Mi chiamo Kojiro Hyuga, ho quindici
anni e vivo a Saitama. Frequento la Toho, una scuola molto prestigiosa
che
vanta una delle squadre di calcio più forti del Giappone, ed
è proprio grazie
al mio talento per questo sport che ho ottenuto una borsa di studio. Il
mio
sogno è diventare un calciatore professionista,
perciò concentro tutte le mie
energie negli allenamenti e nelle partite. Oltre a questo, la sera
lavoro per
dare una mano a mia madre, visto che la nostra situazione economica non
è certo
tra le più felici. Molte persone direbbero che un ragazzo
della mia età
dovrebbe concentrarsi di più sullo studio invece di
lavorare, ma io sono fiero
di aiutare la mia famiglia in questo modo, e poi, diciamocelo, lo
studio per me
non è mai stata una priorità. Alla Toho ci sono
anche due ragazzi che
frequentavano le elementari Meiwa insieme a me, Takeshi Sawada e Ken
Wakashimazu. Anche loro fanno parte della squadra della scuola, Takeshi
come
centrocampista e Wakashimazu come portiere. Con Takeshi ho un buon
rapporto, lo
considero quasi come un fratello minore, ed è anche un
ottimo giocatore. Con
Wakashimazu le cose sono più complicate, ma
eviterò tanti giri di parole e
andrò dritto al punto: lo odio.
Eravamo
amici una volta, migliori amici, ma da
un po’ lui mi sembra diverso, distante, sembra quasi che
voglia mostrarsi superiore
a tutti. Si crede migliore degli altri? E per cosa poi? Forse
perché tutti gli
invidiano il suo talento come portiere? Oppure perché grazie
al suo viso
perfetto, al suo fisico atletico e alla sua aria misteriosa ha
più successo tra
le ragazze?
Lo detesto, ma non perché sia geloso
di lui o chissà cos’altro. Non so nemmeno da dove
sia nato quest’odio verso di
lui, è così e basta. C’è
qualcosa in lui che lo rende veramente insopportabile.
Quando si avvicina troppo ho lo stomaco sottosopra e mi sento avvampare, perciò ho
iniziato ad evitarlo. Scambio
qualche parola con lui solo quando strettamente necessario, per il
resto del
tempo lo ignoro o mi limito a guardarlo di sottecchi, aspettando che
faccia
qualcosa che possa dare una giustificazione alla mia antipatia nei suoi
confronti. Un paio di volte mi pare di averlo visto osservarmi da
lontano, ma
io ho tirato dritto per la mia strada, senza incrociare il suo sguardo.
C’è però un luogo
in cui evitarlo è
praticamente impossibile, cioè il campo di calcio. Ci
alleniamo quasi tutti i
giorni con la nostra squadra e Wakashimazu, essendo portiere titolare,
partecipa a tutti gli incontri, cosa che sono tenuto a fare anche io in
qualità
di capitano. Sia chiaro, il calcio mi è sempre piaciuto e
non intendo affatto
smettere di giocare, ma da un po’ di tempo a questa parte gli
allenamenti sono
diventati molto più difficili per me. Prima io e i miei
compagni avevamo
un’intesa perfetta, in particolare Wakashimazu e io
riuscivamo ad coordinarci a
meraviglia. Negli ultimi tempi, però, non riusciamo
più a giocare come una
volta e il mister se n’è accorto,
perciò ci ha dato una bella strigliata,
dicendoci che continuando a comportarci così non avremo la
minima speranza di
battere la Nankatsu e di diventare campioni nazionali.
Nell’allenamento di
oggi, tutti hanno fatto del loro meglio per dimostrare di essere pronti
al
campionato, io compreso. In qualche modo sono riuscito a recuperare
l’intesa
con la maggior parte dei miei compagni ma, nonostante tutto, i passaggi
di
Wakashimazu verso di me erano lenti e imprecisi. Abbiamo peso il nostro
affiatamento e so che questo è negativo per la squadra,
però allo stesso tempo
non riesco a frenare l’odio che provo per lui. Ogni passaggio
sbagliato è come
un pugno nello stomaco e non capisco perché faccia tanto
male. Quando il mister
annuncia la fine dell’allenamento non posso fare a meno di
scaricare tutta la
tensione accumulata in un potente tiro verso Wakashimazu. Il pallone si
insacca
in rete senza che lui muova un muscolo. Non ha neanche tentato di
parare. Sul
campo cala un silenzio irreale, il mister e gli altri restano a
fissarmi senza
dire una parola mentre mi dirigo nello spogliatoio. Mi infilo sotto la
doccia
e, uno dopo l’altro, sento i miei compagni fare lo stesso.
Rimango sotto l’acqua per quasi
mezz’ora,
aspettando che tutti se ne vadano. Non ho voglia di dovermi sorbire le
loro
domande riguardo a quello che è appena successo. I miei
compagni sanno essere
dei veri ficcanaso, ma questi non sono affari che li riguardano!
