Tutto
in una notte
“Rin,
ti ho lasciato della tisana
nella teiera per questa notte.”
“Oh,
g... grazie Jaken.”
“Hm?
Cos'è? Il gatto ti ha mangiato
la lingua?”
“No,
è che non mi aspettavo che tu
fossi tanto gentile con me.”
“Sappi
che è stato il signor
Sesshomaru ad ordinarmi di essere a tua completa disposizione anche
oltre l'orario dei miei turni.”
“Ah,
ecco. Dovevo immaginarlo.”
“Allora
arrivederci.”
Jaken
chiuse la porta d'ingresso quasi
sbattendola, e Rin gli fece una linguaccia di rimando nonostante
oramai il maggiordomo di casa Taisho non potesse più
vederla.
La
ragazza lanciò un sospiro
amareggiato, mentre si versava una tazza della tisana che Jaken le
aveva preparato, probabilmente con non così tanto amore.
Sicuramente
per Jaken qualcosa si era
incrinato nel momento in cui Rin aveva varcato la soglia di casa
Taisho per rimanerci. Era l'unica spiegazione del perché
l'uomo si
comportasse come se lei fosse l'ultima persona sulla faccia della
Terra, e non una semplice flessibilità dei suoi orari di
lavoro.
Ma
se Jaken la faceva sentire una
completa estranea, con Sesshomaru era l'esatto opposto.
Lui
si era dimostrato gentile fin
dall'inizio, l'aveva cercata a lungo una volta conosciuta cercando di
rimediare anche solo qualche ora soltanto pur di stare un po' insieme
a lei; e dopo tanto tempo passato a frequentarsi, Rin aveva scoperto
di essere diventata per lui qualcosa che, per quanto la imbarazzasse
oltre ogni dire, corrispondeva a ciò che anche lei provava
nei suoi
confronti.
Per
quanto la sua magione le incutesse
un senso di inquietudine - probabilmente perché la maggior
parte
delle stanze erano spesso in penombra e non veniva usate, proprio
come accadeva nelle case troppo grandi per una sola persona - il
fatto che lì avesse vissuto a lungo la persona che amava la
faceva
sentire al sicuro.
Solo,
non era abituata a quelle
proporzioni abitative. Perciò, per quanto l'idea di scoprire
quella
casa stanza per stanza la entusiasmasse in un modo quasi maniacale,
spesso il tempo giocava dei brutti tiri.
Era
a casa di Sesshomaru soltanto da
pochi giorni e impegnata com'era sul lavoro durante il poco tempo
libero non era ancora riuscita ad esplorarla. Quell'antipatico di
Jaken le aveva fatto vedere solamente alcune stanze, quelle che
appunto venivano utilizzate di più, ma non aveva mai
accennato
all'eventualità di farle vedere una sezione della casa
rimasta
all'oscuro.
Decise
di farlo in quel momento, almeno
per qualche minuto, solamente per poter esaudire un desiderio che le
sarebbe anche stato utile successivamente.
Se
la parte abitata era abbastanza
inquietante di notte, chissà quanto terrificante potesse
essere
quella semi abbandonata.
Sentì
un brivido di eccitazione
percorrerle la schiena mentre pensava che fortunatamente non era una
di quelle ragazze che credevano nei fantasmi.
Portando
la tazza con sé, uscì con
entusiasmo dalla cucina per inoltrarsi esattamente dove Jaken aveva
fermato la sua presentazione. Ma andando un po' più avanti
la
ragazza si rese conto che la pavimentazione assunse l'aspetto di
lunghe assi di legno e che tutta la struttura si era letteralmente
trasformata in una sorta di interno di un palazzo in stile
giapponese.
Nessuno
le aveva mai parlato di una
parte della magione completamente in stile giapponese.
Ebbe
qualche esitazione nel posare il
piede sul legno, ma dopo qualche passo in penombra scorse una
sottilissima linea di luce verticale di una porta scorrevole che ai
suoi occhi sembrava un chiaro invito ad entrare.
Proseguì
in punta di piedi,
fantasticando di essere all'interno di un posto misterioso e pieno di
pericoli. Non si era mai abbastanza grandi per giocare un po',
soprattutto per lei che in un certo senso aveva dovuto crescere in
fretta.
Essere
sola con una nonna le aveva
caricato addosso molte responsabilità fin dalla tenera
età. Non era
così strano per lei fare il pagliaccio una volta ogni tanto.
Arrivò
finalmente alla porta, e la
fece scorrere lentamente per permettersi di gettare una occhiata
all'interno, attenta a non fare rumore.
Ciò
che vide la colse del tutto
impreparata.
Quella
stanza era un dojo, rivestito
completamente di legno - uno di quelli che oramai stavano scomparendo
con l'incedere della modernità - e nel quale campeggiava la
figura
alta e possente di Sesshomaru. Era di profilo, con i capelli raccolti
in una coda alta, gli occhi chiusi ed il viso concentrato. Rin vide
chiaramente che aveva una spada di bambù salda in entrambe
le mani,
a mezz'aria, nell'atto congelato di puntarla davanti a sé.
Era
così bello che sembrava provenire
da un'altra epoca.
Ma
se quell'atteggiamento così austero
e ammaliante allo stesso tempo aveva già attirato la sua
completa
attenzione, ciò che la colpì in modo del tutto
particolare fu il
suo abbigliamento da kendoka
costituito da un paio di hakama blu notte e da un keikogi
di
un azzurro così tenue da sembrare bianco. I piedi e parte
delle
braccia nude rivelavano soltanto un poco dei muscoli che aveva celati
sotto i vestiti.
Rin
si sentì avvampare al solo
pensiero che avrebbe potuto vederlo senza nulla addosso da un momento
all'altro - tanto che fu costretta a sorreggere la tazza che aveva
portato con sé con entrambe le mani - ma il fatto che lui al
momento
si ostinasse a non andare oltre il semplice scambio di tenerezze
prima o poi l'avrebbe mandata fuori di testa.
Le
sembrò di ritornare al momento del
loro primo incontro. Anche allora Rin aveva in mano una tazza di
tisana in mano e mille pensieri sconci a cavalcare liberamente nella
sua testa.
Possibile
che doveva sempre andare a
finire con l'immaginarlo in quel modo? E pensare che non le era mai
successo con nessuno prima di lui.
Da
quando aveva definitivamente capito
che lei era vergine, Sesshomaru cercava di non indisporla in alcun
modo, e questa attenzione nei suoi confronti la apprezzava
moltissimo, tanto che queste premure glielo facevano desiderare
ancora di più.
Questione
di pochi secondi e Sesshomaru
cominciò a muoversi, a dare affondi sempre più
veloci ed
incredibilmente precisi, a schivare, a colpire di nuovo e a ritornare
nella posizione di partenza, ritornando perfettamente immobile.
