Amica di penna

di Baudelaire
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Rido solo a scrivere la parola.
Amica di penna.
Probabilmente siamo gli unici esseri, a questo diavolo di mondo, che seguitano imperterrite a scrivere lettere a mano, a correre in posta per spedirle o dal tabaccaio a fare i conti coi francobolli.
Nell’era delle email e degli sms, noi siamo così.
Perché i nostri destini si sono intrecciati quando i computer a malapena esistevano.
Innocenti adolescenti, ignare della vita e di quel che ci avrebbe riservato. Ma felici, forse molto più di adesso. O forse, chissà, soltanto incoscienti. Si viveva alla giornata. Si viveva per cose futili, o per quel che gli adulti di casa ritenevano tali.
Non sapevamo niente della vita, niente. Proprio per questo gioivamo di tutto, come fanno i bambini, che si entusiasmano per la semplicità.
Crescere ha offuscato quell’ardore. Un velo leggero di malinconia ha cominciato a permeare la vita. Con l’età adulta arrivano i problemi, arriva il dio denaro, arriva il lavoro, arrivano le responsabilità.
Ed è arrivato anche il distacco.
Ma, come spesso succede nella vita, le cose che contano non si perdono mai di vista. Gli obiettivi importanti restano punti fermi, nelle tempeste dell’esistenza. Porti sicuri verso cui fare rotta.
Questa amicizia è stata il mio porto sicuro, proprio come la mia casa, proprio come quelle poche certezze che mi sono faticosamente costruita con il sangue e il sudore che m’inzuppa le vesti. La certezza di qualcuno che ascolta, che è cresciuto con me, pur da lontano.
E sono circondata da tanto vuoto, così tanta gente che crede di conoscermi ma in realtà nulla sa di me.
La sorella che non ho avuto.
Qualcuno che, in quindici anni, non si è mai permesso di giudicarmi.
Mi leggeva e basta.
Quel che dovremmo fare tutti con la vita. Guardarla, e basta. Perché poi ci pensa lei.
E ci ritroviamo qui. È passato il tempo della scuola, quando un esame o un’interrogazione erano le più grandi preoccupazioni.
Un vento gelido sta spazzando il mio giardino.
Anche grazie a te, io tengo duro.
È impagabile sapere che qualcuno, da qualche parte, ha sempre una parola di conforto per te.
Il mio cuore si fa leggero, quando penso al tempo trascorso, alla miriade di pagine scritte, conservate in uno scatolone che sa di muffa, come quella carta ingiallita dal tempo.
Ci si potrebbe fare un libro, delle nostre vite strane.
In qualche modo, non chiedermi come, io so che ci ritroveremo sempre qui.
Con nuove storie da raccontarci, sostegno l’una per l’altra.
E la vivida consapevolezza che altri uragani tenteranno di spazzare via questi rami, i nidi di rondine, le gemme a primavera, i frutti succosi e maturi.
La pianta è forte, proprio grazie all’uragano.
E l’uragano, per fortuna, non lo sa.




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