Capitolo 10
Capitolo
10
Autunno –
Into the Unknown
Jackson
non riusciva a prendere sonno quella notte, sempre più
confuso, sempre più
arrabbiato: con se stesso, con la sua memoria vuota, con la regina, con
quella
situazione assurda. Consumava, a grandi passi, ogni centimetro del
pavimento all'interno della sua camera, ancora e ancora: come una
bestia in gabbia, irritata e impossibile da placare. In un moto di
stizza, prese un cuscino
dal grosso letto e lo lanciò dall’altra
parte della stanza, un lampo gli attraversò la mente: aveva
già fatto una cosa
del genere, che cosa aveva lanciato? Si chiese assottigliando gli
occhi, concentrato. Un
bastone?
Si
portò una mano alla testa e
altre visioni lo bombardarono in un rapido sussegguirsi d'immagini: una
giovane Elsa sulla terrazza
di un palazzo di ghiaccio, una più adulta che lo guardava
sospettosa nella
notte, lei che gli sorrideva, che lo ringraziava di aver salvato sua
nipote,
che piangeva fra le sue braccia, che lo baciava, che…
Improvvisamente
accaldato si portò una mano al colletto per allentarlo, il
respiro difficoltoso. La stanza prese a girargli vorticosamente
attorno,
collassò a terra come un sacco vuoto, privo di sensi, in una
nube di polvere
dorata.
Una
sonora pernacchia subito seguita da una risata cristallina,
accompagnarono la
principessa di Arendelle negli ultimi preparativi necessari prima di
coricarsi.
Con l’amore che le scintillava negli occhi, si
voltò verso sua figlia che, nel
grande letto lì a fianco, cercava invano di scappare dalle
dolci angherie di
suo padre.
«Mamma!»
cercò il suo aiuto la piccola «Salvami, ti
prego!»
«Oh
no, no» le fece presente Kristoff alzandosi sulle ginocchia,
cercando di
ingigantire il più possibile la sua mole «Mamma
non potrà salvarti da questo
orco mangiatore di bambine!» intonò con una voce
che voleva essere spaventosa,
seguita da un ruggito più buffo che minaccioso.
Anna
saltò sul materasso senza troppi complimenti «Ah,
sì? Questo è tutto da
vedere» accettò la sfida, rimboccandosi le maniche
della camicia da notte «Freja,
scommettiamo che la mamma abbatterà questo bruto in un solo
colpo?»
«In
un solo colpo?» chiese la bimba, emozionata.
«In
un solo colpo?» le fece eco il tagliatore di ghiaccio
«E come pensi di far…
Argh!» urlò ancor prima di finire la frase, quando
la moglie letteralmente si
tuffò su di lui andando a conficcare quattro dita di una
mano nel grosso livido
che copriva la pelle sopra ad uno dei suoi reni. Il principe
caracollò
miseramente nel letto, trascinandosi dietro la consorte che, non paga,
si prodigò
ad aizzare la figlia «Freja, finiscilo!»
La
piccola
non se lo fece ripetere due volte e, con un urlo di battaglia degno
di nota, si lanciò con tutto il peso sullo stomaco del
genitore impotente, il
quale si ritrovò improvvisamente senza più aria,
rischiando seriamente di
soffocare per le risate provocate dall’attacco del solletico
che ne seguì.
Mentre
cercava di tenere a bada, invano, il terremoto dai capelli biondi - al
momento liberi dalle immancabili treccine - alzò gli
occhi su sua moglie,
ora con le ginocchia ad un soffio dalla sua testa, che lo scrutava di
sottecchi
dall’alto verso il basso. Uno sguardo che palesemente stava
dicendo “So cosa
hai fatto”. Aggrottò le sopracciglia, stupito, in
una muta richiesta di
spiegazioni.