Rin
continuò ad osservarlo incantata,
riuscendo a stento a realizzare che quell'uomo così etereo
era il
medico con cui aveva cominciato a condividere la sua vita.
Una
volta le aveva accennato qualcosa
della sua passione per il kendo, ma la scoperta di un dojo
all'interno della sua residenza con i suoi occhi le fece comprendere
che Sesshomaru in fondo era un mondo tutto da scoprire, e non
solamente un uomo disinteressato del mondo intero - tranne che a lei,
ovviamente.
Rise
deliziata a quel pensiero e a
malapena si accorse che nel frattempo Sesshomaru era arrivato alla
porta.
“Rin”
la chiamò improvvisamente,
senza darle tempo di comprendere che lui l'aveva ormai sentita
arrivare da un bel pezzo “non è necessario
sbirciare.”
Rin
sussultò dalla sorpresa, tanto che
fu costretta ad indietreggiare di due passi incerti. Ma non distolse
lo sguardo dal suo, e continuò a bearsi tranquillamente del
loro
taglio fiero come se nulla fosse successo e stesse ancora lì
a farsi
una panoramica del suo corpo di nascosto.
Quasi
nemmeno si rese conto che
Sesshomaru vide la tazza nelle sue mani e la prese per tracannarla
tutta d'un sorso. Quel gesto gli scoprì il collo muscoloso
invitante, avvolto da mille goccioline di sudore. La testa alzarsi ed
abbassarsi velocemente non le diede il tempo materiale per concedersi
qualche altro istante di contemplazione.
“E...
Ehi!” fu la debole protesta
di lei, ma comprese con rammarico ed un pizzico di vergogna che era
arrivata con molti, troppi secondi di plateale ritardo e con la testa
fumante di vergogna.
Sesshomaru
la vide riscuotersi e
cercare di recuperare le briciole del suo autocontrollo. Ma ormai Rin
aveva le guance rosse - troppo rosse - e non gli fu
difficile
immaginare cosa la sua testolina stesse pensando. Sorrise in modo
impercettibile, in modo tale che si sollevasse soltanto l'idea delle
estremità delle sue labbra, e riposta la tazza sul banchetto
degli
asciugamani le si avvicinò fino a raggiungerla e stringerla
in un
abbraccio.
Rin
avvertì il calore dirompente di
Sesshomaru circondarla completamente, la sua mano dura al tatto
muoversi con delicata lentezza sulla sua schiena e, cosa più
importante, la ragazza sentì una leggera contrazione delle
sue
stesse parti intime.
Il
sangue le schizzò come una furia al
cervello e del tutto incapace di reagire l'unica risposta razionale a
quel turbinio di emozioni furono le sue mani imprigionate sul petto
di Sesshomaru afferrargli con una forza fin troppo modesta la
scollatura del keikogi.
Quella
non era la prima volta che la
abbracciava d'impeto, eppure grazie a qualcosa di inedito quella
notte sarebbe stata diversa.
La
ragazza si diede della stupida
dentro di sé - ricordandosi mentalmente che un pensiero
così idiota
avrebbe dovuto segnarselo.
Forse
queste considerazioni erano
dovute al fatto che ora vivevano sotto lo stesso tetto, e che
nonostante i loro turni lavorativi combaciavano perfettamente
soltanto tre volte alla settimana non c'era giorno in cui Sesshomaru
mancasse di lasciarle un bacio o una carezza prima di separarsi
nuovamente da lei. C'era qualcosa di gentile in lui, e Rin era
tremendamente lusingata dal fatto che dimostrasse quel lato soltanto
a lei. Quel pensiero scivolato via quasi per caso le diede motivo di
riflettere su eventuali relazioni di Sesshomaru antecedenti a quella
che ora stava vivendo con lei - non era così ingenua da
pensare che
un uomo del genere non avesse mai avuto altre... compagnie,
se non compagne.
All'improvviso
Sesshomaru chinò il
capo fino ad arrivare lento e allo stesso tempo deciso alla linea del
suo volto, finché Rin non avvertì il suo fiato
accaldato a causa
degli allenamenti appena sotto il lobo dell'orecchio.
Rin
rimase immobile ad abbeverarsi di
ogni secondo di quella magnifica sensazione, ma non paga si protese
verso di lui sollevandosi con le punte dei piedi, sentendo poi
finalmente la pelle del volto di Sesshomaru sfiorare con esasperante
esitazione la sua. Il suo stomaco si aggrovigliò quando
finalmente
Sesshomaru si decise a raccogliere con delicatezza il suo viso con la
sua mano, e nel momento in cui le baciò il collo le
sembrò che il
suo cuore stesse per scoppiare da un momento all'altro. Si
aggrappò
a lui, credendo di crollare goffamente sul pavimento come un sacco di
riso, ma questo non fece altro che spingere Sesshomaru a leccarla
piano con la lingua. Il respiro già corto della ragazza
reagì con
un gemito appena percettibile: si morse le labbra per reprimerlo,
forse per mantenere quell'ultimo barlume di razionalità che
le era
rimasto, ma ogni tentativo di mantenersi lucida - o perlomeno di
sembrarlo - fallì miseramente quando sentì i suoi
denti posarsi
delicatamente su di sé per morderla piano.
Sesshomaru
la sentì soffiare piano il
suo nome, trasformandolo in un suono dolce e pregno di desiderio. Con
il braccio libero la avvolse del tutto, stringendola appositamente
per arrivare con la mano al fondoschiena della ragazza.
Nel
momento in cui Sesshomaru cominciò
ad insinuare le sue dita nei suoi shorts, Rin tremò dalla
sorpresa,
ma sentì che il suo corpo non riusciva a farne a meno. Il
suo addome
si avvicinò a quello dell'uomo - o era stato lui ad
attirarla a sé?
- e cercò di ricambiare le sue effusioni sul suo collo con
dei baci
su ogni parte del viso del compagno che fosse alla sua portata.
Fu
abbastanza - anche troppo - da
indurre Sesshomaru ad esporre il suo petto per accoglierla. L'uomo
percepì le morbide rotondità di Rin fremere
contro di lui, mentre
lei gettò una esclamazione divisa fra l'eccitazione e la
sorpresa.
Si impose di mantenere la calma, di guardarla negli occhi senza
lasciar trapelare eccessivamente quanto fosse a corto di
lucidità,
ma non poté trattenersi. Avvicinò le sue labbra a
quelle di Rin
nuovamente, stimolandole con lente carezze della lingua
finché lei
non le schiuse del tutto, lasciando che si insinuasse nella sua bocca
e saggiasse la sua lingua che nel frattempo non rimase affatto ferma,
in una continua lotta che Sesshomaru voleva finire il più
tardi
possibile.
