INVENZIONE
INVENZIONE
Spero che vi piaccia e non vi annoi :):)
Kushina e Minato stavano seduti su una panchina del parco dove erano
soliti portare il figlioletto Naruto.
Lui le cingeva le spalle amorevolmente, mentre guardava il bimbo
giocare con le costruzioni lego.
Aveva gli stessi capelli del padre, biondi come il grano e luminosi
come il sole, e due grandi occhioni azzurri, vispi e vivaci. Sorrideva
sempre e non piangeva mai, per questo la madre gli diceva che era un
bambino speciale. Amava divertirsi e giocare, ma soprattutto amava
mangiare, il corpicino infatti non era esile come ci si aspetta da un
bimbo di quattro anni, bensì paffuto e rotondetto, a causa
della quantità di ramen che ingeriva e che preferiva di gran
lungo alle solite pappette che si rifilano agli infanti. Il padre lo
prendeva sempre scherzosamente in giro, mentre la madre non faceva
altro che ripetere "il mio Naruto è bello esattamente
così com'è", ed aveva ragione. Quelle guanciotte
paffute e piene lo rendevano delizioso e facevano venir voglia di
riempirlo di baci, la rotondità del viso, inoltre, ne
accentuava l'aria giocosa e suscitava un'ilarità inaudita.
Naruto era seduto sull'erba e cercava di creare, con i lego colorati,
dio solo sa che figura. Non sembrava essere però soddisfatto
del risultato, così,di punto in bianco, smise di giocare, si
inbronciò ed incrociò le braccia, arrabbiato.
La sua espressione era così buffa che Kushina trattenne a
stento le risate quando, seduta sulla panchina, gli chiese:
"Che cosa succede, piccolo?"
"Non riesco a costruire quello che voglio" rispose, ancora imbronciato.
"E che cosa volevi costruire?" intervenne il padre.
"Una casa dove potessimo vivere io, te e la mamma" Una nuova luce negli
occhi, il solo pensare al suo progetto lo rallegrava, il
bronciò cominciò a svanire.
"Ti aiuterò io" si offrì il padre, sorridendo.
"SIIIIIIIII" esultò il bimbo, sorridendo a sua volta,
dimenticandosi del broncio che così faticosamente aveva
mantenuto. Non era nel suo carattere tenere il muso.
Minato si alzò dalla panchina e si sedette sull'erba,
accanto al figlio. Kushina non poté non accorgersi
dell'incredibile somiglianza, erano uguali, ed erano splendidi.
Trascorsero quindici minuti, durante i quali Naruto diede al padre
istruzioni su come voleva la casetta e su quali colori adoperare.
Ne uscì fuori una meravigliosa abitazione arancione,
provvista di camino e di finestre a regola d'arte.
Naruto era felicissimo, non faceva altro che gridare dalla gioia e
ripetere quanto fosse grato al padre per l'aiuto. L'ilarità
del bambino contagiò i genitori che scoppiarono in una
fragorosa risata.
Naruto si avvicinò all'improvviso al padre , che nel
frattempo si era alzato in piedi, e, con sguardo sognante ed ammirato,
esclamò:
"Papà, papà... sei un inventore!" gli
sorrise, orgoglioso, come fosse un suo merito.
Minato fu pervaso dalla gioia, mise una mano tra i folti capelli dorati
del bambino e glieli accarezzò con dolcezza.
"Sì, Naruto, lo sono e tu, figlio mio, sei in assoluto la
mia migliore invenzione!"
Minato amava il figlio, così come il figlio amava il padre.
Era fiero di lui, orgoglioso di aver dato vita ad un bambino tanto
dolce, tanto amabile e, ai suoi occhi, tanto perfetto. Kushina si
alzò dalla panchina e, deliziata dalla scena, disse:
"Andiamo, scienziati, è tardi!"
Il marito ed il figlio, sorridenti, la seguirono. Minato
abbracciò la moglie e la baciò affettuosamente
sulla testa, gesto che racchiudeva tutto l'amore che nutriva per lei.
Naruto, non volendo essere escluso, si frappose tra i due genitori.
Guardò prima il padre e poi la madre, per poi prenderli per
mano.
Le loro sagome offrivano uno spettacolo meraviglioso al tramonto: un
padre, una madre ed il figlio, testimonianza del loro amore, in mezzo
ai due.
E così si incamminarono verso casa, tenendosi per mano, come
a voler rafforzare un legame già di per sè
indissolubile.
|