PREJUDICE
“Hey, Ojiro? Ma sei gay?”
Ojiro rimane spiazzato, a quella domanda.
“Cosa?”
“Beh, Mineta ha detto di averti
visto...intimo con un tipo, fuori dalla scuola.”
Ojiro chiude gli occhi. All’improvviso si sente osservato
anche se non è così, e lo sa. C’è solo Kaminari, che
parla come sempre senza pensare.
“E in che modo sarebbero fatti tuoi?”
“Oh, amico, calmati! Era una curiosità, eh!”
Ojiro non aspetta né guarda in faccia nessuno, esce dalla
classe come se l’insinuazione lo abbia mortalmente offeso e, forse, questa
finirà per rivelarsi una perfetta prova del fatto che quanto detto da Mineta è vero.
Che deve fare? Non ha mai pensato che la storia potesse
venir fuori.
Non ha mai pensato neanche che doveva essere un segreto,
ma a conti fatti si è sempre comportato come se lo fosse e, adesso che gli
hanno sbattuto in faccia la verità, non ha idea di come comportarsi.
I suoi amici saranno abbastanza intelligenti da capirlo,
comprenderlo e accettarlo?
Lo spera tanto.
Non vorrebbe mai perdere l’amicizia di Shoji e Tokoyami solo per...per
com’è.
Perché lui è fatto così. E’ forse sbagliato?
Afferra il cellulare e manda un messaggio veloce. E’
lunedì, Mineta deve averlo visto quella mattina visto
che è rientrato direttamente in classe e non al dormitorio la sera prima. L’ha
fatto proprio per poter passare sì il weekend con la sua famiglia adottiva, ma
anche l’ultima notte con lui.
Eppure sono anche stati attenti a stare nascosti, non si
sono messi in punti visibili dalle entrate della Yuuei.
Mineta è basso quanto subdolo.
E poi perché non venirne a parlare con lui, invece di
spettegolare con Kaminari?
Odia quel fatto. E’ un affronto, per lui, essere stato
sbeffeggiato in quel modo davanti a tutta la classe, per quanto non sia
qualcosa che, in verità, merita effettivamente vergogna.
Ojiro sospira.
Quanto vorrebbe poter uscire e vederlo, adesso.
A cena quasi non vorrebbe scendere.
Non deve vergognarsi, non deve assolutamente. Lo sa. Non
è qualcosa di cui vergognarsi.
E poi, sa anche che quelle sono tutte brave presone. Sono
aspiranti eroi, no? Devono avere una mente aperta, no? Eppure è nervoso.
Nervosissimo.
Non aveva mai detto la verità a nessuno all’infuori della
sua famiglia, e mai ha pensato di dover fare qualcosa di così delicato ed
intimo come il coming out con la sua classe.
Sono suoi amici, alcuni molto più di altri, alcuni quasi
affatto.
Ma comunque, non dovrebbero interessarsi della sua
sessualità.
E quindi che sta succedendo?
E che sarebbe successo appena avrebbe messo piede nella
sala comune per la cena?
Eppure, lì per lì non succede niente. Quando entra non lo
guarda in modo diverso nessuno e solo Shoji gli fa
cenno come al solito per sedersi al tavolo con loro.
Li raggiunge camminando quasi in punta di piedi. Sulle
nuvole, sovrappensiero. Come se fosse in un sogno, come se non fosse lì.
“Tutto okay?”
“Eh?”
Shoji si scambia un’occhiata
con Tokoyami. “Dico, va tutto bene? Sembri perso.”
“Ah, sì. Sì, bene.”
E’ perso sì.
Lui si è immaginato l’apocalisse. Invece per ora tutto
okay.
Non è successo niente.
Metà della classe non c’è ancora, ma...forse può sperare.
Sì.
Ma dura poco. Meno di quanto avesse sperato.
Finché non entra in sala Bakugou con il suo gruppetto.
“Ah, guarda là, è tornato il lecca cazzi. Speravo
vivamente che avessi deciso di darti all’ippica.”
