Autore: Neji
Hyuga
Titolo:
C’è
sempre una mano…
Genere:
Triste,
Generale
Rating: Verde
Avvertimenti: One-Shot, What
If..?
Presentazione:
Così
Traditore
e Tradito se ne andarono, lasciandosi quel bosco alle spalle.
Il
buio li protegge dal sole, perché comunque, se non fosse
stato per il ghiaccio,
sarebbero ancora dispersi a cercare la loro metà
dell’ anima.
A
Konoha splendeva il sole, era appena finito l’ inverno per
cui i raggi
arrivavano ancora molto deboli.
Gli
alberi erano ancora spogli e rendevano il paesaggio tetro, soprattutto
di notte,
ove i lampioni non facevano luce.
La
neve si era ormai quasi completamente sciolta, tranne nei posti
all’ ombra o
dove era stata accumulata.
I
ragazzi giocavano per le strade, felici, mentre le madri andavano a
fare
commissioni.
Solo
un bambino, dai lunghi capelli castani e gli occhi color purezza, non
era con
gli altri a giocare… Emarginato dal clan in quanto cadetto e
lasciato solo al
mondo, il padre morto solo qualche anno prima.
Odiava
quei bambini che sapevano sorridere, lui non ne era più
capace, odiava quei
bambini che quando scivolavano si mettevano a piangere, lui non aveva
più
lacrime, ma soprattutto odiava le madri che li andavano a soccorrere,
lui si
doveva alzare da solo.
Camminava
quel bambino, lentamente, per le strade, i suoi passi facevano
scricchiolare le
sottilissime lastre di ghiaccio che si formavano.
I
suoi occhi erano ancor più glaciali, il sole, non sarebbe
riuscito a sciogliere
quel ghiaccio, nemmeno nel pieno dell’ estate.
Teneva
le mani nelle tasche dei pantaloni, non si curava della temperatura che
pungeva
ogni suo millimetro di pelle, il suo leggero giubotto non lo proteggeva.
Uscì
dal villaggio, inosservato, non aveva paura, la morte non lo
spaventava, perché
sapeva, che prima che se la prendesse con lui l’ avrebbe
fatto ancora soffrire.
Camminava
nel bosco, sotto i rami che si protendevano, cercando di toccare il
cielo,
osservava i passeri che cercavano cibo, quei piccoli animali che
scappavano al
suo passaggio, così piccoli, ma liberi, come Lui non sarebbe
mai stato.
Seguiva
la sua strada, ormai tracciata dalla nascita, senza sapere dove andava,
a casa
non c’ era nessuno ad aspettarlo, non si sarebbero
preoccupati della sua
scomparsa.
Occhi
sanguinari lo stavano osservando, dalla cima di qualche albero. Avrebbe
potuto
ucciderlo, se non fosse stato maledettamente uguale a lui.
Il
piccolo genio della purezza era incurante del pericolo, camminava verso
il suo
predatore.
Il
corvo si posizionò davanti al piccolo falco, ancora troppo
piccolo, non sapeva
ancora volare ed era solo nel suo nido.
Il
falco lo osservava, per nulla spaventato dal sangue negli occhi
dell’ altro,
sapeva chi era, ma sapeva anche che infondo, non erano diversi.
Un
gioco di sguardi, così diversi, ma anche così
uguali, due sguardi di ghiaccio,
forse non sentivano il freddo, perché il freddo era
già nei loro cuori…
Due
corpi la cui anima era svanita da tempo, erano dei burattini, il cui
burattinaio era il Destino.
Il
traditore non parlò, si girò soltanto, facendo
qualche passo, senza sentire
quello dell’ altro. Si arrestò, girando di poco la
testa, facendo segno di
seguirlo.
Una
muta richiesta che venne accolta subito, il falco, forse, avrebbe
imparato a
volare.
Gli
alberi osservarono il tutto, restando comunque silenziosi, forse gelati
dal
loro sguardo…
Così
Traditore e Tradito se ne andarono, lasciandosi quel bosco alle spalle.
Il
buio li protegge dal sole, perché comunque, se non fosse
stato per il ghiaccio,
sarebbero ancora dispersi a cercare la loro metà
dell’ anima.
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