«Tu
mi sottovaluti» gli disse lei, piegandosi ed andando a
sfioragli la fronte
con la sua, un’espressione vagamente maligna «Ma ti
è andata bene…» disse,
invece, distendendo le labbra in un sorriso «Grazie a te, ho
potuto mettere in
atto un piano geniale» si autocelebrò,
regalandogli un bacio sulla punta del
naso.
Kristoff
non
ebbe il tempo di indagare ulteriormente su quelle parole, Freja
caricò un nuovo potentissimo assalto, ma questa volta la sua
tenerissima furia
si abbattè senza ritegno sulla madre: in un battito di
ciglia, Anna si ritrovò ribaltata
fra i cuscini con il viso riempito di adorabili baci bavosi. Altre
risate
divertite riempirono la stanza con la loro allegria.
Il
tagliatore di ghiaccio non poté fare a meno di sorridere di
fronte alle
donne della sua vita e, preso un grosso respiro, si lanciò
fra di loro, più che
mai intenzionato a portare a termine il suo attacco di coccole
assassine.
Jack
riprese lentamenti i sensi. Aprendo gli occhi, si riscoprì
disteso sul pavimento
di una stanza, con un gran dolore alla testa. Dolore?
Si portò una mano
alla nuca e la tastò: cos’era, un bernoccolo
quello? Richiamò la sua magia per
rimettersi in piedi ma, di fatto, nulla successe. Vagamente allarmato
tornò in
posizione eretta, le ossa indolenzite, il pavimento freddo sotto ai
piedi nudi.
Freddo? Sgranò
gli occhi e letteralmente
si precipitò verso lo specchio:
nonostante fosse ancora buio, essendosi risvegliato ben prima
dell’alba,
riconobbe immediatamente i vecchi lineamenti di quando era solo un
mortale.
«Sono
vivo?!» disse ad
alta
volce, a nessuno in particolare. Solo allora
lo shock iniziale fece spazio alla comprensione e ai ricordi, una
valanga di
ricordi.
Doveva
andare subito da Elsa, quella sciocca…
si apprestò a scavalcare
la finestra, la aprì e il vento gelido gli fece rizzare i
peli delle braccia e
i capelli della nuca. Forse non era proprio il caso di uscire da
lì, a meno di
non volersi ammazzare di nuovo dato che non poteva
più volare. Questa
improvvisa comprensione gli pungolò il petto, come avrebbe
fatto adesso? Scosse
il capo, quello non era il momento di pensarci, ci sarebbe stato tempo
per
abituarsi a vivere senza la magia. Vivere, solo a
pensare a quella
parola un sorriso gli si disegnò sulle labbra, si
voltò su se stesso e, quindi,
prese la via della porta. Nonostante l’orario il castello
aveva già iniziato a
svegliarsi assieme ai suoi abitanti, forse non era il caso di irrompere
a
quell’ora nella stanza da letto della regina, se non voleva
essere arrestato
dalle sue guardie: visto come si stava comportando con lui, non era
certo che
lei sarebbe intervenuta in suo favore, era decisamente meglio
aspettare.
Tuttavia, i ricordi di quei giorni gli fecero presente che, ormai, lui
era
parte integrante del castello stesso, nessuno gli avrebbe detto nulla
se
l’avessero trovato a passeggiare in giro. Troppo agitato
anche solo per pensare
di riprendere sonno, decise comunque d’uscire e
s’incamminò.
Anche
Elsa quella notte aveva dormito poco e male: turbata
dall’incontro ravvicinato
con Jackson, si era ritrovata con le palpebre spalancate ben prima
dell’orario
usuale e riaddormentarsi era stato pressoché impossibile.