Shoji sgrana gli occhi,
sentendo Bakugou parlare così, mentre Ojiro irrigidisce inevitabilmente le
braccia.
Le bacchette che ha in mano si spezzano.
Non l’ha chiamato davvero così.
Non può averlo fatto.
“Beh? Non mi pare tu abbia la bocca piena adesso, non sai
più neanche parlare?”
“Kacchan, non è...”
“Tu chiudi la tua di fogna, Deku
di merda.”
Kirishima tossisce appena,
“Però quello che hai detto...-”
“Quello che ho detto cosa, capelli di merda? Mi pare che
sia la verità, o vuoi forse dirmi che la prendi in culo anche tu?”
Kirishima irrigidisce le spalle
nel momento in cui Ojiro digrigna i denti così forte da farsi male alla
mandibola.
Calmo, deve stare
calmo.
Deve stare calmo.
“N-no, però...” Kirishima si fa piccolo fin quasi a sparire, come se quanto
detto da Bakugou fosse la cosa più vergognosa di cui potesse accusarlo.
Addirittura distoglie lo sguardo.
Distoglie lo
sguardo.
Cos’è, uno scherzo? E’ questo quello che deve sentire e
vedere da adesso in poi?
Questo non può accettarlo.
E’ troppo.
Ma Mina parla prima di lui, anticipandolo.
“Questo è davvero, davvero cattivo, Bakubro!”
urla, “Non dovresti parlare in questo modo, sei antipatico e offensivo! Per
prima cosa non è nient’affatto un’offesa essere gay e in secondo luogo non è
affar tuo! La gente può amare chi gli pare!”
“Ma...ma gli uomini...e le donne...”
“Questo solo perché tu sei un maniaco, Mineta, kero,” interviene Tsuyu, “Ma non
esiste certo una regola scritta.”
“Sì, infatti.”
“Vedila così, amico,” stuzzica Sero,
dandogli una gomitata, ben nascosto da tutti, “Più donne per noi.”
“Oh! E’ vero!”
Bakugou, comunque, in risposta schiocca la lingua,
“Levati dai piedi, occhi da procione,” ringhia, facendo il gesto di scansarla
ma avendo la delicatezza di non toccarla, “E chiudi la bocca, quando non sai di
cosa parli.”
Mina aggrotta le sopracciglia in un’espressione quasi
aggressiva. Non si comporta mai in quel modo e sembra sempre tenersi molto
lieve sui problemi, ma quella volta sembra averlo preso sul personale neanche
la cosa la riguardasse direttamente.
“Sei tu quello che non capisce di cosa parla! Già
giudichi le persone per il loro aspetto, ma questo è davvero troppo, Bakubro.”
“Intanto vedi di smetterla di chiamarmi così, pazza!”
“Bakugou, adesso stai esagerando,” interviene anche Iida, il braccio teso a dividere i due, “Anche tu, Ashido, non dargli corda.”
“Ma io non stavo facendo niente!”
“Però Mina-chan ha ragione,”
brontola Hagakure, “Deve chiedere scusa a Ojiro!”
“Ma non rompetemi il cazzo e anzi, togliti di lì, lecca
cazzi, non voglio gente così vicina.”
“Così?” Ojiro
fino a quel momento è solo rimasto in ascolto, non ha detto niente e anche se
ha apprezzato tantissimo la difesa di Mina e Hagakure,
e le ringrazierà, tutto quello lo sta facendo davvero innervosire.
Shoji gli tiene ancora una mano
sulla spalla per tenerlo fermo, ma l’unica cosa che Ojiro vorrebbe è alzarsi e
fronteggiarlo.
Solo che non ne vale la pena.
E poi, comunque, teme che Bakugou sia più forte.
“Sei ancora qui?”
Ojiro digrigna i denti, “E non mi muovo, visto che non ho
finito di mangiare.”
“Allora vuoi la guerra, eh? Immagino che ti piaccia farti
prendere a calci in culo, considerando che ti piace fartelo mettere...”
“Adesso basta davvero, Bakugou, è troppo,” lo ferma Iida, teso e serio, “Sei tu che te ne dovresti andare.”
