirai. Soprattutto più tempo lasci passare
più rischi che non possa
sostenere questa situazione. Se non glielo dici finirà
comunque. Se glielo
dici, c’è sempre la possibilità che
vada bene. Hai ragione anche tu, non occorre
essere per forza asessuale per non considerare il sesso fondamentale in
una
relazione. Magari anche per lui non lo è”.
Si morse
la
labbra, sapendo già di doverla contraddire. Ino aveva
ragione: Obito aveva già
fatto proposte implicite sul fare sesso. Del resto gli ripeteva sempre
di
dirgli quando si sarebbe sentito pronto e molto spesso gli chiedeva se
gli
andava di provarci. Senza contare che si accorgeva di come si eccitasse
anche
solo baciandolo o quando dormivano insieme. Per lui non era un
problema, ormai
erano passati anni dalla sua adolescenza e il sesso e la
sessualità degli altri
non lo mettevano più a disagio. Anzi, più di una
volta si era offerto di fargli
qualcosa quando si eccitava con lui presente, tipo un pompino o una
sega. Del
resto era felice di sapere che il suo ragazzo provava piacere e di
essere lui a
procurarglielo; quello che faceva era solo
un’attività ludica come un’altra,
come guardare una serie tv.
Nonostante
ciò, però, non aveva mai permesso che lo toccasse
per ricambiare il piacere
(come diceva Obito) e non si sentiva pronto a fare sesso, essere
coinvolto in
prima persona. La sola idea lo mandava ancora in agitazione.
Ma era
inutile fare finta di niente. Obito prima o poi avrebbe iniziato a
chiedere più
esplicitamente, se non a insistere, e una volta a quel punto non sapeva
proprio
cosa avrebbe fatto. Di certo non poteva fare come quella volta con
Sasuke, che
quando gli aveva messo davanti il pacco di preservativi aveva finto un
attacco
di cuore ed era stata chiamato il pronto intervento. Forse era per
questo che
ce l’aveva ancora con lui.
Sakura
aveva ragione, doveva dirglielo. Lo aveva già fatto in
passato, poteva
riuscirci. Ma…
“E
se mi
consiglia di andare da uno psicologo? Se gli faccio schifo, se mi
considera
strano e basta e non capisce?”
“Allora
tu
spiegagli che non c’è niente che non va in
te”.
Fece una
smorfia. “A volte non ascoltano”
rammentò.
La
ragazza
gli lanciò uno sguardo comprensivo. Sapeva quanto brutte
fossero state alcune
reazioni, come sua migliore amica e consulente principale era sempre da
lei che
andava a sfogarsi dopo una rottura. Sapeva tutto e per questo sapeva
anche
quanto potesse essere difficile per l’amico aprirsi. Non
è piacevole quando la
persona che ti piace e con la quale stai cercando di costruire un
rapporto
improvvisamente ti guarda come se ti fossero spuntate le squame e ti
considera
un malato mentale.
Appoggiò
confortante una mano sulla sua spalla e si avvicinò.
“Obito
mi
sembra una persona intelligente e attenta. Insomma, state insieme da un
anno e
non ti ha mai fatto pressione… sono sicura che
capirà e ci penserà molte volte
prima di scegliere o meno se mandare all’aria una relazione
in cui crede così
tanto. Ti ascolterà e non ti considererà
strano”.
Gli
occhioni azzurri la spiarono incerti, speranzosi ed enormi.
“Tu dici?”
Annuì.
“Ne
sono sicurissima” rincarò. “Anzi, sai
che ti dico? Magari ci stiamo rimuginando
troppo e Obito non ha nessun piano oscuro per domani sera!”
**
Obito
fissava da mezz’ora i pacchi di preservativi oltre il vetro
della macchinetta
automatica.
Sapeva
di
risultare davvero inquietante e che il farmacista gli lanciava continue
occhiate oltre la porta a vetri del negozio, ma non riusciva a
decidersi.
Comprarli
o
non comprarli?
Deglutì,
tormentato da quel dubbio. Il che era ridicolo, il giorno dopo avrebbe
fatto
trentacinque anni, non era più un adolescente brufoloso alla
sua prima compera
di preservativi confuso dalle tante varietà proposte.
Perché diavolo stava
tentennando così tanto?
Perché
non so se posso comprarli.
Contrasse
lo sguardo e a fatica si trattenne dal mettere le mani tra i capelli o
sbattere
con la testa contro il vetro della macchinetta. Non gli era mai
successo un
dubbio del genere!
Be’,
certo
era che prima però non gli era nemmeno mai successo Naruto
Uzumaki.
Decise
di
fare una passeggiata mentre decideva sul da farsi, giusto per sfuggire
allo
sguardo del farmacista che gli metteva sempre più pressione.
Non voleva essere
scambiato per un maniaco.
Sospirò
e
cercò una sigaretta da accendersi. Era in una situazione
difficile e non sapeva
come comportarsi, era la prima volta che stava con qualcuno ancora
vergine.
Perfino la sua prima ragazza al liceo a differenza sua aveva
già fatto sesso ed
era stata molto diretta, perciò non si era mai fatto troppi
scrupoli. Però si
era accorto di come Naruto fosse teso quando provava a toccarlo o
proponeva
qualcosa di più intimo oltre i soliti baci e le carezze.
Riusciva a sentire la
tensione sul suo corpo quando passava i palmi delle mani e non voleva
in alcun
modo spingerlo in qualcosa che lo metteva in un tale disagio.
Anche se
una parte di lui era molto confusa. Naruto aveva quasi ventidue anni e
da
quello che aveva capito aveva avuto tantissime
relazioni nel corso della sua giovane vita. Com’era possibile
che fosse
sopravvissuto a tutte senza perdere la verginità?
Soprattutto per essere una
persona così espansiva ed estroversa, che non aveva nessun
problema con il
contatto fisico. Era sempre in cerca di un abbraccio e non si faceva
scrupolo a
invadere lo spazio vitale altrui – non che ne dispiacesse,
Obito adorava il
contatto fisico. Eppure, quando si trattava di contatti intimi si
irrigidiva e
si faceva evasivo, non permettendogli di toccarlo.
Ovviamente
non aveva mai insistito, non voleva pressarlo su una cosa
così delicata e
importante. Inoltre era giunto alla conclusione che se Naruto aveva
aspettato
tutto quel tempo era perché voleva che la sua prima volta
fosse con la persona
giusta, con una persona che amava davvero e probabilmente con la quale
passare
il resto della vita.