Per
quanto la sua testa fosse
completamente leggera, Rin avrebbe voluto dirgli quanto fosse troppo
per lei, che se non le avesse dato tregua avrebbe anche rischiato di
svenire con la testa in fiamme che si ritrovava, ma che lui si
fermasse era l'ultima cosa che voleva in quel preciso momento.
Gli
circondò il collo, incurante del
sottile sudore che lo ricopriva, e rese quel bacio ancora
più
intenso, più totalizzante. Voleva che in qualche modo lui
comprendesse che era pronta per lui e che non ci sarebbe stato niente
che le avesse impedito di fare l'amore, nemmeno lui stesso.
Stava
morendo di vergogna, era vero, ma
cercare un contatto con lui ancora più deciso ed intimo d'un
tratto
sembrò qualcosa di estremamente naturale.
Sesshomaru
si abbassò quel poco che
bastava per afferrarle i glutei e sollevarla da terra con un gesto
secco. Rin interruppe il contatto fra le loro labbra in
un ansito sorpreso; e forse per non lasciarlo o forse per
paura di cadere, le sue ginocchia istintivamente si strinsero con non
poco imbarazzo attorno alla sua vita.
Sesshomaru
non ricordava di essere mai
stato così coinvolto dal punto di vista sessuale, ma nel
breve lasso
di tempo che prese ad osservarle le lunghe ciglia di ebano e le sue
labbra rosse e gonfie si rese conto di essere completamente nelle sue
mani, che oltre ad essere maledettamente e inconsapevolmente
seducente e assuefante, Rin era anche in grado di farlo soccombere
senza il benché minimo sforzo o volontà.
La
osservò sorridere imbarazzata dalla
sua stessa reazione e avvicinarsi con le guance arrossate fino ad
avere la sua fronte unita alla propria e scambiare con lui il suo
fiato, mentre con estrema lentezza Sesshomaru riuscì ad
articolare
due sole parole.
“Mi
vuoi?”
In
tutto il periodo in cui si erano
frequentati, mai Rin aveva visto o udito così palesemente il
desiderio di Sesshomaru per lei, né aveva mai visto i suoi
occhi
così rapiti e lucenti come in quel preciso istante. Aveva
uno
sguardo che non prometteva limiti per quella notte, soltanto tanta
passione fino ad ora rimasta latente, e per lei che si sentiva allo
stremo dopo tutti quei giorni ad attenderlo, dopo tutte le effusioni
che si erano scambiati fin quasi a scoppiare, fu decisamente l'ultima
goccia.
Non
gli rispose a parole - come avrebbe
potuto? Oramai dalla sua bocca sarebbero usciti solamente dei
balbettii sconnessi - ma con una mossa coraggiosa seppure
tremendamente incerta si tolse la maglietta, rimanendo in reggiseno.
Ammaliato
dal morbido incavo dei suoi
seni, Sesshomaru tirò un sospiro prima di posare un bacio
sul suo
sterno. Rin mugugnò un poco, ma gli permise di affondare
ulteriormente il viso nel suo petto, e con movimenti lenti della
lingua tracciò una scia di fuoco che scendeva verso il
basso.
Percepì l'imbarazzo di Rin farsi strada nelle sue braccia,
incerte
se attirarlo a sé oppure lasciarlo fare senza intervenire,
ma nel
mentre sentì le sue dita insinuarsi fra i suoi capelli,
raggiungere
il nastro che li teneva legati e sfilarlo del tutto.
Fu
come ritornare allo stato
primitivo
del suo essere,
come passare dall'austerità che lo aveva sempre
caratterizzato - anche sul piano sessuale - ad una cocente fiamma
stavolta alimentata da un senso di assolutezza che gli faceva perfino
dimenticare il suo nome.
Fino
a quel momento soltanto la rabbia
gli donava quella sensazione, ma mai l'amore.
Non
avendolo mai sperimentato sulla
propria pelle prima d'ora, pensava di non arrivare ad esserne
sensibile. Era futile, con effetti deleteri, spesso non lasciava
alcun barlume di razionalità nonostante fosse un misero
sentimento
dettato da una mera circostanza, forse il
più infimo, nel quale soltanto gli sciocchi come suo padre
potevano
cadervi.
Eppure
non esisteva alcuna scusante che
reggesse al cospetto degli occhi grandi e brillanti di Rin e della
sua semplicità, tanto meno a quel rossore soffuso sulle
guance e a
quell'espressione a metà strada fra lo stupore e
l'aspettativa.
Nel
momento in cui Sesshomaru si
avvicinò a lei per stuzzicarle le labbra con la punta della
lingua,
si udì il campanello di casa iniziare a suonare
insistentemente.
“Q...
qualcuno sta suonando alla tua
porta...”
La
voce tenue di Rin gli diede motivo
di credere che lei si considerasse troppo coinvolta per interrompere
un momento come quello, eppure d'un tratto lei voltò il
capo,
attirata dalla continua scampanellata furiosa che proprio non voleva
saperne di lasciarli in pace.
Era
sera inoltrata, Jaken se n'era
appena andato, e Sesshomaru non era solito ricevere visite, tanto
meno inopportune come si stava dimostrando di essere quella.
Si
chinò per lasciare delicatamente
Rin a terra non mancando di esternare la propria
contrarietà, e si
avviò a passo svelto verso l'ingresso.
La
ragazza lo seguì, mentre cercava a
tastoni la maglietta lasciata sul pavimento. Sentì montare
la
curiosità nonostante anche lei fosse lievemente infastidita
dall'interruzione. Chissà chi doveva essere a quell'ora
della notte.
Sesshomaru
aprì la porta con movimenti
nervosi, e fu solo in quel momento che Rin si rese conto che fuori
stava per piovere. Ma non fu quello a catturare completamente la sua
attenzione.
La
persona che aveva suonato era un
ragazzo dall'aspetto decisamente più giovane di quello di
Sesshomaru, con dei capelli lunghissimi esattamente come i suoi ma
con un atteggiamento molto più spigliato del suo.
Al
di là di una vaga somiglianza che
li rendeva stranamente simili, sembrava conoscerlo da sempre.
“Scusami
tanto, ma io passo la notte
qui.”
Entrò
con noncuranza, grattandosi la
testa con un'aria assonnata e stanca.
“Inuyasha,
che cosa ci fai qui?”
Sesshomaru
lanciò una smorfia di
disappunto, ma l'altro sembrò totalmente indifferente al
fatto che
fosse contrariato. Piuttosto, si rese immediatamente conto che dietro
la figura slanciata di Sesshomaru si nascondesse una ragazza.
“Kagome
mi ha buttato fuori”
rispose Inuyasha.
“E
dovevi venire qui?”
“...
e cosa diamine dovevo fare,
secondo te?”
