Droga

di Baudelaire
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Droga.
Dita che scorrono veloci, velocissime, costrette a buttar giù nero su bianco quel filo di pensieri ininterrotto che non ti molla, nossignore. Affannose, sudate, frementi, vibranti, battono all’unisono con il tuo cuore, che martella nel petto mentre l’opera prende forma.
Droga.
Impossibile farne a meno.
Droga.
Quando gli impegni inderogabili ti trascinano fuori di qui, lontano da questa tastiera bianca e nera come lo Yin e Yang che si azzuffano nella tua anima logora, quando sei costretto, dannatamente obbligato ad andartene, abbandonandola, sola e inerme, indifesa, è allora, proprio allora che il Caos prende forma.
Il pensiero sfugge, il cuore smette di battere, la Ragione prende il sopravvento. Sei indaffarata, concentrata, ma anche svuotata, priva di gioia, ti manca l’aria.
Droga.
Il bisogno inizia a farsi sentire. L’Estasi è un attimo di infinito lontano, troppo lontano, vacuo, dimenticato, sepolto sotto queste macerie aggrovigliate. Ci cammini sopra, le calpesti, spietata e furente. Manca il respiro, la testa duole, atroce, il bisogno si fa spasmodico, urgente.
Droga.
La brami, perdutamente, furiosamente, maledettamente.
Il minuto è scandito lento, troppo lento.
Potresti perire, in questa dannazione che pare non avere fine.
Droga.
Torni, finalmente.
Sei di nuovo sua.
I tasti premono, le dita viaggiano, seguono il pensiero, ancora una volta.
Droga.
Sei felice, ora.
Sì, di nuovo felice.
Droga.
Impossibile non amarti.
Droga.
Sarò tua per l’eternità.
Droga.
Prendimi, e portami via.




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