Potevano i suoi
sentimenti basarsi su una cosa così frivola come il colore
degli occhi o dei
capelli? Era lampante che, caratterialmente parlando, Jackson fosse lo
stesso
di sempre… allora perché non riusciva a lasciarsi
andare? Perché ora erano
diversi, ecco perché. Lei aveva la magia, lui non
più. Ma erano davvero mai
stati simili sotto a quel punto di vista? Aveva pensato di aver trovato
qualcuno a lei affine che potesse spiegarle come mai fosse nata
così ma,
ripensandoci, l’unica cosa che accumunava le loro
capacità era
il fatto di
comandare lo stesso elemento, nulla di più. Si
ricordò del loro scontro: la
magia dello Spirito dell’Inverno era nettamente
più forte e devastante come la
forza della stagione che la generava, sebbene anche lei fosse potente,
in quel
momento, aveva percepito che non erano mai stati uguali. Quindi era
quello il
problema? La delusione di aver pensato di trovare delle risposte su se
stessa che
in realtà non erano mai arrivate?
Eppure
lo aveva amato, ne era certa ed era inutile girarci intorno:
continuava
ad amarlo ancora adesso… perché le sarebbe
risultato così difficile stargli
vicino altrimenti? Nonostante non ricordasse nulla, il sentimento che
lui provava
per lei era talmente forte che non l’aveva abbandonato, come
aveva potuto essere così cieca da non accorgersene?
Ripensò
al loro scambio di battute pungenti di quel
giorno, agli
sguardi di sfida, alla continua ricerca di adrenalina anche in una
semplice
conversazione, all’attrazione assoluta che avevano i loro
corpi. Non poteva
negarlo, tant’è che solo rifigurarselo mezzo nudo
riaccese in lei altri tipi di
ricordi che la fecero avvampare. Oh d’accordo, era la signora
del gelo ma di
certo non era fatta di ghiaccio, no? Sbuffò, irritata dalla
situazione e da se
stessa, perché non poteva mai essere soddisfatta? Che cosa
c’era di sbagliato
in lei? Si rigirò nel letto quasi ringhiando
«Basta» pronunciò a denti stretti,
si alzò.
Jack
si
muoveva in uno strano stato d’incredulità per la
piazza del castello, sentiva
l’aria pungente addosso, il suo corpo reagiva con piccoli
brividi alle folate
più fredde: era semplicemente incredibile, dopo aver passato
secoli solo ad
avvertire le cose che gli stavano intorno ma, di fatto, a non provare
nulla di
concreto, sentire tutte quelle sensazioni era a dir poco meraviglioso,
come se
fosse rinato un’altra volta e, in effetti, così
sembrava. L’Uomo della Luna gli
aveva dato una seconda possibilità, chissà poi
perché. Pian piano si spostò
verso i giardini del castello, la natura continuava ad infondergli un
senso di
pace anche adesso, come se la connessione che aveva con essa quando era
lo
Spirito dell’Inverno non fosse del tutto sparita, non
c’era praticamente
nessuno in giro ad esclusione di un signore di mezza età
intento a far
qualcosa con un albero poco distante. Lo vide alzare un corto bastone
da
passeggio e una cascata di ricci semiaperti crollò dai rami
del castagno a cui
si era rivolto.
«Barry!» praticamente urlò il suo nome
in richiamo.
Lo Spirito dell’Autunno si voltò nella sua
direzione e un sorriso gli increspò
i baffi curati ma, ancor prima di riuscire a dire qualsiasi cosa, lo
vide venire
letteralmente travolto da una cascata di petali bianchi per ritrovarlo,
poi,
stritolato nell’abbraccio di Primavera «Jack!
Riesci finalmente a vederci!»
Lui rise «Oh, Sue!» le disse, ricambiando la
stretta con sincero affetto «Scusatemi
se non ho più creduto in voi»
«Eri uno stupido da spirito, perché da umano
avresti dovuto essere diverso?» lo
riprese una voce ironica alle sue spalle.
Jack ricambiò il sorriso beffardo «E ciao anche a
te, Tara. Siete davvero tutti
qui, per me?» chiese, quasi commosso «Che ne
è stato della regola “Niente
contatto con gli esseri umani”?»