“Sono d’accordo con Iida-san,”
interviene Momo, “Dovresti andartene o chiedere scusa a Ojiro-kun.”
Bakugou apre bocca per ribattere, ma Uraraka
lo blocca, “Bakugou-kun, sai, ci sono un sacco di
tuoi comportamenti che risultano davvero di cattivo gusto, ma questo li batte
tutti. E poi, che te ne importa? Non è affar tuo.”
“Hai esagerato davvero, stavolta, Kacchan.
Ti conviene chiedere scusa. Forse hai bisogno di una doccia fredda per capire
che quello che hai detto è davvero terribile. Un eroe non dovrebbe neanche
pensarle certe cose e ancora meno farsi fermare dai pregiudizi e...”
“Oh, taci, Deku-merda!” sbotta
il diretto interessato, girando i tacchi, “Andate tutti a quel paese, sfigati.
Me ne vado io.”
“Sì ecco bravo, vattene!”
“Che personaggio sgradevole,” soffia Tokoyami,
“Sta mostrando molti più difetti di quanti non pensassi.”
Iida si volta verso Ojiro,
fissandolo. E’ livido di rabbia, bianco da far paura. Ha spezzato le bacchette
ma le ha lasciate lì, senza prenderne un altro paio, anche se ha detto che non
se ne sarebbe andato perché non ha ancora mangiato.
E’ evidente che non mangerà.
“Ojiro-kun, ti chiedo scusa per
Bakugou a nome di tutti quelli che sono rimasti della classe. Non pensavo
davvero che tra noi ci fosse qualcuno di così...beh...”
“Omofobo,” termina per lui Tokoyami,
“E’ giusto chiamare le persone col suo nome.”
“Sì. Immagino di sì.”
“O forse è represso,” ghigna Sero,
“Sì, lo vedo molto represso.”
“La comunità omosessuale se lo risparmia volentieri uno
come lui, ne sono praticamente certa,” afferma Jirou,
“Che modi.”
“Già, forse sì,” scrolla le spalle Sero.
“Quelli repressi come lui sono pericolosi.”
Momo scuote la testa. Che situazione si è venuta a
creare?
Pensava di essere riuscita ormai ad identificare i suoi
compagni di classe, ad eccezione solo di Shinsou che è appena arrivato, ed
invece...
“Comunque, ci scusiamo, Iida-san
ha ragione. E non ti preoccupare, Ojiro, non è un problema per nessuno di noi.
Non è un problema e basta, non è vero, Kaminari e Mineta?”
Mineta salta su, colto sul
vivo, “Ma sì, io mica l’ho detto per qualche motivo strano, eh?” s’affretta a
dire, “Ti ho visto, mi sono fatto la domanda! Che vuoi che sia, che me ne frega
a me. Anzi meglio. Più tette per me!” la frase gli viene interrotta a metà,
visto che Tsuyu lo afferra con la lingua, dopo averlo
schiaffeggiato, e lo nasconde sotto al tavolo.
“Parole inappropriate anche queste, kero.”
“Ah, sì, a me che importa, figurati,” esclama anche Kaminari, che lo ha sempre considerato un amico e di certo
non smetterà di trattarlo come al solito, “Mica era una domanda per offendere!
E’ solo che mi sarebbe piaciuto ce lo dicessi tu, per questo ho chiesto.
Allora...è vero, no?”
E Ojiro stavolta scatta, scansa la mano di Shoji e si alza in piedi così velocemente che la sedia su
cui era seduto cade a terra. Se stava iniziando a rilassare i muscoli del viso,
adesso è di nuovo tesissimo.
“Magari se una persona non dice qualcosa ha i suoi santi
motivi, ci hai mai pensato? Hai mai pensato a quanti problemi possono sorgere
per questo? Già solo il fatto che continuiate a sottolineare che non è un
problema vuol dire che sapete benissimo che lo è eccome, un problema, in un
sacco di posti e per un sacco di gente!” ringhia.
Vuole ringraziare chi lo ha difeso.
Vuole davvero, davvero farlo.
