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Era un monotono e noioso venerdì sera.
E come tutti i venerdì e qualsiasi altro giorno della
settimana,me ne stavo seduta davanti al computer. Di solito chattavo
del più e del meno con amici e conoscenti su msn,leggevo riviste
di moda online e caricavo nuove foto. Era uno di quei periodi in cui
niente di abbastanza interessante o divertente potesse attirare la mia
attenzione. Uno di quei periodi in cui mi sarei volentieri conficcata
una pallottola nel cervello,in cui speravo che un pirata della strada
m'investisse o un serial killer mi accoltellasse. O meglio per
non esagerare,ero un essere umano che mangiava,studiava e andava a
letto. Me ne stavo lì aspettando con il tempo passasse,di vivere
sul serio non se ne parlava proprio. No,non ero un essere vivente.
Ero più uno zombie.
Ma torniamo a questa storia: io ed una mia amica stavamo discutendo
della mia pietosa performance all'interrogazione di fisica quando un
contatto sconosciuto mi aggiunse. Chi era?E come faceva a sapere la mia
e-mail?Era un fan della mia stessa band e non me ne preoccupai
più di tanto. Mi contattò e scrisse "ciao". Era italiano.
Non ero dell'umore adatto per fare presentazioni,così buttai un
"ciao" indifferente,sperando che la persona dall'altra parte avrebbe
capito.
Non capì e cominciammo a parlare. Disse che mi aveva aggiunto
perchè la mia presentazione su un certo forum lo aveva lasciato
a bocca aperta. Disse che era bella e molto vicino al suo modo di
essere. Scrivevo a malapena,col desiderio di staccargli msn in
faccia. Come potevo sapere in quell'istante che quel ragazzo sarebbe
poi stato l'unico a cui avrei voluto parlare in futuro?Come potevo
sapere che sarebbe stato davvero l'unico a cui avrei voluto gettare le
braccia al collo,condividere risate e momenti indimenticabili?
Il ragazzo si presentò e lo feci anch'io. Lui di Milano;io di
Napoli. Lui aveva 20 anni;io ancora dovevo compiere i miei fatidici 18.
Niente di particolare in comune tranne per il fatto che entrambi
aspettavamo con ansia il concerto della nostra band preferita,proprio
dove lui viveva.
Per lui è così facile,pensai. Magari attraversa la strada
e si trova al concerto. Io invece devo prendere uno stupido aereo.
E così passarono un paio di mesi e lui diventò uno dei
miei migliori amici. Mi faceva ridere,era buffo ma allo stesso tempo
capace di spiazzarti con una frase intelligente o profonda. Era una
persona molto estroversa,che faceva amicizia facilmente. Io ero
l'opposto:timida e fredda.
Il bellissimo momento di vedere i miei idoli dal vivo arrivò e
lui propose di venire a prendermi all'aereoporto. Con me c'era la mia
amica più fidata e strampalata:Laura,detta Buddy.
Fu la prima volta che lo vidi davvero. Non mi piaceva giudicare delle persone guardando delle semplici foto.
Era alto,molto più alto di me. Il suo metro e novanta contro il
mio scarso metro e sessanta mi fece arrossire,livida di vergogna.
Mi sorrise,forse per rompere il ghiaccio. Chissà cosa stava pensando.
Aveva un bel sorriso.Il suo viso infantile faceva contrasto con il suo
fisico da adulto. Sembrava un bambino di dieci anni con il corpo di un
trentenne.Mi piacque.
Facemmo subito conoscenza e la sua mano enorme s'intrecciò alla mia,piccola e un pò paffuta.
Morivo dalla voglia di sapere cosa stesse pensando.Così gli domandai cosa pensava di me,senza esitare.
-Sei carina e...minuscola-disse,riferendosi alla mia altezza.
Mi sentii un pò a disagio. E non per ciò che aveva
detto,ma perchè quando lo aveva fatto mi stava fissando le tette.
Nonostante era frequente che i ragazzi guardavano la mia abbondante
quinta di reggiseno più del mio carattere,più del viso e
più del portamento,mi feci rossa come un pomodoro.