Segretamente
Obito sperava di essere quella persona.
Sorrise
fra
sé mentre scansava le persone sul marciapiede. Naruto era
stato la sua
scommessa personale, un azzardo che i suoi amici all’inizio
gli avevano
rimproverato. Del
resto tra loro intercorrevano
quasi quattordici anni di differenza, senza contare che il ragazzo
studiava
ancora alla triennale, mentre lui aveva già un lavoro e uno
stipendio proprio.
Quando aveva detto a Kakashi che avevano iniziato a frequentarsi,
l’amico lo
aveva guardato interdetto e aveva predetto che non avrebbe mai
funzionato.
Invece era passato un anno dal loro primo bacio, da quando ubriaco gli
si era
dichiarato, e stavano ancora insieme.
Allargò
il
sorriso al ricordo. Gli sembrava impossibile fosse già
passato un anno da quel
compleanno memorabile, eppure era così. Lui e Naruto stavano
insieme da allora
ed erano una coppia affiatata, solida, che funzionava.
Alla
faccia
di Bakakashi!
Era
tutto
perfetto, non aveva nulla di cui lamentarsi. Solo che…
Solo che
moriva dalla voglia di fare l’amore con lui.
Non
poteva
farci niente, lo desiderava tantissimo e ogni volta che lo vedeva gli
sembrava
di amarlo sempre di più. Ormai era diventato un bisogno
così forte che non
sapeva come avrebbe resistito ancora a lungo, sarebbe stato il
coronamento di
quella relazione perfetta. Aveva bisogno di toccarlo e procurargli
piacere, di
unirsi in quell’atto, voleva concretizzare fisicamente
quell’amore che sentiva
esplodergli nel petto. Il fatto che Naruto non mostrasse lo stesso
desiderio lo
demoralizzava molto, aveva paura di essere ancora una volta lui
l’anello debole
della relazione, quello che ci investiva più sentimento e
desiderio. C’erano
dei momenti in cui era difficile scacciare la paranoia che Naruto non
lo amasse
davvero. Del resto dopo così tante relazioni alle spalle,
cosa gli garantiva
che fosse lui la persona giusta?
Si
fermò
sul marciapiede e vide dall’altra parte della strada
un’altra farmacia con un
distributore automatico fuori. Aveva camminato così tanto da
aver cambiato
isolato.
Naruto
non
gli aveva ancora dato segnali di voler fare l’amore, era
vero, non sapeva se
volesse farlo. Ma era anche vero che gli aveva promesso che avrebbe
fatto in
modo di rendere quella serata speciale, indimenticabile. Forse
sott’intendeva
qualcosa, forse finalmente aveva deciso di fare l’amore con
lui e voleva farlo
il giorno del suo compleanno come regalo, il giorno del loro
anniversario.
Tentennò
qualche altro secondo, poi si spostò sulle strisce pedonali
e attraversò la
strada. Andò davanti al distributore come se stesse salendo
sul ring, gli occhi
puntati sulla confezione di durex che aveva sempre usato. Socchiuse gli
occhi,
lottando contro l’ultimo dubbio di coscienza che faceva
resistenza, ma poi
gettò la sigaretta e prese il portafoglio.
L’attesa dell’accettazione delle
banconote e la consegna del pacchetto prescelto gli parve infinita, ma
quando
lo strinse nella mano si trovò rinato nella determinazione.
Forse
avrebbero fatto l’amore, forse non sarebbe successo niente.
In ogni caso un
pacco di preservativi a casa faceva sempre comodo.
**
Naruto
tornò a casa distrutto, lasciò cadere lo zaino
all’entrata e non si preoccupò
di riporre le scarpe nella scarpiera. Si trascinò fino al
proprio letto
esausto, sapeva di essere solo a casa, probabilmente suo zio era ancora
in
redazione a litigare con l’editore.
Si
strofinò
le tempie con uno sbuffo e osservò la sua camera rimasta
invariata
dall’infanzia. Solo gli scaffali avevano iniziato a riempirsi
anche di libri
scolastici oltre che fantasy e fumetti, ma per il resto era ancora
tutto
uguale. Sembrava ancora la stanza di un ragazzino, quello che alla fin
fine
sapeva essere considerato da quasi tutti quelli che conosceva.
Solo
perché
non aveva mai fatto sesso.
Come
quando
era un adolescente, provò un getto di rifiuto verso
quell’atto. Capiva che per
gli altri fosse importante, non capiva però
perché dovessero imporglielo o
sbatteglierlo continuamente in faccia. Anche prima, anche se sapeva che
quelle
battute fatte dai suoi amici non nascondevano cattiveria o
risentimento, lo
avevano comunque pungolato. Nonostante tutto, continuava a sentirsi
quello
strano.
Ma quel
che
era peggio era che ora pensava con fitte d’ansia alla serata
successiva. Non
voleva deludere Obito, ma continuava a non volerlo fare. Sapeva che
probabilmente poteva accontentarlo, che dopo qualche carezza e tocco
sapiente
il suo corpo avrebbe iniziato a reagire istintivamente, ma gli sembrava
comunque sbagliato farlo se non lo desiderava. La
sola idea gli riportava quel disagio che
per anni lo aveva tormentato.
Doveva
parlarne, Sakura aveva ragione, doveva solo trovare le parole giuste.
Il
vibrare
del telefono lo distrasse dal tentativo di imbastire un discorso nella
propria
testa. Svogliato si trascinò fino alla scrivania dove aveva
appoggiato
l’apparecchio elettronico e lo sbloccò. Era un
messaggio di Sasuke e sul
momento non si sentì molto desideroso di sapere cosa
volesse, ma poi la
curiosità ebbe la meglio.
Non si
aspettava di trovare un wall of text
infinito.
Scusa se sono
stato indelicato in
biblioteca. Ma mi metto nei panni di Obito e non posso fare a meno di
pensare
quanto debba essere frustrante per lui, esattamente come lo
è stato per me.
Devi capirci: viviamo in una società che ci insegna che
amore e sesso vanno di
pari passo, che se ami una persona allora vuoi e devi
farci sesso. Tu sei stata la prima persona che nella mia vita
ha messo in crisi questo assioma. Ammetto che una parte di me continua
a non
capire come tu non riesce a desiderare sessualmente una persona che
dici di
amare, ma immagino di aver interiorizzato un sacco di merda e per
questo non ci
riesca. Forse per Obito sarà meno difficile capirlo. Anche
perché te lo ripeto:
se ti ho lasciato non è perché non volevi fare
sesso con me, ma perché
piuttosto di essere onesto hai preferito fingere perfino un infarto e
farci
fare una figura di merda al pronto soccorso. Forse se me lo avessi
detto fin da
subito le cose sarebbero andate diversamente (e non mi sarei preso una
multa di
falso allarme per colpa tua!)