Ma non ci riesce come vorrebbe. Gli è montata dentro una
rabbia che non ha mai provato prima e non riuscirebbe ad essere cortese come
meritano tutti loro.
“Vi ringrazio anche di dare per scontato che sia la
verità senza aver chiesto il mio parere,” conclude, profondamente offeso, prima
di girare i tacchi e andarsene.
Certo, lui è grato che la sua classe lo abbia difeso, che
la pensasse in quel modo è molto positivo in verità, visto la società in cui
vivono.
Ma nessuno ha pensato bene di aspettare che lui
confermasse, prima di darlo per scontato.
E sì, va bene, è la verità innegabile.
Ma se non sono adesso in grado di fare una cosa simile
per qualcosa come questo, apparentemente da niente per quanto per molte persone
sia un problema, che cosa sarebbe potuto succedere se a venire fuori fosse
stato un segreto ben peggiore di qualcun altro?
Dare per scontato che sia sì solo perché non si è detto
espressamente no è sbagliato almeno quanto giudicare una persona dal suo
orientamento sessuale.
Non lo capiscono, poi, che è e resta un argomento
delicato?
Cosa che sapevano, loro, di quello che avrebbero trovato
lì fuori? E se c’erano altri eroi, come Bakugou, pronti a non assumerlo in
un’agenzia solo perché è gay?
No. Sta sbagliando anche lui.
Non dovrebbe vergognarsene né dovrebbe tenerlo nascosto.
Perché anche se ci fosse qualcuno di così ottuso da non assumerlo per via del
suo orientamento sessuale, non sarebbe che l’agenzia in torto.
Lui non sta facendo del male a nessuno.
Quello che è non è sbagliato.
Niente è sbagliato finché non mini la libertà degli
altri, e lui non lo sta facendo.
Che lo andassero pure a dire in giro.
Lui affronterà tutto a testa alta, l’ha appena deciso.
E’ gay, sì. Sta con un ragazzo. Lo ama ed è fierissimo di
questo.
Una volta in camera, Ojiro si accuccia ai piedi del
letto, ormai con lo stomaco troppo chiuso anche solo per pensare di non aver
cenato e avere fame.
E’ pazzesco, davvero, tutto quello che sta succedendo.
Gli sembra di stare in un film, una di quelle commedie
americane che non gli sono mai piaciute.
E invece è tutto vero.
Si stringe nelle spalle, le ginocchia al petto e la coda
a circondare anche le caviglie.
Non è deluso dai suoi compagni, no, ma la reazione di
Bakugou, e in parte, seppur nel bene, anche di Kaminari
e Mineta, gli hanno fatto capire che quello che lo
aspetta fuori, se avesse il coraggio di dire sempre e solo la verità, potrebbe
non essere affatto rosa e fiori, a prescindere da quanto forte e amato come
eroe potrebbe diventare.
La gente non capisce.
E di gente che la pensa come Bakugou è pieno il mondo. E
anche se è forte e potrebbe prenderli tutti a codate
in faccia, fa paura.
Fa davvero, davvero paura.
La vibrazione del cellulare lo fa sobbalzare, si asciuga
gli occhi in fretta e furia e risponde, rimanendo inizialmente in silenzio.
“Hey,” sente dire dall’altra parte del telefono, in tono
gioviale e allegro.
Il suo compagno.
Anche se lui frequenta un’altra scuola, e non per
aspiranti eroi.
Lui ha un altro
sogno, anche se ha pensato di voler diventare eroe, un tempo, un po’ come tutti.
Ma alla fine non ha mai provato il test d’ammissione, decidendo che non faceva
per lui.
Si chiama Takeshi. Si conoscono
dalle medie, anche se sono stati in classe insieme solo durante il secondo
anno. E’ stato con lui che, piano piano, Ojiro ha
capito che non aveva gli stessi gusti degli altri, che non gli interessavano le
ragazze.
