Not just a matter of Quidditch - 1. Introduzione
Se torno a farmi viva con le
mie fan fiction su Draco e Ginny dovete ringraziare (o maledire,
dipende dai punti di vista) l'influenza suina, che ho avuto la premura
di prendere dopo 4 giorni dal mio arrivo a Londra. Visto che ho dovuto
passare 5 giorni chiusa in camera, senza internet, tv o altre
amenità tecnologiche (ho solo lettore mp3 e il notebook),
come impiegare il tempo se non dando sfogo alla mia fantasia malata
sulla coppia più bella che la Rowling non ha ideato?!
Enjoy...
p.s. il
primo capitolo cerca di delineare il quadro della situazione.
Fondamentalmente si tiene conto degli eventi fino alla fine de settimo
libro, escluso l'epilogo. I capitoli dovrebbero essere una decina in tutto, e visto che la storia è per metà scritta e che il resto è ben presente nella mia testa dovrei aggiornare con regolarità. Diciamo circa una volta a settimana. Parecchio graditi i commenti, ovviamente;)
p.p.s.:
non ho idea se per la Rowling le squdre professioniste di Quidditch
abbiano un allenatore; io mi sono immaginata che ne avessero uno. Non
ricordo nemmeno se si chiarisca quante sono le squadre che partecipano
al Campionato del Mondo di Quidditch: ne ho immaginate 8 per la fase
finale, con partite a eliminazione diretta. Ah, e ho anche deciso che
il Campionato del Mondo si tiene ogni 5 anni, quindi se i miei calcoli
non sono sbagliati siamo nel 2005.
* * *
"Tutto chiaro con le
tattiche? Se avete dubbi chiedete, preferisco ripeterle 200 volte
piuttosto che vedervi fare casino domani".
L'allenatore Boyle
aveva già ripetuto le tattiche per le ultime 4 ore, cosa che
indusse Ginevra e compagni a scuotere vigorosamente la testa e a
caricarsi la scopa sulle spalle, per guadagnare in fretta la strada
degli spogliatoi. L'umidità della sera stava entrando nelle
ossa, nonostante la divisa, e tutti sentivano la necessità
di una salutare doccia calda.
Sembrava che solo Boyle
sentisse la tensione per il match del giorno dopo: l'amichevole
Inghilterra-Italia non impensieriva particolarmente nessuno, dato che i
sette campioni della Penisola costituivano una delle rappresentanze
più scarse che il mondo dei maghi potesse vantare sulla
faccia della Terra. Ginevra aveva visto i sette impegnati in una
partita di qualificazione - ovviamente fallita - e si era trattato di
uno spettacolo ai limiti dell'imbarazzante. Né lei
né i compagni erano riusciti a capire come un simile
incontro potesse costituire un allenamento in vista degli imminenti
Campionati del Mondo di Quidditch, in programma a partire dalla
successiva settimana nelle piatte lande d'Olanda - ma
tant'è, ormai erano in ballo.
L'ambiente dedicato ai
giocatori nello spettacolare stadio allestito per la partita - una
struttura creata con la magia nel cuore del Parco di Greenwich, che ai
babbani appariva come un anomalo cantiere in mezzo al verde - era
accogliente e asciutto. Ginevra sentiva la stanchezza in ogni singolo
muscolo: gli allenamenti quotidiani per i professionisti erano
un'abitudine, ma i ritmi della Nazionale erano decisamente al di sopra
degli standard. Ginevra aveva condotto una bella stagione da
cacciatrice in una squadra di nuova formazione, gli Sneering Jesters,
cosa che le aveva dato la possibilità di mettersi in luce
nel panorama sportivo nazionale; la convocazione per i Campionati del
Mondo però era arrivata quasi per caso, a seguito
dell'infortunio della prima cacciatrice Susan Coleen. Per Ginevra
trovarsi in squadra con dei mostri sacri come Lawrence Stipton,
Clarissa Harley o John Rochelle era stato praticamente un sogno ad
occhi aperti, e il fatto che loro, decisamente giocatori di livello
superiore, fossero così modesti e carini con lei era stato
una piacevole sorpresa. Non si poteva dire lo stesso di tutti i
componenti della squadra, purtroppo. Una delle cacciatrici, Marguerita
Lopez, non le rivolgeva praticamente la parola, forse per timore che le
rubasse il posto da titolare - prospettiva che a Ginevra pareva
parecchio remota, per altro. Il primo portiere, Louis Phantom, aveva la
pessima abitudine di trattare tutte le giocatrici come esseri
inferiori, e il fatto che lei fosse una novizia della Nazionale
sembrava suscitare le migliori battute del repertorio misogino di quel
pallone gonfiato. Ma la sola persona che le dava veramente sui nervi,
la sola in grado di farle perdere veramente le staffe era la stella
della nuova Inghilterra, il giovane impiastro dalla testa platinata che
nel giro di pochi anni era diventato il giocatore di Quidditch
più amato del paese: il cercatore Draco Lucius Malfoy.