“Andare
da tua madre, è ovvio.”
“Nah,
casa di mia madre è troppo
lontana. E poi era molto più divertente il pensiero di
infastidire
te o Jaken. Ma vedo che non siete soli, qui.”
Inuyasha
ritornò strategicamente a
focalizzare la sua attenzione su Rin, e Sesshomaru se ne
sentì
profondamente irritato. Di certo avrebbe preso a canzonarlo, e non
avrebbe smesso per un po' di tempo.
Ma
Inuyasha non era più interessato a
lui, e con il suo tipico atteggiamento confidenziale si
avvicinò
alla ragazza e le porse la mano.
“Sono
Rin.”
“Ciao,
Rin!” le disse, con un
sorriso stampato in faccia. “Io invece mi chiamo Inuyasha e
purtroppo sono suo fratello minore.”
“Fratellastro”
lo corresse
Sesshomaru.
“Fa'
lo stesso.”
“Fratello?”
chiese Rin, dapprima
perplessa, poi sempre più entusiasta. Prese la mano di
Sesshomaru, e
con un tono decisamente divertito lo rimproverò bonariamente.
“Perché
non mi hai mai parlato di un
fratello?”
“Perché
non lo ha mai digerito” le
spiegò Inuyasha. “Certo, a lei avresti potuto
dirlo
tranquillamente, mi sembra. Non è un caso che tu sia qui, di
notte,
e per di più con dei vestiti indosso.”
“Lei
vive con me” lo ammonì
Sesshomaru “e dal momento che ora sei venuto a saperlo, ti
proibisco di dirlo a mia madre. Deciderò io quando e come
farlo.
Tutto chiaro, Inuyasha?”
“Quindi
è...”
“Sì.”
Inizialmente
Inuyasha fu stupito da
quella piacevole novità, ma poi emise un fischio di
apprezzamento e
sorrise all'indirizzo della giovane.
“Terrò
il segreto, davvero. Potete
stare tranquilli. Non avrei mai detto che ti saresti affezionato a
qualcuno fino a questo punto” commentò poi
all'indirizzo di
Sesshomaru.
Il
fratello maggiore non rispose,
cacciando dalle labbra soltanto un verso di sdegno che sembrava quasi
un ringhio.
Qualcuno
oltre Jaken era venuto a
conoscenza della sua fidanzata o compagna - sorrise
fra sé,
pensando a queste parole - e la qual cosa lo aveva messo in uno stato
di lieve disagio. Non per il fatto che ci fosse qualcuno che avesse
sciolto quello che tutti reputavano fosse un cuore di ghiaccio -
ciò
era decisamente secondario - ma perché ora doveva aspettarsi
da un
momento all'altro che sua madre lo onorasse della sua presenza dopo
tanto tempo.
Dopo
il rifiuto di quell'assurdo
matrimonio combinato a cui voleva costringerlo, se avesse saputo che
c'era qualcun altro nella sua vita lo avrebbe tartassato a vita. Ma
soprattutto ,avrebbe cercato in tutti i modi di allontanarli con il
potere della sua lingua biforcuta accompagnata al suo elegantissimo
sarcasmo.
E
Sesshomaru, questo non voleva
permetterlo.
Di
per sé il suo maggiordomo Jaken
cercava sempre di redarguire Rin come se fosse una bambina a cui era
strettamente necessario insegnarle di stare al suo posto in quanto
teoricamente “inferiore” allo status di cui godeva
Sesshomaru fin
dalla nascita. Ma se a questo inconveniente poteva rimediare da
sé
ricacciando puntualmente Jaken al suo posto, con sua madre la
situazione cambiava drasticamente dal momento che ricopriva un ruolo
più autorevole.
D'altro
canto però, essere racchiusi
in un guscio tenendo all'oscuro la sua famiglia per sempre non
sarebbe stato giusto nei confronti di Rin. Lei in fondo aveva il
diritto di fare la conoscenza di tutti, esattamente come aveva fatto
Kagome a suo tempo, ma soltanto quando la situazione sarebbe
maturata, e quando lei non avrebbe più dato peso alle parole
altrui
sentendosi poi scoraggiata e propensa a lasciarlo.
Avrebbe
fatto di tutto per scongiurare
la loro separazione, a meno che lei non avesse voluto per cause di
forza maggiore.
“Sei
più nervoso del solito,
Sesshomaru. Non è che ho interrotto qualcosa?!”
Solo
dalla battutina ironica di
Inuyasha e dall'improvviso rossore di Rin Sesshomaru si rese conto di
aver stretto la mano a pugno fino a sbiancare le nocche,
così cercò
di allentare immediatamente la tensione dei suoi muscoli e togliersi
il fratellastro davanti agli occhi dirigendosi a passo svelto verso
l'interno della casa, in direzione delle scale.
“Solo
per questa notte” disse
soltanto. “Domani mattina non voglio trovarti qui.”
“Non
ci tengo a restare, lo sai.”
“Felice
di saperlo.”
In
quello che sembrava tutto fuorché
un teatrino - a giudicare dai toni seri che aveva preso quella
conversazione - Rin cercò di mitigare l'atmosfera, o
perlomeno di
renderla meno pesante per Inuyasha.
“Ti
va' della tisana? E' già
pronta!”
“Certo,
grazie.”
Ormai
con la figura ingombrante di suo
fratello lontana dalla sua vista, Inuyasha si concesse la
libertà di
seguire Rin in cucina, sedendosi ad una sedia del tavolo pronto a
saperne di più su quella faccenda.
Solitamente
non era interessato alle
vicissitudini di quel principino perfettino,
ma poteva perdersi l'occasione di carpire più informazioni
su
quell'evento decisamente unico?
Ovviamente
no.
“Da
quando sei qui?”
“Da
qualche giorno, in realtà.”
Rin
si sedette al tavolo, porgendo una
tazza al ragazzo e posandone un'altra davanti a lei. La prima cosa
che Inuyasha notò fu la tranquillità della
giovane con cui eseguiva
questi gesti, come se avesse abitato lì da sempre.
“Ti
trovi bene?”
Gli
venne tremendamente spontaneo
chiederlo, e si sorprese come una semplice domanda di circostanza
come quella potesse assumere un significato così intricato
quando si
trattava della compagnia di Sesshomaru.
“Beh,
è un po' presto per dirlo con
certezza” rispose lei, non senza pensare all'astioso
comportamento
di Jaken. “Però Sesshomaru sta facendo del suo
meglio.”
“Davvero?
Si comporta bene con te?”
“Benissimo!”
disse lei, e davanti
al suo tenue rossore e al suo sorriso vagamente languido Inuyasha si
sentì in qualche modo rassicurato.
“Quindi
se non è lui il problema
deve esserlo Jaken.”