Paradossalmente, nonostante il suo carattere timido ed
introverso, era stato Ojiro stesso a fare il primo passo. Era stata una
dichiarazione balbettante e infuocata come le sue guance in quel momento. Takeshi aveva riso, ma non per prenderlo in giro,
tutt’altro. Poi gli aveva preso le mani e gli aveva detto di sì.
Ojiro si era sentito fortunato, quel giorno. Il ragazzo
che aveva capito gli piacesse non solo era gay –una
cosa che aveva capito studiandolo, o non si sarebbe mai dichiarato-, ma lo
capiva e lo ricambiava.
Stanno insieme da quel giorno. Sono quasi due anni,
ormai.
“Hey,” risponde, abbozzando un
sorriso che comunque l’altro non potrebbe vedere.
Nonostante questo, qualsiasi cosa stesse per dire gli
muore in gola e Takeshi, alla fine, sospira. “Che
succede?” gli chiede, comprensivo, “Giornata pesante, oggi? L’allenamento non è
andato bene?”
“No, oggi è lunedì, non ci sono gli allenamenti.”
“Okay. E quindi che succede?”
“Niente.”
“Bugiardo.”
Ojiro sospira, “Un mio compagno di classe ci ha visti che
ci baciavamo, stamattina all’entrata.”
Takeshi tace, poi percepisce
una chiara imprecazione, ma lontana, come se avesse allontanato la cornetta da
sé per parlare. “Merda.”
Ojiro si ritrova a sorridere appena. Anche lui l’aveva
pensato.
Merda. E’ la fine.
Però non è stata così tragica, non del tutto. Ma neanche
tutto rosa e fiori.
“E...ti hanno fatto problemi? Qualcuno ha...?”
“Non proprio,” mormora Ojiro, “Diciamo che...per la
maggior parte no. Ma...”
“E gli hai tirato una testata, a quelli? Infilagli il
dentifricio su per il cu...”
“Takeshi!”
“Scusa,” sbuffa quello, “Mi da fastidio. Mi da fastidio
quando le persone non capiscono una cosa così semplice e bella.”
“Lo so.”
“E poi un futuro eroe! Dovrebbe evitare giudizi e fare
sempre la cosa giusta, fintanto che non infrangiamo la legge!”
Ojiro scrolla le spalle. Dal telefono può solo intuire
che Takeshi è molto, forse troppo, agitato. L’ha presa peggio di lui, se possibile.
“Bakugou è fatto così. Un po’ lo immaginavo.”
“Bakugou? Quello pazzo che al Festival ha fatto la figura
del coglione?”
Ojiro si porta una mano alla bocca per evitare di
scoppiare a ridere, “Sì. Lui.”
“Ah, beh,” sghignazza, “Allora forse un po’ me lo
immaginavo. Voglio dire, mica mi aspettavo avesse un cervello, uno così.
Probabilmente non lo capisce nemmeno.”
E stavolta, di gusto, Ojiro scoppia a ridere, spostandosi
all’indietro e poggiando la testa sul letto. La coda, che fino a quel momento
aveva tenuto ad avvolgere le gambe ancorata alla caviglia, finalmente si
rilassa e si poggia placida a terra.
“Ci vediamo anche sabato, vero?”
“Ti vengo a prendere all’uscita alla fine delle lezioni,”
assicura Takeshi, “Tanto ormai lo sanno.”
“Okay. Ti amo.”
“Anche io, Mashi. Buonanotte.”
--
Il giorno dopo Ojiro non è tanto preoccupato di quello
che potrebbe trovare, in fondo il resto della classe gli ha dimostrato
vicinanza, anche se è stato lui il primo a trattare tutti malissimo.
Dovrà assolutamente scusarsi.
Ma è tranquillo, quella mattina, e sa con certezza che se
lo lasceranno in pace potrebbe persino riuscire a dimenticare quella vicenda e
andare avanti.
Perché sì, certo, l’avevano scoperto. Ma...tutto lì. Non
c’è necessità di andare avanti con quella storia, no?
E’ così, e basta.
“Però a me fa un po’ senso.”
Si blocca, nell’atto di aprire la porta. E’ la voce di Mineta, con Sero e Kaminari. Rimane ad ascoltare, non può farne a meno.