Barry sorrise bonario «Abbiamo pensato di poterla infrangere
per un vecchio
amico»
«E la infrangeremo ancora molte volte!» gli fece
eco la più piccola dei
quattro, completamente fuori di sé dalla gioia.
«Grazie» disse quello, sinceramente emozionato,
mentre anche le braccia di
Autunno si univano a quelle di Primavera, in un gesto
d’affetto fraterno.
«Certo che ce ne hai messo di tempo per
ricordare…» continuò Tara, strafottente
«Non so se mi facevi più rabbia tu o la biondina
scintillante, testarda come un
mulo: non ha fatto praticamente niente per aiutarti»
Jack alzò un sopracciglio «Mi stavi spiando, per
caso?»
L’altra sprigionò un’ondata di calore,
in imbarazzo «Eravamo solo curiosi di
sapere come sarebbe finita»
«Noi pensiamo che la memoria ti sia stata tolta
più per lei che per te» gli
spiattellò, senza troppi preamboli, Sue.
«In che senso?»
«Doveva capire delle cose…»
cercò di spiegargli Barry «Crediamo che
così l’Uomo
della Luna abbia voluto aiutarla»
L’ex spirito dell’Inverno soppesò quelle
parole, come al solito quella
misteriosa entità agiva in maniera altrettanto enigmatica.
Qualsiasi cosa Elsa
dovesse capire, immaginò l’avesse fatto dato che
la memoria gli era tornata.
«Insomma che aspetti…» disse, infine,
stupendo tutti e tre i suoi amici, rivolgendosi
a Tara. Le fece un cenno con la testa «Vieni qui, stupida
orgogliosa»
Quella, ovviamente, protestò ma nonostante tutto si
unì al loro abbraccio.
Elsa
arrivò
nei giardini del castello quando, ormai, l’alba aveva
già rischiarato il cielo.
Incurante del freddo, come al solito, era uscita con una veste leggera,
sperando che l’aria fresca del mattino potesse spazzarle via
quell’agitazione
che aveva dentro: si era decisa, avrebbe parlato con Jackson una volta
per
tutte, poi quel che ne sarebbe uscito l’avrebbero affrontato
insieme, un passo
alla volta. Un sonoro *crack* dai rami di un albero
sopra di lei, unito
alla tensione a cui era sottoposta, la spaventò talmente
tanto che si
autoghiacciò i piedi: impossibilitata a spostarsi per
salvarsi da ciò che le
stava per piombare addosso, creò uno schermo gelato a
ripararle il capo.
La cosa in questione colpì, con una sonora capocciata e
un’imprecazione non
troppo velata, la sua barriera per poi rovinarle addosso, liberandole
le gambe
dalla prigione che lei stessa aveva creato ma finendo, inesorabilmente,
per
sporcarle il vestito e strapparlo in alcune parti.
«Jackson…» riconobbe, infine, colui e
non cosa l’avesse assalita «Che cosa ci
facevate su un albero? Non vi avevo detto di stare a riposo?»
Quello ancora rantolante, la ignorò «Ohi,
ohi…» si lamentò, portandosi una mano
alla fronte arrossata, lì dove aveva battuto «Una
testa dura per davvero, non
solo in senso figurato»
«Si dia il caso che non abbiate colpito la mia testa ma una
lastra di ghiaccio»
gli fece presente lei, trattenendo a stento una risata, considerando il
suo
intervento più come un pensiero formulato ad alta voce che
non al volerle dare apertamente
della zuccona.
«Ah, quindi era solo un tentativo di uccidermi?»
non si scompose lui,
dimostrando una perfetta cognizione di causa su quello che aveva appena
detto.
«Stavo solo cercando di proteggermi, come potevo immaginarmi
cosa stesse per
finirmi addosso?» gli rispose, quindi, piccata.