Rin
lasciò che un sospiro triste le
attraversasse le labbra, ma si sentì rincuorata del fatto
che
qualcuno fosse riuscito a comprendere la situazione. Essendo un
membro della famiglia di Sesshomaru, Inuyasha doveva conoscere bene
le dinamiche che intercorrevano fra Sesshomaru e Jaken, e averle in
qualche modo spezzate la gettava seriamente nello sconforto.
“Non
sopporta che qualcuno sia
riuscito a spodestarlo dal cuore del suo amato padrone”
commentò
Inuyasha, con un'aria di sufficienza che avrebbe dovuto almeno in
parte mitigare i timori di Rin. “Peccato che Sesshomaru lo
ucciderebbe alla minima occasione favorevole, altro che
cuore!”
La
ragazza finalmente sorrise
spontaneamente, e si concesse uno sguardo di gratitudine rivolto ad
Inuyasha, il quale ricambiò con un sorriso ironico e
rassicurante al
tempo stesso.
“Quel
demonietto non ti darà più
fastidio del dovuto se Sesshomaru non glielo permetterà. A
proposito,” riprese il ragazzo “capisco che non
sono di suo
gradimento, ma sparire così mi pare un po' troppo!”
“Probabilmente
è in bagno a farsi
una doccia” ipotizzò la ragazza. “Giusto
qualche istante fa era
nel dojo ad allenarsi.”
“Sempre
a combattere, quell'idiota.”
“Non
sapevo che fosse addirittura un
artista marziale!” esclamò nel frattempo lei con
un cinguettio
felice. “L'ho scoperto proprio adesso!”
Rin
stava dimostrando fin troppo
entusiasmo, eppure al di là di quell'assurda reazione
euforica
Inuyasha non poté fare a meno di pensare che Sesshomaru
stava
realmente rendendo felice qualcuno.
Il
maggiore dei fratelli Taisho però,
in quel momento era tutto fuorché contento. Era in collera
come
poche volte era capitato nella sua vita, e se prima aveva cominciato
gli allenamenti con la prospettiva di un bel getto di acqua tiepida a
ristorarlo, ora sentiva più che mai il bisogno di una doccia
ghiacciata.
Aveva
assolutamente bisogno di smaltire
quella che avrebbe potuto essere la prima di una lunga serie di notti
indimenticabili con Rin, disgraziatamente interrotta da quel
fratellastro che gli era piombato in casa come se fosse una persona
particolarmente attesa, da quelle parti.
Entrò
nella cabina, e prima che
potesse anche solo formulare il pensiero di chiuderla il getto freddo
lo investì in pieno, riuscendo in parte ad anestetizzare il
desiderio e la rabbia senza spegnerli del tutto. Probabilmente le
cose sarebbero degenerate una volta a letto con Rin - dal momento che
dormivano insieme - ma d'altro canto era più o meno certo di
riuscire a resistere almeno finché Rin non gli avesse fatto
comprendere apertamente di voler fare l'amore con lui.
Espirò
tutta l'aria calda dal suo
corpo in un ennesimo tentativo di calmarsi, mentre con movenze
decisamente più frettolose e meccaniche recuperava un
cuscino
dall'armadio della biancheria di riserva accanto al bagno: l'unico
atto di gentilezza che quell'idiota avrebbe mai avuto da parte sua.
Inuyasha,
dal canto suo, credeva
davvero che fosse riuscito nel malsano intento di intrufolarsi in
casa di Sesshomaru per metterlo nelle condizioni di arrabbiarsi
gratuitamente, e il fatto che ci fosse una ragazza con lui - una
ragazza con cui d'ora in poi avrebbe diviso il tetto - rendeva la
cosa ancora più divertente.
Per
una volta, le sfuriate di Kagome
erano servite a farlo divertire con un risvolto del tutto
inaspettato: che Sesshomaru avesse a cuore qualcuno al punto da
accoglierlo all'interno del suo territorio a primo
acchito era
stata una scoperta al limite dell'assurdo, ma anche decisamente
piacevole.
Bevve
l'ennesimo sorso dalla tazza
godendo dei suoi bei pensieri che però furono soppiantati
dalla
figura seminuda di suo fratello, con uno sguardo che non presagiva
niente di buono.
Sesshomaru
arrivò in cucina con un
solo asciugamani a coprirgli le parti intime, e con un cuscino
stretto in una mano che senza alcun dubbio era destinato ad Inuyasha.
Rin
rimase senza fiato a quella
visione, e per qualche istante si beò delle gocce di acqua
che gli
carezzavano il viso e che scendevano dalle ciocche dei suoi capelli
lunghissimi per poi solcare i muscoli del suo petto; e quando ne vide
alcune perdersi nel tessuto di spugna che gli circondava i fianchi,
la ragazza avvampò come successo già qualche
istante prima che
Inuyasha arrivasse.
Lo
sguardo fisso sul fratello poi, così
terribilmente insofferente, per qualche strana ragione lo rese ancora
più distante, appunto per questo ancora più bello
ed etereo.
Doveva
immediatamente distogliere lo
sguardo, altrimenti il suo cuore non avrebbe retto.
Rin
a malapena riuscì a ritornare in
sé quando Sesshomaru lanciò il cuscino sulla
faccia di Inuyasha,
poi l'uomo si avviò a passo spedito verso la sua camera da
letto.
“Forse
è meglio che dorma un po'”
disse Inuyasha, alzandosi e sistemandosi il cuscino dietro la testa,
su uno dei divani del salone, per nulla turbato dell'atteggiamento
del fratello.
“Anch'io
vado a riposarmi un po'.”
“Allora,
buonanotte Rin.”
“Buonanotte,
Inuyasha.”
La
giovane lasciò il salone spegnendo
la luce, e si concesse un sorriso.
Inuyasha
si era dimostrato
piacevolmente sorpreso del fatto che ci fosse qualcuno con
Sesshomaru, e nonostante le schermaglie che si erano verificate fra i
due non c'era stato niente di eccessivamente violento. Forse
perché
c'era lei nei paraggi, o comunque erano soliti limitarsi a scambiarsi
frecciatine e niente di più.
Era
ancora sovrappensiero quando entrò
in camera da letto, perciò sobbalzò quando
trovò Sesshomaru di
spalle completamente nudo armeggiare all'interno dell'enorme armadio.
Come
se fosse dotato di volontà
propria, il corpo della ragazza si appiattì contro la porta
chiusa,
di contro però si scoprì del tutto libera di
scandagliare con lo
sguardo ogni centimetro di quella pelle, di quei muscoli gonfi e
tesi. Sentì di andare a fuoco dalla testa ai piedi,
soprattutto ora
che erano finalmente da soli.