“Mi sembra un po’ eccessivo dire che ti fa senso, amico.”
“Beh ma che ci posso fare? Insomma...due uomini! Brr.”
“Beh ma voglio dire...insomma...cioè dai hai sentito ieri
no?”
“Non lo ha ammesso.”
“Ma è così! Io l’ho visto! Per poco non mi sono sentito
male, ve lo giuro!”
“Che esagerato che sei!”
“Ma perché a voi non fa...beh...un po’ schifo?”
“Ovvio che no!”
“Finché non pretende da me, non ho niente in contrario.”
Ojiro riesce appena a sentire l’ultima frase. E’ rimasto
imbambolato con la porta appena schiusa, così preso, concentrato e amareggiato,
a tratti deluso, da non aver sentito arrivare i suoi compagni.
Bakugou, in special modo, che
quando lo vede fisso sulla porta gli si avvicina e lo spinge a terra usando lo
zaino come se neanche volesse sfiorarlo.
Colto alla provvista, Ojiro perde l’equilibrio e cade.
“Togliti da davanti, mi ostruisci il passaggio, lecca
cazzi.”
Ojiro stringe i pugni. A scuola no. A scuola non deve
chiamarlo così, dannazione.
Le mani di Shoji sulle spalle
lo riportano alla realtà. Si è alzato letteralmente accecato dalla rabbia e ha
afferrato Bakugou per il bavero.
“Toglimi le tue luride mani di dosso, o non mi limiterò a
farti saltare in aria.”
“Ojiro...passi dalla parte del torto, così.”
Ojiro, a malincuore, lo lascia andare senza neanche
concedersi la soddisfazione di una spinta.
Dalla parte del torto, certo.
Come se non fosse Bakugou a minare la sanità mentale di
chiunque gli stia intorno.
“Che cosa succede qui?”
Ojiro abbassa gli occhi, Shoji
lo trattiene ancora per le spalle anche se con gentilezza adesso e gli occhi
nero pece di Aizawa continuano a studiare entrambi gli studenti con criticità.
“Nulla, professore,” mormora Ojiro, moralmente sconfitto.
Gli da fastidio, lo odia anzi, ma Shoji
ha ragione: passerebbe dalla parte del torto, anche perché Bakugou se ne è
andato via come se nulla fosse, con quella sua aria spocchiosa.
“Non ci pensare, Ojiro,” mormora Shoji,
“Ignoralo. Non ne vale la pena, con Bakugou.”
Ojiro non risponde, si limita a scrollare le spalle.
Certo, con Bakugou non ne vale la pena. E con tutti gli
altri, invece?
Perché non è solo Bakugou. Li ha sentiti parlare, e anche
se Kaminari non ha detto niente di che per un attimo
ha fatto silenzio, come se dovesse pensarci, come se non fosse scontato.
Perché deve essere un problema?
Perché gliene devono fare un problema?
A chi importa con chi va a letto? E’ davvero così indispensabile?
Cambia davvero che tipo di persona è?
Shoji gli ha detto di no, ma è
ovvio l’abbia fatto, è il suo migliore amico e non si aspettava niente di
diverso. Così come dalle ragazze, sempre così sensibili su certi argomenti.
Non può dire lo stesso degli altri, però.
Da Mineta se lo aspettava. Uno
come lui certe cose non le concepisce, e forse è meglio così. Non ha nulla a
che spartire con lui.
Sero e Kaminari,
però, lo hanno deluso. Sa, lo spera almeno, che non lo facciano con cattiveria.
Ma certe affermazioni sono...imbarazzanti. Umilianti.
Quella pausa dubbiosa, quel “finché non pretende da me”, quel non prendere posizioni nette. Loro
forse non lo capiscono, ma per lui è demoralizzante, frustrante.
E non riesce a far finta di niente.
Abbassa la testa con un sospiro e entra finalmente in
classe senza degnare nessuno di uno sguardo.
E’ moralmente a terra, e anche il picchiettare di Shinsou
sulla scrivania non gli da fastidio, quella mattina.
