Fainetai moi kenos isos theoisin emmen’oner

di Dollhades
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Φαίνεταί μοι κῆνος ἴσος θέοισιν ἔμμεν’ ὤνη
 fainetai moi kenos isos theoisin emmen’oner




Hera gli pettinò gentilmente i lunghi capelli platino, scoprendo la fronte, appoggiandoci delicatamente le labbra verificandone la temperatura: erano settimane che la febbre non scendeva. Il ragazzo dai capelli castani passava le notti seduto sul bordo del letto del più piccolo a tamponargli la fronte con una pezzolina umida, accarezzandogli con delicatezza una mano ogni volta che nel sonno iniziava ad agitarsi –quel dio tanto bello quanto fragile, con le chiare ciglia schiuse e occhi come pozze di rubino lucidi e spaventati lo cercava, nelle tenebre, singhiozzando.

 «Sono qui» sussurrò lasciandogli un leggero bacio a fior di labbra. «Sono qui.»  ripeté, mentre il respiro di Afrodite, percependolo, piano si calmava.




 
NdA.
[Simile a un dio mi sembra quell’uomo (frase in greco Φαίνεταί μοι κῆνος ἴσος θέοισιν ἔμμεν’ ὤνη, fainetai moi kenos isos theoisin emmen’oner). In questi famosissimi versi la poetessa Saffo paragona l’uomo amato ad un dio, in una poesia che ha esercitato il suo fascino su molti.Le parole di Saffo che parla dell’amore come un tormento simile alla morte, sono usate tutt’oggi per esprimere questi sentimenti eterni.]
Inutile dire che, per me, loro sono la coppia eterna: non importa se vengono separati, Hera ricorderà sempre Afuro con quelle parole.
In ogni caso, è la mia prima fic così corta ma ammetto che mi ha lasciata abbastanza soddisfatta, spero possa piacervi
-Ade

Ps. nel caso vogliate leggerla come prequel di "Afrodite", cliccate qui per leggere l'altra




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