Quindi smettila
di frignare e fare
la checca, va’ da Obito e digli la verità. Dio,
questo tuo comportamento è
assolutamente out of character e
non
riesco a credere di dover essere io
a
fartelo notare! Ritrova le palle e sii onesto. Obito ti ama e per
questo ti ascolterà,
non farti divorare dall’insicurezza.
Come regalo di
compleanno dagli la
tua sincerità invece del culo.
E studia,
coglione.
Sorrise
nel
vedere l’ultimo messaggio. Probabilmente Ino e Sai dovevano
avergli dato una
bella strigliata perché si spingesse addirittura a scusarsi
– certo, nel suo
modo particolare dove riusciva lo stesso a trovare un modo per
insultarlo.
Sbloccò la tastiere e gli rispose scusandosi a sua volta per
aver reagito così
male, si premurò di ricambiare gli insulti e
assicurò che ne avrebbe parlato
con Obito.
Fu
proprio
quando schiacciò invio che la schermata cambiò,
prefigurandosi nella chiamata
in entrata e il nome del fidanzato lampeggiò nello schermo.
Lo sguardo gli si
illuminò mentre sentiva la felicità aumentarsi.
“Ehi”
rispose
accettando la chiamata.
‒ Ehi,
amore. Come stai? – rispose dall’altro
lato del telefono.
Sentì
il
sorriso impossessarsi prepotente delle sue labbra a sentire quella voce
e si
gettò sul letto con un sospiro felice questa volta.
“Eh,
tutto
bene a parte lo stress”.
‒ Che
succede?
“Ma
no,
niente, lo sai: la sessione, gli esami, gli altri che fanno i
coglioni…” la gente che
vuole farmi fare sesso, “la
vita in generale”.
Lo
sentì
ridere.
‒ Coraggio,
campione, questo periodo sta per passare.
“Già”
sospirò. “E poi almeno domani ci vediamo, mi
sembra passata una vita”.
‒ Anche
a me, mi manchi amore mio.
“Anche
tu.
Appena finisce la sessione cercherò di stare più
tempo con te”.
‒ Mi
basta già averti domani tutto per me.
Era una
frase dolce, innocente, priva di malizia, ma comunque fece congelare
Naruto. Il
cuore gli batté impazzito nel petto e si alzò a
sedere, teso.
“Tu…
tu
cosa hai in mente per domani?” chiese tentando di essere
disinvolto.
‒ Non
lo so, – rispose Obito, riusciva a immaginarselo
mentre faceva
spallucce, ‒ restiamo
per il giapponese a casa, giusto? O
preferisci prenotare da qualche parte?
“No,
no.
Giapponese va benissimo, ramen! Sai che adoro il ramen!” si
animò, salvo poi
tornare di nuovo incerto. “No, intendevo…
c’è qualcosa di particolare che vuoi
fare?”
Sentì
una
lunga esitazione anche dall’altra parte della cornetta, che
aumentò la
tachicardia in Naruto.
‒ C’è
qualcosa in particolare che tu vuoi
fare domani? – girò la domanda.
Si morse
le
labbra, non sapendo come rispondere.
“Io
voglio
che tu domani sia felice” decise di ammettere alla fine,
perché era proprio
quella la verità. Era un giorno importante e avrebbe fatto
qualsiasi cosa per
renderlo speciale, amava Obito e se doveva dimostrarlo anche con il
sesso
allora lui…
‒A
me basta stare con te per essere felice.
Respirò
di
colpo, un calore meraviglioso gli invase lo stomaco e glielo
rovesciò, come se
mille farfalle avessero iniziato a svolazzare al suo interno.
Sentì gli occhi
farsi lucidi e si ritrovò a sorridere grato alla propria
stanza.
“Ti
amo
tanto” mormorò non riuscendo a dire
nient’altro.
‒ Ti
amo tanto anche io, amore.
Naruto
si
beò di quelle paroline, socchiuse gli occhi e le
ripeté nella propria mente.
Obito lo amava, non doveva avere paura, sarebbe andato tutto bene, non
lo
avrebbe perso dicendogli la verità. Ma magari era meglio
rimandare quel
discorso a dopo il compleanno, non era il caso di ammorbarlo proprio in
quel
giorno importante.
‒ Ah,
meglio che vada – riprese Obito. – Ho promesso a Kakashi e Rin di preparare la cena
anche per loro visto
che li sto sfrattando. Ci vediamo domani?
“Assolutamente”.
Sorrise ancora. “Buonanotte, amore”.
‒Buonanotte,
cucciolo.
Chiuse
la
chiamata con un sorriso persistente, poi si gettò ancora una
volta di schiena
sul letto. Fissò il soffitto senza vederlo davvero,
già catapultato con la
testa al giorno successivo. Pensava al viso attraente del suo ragazzo,
perfetto
nonostate le cicatrici che segnavano il lato destro del suo viso; agli
occhi
orientali, eleganti, ma che brillavano di affetto e amore.
Pensò al modo in cui
gli sorrideva, alle sue carezze. Dio, si sentiva così tanto
innamorato da
sentirsi ancora un adolescente ai primi appuntamenti.
Ma
questa volta
sarebbe andato tutto bene.
**
Nonostante
la chiamata della sera prima lo avesse rassicurato, quando Naruto
suonò al
campanello si sentiva ancora un po’ nervoso.
Come
promesso erano soli nell’appartamento spazioso e avevano il
salotto tutto per
loro. Obito lo aveva già arrangiato sintonizzando la tv su
netflix, preparando
ciotole di popcorn e sistemando delle coperte morbide.
“Il
giapponese arriverà fra un’oretta, ti va
bene?” gli disse Obito come prima cosa
andandogli incontro all’entrata.
“Benissimo”
assicurò indossando le pantofole che ormai erano diventate
sue in quella casa.
“Buon compleanno, tesoro” aggiunse alzandosi per
baciarlo.
Obito
era
molto alto, superava il metro e ottanta, e per questo doveva sempre
tendersi
verso l’alto per poterlo raggiungere. Il più
grande lo aiutò accucciandosi a
sua volta e stringendogli le braccia al busto, portandoselo
più vicino.
“Dai,
non
stiamo in entrata, vieni” gli disse quando si staccarono con
un sonoro
schiocco.