Bakugou non ne vuole neanche parlare. Non vuole nemmeno
pensarci.
Preferiva scimmione, come soprannome. Trema all’idea che
potrebbe trovarne qualcuno ancora più umiliante di lecca cazzi e che,
soprattutto, possa fare il giro della scuola e arrivare in bocca a qualcuno di
peggiore.
Cosa che, per quanto lui sa che non è qualcosa di cui
dovrebbe vergognarsi, mai e poi mai, lo mette comunque in una situazione
scomoda.
Pensano davvero che non sia lui il primo che vorrebbe
andare in giro a dirlo a testa alta come se fosse la cosa più normale del
mondo? Ma non può. Anche se è normale, è la gente a non esserlo, a non essere
pronta, e a non voler accettare.
E fa ridere, no, se si pensa che lui è il re della
Normalità della 1-A.
--
La giornata non è proseguita bene come ha sperato. Se già
la mattina lo ha messo di pessimo umore, adesso le ultime due ore con Aizawa,
quelle dell’allenamento, rischiano di far peggio.
Mentre si cambia non ascolta nessuna delle voci che ha
intorno, nemmeno il buon Shoji che si sta palesemente
rivolgendo a lui.
Ha seriamente timore di non riuscire a reggere tutto
quello stress. Che esploderà e se la prenderà con qualcuno di loro, con la
persona sbagliata che gli rivolgerà la parola sbagliata.
E’ irritato, Ojiro.
Non riesce a credere che stia succedendo.
La voce di Aizawa gli arriva quasi ovattata,
inizialmente.
Che diavolo ha fatto di male, si può sapere? Perché anche
Aizawa gli fa questo?
In squadra con Bakugou. Lui.
Adesso.
Pessima scelta.
O forse no. Forse, invece, è l’occasione giusta.
Potrebbe approfittarne. Potrebbe...fargli vedere chi è.
“...E’ una competizione in velocità. Potete usare i
vostri quirk solo per cercare di superare e distanziare
l’avversario, non contro di esso,” termina Aizawa. E’ strano un esercizio
simile, soprattutto a coppia e non in gruppo.
Forse, Aizawa ha in mente qualcosa. Ha sempre in mente
qualcosa, Aizawa.
Ma qualunque sia questa cosa, va bene. Ojiro ne
approfitterà a suo favore.
Non ha intenzione di stare indietro, stavolta.
L’inizio della competizione va subito in stallo. Bakugou
è ovviamente più veloce e riesce a muoversi molto meglio e più agilmente di lui
in aria, e di questo Ojiro è ben consapevole.
Tuttavia non ha intenzione di rimanere indietro, per
nessuna ragione. Sarà Bakugou a guardare la sua schiena, per una volta. Che
imprechi e lo maledica come fa con tutti, stavolta gli darà lui la giusta
motivazione per comportarsi così. E’ fra i più veloci della classe insieme a Iida, Sero, Midoriya
e Ashido, ed ha intenzione di mostrarlo.
Con uno scatto, Ojiro lo supera e lo lascia indietro.
Sa di poter essere più veloce. Sa di poter essere veloce
tanto quanto l’altro.
Bakugou, questa volta, non lo batterà.
Non ha intenzione di perdere, perché quel giorno non si
gioca solo un voto o un punteggio extra per il prossimo esame. Quel giorno è
una questione personale.
Ne va il suo orgoglio. Non di futuro eroe, ma di uomo.
Ma Bakugou non ci sta. Non si aspettava niente di
diverso, in fondo.
Sa che gli sta dietro e vuole solo superarlo. Lo sente
chiaramente imprecare in sua direzione.
Ma è quando Bakugou lo affianca, ringhiando l’ennesimo
insulto, che Ojiro perde le staffe.
Non ce la fa più.
E’ arrivato al limite. Basta.
“Ma quale diamine è il tuo problema?” sbotta, mirando con
la coda alle braccia di Bakugou per fermarlo. E l’altro alla fine è costretto
ad atterrare, inevitabilmente.
“Non interferire, lecca cazzi.”