Ora
più che mai avrebbe volentieri
abbandonato tutte le sue paure per lui, e il tenue fremito delle sue
gambe lo stava ampiamente confermando.
Avrebbe
tanto voluto che accadesse
qualcosa di eccitante, che le mani di Sesshomaru
andassero
oltre l'incavo dei suoi seni o delle sue gambe, che il suo corpo
possente accogliesse finalmente il suo.
D'altronde
prima che arrivasse Inuyasha
non erano lì lì per arrivare a...?
Il
suo cuore si sentì improvvisamente
debole, in balìa di tante sensazioni che aveva
già avuto modo di
sperimentare. Credette davvero di essere sul punto di avere un
infarto, e forse la sua audacia un giorno o l'altro le avrebbe
giocato brutti tiri.
“Vieni,
Rin.”
La
voce di Sesshomaru la riscosse da
quel turbinio di emozioni, e Rin lo ritrovò già
disteso sul letto
con indosso la camicia del pigiama, in attesa che lei lo raggiungesse
per potersi accoccolare a lui come facevano ormai da qualche notte.
Dapprima
rimase alquanto delusa -
quand'è che si era vestito?! - ma poi
riacquistò il solito
entusiasmo e si precipitò fra le sue braccia. Immediatamente
percepì
il calore del suo petto ancora una volta e le sue braccia stringerla
a sé. Si sentì felice, al limite dell'estatico,
come se avesse una
specie di febbre che però non faceva male.
Ma
mentre alzava il viso verso di lui
si rese conto che Sesshomaru aveva una espressione lievemente
accigliata, per quanto non le apparisse distante.
La
ragazza poggiò piano la sua mano
sul petto di lui, all'altezza del cuore, per poi cercare di scaldare
l'atmosfera carezzandolo lievemente, fin dove la sua intraprendenza
riuscisse ad arrivare in quel momento. Quando però
Sesshomaru sembrò
non recepire il suo messaggio fra le righe, Rin osò
baciargli la
base del collo, morbidamente, con fare innocente - forse troppo
innocente - al quale l'altro rispose con quella che rassomigliava ad
una nervosa scrollata di spalle.
In
un altro momento Sesshomaru avrebbe
ricambiato senza pensarci due volte, ma ora per non considerarla
minimamente doveva essere tremendamente arrabbiato.
“Non
mi baci più?!”
Il
suo mormorio deluso sembrò sortire
il suo effetto, perché l'uomo si voltò verso di
lei con una
espressione perplessa. Ma Rin non ebbe il tempo di fare
alcunché,
perché con una sola mossa si ritrovò sotto di
lui, con le labbra
rudemente incollate alle sue ed una coscia di lui che Sesshomaru
aveva strategicamente insinuato fra le sue gambe, strusciandola
appena contro la sua intimità.
La
giovane arrossì furiosamente, ma
nonostante l'imbarazzo rispose al suo bacio con trasporto sorridendo
fra sé ma conservando anche quel pizzico di paura che
spesso,
durante alcune serate più o meno inequivocabili con
Sesshomaru,
aveva provato.
Decise
di ignorarla, così come decise
di mettere da parte la vergogna. Allentò il bacio soltanto
per
riacquistare quel barlume di lucidità necessaria per posare
di nuovo
la sua mano all'altezza del cuore di Sesshomaru. Sentirlo battere
così forte, al punto da percepirlo facilmente con il tatto
appena al
di sotto della sua pelle, le procurava una tenerezza incontenibile.
“Non
pensare neanche lontanamente che
non voglia baciarti” rispose lui ansante, una volta
interrotto il
contatto.
Gli
gettò le braccia al collo
visibilmente stordita, con un desiderio nuovo ad incendiarle il
bassoventre, ma per qualche strana ragione Sesshomaru stavolta la
strinse nuovamente soltanto per invitare la sua testa a posarsi sul
suo petto per poi carezzarle piano i capelli.
“Non
credo sia il momento” spiegò,
e furono parole che non avrebbe mai voluto pronunciare quella notte,
tanto meno alla persona che gli faceva letteralmente perdere la testa
con la sua sola presenza.
“E'
per via di tuo fratello?”
Sesshomaru
avrebbe voluto sorridere. La
perspicacia di Rin era una delle cose che apprezzava di più
di lei.
Ma era troppo irritato per dimenticare che appena al di là
di un
paio di pareti Inuyasha stesse beatamente ronfando come se
lì dentro
non corresse alcun pericolo di vita.
“Fratellastro,
Rin” precisò a
fatica, con un lieve tono di conferma.
“E'
una brava persona! Sembrava
davvero felice di... noi.”
Mentre
Rin galleggiava allegramente
nelle sue considerazioni, Sesshomaru non poté fare meno di
notare
che probabilmente la ragazza aveva ragione.
Inuyasha
sembrava perfino contento
che ci fosse qualcun altro oltre a lui e a Jaken a popolare quella
magione immensa.
Inoltre,
a dispetto della sua lingua
lunga e alla sua fastidiosa inclinazione a fare scherzi di pessimo
gusto - specialmente al suo indirizzo - non aveva battuto ciglio
quando gli era stato intimato di non dire niente a nessuno.
Principalmente era stato questo a fargli abbassare la guardia nei
suoi confronti.
“Comunque,
grazie.”
“Hm?!”
“Grazie
per avergli detto di non
dirlo subito a tua madre. Sai, è che... non mi sento
pronta.”
“Non
pensare che non voglia, desidero
solo trovare il momento adatto per farlo.”
“Se
lo ritieni opportuno, per me va
bene.”
“E'
una donna alquanto particolare,
semplicemente non voglio che lei ti infastidisca...”
Rin
lo guardò per qualche istante con
uno sguardo preoccupato.
“Potrebbe?”
Sesshomaru
lasciò per un po' che il
silenzio parlasse al suo posto, rendendosi conto che l'espressione di
Rin diventava via via sempre più tesa.
“Non
sarebbe molto piacevole per me
se dovesse tentare di allontanarti...”
Non
permise alle sue paure di
concretizzarsi ulteriormente, perché
non era in quel modo che voleva esprimere i suoi sentimenti per Rin.
Lo avrebbe fatto, certamente - quanto poteva essere importante per
lei sentirsi dire la parola amore?
- ma non con l'ombra nivea di sua madre ad aleggiare sulle loro
teste.
Non
aveva mai
sentito la necessità di ottenere approvazione da nessuno in
qualsiasi cosa facesse, e non l'avrebbe cercata ora che una persona
aveva così radicalmente cambiato la sua vita e che a sua
volta
l'aveva cambiata a lei.
Quando
Rin si strinse a lui,
avvicinando la sua bocca alla guancia per potergli lasciare un bacio,
Sesshomaru ebbe la sensazione che le sue paure in fondo, fossero
quasi completamente infondate.