Ripenso ai
loro sguardi di poco fa, alcuni confusi, altri quasi spaventati. Ma
perché non
si fanno mai i fatti loro?
Una volta uscito dalla doccia, mi lego
un asciugamano in vita e torno nello spogliatoio per rivestirmi.
Pensavo di essere
solo, ma subito mi accorgo che lui è ancora qui, seduto in
un angolo, e mi
osserva. Decido di ignorarlo e mi avvio verso il lato opposto della
stanza,
dove avevo lascito le mie cose. Sento ancora il suo sguardo sulla
schiena, ma
faccio finta di nulla, cercando al contempo di nascondere il rossore
che sento
farsi strada sulle guance. Quand’è che la
smetterà di fissarmi in questo modo?
Mi fa veramente innervosire quando fa così!
Il silenzio tra noi si è fatto
pesante, ma non sarò certo io a parlargli per primo, non gli
darò questa
soddisfazione. Finito di cambiarmi, faccio per prendere il borsone e
andarmene,
ma in quel momento Wakashimazu sbotta: “Ma si può
sapere che hai?”. “Non so di
che stai parlando” gli rispondo. “Ah
no?”, incalza lui “Mi
eviti, non ti degni neanche di rivolgermi
la parola. E cosa mi dici della pallonata di prima? Se
ti ho fatto qualcosa, almeno abbi il
coraggio di dirmelo in faccia!”. Percepisco chiaramente
l’irritazione nella sua
voce, ma non gliela darò vinta così facilmente.
“Non ti devo nessuna
spiegazione, Wakashimazu. Ti saluto, me ne torno a casa!”.
Prendo il borsone e vado verso la
porta, ma lui è più veloce e mi si para davanti,
bloccandomi la strada.
“Levati, non farmi perdere tempo!”. “Se
hai potuto sprecare mezz’ora sotto la
doccia, non vedo perché non dovresti usare un minuto del tuo
prezioso tempo per
darmi una giustificazione ragionevole per il tuo
comportamento.” replica lui.
Non ottenendo risposta da parte mia, prosegue: “Non mi
muoverò da qui finché
non mi darai una spiegazione, Hyuga!”. Mi sta trattando come
un ragazzino e
questo non fa che aumentare la mia rabbia. Vuole mettermi alle strette,
forse
non ha ancora capito con chi ha a che fare. Stringo i pugni. Se vuole
fare a
botte, è sulla strada giusta.
“O forse sei troppo codardo per
farlo?”.
Adesso ha passato il limite! Come un
fulmine, lascio cadere a terra il borsone e lo afferro per il colletto
della
maglia. È più alto di me, mi sovrasta di qualche
centimetro, ma non per questo
mi lascerò intimidire! Lo guardo dritto negli occhi per la
prima volta dopo
settimane, ma il suo sguardo rimane fisso, freddo. Sta aspettando la
mia
prossima mossa. Wakashimazu non ha mai avuto paura di me e il suo
sguardo
sprezzante mi fa imbestialire ancora di più.
Improvvisamente mi rendo conto che è
vicino, troppo vicino. Le mie mani tremano mentre stringono la presa
sulla sua
t-shirt. Noto che ha ancora i capelli umidi dopo la doccia, sento il
profumo
del suo shampoo nelle narici. È un attimo. Invece di
tirargli un pugno in pieno
viso, lo bacio. È un bacio rabbioso, violento, in cui
riverso tutto l’astio
covato in questi ultimi giorni. Lui si irrigidisce, ma non fa nulla per
spingermi via, perciò mi dedico a saggiare la consistenza
delle sue labbra.
Sono morbide, calde, tutto il contrario delle mie, sempre secche e
screpolate.
Improvvisamente, mi rendo conto di quel che sto facendo e mi sento
avvampare.
Mi stacco da lui, raccolgo il borsone ed esco dallo spogliatoio
più velocemente
che posso, evitando accuratamente di incrociare il suo sguardo. Mentre
vado
verso casa, sento ancora il profumo dei suoi capelli, il sapore della
sua bocca
sulla mia.
Ti odio, Ken Wakashimazu. Ti odio, ma
non posso fare a meno di amarti.
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"Odi et
amo. Quare id faciam, fortasse requiris. Nescio, sed fieri sentio et
excrucior" (Catullo, Carme LXXXV)
Eeeee sono tornata con la Kojiken/Hyugashimazu. Questa ship mi sta
consumando, ma che ci vogliamo fare, mi piacciono troppo XD
Ideata all'una di notte ricordando i bei tempi andati in cui studiavo
latino (e no, non è ironico), perciò perdonate
eventuali errori e/o castronerie. Prometto che la prossima volta
scriverò qualcosa di strutturato un po' meglio.
Come sempre, le recensioni sono gradite ^-^
Alla prossima!
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