La
tempesta innamorata
Belphegor
era intento a digitare una serie di pulsanti sulla tastiera del
computer, scrutando la figura sullo schermo. Avvertì dei
passi, assottigliò gli occhi e abbassò lo
schermo, voltandosi di scatto.
“Shishishi”
ridacchiò, mostrando i denti candidi.
“Hehe.
Ciao, amor…”. Iniziò Tony. Un pugnalino
gli sfiorò la guancia, lasciandogli un graffio.
“Qualcuno mi sa che non è felice di
vedermi” mormorò. Corrugò la fronte e
si grattò la testa, passando la mano tra i capelli azzurri.
Avanzò di un paio di passi, un altro coltellino
volò nella sua direzione e lo afferrò con il
guantone da baseball. “Se non vuoi vedermi, ti basta dirmelo.
Solo che è da un po’ che mi eviti. Dimmi, ho forse
sbagliato qualcosa?” domandò.
Belphegor
raggiunse il letto e vi si sedette, negò, sospirando.
Tony
si morse l’interno della guancia.
“Se-senti…
se ti ho trascurato per gli allenamenti…”.
Iniziò a dire.
Belphegor
negò con il capo, le gote pallide arrossate.
Tony
vide le sue labbra tremare e serrò un pugno.
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Stare separato dal suo gemello lo fa soffrire così tanto.
Forse vuole stare da solo per quello > pensò.
“Sicuro
che non sei arrabbiato con me?” domandò. Si
sfilò il guantone e allungò la mano verso quella
affusolata di Belphegor, quest’ultimo la sottrasse e si
alzò in piedi di scatto.
Tony
indietreggiò.
“Mi
ha fatto entrare Squalo, ma posso sempre dirgli…”.
Iniziò.
“Smettila!”
gridò Belphegor.
Tony
sgranò gli occhi, le sue iridi divennero bianche.
“Sei
perfetto e gentile, meraviglioso. Il problema non sei tu!”
gridò Belphegor. Fu scosso da una serie di tremiti ed
iniziò ad ansimare. “Tu non capisci! Tu mi stai
facendo impazzire.
Mi
divori l’anima, pezzo per pezzo. La mia fiamma mi logora e
non riesco a fare altro che pensare che ti desiderio. La mia tempesta
ti vuole per me”.
Tony
aprì e chiuse la bocca un paio di volte, un rivolo di sudore
gli solcò il viso.
<
Sono tutto tranne che perfetto. Balbetto spesso, sono timido. Sono un
Guardiano che non riesce a trovare il suo centro e che ha sempre paura
che lo preferirebbe al piccolo grande principe del suo cuore. Non
riesco nemmeno a salvare Rasiel > pensò.
“Io
non posso vivere così! TI DESIDERO!”
gridò Belphegor. Serrò i pugni e le lacrime gli
rigarono il viso.
<
Non ha mai parlato così tanto. Si è finalmente
sbloccato? > pensò Tony. Fece un paio di passi in
avanti, con le gambe tremanti e allungò le mani
l’altro giovane.
“Mio
principe… Io del Mare possiedo solo il cognome, il mio fiume
non può spegnere le tempeste. Però, non vi
lascerò solo, mi occuperò di voi”
esalò.
Belphegor
scosse vigorosamente il capo, alcune ciocche dorate gli si sollevarono
verso l’alto.
“L’ardore
che provo per te è incontrastato, divorante.
Aiutami” gemette.
Rischiò
di cadere in avanti, Tony lo afferrò al volo, alcuni pugnali
caddero per terra con dei tintinnii.
Tony
issò Belphegor in braccio e lo adagiò sul letto,
posandogli un bacio sulla fronte.
“Se
è me che vuoi, mi avrai. Spegnerò il fuoco con il
fuoco!” giurò. Iniziò a slacciarsi la
cravatta e si sbottonò la camicia, arrossì
vistosamente, avvertendo il battito cardiaco accelerare. Chiuse gli
occhi, premendo le sue labbra contro quelle di Belphegor.
L’inglese
gli afferrò le braccia muscolose, graffiandole con le unghie
e lo baciò a sua volta. Si stesero sul letto, deglutendo
intimiditi, aiutandosi a spogliarsi a vicenda.
Superbi,
nascosto dalla porta, scosse il capo facendo ondeggiare i lunghi
capelli argentei.
“Voooi.
Cosa vogliono fare così piccoli?”
bisbigliò.
<
La passione del ‘padre’ si riflette nel figlio.
Come vorrei che Boss fosse qui, saprebbe cosa fare con la sua
‘stellina’ > pensò,
massaggiandosi il moncherino, lì dove iniziava la protesi.
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