Naruto
lo
seguì tenendolo per mano, un sorriso sempre più
sognante stampato sul volto e
lo zaino con sé. Non vedeva l’ora di dargli il suo
regalo, lo aveva programmato
da mesi e non ce la faceva più a trattenere il segreto.
Andò
al
divano e si accoccolò con una coperta sulle spalle.
“Che
vuoi
fare mentre aspettiamo il cibo?”
“Iniziamo
già la maratona?” propose Obito. Avevano infatti
deciso di guardare l’ultima
stagione della loro serie tv preferita.
“Be’,
sì,
abbiamo un bel po’ da vedere” concordò.
“Oppure…”
Naruto
fece
appena in tempo ad alzare il viso prima di sentire le labbra
dell’altro premere
sulle sue. Ridacchiò sommesso mentre Obito si infilava sotto
la coperta con
lui, rannicchiandosi vicino al suo corpo.
“Oppure
coccole” completò per lui lasciando che lo
abbracciasse e gli posasse piccoli
baci sulla mandibola.
Certo,
era
asessuale, ma questo non gli impediva di apprezzare il contatto fisico
o le
coccole, al contrario le adorava da morire e non si lasciava mai
sfuggire
l’occasione si riceverne un po’. Obito su questo si
era mostrato perfetto.
Al di
là
del suo aspetto serio – a volte quasi spaventoso –
era in realtà una delle
persone più affettuose che conoscesse e non c’era
momento che non approfittasse
per stringerlo, stargli vicino, coccolarlo. Era stata una piacevole
sorpresa
scoprire questo suo lato tenero oltre la scorza dura del suo sarcasmo e
cinismo. Anche se la sorpresa più grande era stata vederlo
piangere con
Titanic.
Misero
su
la prima puntata della quarta stagione e rimasero con le mani strette e
unite.
Talvolta si distraevano per scoccare piccoli baci all’altro o
accarezzarlo. Era
tocchi gentili, sensuali, ma non troppo spinti e intimi, non
preludevano nulla
e Naruto si sentiva tranquillo a riceverli. Soprattutto i grattini
sulla testa
lo rilassavano tantissimo, lo facevano sentire amato ed erano la
sensazione più
bella del mondo.
Si
staccarono solo quando il fattorino con le loro ordinazioni
suonò al loro
campanello e si spostarono sul tavolino basso al centro del salotto per
mangiare.
“Non
avremo
esagerato con il sushi? Abbiamo anche il ramen” si
impensierì Obito mentre il
tavolino veniva riempito dai piatti.
“Il
ramen è
solo l’antipasto” gli fece notare Naruto.
“Per
te,
forse. A me basta una ciotola per sentirmi sazio”.
“Pfff,
non
si è mai sazi di ramen. Ne mangerei
all’infinito!”
Anche in
quel caso si erano seduti vicini, con le gambe incrociate e le
ginocchia che si
sfioravano. Più di una volta Obito si sporse verso di lui
con la scusa delle
labbra sporche per pulirgliele con un bacio.
Ovviamente,
nonostante i tentativi orgogliosi di Naruto, non riuscirono a finire
tutto.
“Meno
male
che non ho preso una torta” sospirò Obito
toccandosi la pancia gonfia.
“Posso
ancora mangiare ancora…” si lagnò
Naruto trascinando l’ennesimo sushi a salmone
sul piatto.
“Dai,
lascia stare, che poi stai male”.
Sospirò,
vinto dalla ragionevolezza dell’altro. Misero tutti gli
avanzi su un unico
piatto e lo spostarono in frigo per conservarlo, poi tornarono al
divano.
“Aspetta”
disse Naruto afferrando il proprio zaino. “Il tuo
regalo!”
Obito
prese
la scatola tra le mani con un po’ di imbarazzo, essendo
cresciuto solo da
bambino non era mai stato abituato a ricevere regali. Una cosa che lo
accomunava a Naruto, qualcosa che sapeva poteva capire.
Perciò non disse niente
mentre liberava la scatola dalla carta colorata e dai nastri,
spalancò solo la
bocca quando si accorse che cosa conteneva.
“Questo
è…”
“Già”.
Strabuzzò
gli occhi, incredulo al punto che riuscì solo a dire:
“Credevo non fosse più in
commercio da anni!”
Si
spostò
sotto la luce del lampadario per osservare meglio ogni dettaglio del
modellino originale
dell’EVA002, edizione limitata.
“Sì,
effettivamente ho dovuto faticare un po’ per trovarla, ma
eccola qui per te” si
pavoneggiò Naruto raggiungendolo. Avvolse la braccia attorno
a lui e si appoggiò
con la testa alla sua spalla. “Ti piace?”
“Stai
scherzando?”
Ridacchiò.
Ovviamente gli piaceva, Evangelion era il suo anime preferito e lo
aveva
costretto a guardarlo un sacco di volte. Si complimentò con
se stesso per aver
azzeccato il regalo, ma fu ancora più soddisfatto quando
Obito lo premiò con un
bacio lungo e appassionato.
“Vado
a
metterlo in camera” annunciò quando si
staccò. Guardò ancora una volta la
scatola incredulo. “Non penso lo tirerò fuori
dalla custodia, non voglio
rovinarlo. Dio, è meraviglioso”.
Rise
ancora
divertito da quell’entusiasmo. Pensò alla reazione
che avrebbe avuto Sasuke,
probabilmente lui sarebbe rimasto sconcertato nel vedere
così tanta euforia in
un uomo adulto per la statuetta di un cartone. Ma del resto Sasuke non
capiva niente.
Il pensiero dell’amico lo fece però innervosire,
gli tornò in mente il suo
messaggio e il suo consiglio. Si morsicò l’unghia
del pollice mentre si
risedeva sul divano, incerto sul da farsi. Alla fine scosse la testa,
decidendo
di rimandare – ancora – a un giorno più
appropriato. Quello non era sicuramente
il momento adatto.
Tornò
anche
Obito, il sorriso smagliante che illuminava tutta la stanza. Si
accoccolò
ancora al suo fianco e gli scoccò un bacetto vicino
all’orecchio.
“Riprendiamo?”
Annuì,
rilassandosi.
Non aveva ancora tentato nulla di esplicito, non aveva motivo di
preoccuparsi,
probabilmente non aveva nemmeno in mente di fare sesso.
Obito lo
tirò a sé avvolgendo con un braccio attorno alle
spalle. Con la mano iniziò a
disegnare cerchietti sul suo braccio in un movimento tranquillizzante.
