Lo spaventapasseri

di ilovebooks3
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LO SPAVENTAPASSERI
 
 

“Patrick Jane!”
La poliziotta chiama a gran voce il suo estenuante consulente, che si è già volatilizzato nel nulla, probabilmente per combinare l’ennesimo guaio.
A un certo punto echeggia una voce.
La sua, inconfondibile e irritante.
“Quaggiù!”
Eccolo là, nel bel mezzo di un campo di grano.
Si è appena posizionato dietro a uno spaventapasseri improvvisato, munito di camicia a quadri e cappellino al posto della faccia, e gli sta muovendo le braccia, dandogli vita e voce come se fosse un burattinaio ventriloquo.
Lisbon teme che sia uno dei suoi soliti trucchetti, a cui lei dovrà ovviamente cercare di rimediare, a scapito della sua credibilità.
Quale altro motivo avrebbe il mentalista per fare qualcosa di così sciocco, se non per risolvere un caso a modo suo, ovvero mettendo perennemente a repentaglio la carriera della povera agente?
Ma, stavolta, Jane sembra innocuo e privo di secondi fini.
E, stranamente, è proprio così.
L’indagine non c’entra nulla.
Tutto quello che vuole è un attimo.
Un solo attimo in cui provare a dimenticare chi è, il suo dolore  e la sua vita spezzata.
Un solo attimo per giocare, come il ragazzo spensierato che non è mai potuto essere.
Un solo attimo per regalare un po’ di leggerezza al suo capo, sempre così preoccupata, il più delle volte per colpa sua.
Alla fine ci riesce.
Il capo, suo malgrado, sorride.
Come potrebbe non farlo?
Jane le sembra un bambino birichino che vuole attirare a tutti costo l’attenzione della severissima mamma: sembra sincero e senza maschere, ed è raro vederlo così.
Per questo non può evitare di sorridere.
La paglia sotto i raggi del sole illumina i capelli biondi del mentalista, facendoli splendere in mille riflessi dorati.
Lisbon non ha mai visto niente di così buffo come Patrick Jane in versione spaventapasseri.
E non ha neanche mai visto niente di così bello.
 




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