Dopo la fine della
guerra il nome Malfoy valeva quanto quello dei Weasley prima della
guerra - se non meno. Nonostante le dichiarazioni rilasciate nel corso
del processo da Harry Potter, secondo le quali Narcissa Black in Malfoy
aveveva avuto un ruolo chiave nella sconfitta di Voldemort e Draco
Mafoy non poteva ritenersi responsabile della morte di Albus Silente,
il prestigio dell'antica casata era decisamente andato a farsi
benedire, insieme a una fetta consistente del patrimonio familiare,
destinato alle vittime della guerra a titolo di risarcimento. La
carriera politica, che il rampollo avrebbe sicuramente portato avanti
tra successi e mazzette se le cose non fossero andate come erano
andate, si profilava come una via da non perseguire. Inaspettatamente,
la strada sportiva si era invece rivelata ricca di soddisfazioni, e ben
presto Draco Malfoy era balzato all'attenzione delle cronache sportive
nazionali e internazionali come uno dei migliori cercatori che si
fossero mai visti in circolazione. A 24 anni appena compiuti l'odioso
Serpeverde aveva uno stuolo di fan di proporzioni inquietanti, un conto
in banca di tutto rispetto, appariva sui maggiori quotidiani
praticamente una volta ogni 3 giorni (per lo più nella
cronaca mondana, grazie al continuo ricambio di
fidanzate/compagne/amanti) e, purtroppo o per fortuna, era veramente un
diavolo di cercatore in sella alla sua Nimbus 4000 Sprint. Tutto questo
contribuiva ad accrescere il suo Ego, già smisurato ai tempi
della scuola: se già era odioso a 16 anni, figuriamoci
adesso, con una nazione che pendeva dalle sue labbra e sbavava per ogni
evoluzione azzardata che faceva in sella alla scopa. Prima di
trovarselo come compagno, Ginevra lo aveva incrociato nel corso del
campionato, durante la partita dei Jesters contro i Cannoni di Chudley:
era riuscita a segnare solo tre reti prima che il boato dello stadio
sottolineasse la presa del boccino da parte della squadra avversaria,
con conseguente fine del match. Quando si erano incontrati per il primo
allenamento lui l'aveva squadrata col solito ghigno beffardo, per poi
dirle: "Passano gli anni, ma voi Weasley finite sempre dove non
dovreste stare". Ginevra si era ricordata come le venivano bene le
fatture orcovolanti quando era lui il destinatario dell'incantesimo, ma
si era trattenuta: voleva quella dannata coppa, e lui era il
lasciapassare per stringerla tra le mani.
Ginevra aveva lasciato
il getto dell'acqua calda aperto al massimo, e teneva gli occhi chiusi,
la testa vuota da ogni pensiero. Si sarebbe persino potuta addormentare
dov'era, tanto era stanca. Quando alzò la testa per
guardarsi intorno si rese conto che era rimasta sola: probabilmente le
compagne si erano già smaterializzate nelle camere
dell'albergo dove la squadra avrebbe risieduto per quella sera e per la
successiva, proprio in vista dell'amichevole. Pochi minuti dopo aveva
già indossato la tuta ed era pronta per andare nella sua
stanza, quando le arrivarono le risate sguaiate dalla parte maschile
dello spogliatoio. Si avvicinò silenziosamente alla parete
divisoria, oltre a quale si sentivano le voci dei suoi compagni di
squadra: Phantom e Malfoy stavano parlando, decisamente non di
Quidditch.
"E perché la
Granger sarebbe frigida?!" stava chiedendo Phantom, con voce divertita.
"A scuola era un
cespuglio di capelli che vagava per le classi tenendo la mano alzata
per farsi vedere dai professori, ora è un politico in
carriera che si fa in quattro per i diritti di tutte le razze meno che
per quella dei maghi. Io proprio non riesco a vederla come una donna,
è eccitante quanto un parapalle sudato..."
Ginevra
serrò la mascella. Aveva ben presente quanto potesse essere
eccitante Hermione, quando l'aveva vista dimenarsi come un'amazzone sul
bacino dell'allora-suo-fidanzato Harry Potter, più o meno
due anni prima. Furiosa e umiliata, aveva distrutto la stanza in cui li
aveva trovati e aveva cercato di marchiare il bambino sopravvissuto con
la 's' di 'stronzo', sperando che la nuova cicatrice gli deturpasse il
bel visino più di quanto non avesse fatto l'ormai
proverbiale saetta; purtroppo la Granger era riuscita a fermarla. Da
allora Ginervra aveva chiuso ogni rapporto coi loro, e da allora i due
erano diventati 'la coppia' del mondo magico.
"Non credo che Potter
si limiti a portarla alle cene di rappresentanza!"
"Sai... sarà
anche il salvatore del mondo magico e quel che ti pare, ma non
è mai stato molto sveglio, quindi non mi stupirei se
pensasse che i bambini nascono sotto le zucche".
Dopo qualche istante di
silenzio Phantom riprese, stavolta più serio: "Fossi in te
starei più attento Draco: l'Inghilterra ti adora, ma se a
qualcuno viene in mente che ce l'hai con Potter la tua fortuna potrebbe
girare... Non rischiare".
Ora anche Malfoy era
serio: "Non smetterò mai di essere contento per quel che ha
fatto Potter per tutti: gioco a Quidditch, sono pieno di donne e di
soldi, la gente mi adora. Se le cose fossero andate diversamente
probabilmente a quest'ora sarei a fare da schiavo a un megalomane, o
più probabilmente sarei già sotto terra. Ma...
questo non toglie che Potter sia poco sveglio!", concluse ridendo.
I due, di nuovo
allegri, si avviarono verso l'uscita, continuando a lanciarsi
battutine. Ginvevra li seguì poco dopo, e si
smaterializzò nella notte, ancora ignara del motivo per cui
Malfoy e Phantom fossero finiti a parlare proprio della sua nemsi.
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