Naruto
si crogiolò in quel tocco accennato.
Le cose
andarono bene finché non arrivarono al fatidico episodio
dove i due
protagonisti confessavano i reciprochi sentimenti e poi… e
poi, be’, scopavano.
Naruto si mosse un po’ rigido alla scena di loro che
entravano nella camera da
letto senza staccarsi le labbra di dosso, praticamente mangiandosi alla
faccia.
Quasi sperò che saltassero la scena di loro che si
spogliavano e facevano cose
sul letto per passare direttamente al giorno dopo, ma a quanto pare i
registi
avevano voluto fare i progressivi e decisero di mostrare
l’intera scena in modo
soft, con gli ansimi accompagnati da una stucchevole musica romantica.
Naruto
sentì lo sguardo di Obito su di sé, ma lui fece
finta di niente. Si preoccupò
piuttosto di maledire la serie tv e ancora una volta si chiese
perché ogni
dannata volta che qualcuno in una serie faceva una dichiarazione
d’amore dopo
ci stava per forza una scena di sesso. Come se fosse ovvio che esporre
i propri
sentimenti portasse al sesso, ma non era così! Non per tutti
almeno. Perché a
ogni ti amo doveva seguire una scadente e travolgente scena erotica?
Impassibile
attese che la scena passasse avanti e la serie riprendesse con la trama
principale, ma qualcosa doveva essere scattato nella mente di Obito.
Niente di
troppo evidente in realtà, ma Naruto si era accorto subito
di come le sue
carezze si fossero fatte più sensuali, costanti.
Cominciò perfino a distogliere
lo sguardo dallo schermo per dargli di tanto in tanto baci sul collo,
baci
veri.
Cercò
di
non mostrare che si stava agitando, anzi si sforzò con tutto
se stesso per
restare tranquillo e ricambiare quelle attenzioni anche se lo stavano
lentamente sopraffacendo. La cosa degenerò quando Obito
bloccò la serie tv
nello schermo.
“Cosa…?”
chiese Naruto, ma non riuscì nemmeno a concludere che
l’altro lo aveva già
fatto scivolare sotto di sé.
“Piccola
pausa” propose con un sorriso malandrino, un po’
incerto.
Si
abbassò
a baciarlo premendo i loro corpi. Naruto si rilassò un poco
nel rendersi conto
che non stava tentando di spogliarlo, né che lo toccava
nelle sue parti
private. Non c’era niente di diverso dalle altre volte che si
erano coccolati
un po’, non doveva partire prevenuto. Cominciò a
quindi a ricambiare ai baci,
alle carezze e sospirare di soddisfazione quando massaggiava i suoi
punti
sensibili. Cominciò anche a sentire caldo per via del loro
stretto contatto, ma
continuò a baciarlo e accarezzarlo senza staccarsi. Gli
piaceva troppo avere
quel corpo solido e grande vicino. Era talmente preso che non
badò nemmeno
quando sentì una mano dell’altro scendere in modo
sperimentale sul suo
fondoschiena, oltre il bordo dei jeans. Non si irrigidì,
né i muscoli andarono
in tensione, si sentiva sciolto fra le sue braccia e pensò
che se lo volesse
toccare lì non aveva nessun motivo per proibirglielo.
Inoltre gli piaceva
sentire le dita premere sulla pelle sensibile, liscia.
“Hai
un
culo pazzesco” ansimò Obito al suo orecchio.
“Grazie”
commentò con un sorrisetto.
Si morse
la
lingua quando però sentì un ginocchio sollevarsi
e premere contro il suo
inguine, strofinare il cavallo dei pantaloni. Ovviamente a quelle
stimolazioni
dirette il suo corpo comincio a reagire in modo positivo, ma Naruto non
sentì
davvero l’eccitazione. Sentì solo il cuore
aumentare i battiti cardiaci e
l’ansia che le cose stessero andando un po’ oltre.
Ma non riuscì a staccarsi o
riuscire a prendere il controllo della situazione, perché
Obito gli afferrò la
mano e la trascinò giù, tra loro corpi, sul
proprio inguine dove sentì tesa la
sua erezione.
Deglutì,
guardando negli occhi di peltro di Obito che bruciavano letteralmente
di
desiderio.
“Ti
va di…
provare?” ansimò quello, il tono roco come se si
stesse sforzando i parlare.
“Hai voglia di fare l’amore?”
Deglutì
ancora, a corto di saliva. Guardò nelle iridi
dell’altro con occhi sbarrati,
sentendosi un po’ un coniglietto in trappola. Ormai alla
carezze insistenti di
Obito anche a lui era venuta un’erezione, ma era talmente in
secondo piano
rispetto l’agitazione che fermentava il suo corpo che se ne
accorgeva appena.
Una
parte
di lui gridava in negazione e suggeriva qualche fuga
all’ultimo. La parte più
razionale di lui gli suggeriva che doveva dirglielo adesso, che non
aveva senso
scappare ancora una volta ed era giunto il momento di essere sincero.
Poi c’era
la sua parte irrimediabilmente innamorata di lui che non voleva
deluderlo, che
lo voleva fare felice sopra ogni cosa, che avrebbe fatto qualsiasi cosa
per
lui.
Del
resto
il suo corpo stava reagendo, poteva fare sesso. Poteva farlo per lui,
anche se
non desiderava l’atto in sé amava comunque Obito.
Non gli costava niente, era
come fargli i pompini, un’altra attività ludica
piacevole da fare insieme.
Anche se in quel caso sarebbe stato coinvolto in prima persona.
A quel
pensiero l’agitazione aumentò e strinse la presa
sulla maglietta dell’altro,
cercò di non perdere la propria determinazione. Il sesso non
era niente di
terribile, era piacevole come mangiare il ramen e poteva farlo
perché lo amava.
“Allora,
che ne dici?” chiese ancora Obito sfiorandogli la tempia con
le labbra, un po’
ansioso per quel silenzio prolungato.
Al che
Naruto risollevò gli occhi su di lui, questa volta brillanti
di determinazione,
e mise da parte tutto il panico che provava. Sorrise convincente.
“Sì,
mi
va”.
Cosa sto
facendo, cosa sto facendo, cosa sto facendo,
cosa sto facendo…
Non
riusciva a pensare ad altro, anche se nel frattempo stava ricambiando i
baci e
la carezze, anche se si stringeva al corpo di Obito. Si erano spostati
dal
soggiorno alla sua camera e lentamente entrambi avevano iniziato a
spogliarsi,
ormai indossava solo i boxer. L’unica difesa dalle mani di
Obito che ormai si
trascinavano su ogni porzione di pelle, accarezzandolo gentili e
bisognose.
