Minacce
tra ‘titani’
Ubbirov
si portò il sigaro alle labbra e lo inspirò,
sentendo il sapore del tabacco.
“Non
credo che il principe restituirà la giovane Anya alla
Russia. La tua ‘famiglia’ cosa pensi che
farà?” gli domandò Danilo.
Ubbirov
si appoggiò al bancone, la luce delle lampade elettriche si
rifletteva sulla sua testa. Guarda i numerosi clienti del
Taki’s sushi. Con la coda dell’occhio guardava in
strada, le innumerevoli luci di Tokyo creavano una cacofonia di colori,
che si rifletteva nei suoi occhiali da sole.
“Li
andrà a cercare? Tu li aiuterai? Tornerai a fare il
boss?” lo incalzò Danilo.
“Perché
sei venuto qui, Scoglio?” domandò il russo.
Controllò che le cameriere, vestite da maid,
si allontanassero dalla cucina con vassoi colmi di sushi.
“Dovevo
parlarti. Sono preoccupato che possa scoppiare una guerra tra la
famiglia Vongola e quella Ubbirov.
So
che ti hanno scacciato e ti hanno privato del tuo posto. Potresti usare
tutto questo a tuo vantaggio per vendicarti, senza dover riprendere il
tuo posto ed i tuoi doveri” spiegò Scoglio. Si
accese una sigaretta e se la portò alle labbra.
Ubbirov
espirò pesantemente.
“Quella
spegnila prima di entrare nella zona non fumatori, la gente non sa che
è al veleno e non provoca fumo passivo” disse
lapidario.
Scoglio
si massaggiò il collo, sfiorando i capelli biondi.
“Non
hai ancora risposto a niente.
Ti
piace così tanto servire tutti questa gente
‘normale’? Fare il primo russo di colore della
storia a servire sushi?” lo interrogò Danilo.
“Mulatto,
per essere corretti” rispose Ubbirov, roteando gli occhi
dietro le spesse lenti scure. Poggiò i gomiti sul bancone
con forza, sporgendosi di fianco alla cassa e assottigliò le
labbra.
“Pochemuchka,
ricordati le regole della mafia.
Non
mi sto alterando facendoti secco solo perché il nostro
comune ‘boss’ non approverebbe. La mia rosa rossa
ha uno strano e morboso attaccamento ad entrambi, ed ai nostri
complimenti”. Aggiunse, con tono lapidario.
Scoglio
si calò di più il capello sul viso, entrambi
sfiorarono la fondina dove tenevano la pistola con la mano.
“Tsuyoshi-sama,
il nostro comune faro, non approverebbe una guerra tra i suoi
‘amici’.
Però
rinfrescami il significato dell’appellativo che mi hai
dato” sussurrò con voce sibilante.
“Nella
mia lingua è associabile a qualcuno che domanda
troppo” disse Ubbirov.
Scoglio
notò che dietro il bancone era appoggiato un grosso bazuca
lucidato.
<
Non è uno di quelli di Giannini, è
un’arma in tutto e per tutto. Spero vivamente per lui che non
usi il negozio del nostro adorato per strani traffici >
pensò.
Fece
roteare la sigaretta tra le dita, rispondendo: “Se siamo
alleati, dobbiamo anche coordinarci. Se non capisci questo e mi scambi
per un semplice delatore, allora abbiamo un problema”.
Ubbirov
fece un mezzo ghigno.
“Farò
quello che vorrà la
rosa dalle foglie di menta e le spine taglienti.
Se
è tempo che io torni boss, per salvare la perla del suo
Nono, lo farò. Se dovrò combattere anche.
Non
temere, calerò sulla mia famiglia come le tormente di neve,
spazzando via le mele marce. Non ci sarà bisogno di una
guerra” giurò.
“Ci
conto, allora” disse Danilo. Spense la sigaretta sotto la
scarpa e si allontanò.
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