«Certo, certo…» tagliò corto
l’altro, rimettendosi in piedi e aiutandola a fare
altrettanto. Rialzò lo sguardo sull’albero
lì accanto, dove aveva cercato
rifugio così come amava fare quando era uno spirito
«Evidentemente anche il mio
peso dev’essere cambiato»
A quelle parole, finalmente, lei comprese «Jack!?»
«Cosa?»
«Sei tornato» gli disse, gli occhi subito lucidi di
commozione, cercando rifugio
fra le sue braccia.
Lui sorrise, stringendola forte «Non sono mai andato da
nessuna parte: ero solo
nascosto sotto a un bel po’ di polvere che, a quanto pare,
hai spazzato via»
«Io?»
«Qualcuno mi ha suggerito che, la mia perdita di memoria,
fosse una prova per
te. Dovevi capire qualcosa…»
Elsa si rabbuiò e si allontanò dal suo abbraccio
«Quali fossero i miei reali sentimenti
per te…» gli confessò comprendendo
all’istante, decisa a non nascondergli più
niente.
Lui perse un battito «Cos…?»
«Avevo paura che la mia magia potesse essere un ostacolo ora
che tu non l’hai
più»
«E lo è?» volle sapere, sempre
più in crisi.
«Dimmelo tu»
«Assolutamente no» rispose l’altro,
scotendo il capo «Era la mia magia ad
esserlo e se rinunciare ad essa è il prezzo che
devo affrontare per
poter stare con te, bene, sono disposto a pagarlo. Anche se, lo
ammetto, sarà strano e probabilmente non facile»
la
guardò negli occhi «Ma
non cambio idea su di te, come ti dissi già una volta, le
tue capacità sono un dono e
non devi assolutamente vergognartene» ci pensò su
«A meno che, il fatto che io
sia diventato una persona qualunque, non sia un problema per
te» le fece
presente, leggermente risentito da quel senso di paura che si faceva
largo nel
suo cuore.
«Oh no, non pensarlo questo…» si
affrettò a rassicurarlo, ora che l’aveva
finalmente capito «Non sei una persona qualunque, sei sempre
Jack… il mio
Jack» gli sorrise, allungando una mano a carezzargli il viso.
Rincuorato, lui si abbassò per poter andare ad incontrare,
finalmente, le
labbra della regina con le sue ma il suo movimento lasciò
spazio, nel silenzio
appena sceso fra loro, ad un sonoro strappo: agganciata dal suo piede,
una
lacerazione della gonna della donna aumentò ulteriormente la
sua dimensione. Si
bloccò ad un soffio dalla sua bocca «Temo di aver
fatto un bel macello col
tuo vestito» le disse furbamente.
«Non ti preoccupare per quello, lo sistemiamo
subito»
L’uomo guardò estasiato il magico cambio
d’abito, appena avvenuto davanti ai
suoi occhi «Come tu riesca a fare questa cosa devo ancora
capirlo»
«Mi viene naturale» rispose Elsa, in
un’alzata di spalle «Esattamente come
questo» continuò, lanciando un piccolo mucchietto
di neve per aria «Forse,
un giorno, scoprirò tutto quello che non
so» concluse, rabbuiandosi
un poco.
«Ehi…» andò ad abbracciarla,
di nuovo, lui «Volevo farti un complimento, non
rattristarti»
L’altra accettò il gesto d’affetto
volentieri «Lo so» lo rassicurò,
regalandogli un sorriso per rimarcare il concetto.
«Bene, sono certo che, presto, riuscirai a dissolvere tutti i
tuoi dubbi» disse
lui soddisfatto, per assumere, poi, un’espressione vagamente
sospetta «Senza
contare che la vera domanda non è perché tu abbia
queste capacità»
«E quale sarebbe?» volle sapere la bionda, gli
occhi già al cielo, pronta a
sentire quale sciocchezza avrebbe detto subito dopo.
«La vera domanda è… si può
togliere?» chiese, sfiorandole leggermente la
spallina del vestito.