Riusciva a sentire quanto lo desiderasse, mentre lo baciava sorrideva e
gli
occhi gli brillavano. Forse era per questo che non era ancora scappato.
Obito
gli
baciò a lungo le clavicole, doveva essersi accorto della sua
agitazione, di
come fosse teso, e probabilmente stava allungando i preliminari con
quelle
coccole proprio per metterlo il più possibile a suo agio. Ma
in realtà
quell’attesa lo stava innervosendo sempre di più.
Preferiva che facesse quello
che doveva fare, che finissero presto e potessero tornare alle coccole
di
prima, alla serie tv.
“Va
tutto
bene?” domandò Obito accorgendosi che non si
calmava.
“Oh,
sì”
annuì frenetico. Lo baciò come per dimostrare che
andava tutto bene.
“Stai
tremando…” gli fece notare.
“È
per il
freddo, sai… siamo nudi” borbottò in
cerca di una scappatoia.
“Uhm…”
commentò non del tutto convinto, ma non indagò
oltre, aveva aspettato quel
momento per troppo tempo e non si sentiva poi così voglioso
di questionare ogni
cosa. Naruto gli aveva detto sì,
che
aveva voglia, ed era lì che stava ricambiando, era questa la
cosa importante. Riprese
quindi a baciarlo alla gola in quel modo che sapeva scioglierlo. Anche
se ormai
Naruto era troppo agitato perché potesse funzionare.
“Naruto,
non mi sembri…”
“Sto
bene!”
sbottò.
Finalmente
sentì le dita scendere all’elastico delle sue
mutande e tirare giù fino a
lasciarlo tutto nudo. Ma quando successe Obito si
immobilizzò.
“Non
sei
proprio eccitato…” notò guardando il
suo sesso addormentato.
Naruto
strinse i denti maledicendosi. Ovviamente l’agitazione aveva
ben pensato di
influire anche nel suo corpo.
“Sono
un
po’ nervoso” ammise in un borbottio.
Obito lo
fissò attento, poi annuì fra sé. Del
resto era la prima volta, non doveva
essere facile per lui lasciarsi andare del tutto. Cominciò
quindi a toccarlo
per poter risvegliare l’erezione, per fare in modo che
tornasse eccitato.
Naruto
ansimò, non per il piacere ma per sentire delle mani
estranee strofinare sul
suo inguine, stuzzicare il suo pene sensibile. Chiuse gli occhi e si
concentrò.
Doveva fare come quando si masturbava, pensare al tocco e come fosse
piacevole,
nient’altro, poi il resto sarebbe venuto da solo. Ma non ci
riusciva. L’intera
situazione era troppo diversa da quando si masturbava e le mani che lo
toccavano non erano le sue, era tutto diverso e insolito e nonostante
tutto non
riusciva a trovarlo piacevole.
Riuscì
comunque a tornare eretto e la considerò una conquista,
inoltre bastò a
rassicurare Obito.
“Provo?”
chiese un’ultima volta conferma.
Annuì,
aprendo le gambe. “Vai” assicurò
nonostante la vocina agitata che gli intimava
di fermarsi.
Il
rumore
del tappo del lubrificante lo fece sussultare e strinse gli occhi, il
respiro
veloce.
“Sei
tesissimo…”
“Mi
dispiace” sussurrò senza fiato.
“Shhh”
lo
rassicurò Obito con un bacio alla coscia. “Non ti
farò male, rilassati”.
Come se
fosse facile. Gli sembrava di essere a un esame, anzi di doversi
gettare con il
bungee jumping da
un’altezza immensa con
una corda troppo sottile.
“Ahi!”
guaì
quando sentì un dito sull’apertura sensibile.
Obito
rimase
confuso. “L’ho solo appoggiato”.
“Scusa”
ansimò ancora. “Io… vai, lascia
stare…”
Chiuse
gli
occhi con forza e si morse l’interno della guancia. Si
concentrò a cose
piacevoli e belle, come i cuccioli di labrador, l’odore di
ramen, le torte…
Ma Obito
non accennò altro. Dopo lunghi secondi in cui non lo
toccava, finalmente decise
di sbirciare cosa stesse succedendo. Si scontrò con uno
sguardo confuso e
abbattuto, Obito lo guardava dal bordo del letto con le spalle curve e
un’espressione rassegnata.
“Naruto,”
chiese con voce seria, “sei sicuro?”
Tentò
di
sorridere. “Io…”
“Sembri
sul
punto di un attacco di panico” lo interruppe. Gli occhi scuri
lo scandagliarono
da cima a fondo, soffermandosi sul suo sesso di nuovo a riposo.
Contrasse lo
sguardo. “Sinceramente, ti prego: vuoi fare l’amore
con me?”
Aprì
la
bocca per proclamare ancora una volta sì, irremovibile nella
sua decisione, ma
riuscì solo a bisbigliare: “No, per
favore”.
Era
stata
un’ammissione flebile, ma Obito piegò ancor di
più le spalle e abbassò la testa,
come a voler nascondere la delusione.
Si
schiarì
la voce. “Allora è meglio vestirci, prima che tu
prenda freddo. Ecco…” raccolse
i propri pantaloni, poi si guardò attorno. “Ho
lasciato la felpa di là, vado a
prenderla…”
Naruto
lo
guardò andare via rendendosi che conto che probabilmente
quella della felpa era
solo una scusa per lasciare la stanza. Sospirò e si prese la
testa tra le mani.
Aveva
rovinato tutto, di nuovo.
Ora si
sentiva davvero sul punto di un attacco di panico. Ma
inghiottì la paura, l’agitazione
e la voglia di piangere, doveva raggiungerlo e dovevano parlare. Ormai
non
poteva più evitarlo.
Rovinerò
tutto, di nuovo.
Tentò
di
non pensarci mentre rinfilava i propri boxer e si rimetteva la
maglietta. Non
voleva affrontarlo nudo, tutto sommato i vestiti gli davano
l’illusione di una
sorta di protezione.
Stringendosi
il busto con le braccia, lasciò a sua volta la stanza e lo
raggiunse in
soggiorno. Obito era seduto sul divano, ancora a peto nudo e con la
felpa in
questione stretta tra le mani. La fissava assente, con espressione
triste e
scoraggiata, gli strinse il cuore vederlo così. Non riusciva
a non pensare che
era solo colpa sua.
