Save me
Storia scritta per l’ Operazione TAM/SE di fanfic italia
TAM. Star Trek Voyager. Kathryn Janeway/Chakotay. Sabbia
Disclaimer: il solito, i personaggi non sono miei bla bla, non ci guadagno niente bla.
Note: missing moment post “Circolo chiuso” 15x3 (Coda)
Save Me
Un bicchiere
di champagne e una passeggiata sulle rive del lago Gorge, così
Kathryn aveva pensato di festeggiare la sua scampata morte. E di tutto
l’equipaggio l’unico col quale voleva condividere quel
momento era Chakotay. Non solo perché era il suo Primo Ufficiale
e migliore amico. Quando lo aveva visto piangere su quello che pensava
essere il suo cadavere Kathryn aveva sentito qualcosa rompersi a sua
volta dentro di sé. Vedere quanta sofferenza avesse provocato a
Chakotay le aveva spezzato il cuore, non aveva capito fino a quel
momento quale supplizio sarebbe stato il solo rischiare di perderlo.
Kathryn ripensò al suo rifiuto di lasciare la Voyager, come gli
aveva chiesto il presunto fantasma del padre. Non era solo questione di
orgoglio, l’antica tradizione secondo la quale il capitano non
lascia mai la propria nave, né solo quella specie
d’istinto materno che la spingeva ad occuparsi e
preoccuparsi per l’intero equipaggio. Aveva rifiutato di
lasciare la Voyager perché sulla nave c’era Chakotay e il
pensiero di non poterlo vedere né stargli accanto mai più
le aveva procurato una sofferenza tale da indurla ad ignorare le
lusinghe del fantasma, le sue promesse di pace. E poi, quando tutto era
finito, Chakotay le aveva regalato quella rosa e in quel piccolo gesto
era racchiuso un intero mondo di parole non dette e speranze incerte.
Chakotay era seduto poco distante da lei sulla rena macchiata da
piccoli spruzzi d’acqua, la guardava con occhi intensi.
- A cosa stai pensando?
Le chiese. Kathryn allungò un piede lasciando che la sabbia le solleticasse le dita.
- A che cosa
penso? – con la mano appianò una piccola duna e raccolse
una manciata di rena – Che la vita è breve e le nostre
esistenze scorrono via come granelli di sabbia.
Allargò la mano lasciando scorrere la sabbia tra le dita. La
verità era che l’amore di Chakotay l’aveva salvata.
Il Comandante si avvicinò prendendole le mani fra le sue, erano
così calde e grandi che Kathryn pensò che finché
l’avesse tenuta non le sarebbe potuto capitare niente di male.
Gli occhi di Chakotay erano profondi pozzi scuri, bruciavano di
un’intensità tale da intimorire Kathryn.
- Non voglio rischiare di perderti, mai più.
affermò Chakotay con un impeto febbrile nella voce e le
circondò le spalle in un abbraccio. Kathryn si lasciò
andare contro il torace dell’uomo, avrebbe voluto fermare quel
momento e viverlo e riviverlo all’infinito.
- Chakotay,
c’è una cosa che voglio dirti. – Kathryn
sollevò il viso per incontrare gli occhi dell’uomo –
non voglio morire col rimpianto di non averti mai detto che ti amo.
La verità era semplicemente quella: aveva
dovuto rischiare la morte per ammettere di provare quel sentimento. Un
silenzio seguì la sua confessione, Kathryn si morse un labbro,
aveva il terribile sospetto di aver frainteso tutto, ma non si sarebbe
più fatta fermare dalle proprie paure. Chakotay sorrise:
- Spiriti
Kathryn, mi chiedevo quanto tempo ci avresti messo per ammetterlo!
La tenne ancora fra le braccia e la baciò. Si era alzata una
leggera brezza che trasportò via la sabbia smossa. La vita
è fugace come un soffio di vento, ma l’amore sa andar
oltre la morte e al di là del tempo.
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