pesca
Sotto questo cielo color pesca, resta con me.
Il cielo color
pesca non era che lo sfondo della nostra favola.
Posava le sue
graziose ma forti mani sul balcone, ammirandone ogni sua sfumatura, non
accorgendosi neppure della mia presenza, tanto infima al suo cospetto.
Oh, quanto era
bella, la mia dolce e cara Daga. I suoi occhi lucidi riflettevano la
luce del nostro piccolo mondo, tanto complesso quanto inimitabile.
Avrei voluto tanto sapere cosa le passava per la testa: a volte era la
persona più determinata che abbia mai conosciuto, altre la
più pessimista. In entrambi i casi avrei voluto dirle che
ero lì a fare il tifo per lei. Ai miei occhi risplendeva
come quel cielo, e come le stelle che a momenti avrebbero illuminato i
nostri volti.
“Ha dimenticato la
sua tiara, mia Regina”, le rivelai, catturando la sua
attenzione. Mi sorrise dolcemente quando la posai con cura sui suoi
capelli nuovamente lunghi. Li osservai pensieroso mentre decisi di
accarezzarli, i quali emanavano un delizioso profumo. Era cambiata
così tanto dal nostro primo incontro, al solo pensiero le
farfalle svolazzarono nel mio stomaco.
“Sono
così fiero di te, Daga. Diventerai una donna meravigliosa. E
ovviamente, io e te staremo sempre insieme, non è
così? ♥”
Non mi aspettai una risposta,
eppure mi sorrise così dolcemente da farmi sciogliere come
un ghiacciolo. “Certo, Gidan. Dopotutto è
grazie a te se sono adesso mi trovo qui. Ne abbiamo passate tante,
eppure siamo sani e salvi. E soprattutto... non voglio più
perderti.”
Delle lacrime rigarono il suo
volto roseo, eppure il sorriso non svanì per un istante. Per
la prima volta mi accorsi di come mi stesse guardando, proprio come il
cielo color pesca, come la libertà che aveva sempre
desiderato. Il mio cuore non fece che sussultare ad ogni suo battito di
ciglia, mi innamorai nuovamente di quella visione celestiale. Le
asciugai le lacrime,
non mi distolse per un attimo lo sguardo di dosso, quasi
ammaliata. I nostri respiri si fecero più pesanti, i volti
come il cielo sopra di noi. Mi avvicinai ulteriormente a lei, e quasi
non stesse aspettando altro, portò la mano sui miei capelli,
avvicinandomi a sé.
Ci baciammo, le ciocche sfioravano il mio
volto bollente, la sua mano tremava lievemente, ma continuava ad
accarezzarmi i ribelli capelli, quasi per tranquillizzarsi. Eravamo
tesi, eppure non riuscivamo a fermarci, sembrava di trovarsi su una
nuvola. Tentai di avvicinarmi al suo volto varie volte in passato, ma
mai acconsentì a qualcosa del genere. Persi le speranze, ma
quella volta non riuscii a resistere alla ragazza che tanto amavo.
Mi sembrò di poter
assaporare ancora il sapore delle sue labbra quando fece un lieve passo
indietro, quasi pentendosi di aver accettato quel mio gesto tanto
incauto. In effetti, quando anch’io realizzai
dell’accaduto, non seppi come sentirmi se non spaesato.
“M-Ma che fai?! Sei uno
sconsiderato! Ti approfitti di questo momento di debolezza
per… Ah! Non guardarmi così, ti prego.”
“Non dirmi che non ti
è piaciuto! Baciami di nuovo, Daga! ♥”
I nostri volti, adesso
completamente rossi, si guardarono intensamente, cercando di scorgere
la prossima mossa dell’altro. Lo sguardo rivolto verso le
labbra, ed
inevitabilmente
ci baciammo ancora, e ancora. Quella nuova sensazione non
fece che alimentare il mio desiderio di stare al suo fianco. Volevo
dirglielo, volevo dirle tutto ciò che stavo provando, ma la
mia testa non sembrò funzionare. Tutto ciò che
dissi fu “sono tornato a casa, mia amata”, parole
tanto sdolcinate che, diversamente da tutto ciò che le
dicevo, questo fece commuovere anche me, lo stomaco in subbuglio. Sentii che qualcosa di
importante stava iniziando, ancora una volta, e che mai avrei lasciato la mano di
Daga.
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