“Io…”
iniziò, ma si accorse che gli mancava la voce. “Mi
dispiace”.
Obito
sospirò. “No, non è niente”.
Sapeva
che
era una bugia, glielo leggeva in faccia. Lo aveva deluso e il suo
rifiuto lo
aveva fatto stare male.
“Obito…”
“È
solo
che, “ lo interruppe all’improvviso, “non
riesco davvero a capire perché.
Sei vergine e io non voglio
farti pressione, è il tuo corpo, sei tu che devi decidere.
Ma è davvero
frustrante. Capisco lasciarti il tuo tempo, è giusto, ma
stiamo insieme da un
anno. Un anno in cui non c’è stato un minimo
passettino da parte tua, sono
sempre stato io a proporre e sempre tu a rifiutarti. E va bene, io ci
provo. Ma
sono umano, Naruto, e ogni volta che mi rifiuti non riesco a evitare i
dubbi”.
Prese un respiro tremante. “Stavi per avere un attacco di
panico. Ti fa questo
effetto essere toccato da me? Perché? Forse è
perché non mi vuoi in quel senso
e non ti piaccio veramente. Forse ha ragione Kakashi e io per te sono
solo un
conforto fisico. E magari hai scelto di stare con me anche se sono
più grande
di te proprio perché stai cercando una figura adulta che
possa prendere il
posto del genitore che non hai mai avuto. Magari sono troppo sfigurato
per
poter essere desiderato” mormorò passando le dita
sulle cicatrici del viso,
l’espressione sempre più disperata mentre
proseguiva. “Non lo so, Naruto. Non
riesco a capire e io…”
“Sono
asessuale”.
Obito si interruppe di colpo
e si irrigidì.
Con la mano ancora sul viso lo alzò, gli occhi sgranati
nella confusione.
“Cosa?”
Questa
volta fu il turno di Naruto di esplodere in mille parole agitate.
Soprattutto
perché Obito lo stava guardando con quella
espressione.
“Non
ho
attrazione sessuale, non provo desiderio sessuale verso le altre
persone! Non
voglio fare sesso! Ma non perché l’ho scelto io,
non è tipo il celibato, è
proprio che non ne sento il bisogno e dover fare qualcosa che non sento
il
desiderio di fare mi mette tremendamente a disagio e mi manda sempre in
panico!
Non è per un trauma che ho avuto da bambino, non ho un
rifiuto per il sesso per
un blocco psicologico, è proprio pura mancanza di desiderio!
Non ho bisogno di
andare da uno psicologo, nemmeno di un dottore perché non
è per una mancanza
ormonale o per un problema fisiologico! Hai visto no, il mio corpo
reagisce,
posso eccitarmi, è tutto nella norma. È proprio
il desiderio di fare sesso che
mi manca. Ma questo non significa che non sono innamorato di te! Ti amo
davvero
Obito e sto benissimo con te e voglio stare con te, i miei sentimenti
sono
sinceri ed esistono, sono reali e indipendenti dal voler fare sesso o
meno! Ti
amo e mi dispiace di avertelo tenuto nascosto per tutto questo
tempo!” concluse
con il fiatone, sentendosi a un passo dalle lacrime. Aveva parlato
senza freni,
dicendo tutto quello che passava per la mente e ricordando tutte le
domande che
ogni volta gli erano state fatte. Quando finì la testa gli
girò e dovette
appoggiarsi alla parete, anche se era vestito ora gli sembrava di
essere
davvero nudo.
Obito
sbatté le palpebre, guardandolo come se lo vedesse per la
prima volta.
“So
cos’è
l’asessualità” bisbigliò dopo
un lungo silenzio. Abbassò lo sguardo sulla felpa
che teneva ancora tra le mani, poi guardò la stanza intera,
la serie tv ancora
bloccata nello schermo della televisione, infine tornò a
guardarlo ancora
confuso, l’espressione corrucciata. “Quindi
è per questo? Non è perché in
realtà non mi vuoi?”
Scosse
la
testa. “Ti amo, se dovessi desiderare qualcuno saresti
proprio tu. Ma non sei
tu il problema, sono io”.
“Perché
non me lo hai detto prima?”
Si morse
le
labbra e distolse lo sguardo, colpevole.
“Avevo
paura che mi avresti lasciato. Ho
paura che tu non voglia stare con qualcuno che non è
disposto a fare sesso”
ammise.
Sentì
che
gli occhi si facevano umidi e si maledì ancora una volta,
perché quella serata
non doveva andare così. Doveva essere perfetta, speciale,
invece la stava
rovinando.
Obito
sospirò pesantemente, appoggiò la felpa sul
divano al suo fianco e gli fece
cenno.
“Vieni
qui”.
Tentennò
qualche secondo, ma alla fine fu vinto dal bisogno di essere
confortato, dalla
speranza di non venire rigettato ancora una volta. Si fiondò
tra le sue
braccia, stringendosi contro di lui.
“Va
tutto
bene”. Gli accarezzò i capelli. “Non
è una tragedia, davvero, e non dire mai
più che sei un problema, non lo sei. Non ti
lascerò per questo. Ma… ecco, avrei
voluto saperlo prima”.
“Mi
dispiace, non sapevo come affrontare l’argomento”
mormorò. Una parte di lui era
ancora incredula di quella reazione calma, controllata. Soprattutto il
suo
cuore aveva avuto un balzo quando aveva detto che non lo avrebbe
lasciato, non
osava ancora crederci.
“Posso
immaginarlo” rispose Obito comprensivo. Passò le
mani sulla schiena, rilassando
i muscoli ancora tesi. “È solo che ora
riesco a capire e probabilmente se lo avessi saputo prima non ti avrei
nemmeno
mai fatto pressione”.
“Ma
avresti
accettato lo stesso di stare con me?”
Non
riuscì
a rispondere subito. Forse un anno prima no, avrebbe accettato a fatica
una
relazione priva della componente sessuale, sarebbe stato quasi
impossibile
farlo. Nonostante tutto in ogni sua relazione il sesso era stato una
componente
importante, il mezzo principale attraverso cui dimostrare la propria
vicinanza
romantica. Senza contare quanto fosse bello avere qualcosa di
così intimo e
personale con la persona che amava. Sicuramente un anno prima ci
avrebbe
pensato a lungo prima di prendere una decisione, che probabilmente
pendeva più
verso il no. Ma ora… lui amava Naruto e voleva stare con
lui. Tutto quello era
nuovo, sarebbe stato costretto a esplorare un modo nuovo di avere una
relazione
e forse avrebbe un poco sofferto la mancanza di quella
intimità. Ma Naruto era
diventato troppo importante, lo terrorizzava di più
l’idea di non essere più
amato da lui, di non avere quello che già aveva; di non
ricevere più i suoi
baci, le sue carezze, i suoi sorrisi, di non averlo più a
illuminare la sua vita.