In
tutta sincerità, la ragazza non
sapeva come replicare a parole. Davvero sua madre era
così...
perfida? Certo, lui non scherzava con il suo
atteggiamento
freddo nei riguardi di ogni cosa che avesse vita propria ma aveva
spesso dimostrato che non era affatto così come lo si
dipingeva in
un primo momento. Ma la madre era davvero in grado di arrivare a
separarli?
“Tu
non pensarci...” mormorò
Sesshomaru, prima che gli occhi di Rin si chiudessero per la
stanchezza. “Per quel che mi riguarda...”
Il
campanello suonò di nuovo,
svegliando la giovane di soprassalto e cogliendo di sorpresa l'uomo.
Quella
notte proprio non ci sarebbe
stato un briciolo di pace, e con questo pensiero a mandargli il
sangue al cervello Sesshomaru scattò in piedi come una
molla.
Ora
non avrebbe risposto più delle sue
azioni, specialmente se al di là della porta ci fosse stato
Jaken.
A
malapena si rese conto che Rin aveva
lasciato la camera da letto, stavolta senza seguirlo. Probabilmente
aveva percepito la sua rabbia, soprattutto quel senso di frustrazione
che malgrado una volta a letto con lei non era riuscito a farsela
passare del tutto.
Arrivò
all'uscio con passo marziale,
pronto a sferrare il più potente pugno che la sua mano
avesse mai
provato a sperimentare, ma rimase alquanto interdetto quando vide
Kagome sulla soglia, con un ombrello pieghevole a ripararla dalla
pioggia battente che minacciava pericolosamente di arrendersi al
forte vento notturno.
“Ciao!”
disse con un sorriso,
cercando di tenere a bada la sua chioma scura dalle intemperie.
Sembrava
felice di vederlo mentre lui a
dire il vero un po' meno, ma non l'avrebbe di certo fatta restare
sotto la pioggia ancora per molto. Se era lì probabilmente
stava
cercando quell'accozzaglia di ossa e sarcasmo di Inuyasha.
Si
fece da parte, invitandola
implicitamente ad entrare, e dopo qualche secondo che si concesse per
pensare Kagome chiuse l'ombrello, mentre l'altro non attese la
domanda della ragazza - anche perché in verità
era fin troppo ovvio
il perché fosse lì.
“Se
stai cercando quella nullità, è
qui a ronfare della grossa.”
“Oh,
sì” rispose lei, tirando un
sospiro di sollievo. “Lo sapevo. Oh, grazie!”
esclamò quando
Sesshomaru le fece cenno di lasciargli la giacca e l'ombrello.
Inizialmente
si era dimostrato freddo
con la fidanzata del suo fratellastro, reputandola semplicemente
fastidiosa, ma Sesshomaru suo malgrado aveva imparato a conoscere
meglio Kagome anche grazie a quelle che sua madre e la sua matrigna
amavano definire riunioni di famiglia. Peccato che
quell'espressione era soltanto un espediente per parlare di emerite
sciocchezze, come addobbare la casa per Natale, dove andare in
vacanza durante i mesi estivi o semplicemente per scambiarsi consigli
di varia natura.
Per
quanto Higurashi non fosse da meno,
dal momento che anche lei era solita tirare fuori volentieri la sua
vena melensa, in determinate occasioni aveva in sé quella
strana
capacità di ragionamento molto più lucida di
Izayoi e molto più
genuina di Inukimi.
Non
provava e non aveva mai provato
niente che fosse anche lontanamente paragonabile a ciò che
sentiva
per Rin, ma sicuramente aveva percepito un altro tipo di interesse,
decisamente più accostabile a quello che avrebbe avuto nei
confronti
di una sorella se soltanto ne avesse avuta una.
Aveva
spesso pensato addirittura che
Inuyasha non la meritasse. Sapendo quanto la ragazza avesse sofferto
a causa sua, al suo posto non l'avrebbe più degnato nemmeno
di uno
sguardo.
Ma
Kagome lo amava, e ora Sesshomaru
comprendeva bene quali scherzi - spesso di pessimo gusto - faceva
l'amore.
“Mi
dispiace disturbare, Sesshomaru”
disse con un lieve tono di scusa. “Ti prometto che ce ne
andremo
quanto prima.”
“Non
sei tu quella che disturba.”
“Oh,
beh” replicò lei,
ridacchiando nervosamente “immagino che Inuyasha abbia fatto
lo
stupido come al solito.”
Al
di là dell'atteggiamento
forzatamente scherzoso della ragazza, Sesshomaru sapeva bene che era
sinceramente dispiaciuta per il fatto che fosse irritato a causa
della presenza del fratellastro. Ma inspiegabilmente l'uomo volle
toglierla dall'impaccio, e per farlo si sentì in dovere di
presentarle il motivo.
Si
voltò, rendendosi conto che Rin era
rimasta tutto il tempo seminascosta dietro una parete ad osservare
cosa stesse succedendo. Era chiaro che avvertendo tutto quel
trambusto avrebbe potuto farsi una idea completamente sbagliata:
spesso oltre a lui e Jaken lì dentro non c'era mai anima
viva, a
parte le incursioni indesiderate di sua madre di tanto in tanto, e
ciò che stava succedendo in quel momento era soltanto un
malaugurato
caso, di quelli peggiori.
Ma
in tutta quella confusione,
Sesshomaru con la giovane Higurashi si sentì come se fosse
al
sicuro. Kagome conosceva l'invadenza mascherata da indifferenza di
Inukimi, perciò non avrebbe riferito nulla che potesse
metterlo in
una situazione scomoda.
“Voglio
presentarti qualcuno” disse
a Kagome.
La
ragazza lo guardò come se fosse
diventato completamente matto - era sempre stato solo con Jaken dopo
la parentesi ormai chiusa con Kagura - ma i suoi occhi assunsero uno
strano scintillio quando dopo un cenno, Rin comparve oltre l'angolo
del lungo corridoio con il suo solito visino timido ed incuriosito
allo stesso tempo.
“Non
mi dire!” esclamò Kagome
entusiasta, del tutto indifferente all'introduzione che avrebbe
voluto fare Sesshomaru. “Ma è una persona
vivente,
quella?!”
Sesshomaru
le rivolse uno sguardo
obliquo, ma Kagome era talmente assorta nell'osservare Rin che non se
ne rese nemmeno conto; e dimenticandosi completamente di lui corse ad
afferrare le mani di Rin con enfasi.
“Oh,
scusami” interloquì
all'indirizzo di Rin. “Il fatto è che ci avevo
perso un po' le
speranze con lui.”
Al
di là delle sue considerazioni non
proprio positive, nella mente di Sesshomaru corse il pensiero che
fino a qualche tempo prima non aveva mai pensato alle fantomatiche
speranze di Kagome.