Elsa, preparata a tutto ma decisamente non a questo, si
trovò ad arrossire
«Jackson!» lo riprese, dandogli una pacca sul petto.
Quello scoppiò a ridere «I miei amici mi chiamano
Jack»
«Ah, perché noi saremmo amici, adesso?»
fu il suo turno di alzare un sopracciglio,
con aria maliziosa.
«Hai ragione…» si trovò
d’accordo, riattirandola a sé «Penso e,
soprattutto,
spero di essere qualcosa di più»
«Stupido» gli sussurrò lei a fior di
labbra.
«Non posso negarlo, però, adesso sta’
zitta e baciami»
E' con un po' di magone che
clicco sullo stato "Completa".
Grazie
davvero per essere arrivati alla fine di questa storia.
Un
ringraziamento dedicato va evil65 che è stato il
primo in assoluto a
credere in essa e che mi ha suggerito
di immergermi nel mondo degli scambi di recensioni dove ho potuto
conoscere (e ritrovare) decisamente un sacco di persone bellissime e
talentuose. In particolare, senza togliere nulla a nessuno, ho trovato
un gruppo di gentil donzelle che veramente mi hanno saputo regalare
storie per tutti i gusti… anche quelli che pensavo di non
possedere XD
Le
vostre recensioni mi hanno saputo emozionare e sciogliere come un
cubetto di ghiaccio sotto al sole di Luglio – giusto per
rimanere in
tema - con alcune ho, inoltre, riso senza ritegno!
Ma sopprattutto
grazie per aver sopportato i miei deliri – come questo -
nelle note di
fine capitolo… della serie: quando mi ci metto, la logorrea
su questi
due abbonda sopra ai miei tasti. Smetterò di scrivere su di
loro? Non
credo ;)
Vi
invito a saltare le prossime righe se non avete ancora visto
Frozen 2, in quanto, saranno super spoilerose con tanto di finale bello
che spiattellato!
...
...
...
...
...
...
...
Devo
ammetterlo: la mia idea iniziale era quella di far, sì,
tornare la memoria di Jack a Jackson ma di lasciarlo mortale,
esattamente come ci siamo lasciati qui, quindi diciamo che non ho
voluto tradire la storia così come l'ho pensata.
E’ anche
vero, però, che la Disney - nel frattempo - mi ha fatto lo
scherzone di trasformare Elsa in Spirito e, quindi, un domani lei lo
diventerà mentre lui non lo sarà più?
Cioè... bella sfiga XD
Perché
sì, purtroppo
(?), il richiamo del canon è fortissimo in me e sono
estremamente convinta che Elsa non potrà mai essere
soddisfatta
di se stessa fino a che non scoprirà le sue origini,
indipendentemente dal fatto di aver trovato l’amore. Non
è, quindi, un caso il titolo del capitolo, il riferimento a
“Nell’Ignoto” di Elsa e che questa storia
si concluda
in Autunno, proprio il periodo in cui si svolge il secondo film. Mi
piace pensare che la storia potrebbe proseguire, di fondo,
così
come l’abbiamo vista – escludendo, per forza di
cose, le
gag sulla proposta di matrimonio – con due spalle
d’eccezione in più: Freja e Jack.
In fin dei conti, con
le altre
Stagioni a trovare il nostro adorato non c’era nessun nuovo
Signore
dell’Inverno: le vie dell’Uomo della Luna
– ho
realizzato solo sul finale che, praticamente, sono io XD –
sono
infinite!
Ovviamente la polvere dorata che circonda il nostro amato Jack e gli
ridona la memoria è un chiaro omaggio alla polvere dei sogni
di Sandy ;)
E, sul finale, la parte in cui Elsa - presa alla sprovvista si ghiaccia
i piedi - è una rivisitazione dell'inizio di Frozen 2 dove
si
incolla alla ringhiera :D
Ancora
grazie per tutto: è stato davvero un piacere affrontare
questa avventura con voi.
Spero di ritrovarci
presto.
Cida
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