Per tutto quello che provava e gli donava era una sacrificio che poteva
decisamente
accettare.
“Io
voglio
stare con la persona che amo e che mi ricambia, il resto non
conta” mormorò
alla fine. “Funzioniamo alla grande e stiamo bene insieme.
Ora che so che non
vuoi fare l’amore con me perché sei asessuale e
non perché ci sia qualche problema
staremo meglio, te lo assicuro”.
Naruto
lo
spiò incerto, non del tutto convinto. “Davvero?
È okay?”
Sospirò.
“Be’, un essere umano può sopravvivere
senza fare sesso. Anche se mi piacerebbe
fare l’amore con te, mi basta stare con te per essere felice.
Te l’ho detto
ieri sera. In ogni caso saresti tu
a
rendermi felice, non il sesso”.
Si
sentì
sul punto di piangere ancora, ma questa volta di sollievo. Strinse le
labbra
per ricacciare in gola tutte le lacrime.
“Grazie”
bisbigliò stringendolo al collo in un abbraccio che sperava
manifestasse tutto
il suo affetto.
“Non
dirlo”
replicò con un piccolo sorriso. Ricambiò
l’abbraccio e poi fece un lungo ed
eclatante sorriso. “Ora però voglio frignare un
po’ per i miei sogni infranti sulla
nostra prima volta. Coccolami”.
Non
riuscì
a trattenere la risata un po’ lacrimosa. Lo spiò
attento, incerto sulle parole
successive.
“So
che
certi asessuali fanno comunque sesso…”
“Amore,
non
devi assolutamente forzarti. Hai detto che il fare qualcosa che non
desideri ti
mette a disagio e preferisco la castità a vita che farti
stare male”.
Sospirò
dal
naso, soffocando l’ennesima risata di sollievo.
“Guarda
che
in realtà sono migliorato un sacco da quando ero
adolescente” gli disse. “Una
volta scappavo via non appena l’altra persona me lo
proponeva, con Sasuke ho
perfino finto un infarto, ce l’ha ancora con me per questo.
Con te invece sono riuscito
a toccarti e farti dei pompini. Quelli posso farteli per ora, davvero,
e poi
magari sarà anche okay fare sesso”.
“Ma
se tu
non lo vuoi…”
“Non
ho
desiderio sessuale, ma posso decidere di farlo per te”
corresse, poi chiuse gli
occhi e sospirò. “È quello che ho
tentato di fare prima, ma a quanto pare non
ci riesco ancora. Non capisco, davvero…”
Gli
accarezzò le cosce nude, disegnò cerchietti sulla
pelle brunita per calmarlo.
“Il
sesso
non è un’attività come
un’altra, è qualcosa di molto intimo e personale.
Praticamente
è come affidarsi a un’altra persone, offrirle il
controllo del proprio corpo,
lasciare che lo tocchi come non succede normalmente. Per qualcuno
può essere un’azione
facile, ma per altri non lo è e per farlo ha bisogno di
essere coinvolto
interamente. Evidentemente per te è così, non
provando desiderio non riesci a
lasciarti andare”.
Fece una
smorfia. “Ma magari…”
Lo
interruppe con un bacio. “Magari sì, se
smetterà di agitarti e metterti a
disagio potremo pensarci. Ma solo se
succederà”.
Annuì,
sempre rincuorato. Si grattò la guancia pensieroso, poi
chiese: “E nel mentre
come farai?”
Obito
gli
mostrò la mano destra. “C’è
sempre la ma fedele alleata” scherzò.
Rise.
“Posso
comunque farti qualcosa io”. Esitò, abbassando gli
occhi, poi provò a fare un
sorriso malizioso. “Potrei farti qualcosa adesso per
rimediare a prima”.
Con sua
sorpresa, scosse la testa. Lo prese per il volto e fece in modo che si
guardassero negli occhi.
“Non
devi
rimediare a niente, cucciolo”. Accennò un sorriso.
“Ma magari in futuro potrei
approfittare di questa tua generosità, va bene?”
Annuì
con
trasporto, gli occhi spalancati per dimostrargli che era più
che volenteroso di
farlo. Poi però non riuscì a trattenersi e lo
guardò ancora amareggiato.
“Mi
dispiace di aver rovinato la serata”.
“Smettila
di dirlo, non hai rovinato proprio niente. Anzi, sai che ti
dico?” Si guardò
attorno. “Io direi di riprendere da dove siamo stati
interrotti”.
Naruto sbatté le
palpebre, confuso. “Eh?”
“La
serie
tv, abbiamo un’intera stagione da finire. Ma prima
vestiamoci, altrimenti ci
becchiamo un raffreddore”.
Afferrò
la
felpa, infilandosela finalmente. Naruto lo guardò ancora
incredulo di essere
sopravvissuto a quella conversazione mentre lottava con
l’indumento, provò un
affetto così travolgente da non saperlo quantificare a
parole. Lo aveva
accettato, non lo aveva lasciato, andava tutto bene. Perciò
quando finalmente
riuscì a far uscire la testa dal colletto si sporse vero il
suo viso, in un
bacio a sorpresa. Obito riuscì a ricambiare prontamente,
allacciando le mani ai
suoi fianchi e sbilanciandosi all’indietro, finché
non si appoggiò allo
schienale del divano.
“Mi
sento
la persona più fortunata della terra”
sussurrò Naruto ancora sulle sue labbra.
Obito
sorrise. “Ora mettiti i pantaloni, non vorrai ammalarti
qualche giorno prima di
un esame”.
“Agli
ordini!”
Lo
guardò
zampettare via e tornare nella sua camera, in cerca
dell’indumento che poco
prima gli aveva strappato via. Sospirò mentre si rilassava
sul divano,
nonostante tutto tenere quella conversazione era stata estenuante.
Be’,
la
serata non era andata come aveva sperato, ma non poteva dire di essere
deluso. In
un modo nell’altro Naruto era riuscito lo stesso a renderla
speciale e lui
aveva avuto la conferma che lo amava.
E per
questo avrebbe fatto tutto il possibile per far funzionare le cose tra
loro.
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