Anzi,
non aveva mai considerato l'idea
di innamorarsi.
Guardò
in direzione di Rin ancora piuttosto sorpresa da ciò che le
stava
accadendo intorno, e sentì montare della tenerezza nei suoi
confronti che fino ad appena qualche istante prima aveva assunto i
contorni di un eccitamento. Ma si rese anche conto che la ragazza
aveva spostato il suo sguardo su di lui con aria
interrogativa, e l'uomo fu costretto a darle delle spiegazioni in
merito.
“E'
la compagna di Inuyasha” disse
soltanto.
“Ma
che scema, non mi sono
presentata!” intervenne Kagome esattamente come aveva fatto
Rin con
lui la prima volta che si erano conosciuti seriamente.
“Kagome
Higurashi, molto piacere!”
Rin
cominciò a ridacchiare, per poi
presentarsi a sua volta; ma nel frattempo la figura di Inuyasha
emerse dalla penombra della casa con una espressione decisamente
incredula.
“Ma...
Kagome?!”
Evidentemente
il ragazzo stentava a
credere che la sua fidanzata fosse arrivata a casa di Sesshomaru, ma
poi assunse un atteggiamento strano, di chi è stato colto in
fallo e
vorrebbe non ammettere la sconfitta nemmeno sotto tortura.
“Sì,
proprio io! Ero sicura di
trovarti esattamente nell'ultimo posto dove avrei potuto non
cercarti. Anche se non vuoi farti trovare, io riesco sempre a
scovarti!” ringhiò Kagome.
Gli
si avvicinò con una cadenza
decisamente minacciosa, e gradualmente Inuyasha indietreggiò
con una
espressione risentita.
Sembrava
realmente una scena
tragicomica di un teatrino, così involontariamente Rin
scoppiò a
ridere.
“E'
una storia che purtroppo si
ripete” si giustificò Kagome, ridacchiando per
l'imbarazzo. Era
evidente che aveva fatto una scenata tale da risultare divertente e
che lo aveva capito.
Afferrò
violentemente l'orecchio di
Inuyasha, dirigendosi a passo di marcia verso l'ingresso.
Rin
si ricordò che fuori pioveva a
dirotto, e che non avrebbero fatto ritorno a casa senza doversi
infradiciarsi dalla testa ai piedi a prescindere dalla distanza; ma
la voce tonante di Sesshomaru la prevenne.
“Potete
rimanere entrambi” esclamò
all'indirizzo dei due.
Kagome
si voltò con aria
interrogativa, mentre Inuyasha dopo un attimo di smarrimento si
dimenò per sottrarsi dalla presa della ragazza.
“Davvero?
Grazie mille, Sesshomaru!”
cinguettò Kagome. “Ce ne andremo quanto
prima!”
Sesshomaru
scosse la testa. Fece cenno
a Rin di accompagnarli in salotto, davanti al camino, mentre lui
avrebbe preparato qualcosa di caldo.
Era
ovvio che nessuno avrebbe dormito
quella notte, tanto meno Kagome che sicuramente avrebbe seppellito
Rin con le sue domande.
Anche
se aveva timore che Kagome
l'avrebbe in qualche modo involontariamente infastidita, Sesshomaru
si rivelò alquanto contento che la sua compagna facesse la
conoscenza di qualcuno che meritasse la più completa
fiducia; e
osservandola prendere confidenza così presto e sorridere
spensieratamente all'indirizzo di Kagome sentì il suo cuore
gonfiarsi di tenerezza.
“Come
vi siete conosciuti?”
“Lavoriamo
nello stesso ospedale,
anche se in reparti diversi” rispose Rin.
“Oh,
allora conosci anche Kikyo!”
La
conversazione stava prendendo una
piega piuttosto obliqua per Kagome, tuttavia la ragazza sembrava
tranquilla anche di fronte al nome dell'ex fidanzata di Inuyasha.
“Certamente!”
“E'
la mia ex, ma ora è acqua
passata.”
“Già,
dopo aver tartassato a dovere
Kagome con la tua indecisione.”
Sesshomaru
si sentì in dovere di
intervenire per poter ancora una volta rimarcare quanto la natura del
suo fratellastro fosse inetta di fronte a determinate situazioni.
Soltanto lui e gli amici in comune sapevano quante lacrime quella
ragazza avesse versato per quell'amore che credeva non corrisposto.
“Ehi,
hai intenzione di combattere?!”
Inuyasha
non perse tempo nel
controbattere, ma Kagome cercò di calmare il compagno.
“Smettila,
Inuyasha! Un po' ha
ragione, dai...”
“Tsk!”
fece Inuyasha, con una
espressione risentita. “Sentitelo, il cucciolo fedele! Rin,
non
dargli ascolto! Piuttosto, fa' attenzione a questo qui” disse
indicando Sesshomaru con il pollice di traverso. “Se dovesse
fare
qualcosa che non va, dimmelo subito.”
Doveva
averlo detto con il preciso
scopo di infastidire ancora di più il fratello,
perché il suo tono
non ricordava minimamente una cadenza seria, piuttosto
irriverentemente ironica.
Tuttavia,
irritò Sesshomaru al punto
da farlo scattare in piedi e rivolgergli uno sguardo minaccioso.
“Bene!”
trillò Kagome
nervosamente, alzandosi di scatto anche lei. “Nel frattempo
si è
fatto giorno!”
Dalla
finestra emerse la pallida luce
del sole non ancora completamente sorto, mentre la pioggia aveva
cessato di scendere lasciando soltanto un buon odore di aria fresca.
Sesshomaru
assunse una lieve
espressione dispiaciuta, e Kagome se ne accorse.
“Devo
tornare a casa e cambiarmi, il
lavoro mi aspetta! Rin, possiamo scambiarci i numeri e
incontrarci!”
Rin
annuì, ricordando solo ora che
avrebbe dovuto andare a dormire un po'. Ma era valsa la pena rimanere
svegli per tutto quel tempo.
Soltanto
quando la porta si chiuse
dietro Inuyasha e Kagome, il corpo di Rin si concesse uno sbadiglio.
“Se
sei stanca, puoi tornare a letto”
disse Sesshomaru. “E' ancora molto presto.”
“Solo
se tu vieni con me!”
“Anch'io
devo andare, fra un po'”
disse lui. Le posò un bacio delicato sulle labbra, mentre
sentiva il
cuore alleggerirsi quando la vide con un simpatico broncio sul viso.
Non
credeva che quella notte avesse
preso una piega simile, tanto meno credeva che Rin avesse conosciuto
le prime persone della sua famiglia in un modo così caotico.
Sperava soltanto che
le cose potessero
proseguire per il meglio, una volta fatta la conoscenza di sua madre.
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