Iniziò a farci da guida,facendoci ammirare Milano. Era una
città bellissima e mi sarei promessa che un giorno ci sarei
venuta di nuovo. Non sapevo che quel giorno sarebbe arrivato più
presto di quanto mi aspettassi.
Così sia prima che durante il concerto,mi divertìì
talmente tanto da non curare il fatto di essere rimasta senza
voce,senza scarpa,senza udito e con il trucco che mi colava lungo il
viso. I miei due accompagnatori erano peggio di un uragano. Mi
spronavano a fare le cose più folli che una come me potesse
fare. Ero più che certa che con loro non c'era mai da
annoiarsi.Mi meravigliai persino di me stessa. Da quando tempo non
urlavo a squarciagola e non ridevo a crepapelle?Sembrava non l'avessi
mai fatto in tutta la mia vita.
Alla fine del concerto,mi limitai a salutare i miei musicisti
preferiti. Dentro di me ero convinta che non sarebbe stato un addio.
Speravo di riverderli un giorno.
Facemmo ritorno all'aereoporto,stanca come non mai,ma allo stesso tempo euforica.
Mi accorsi,malgrado fosse ormai troppo tardi e mancavano due ore al
nostro volo,che tra me e quel ragazzo-bambino c'era feeling. Tutto
ciò che diceva era tutto ciò che volevo sentirmi
dire.Eravamo talmente in sintonia che anche Buddy se ne accorse e,con
una scusa ci lasciò soli.
E così per la prima volta in tutta la giornata eravamo
finalmente soli. Io lo fissavo irritata,pensando a tutti i modi di far
pagare alla mia amica ciò che aveva appena fatto.
Lui aveva la testa abbassata,giocando con i buchi dei suoi jeans.
Fino ad allora lo avevo sempre considerato un semplice amico. Mi ero
ripromessa di non avvicinarmi più a nessun ragazzo,per
proteggere quel che era rimasto del mio cuore ormai ridotto in
polvere,ormai rotto in mille pezzi. Frammenti che non avrebbero mai
potuto ricomporsi,e se lo avessero fatto,non sarebbero mai tornati al
loro stato originale.
E allora perchè desideravo che quel ragazzo ora mi guardasse
dritta negli occhi?Perchè desideravo di sentire la sua pelle
sulla mia?Perchè morivo dalla curiosità di sentire la
sensazione dei suoi capelli corti sotto le mie mani?Non mi ero
già fatta male abbastanza?Non mi era servita da lezione quella
storia finita male che mi aveva annientata?
A quanto pare no. Perchè poggiare le sue labbra sulle mie era un bisogno indispensabile,inevitabile,come l'aria.
-E' stato uno dei giorni più belli della mia vita.-disse all'improvviso.
-Anche per me.-.
All'improvviso,chissà come,mi ritrovai con le sue labbra premute sulle mie. Come avevo voluto che accadesse.
Il suo bacio era delicato e timido,quasi dolce. Sentii il mio cuore
prendere vita,come se non si fosse mai spezzato,lo sentivo
battere,forte e gioioso come non aveva fatto per un intero e lungo
anno. Strinsi chi mi aveva riportato in vita al mio viso.
Purtroppo,capisci che i momenti bruschi in cui vieni catapultata si
chiamano realtà. E la mia realtà in quell'istante
sembrava tragica,disastrosa.
Non lo avrei rivisto domani. Forse non lo avrei rivisto mai più.
Lui di Milano.Io di Napoli. Prima mi era sembrata una cosa così
banale ai miei occhi,quasi insignificante. Ora sembrava la causa di
tutto il mio dispiacere.
Sentii il mio cuore frantumarsi di nuovo,in uno schianto talmente forte che sembrava volesse gridarmi-Te l'avevo detto!-
In aereo,mentre due lacrime mi scendevano calde sul viso,ero giunta
alla conclusione che il destino o l'amore si stavo prendendo gioco di
me.
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