“E allora? Anche se lo facessi? Se pure uscito da questa
dannata scuola io mi porti a letto un altro ragazzo?” urla, rosso di rabbia e
di imbarazzo. Sa che dai monitor probabilmente lo stanno osservando, persino
Aizawa forse.
Ma non ne può più.
E sa di avere ragione.
“Ti assicuro che non ho intenzione di puntare al tuo o a
qualunque cosa tu abbia nelle mutande, Bakugou, ma neanche se fossi l’ultimo
esemplare umano rimasto sulla terra!”
Gli costa parlare così, non è da lui, fa fatica.
Trema ormai fino alla punta dei capelli.
Ma deve dirlo.
“Non credo che il mio orientamento sessuale mi renda meno
qualificato di te a diventare eroe e sono stanco che continuiate a fare
insinuazioni in questo modo! Faccio quello che mi pare, non faccio del male a
nessuno. TU invece sì. E forse
dovresti iniziare a farti un esame di coscienza, perché anche se sono gay questo
non mi renderà un eroe peggiore, invece dubito che tu possa arrivare da nessuna
parte a continuare così!”
Quando finisce, gli manca il fiato.
Vuole andarsene da lì.
Vuole il suo compagno.
“Sì, sono gay! Lecco cazzi e li prendo anche, se vuoi
saperlo, ma questo non mi fermerà. Invece proprio non riesco a capire perché Midoriya ha tanta fiducia in te e nel fatto che tu possa
cambiare quando mi pare evidente che continui ad essere una macchietta, un
ossessivo, volgare, bigotto con ben poco sale in zucca!”
Vorrebbe che la terra lo risucchiasse.
Eppure, allo stesso tempo, si sente meglio.
E’ dannatamente soddisfacente. Sì.
“E non ho intenzione di farmi battere!” e scatta, senza
lasciare a Bakugou il tempo di riprendersi.
Ma non ci riesce.
Ha parlato a vanvera, ha fatto una figura barbina. E’
estenuante.
Bakugou alla fine l’ha comunque raggiunto, gli ha
lanciato un’esplosione dritta in faccia e Ojiro è caduto, stordito. E l’ha
lasciato vincere.
Avrebbe voluto dargli quello smacco.
Non c’è riuscito.
Però è stato contento quando Shoji
è venuto comunque da lui e gli ha dato la mano per tirarsi su. Almeno lui non
si schifa.
Poi si avvicinano le ragazze.
Hagakure ha dichiarato che sono
le “difenditrici dell’amore senza limiti”.
Lo ha fatto sorridere. Almeno, gli ha tirato un po’ su il
morale.
Ha detto cose molto intime, e arrossisce ancora se ci
pensa. Ma va bene, perché ha sortito il suo effetto, almeno sugli altri. Kaminari, infatti, gli passa un fazzoletto, indicandogli la
tempia sanguinante. Il sorriso è amichevole.
Sa che quei due, Sero e Kaminari, tendono a parlare sempre senza pensare. Si sono
lasciati trasportare da Mineta che, invece, se ne sta
in un angolino, vicino a tutti gli altri ma senza parlargli.
E per fortuna.
Perché com’è stato con Bakugou, non reggerebbe. Non
reggerebbe anche Mineta.
Però, forse, dovrà parlare con Sero
e Kaminari. Soprattutto con Kaminari,
sì.
“Sei stato bravissimo, amico!” gli sta infatti dicendo.
Ojiro annuisce ad occhi bassi, su quello non è d’accordo.
Non è stato bravissimo affatto.
Ha perso. Ha perso la possibilità di dare uno smacco a
Bakugou e di fargli capire che la vita non va sempre come dice lui, prima
ancora di aver perso la sfida.
“Tsk.”
“Sei ancora qui a giudicare, Bakugou?!” sbotta Mina,
piazzandosi davanti a Ojiro insieme ad Hagakure, “E’
stato sicuro più bravo di te! Che hai anche infranto le regole, per vincere, e
non si fa!”
“Fatti i cazzi tuoi, squinternata.”
“Noi ci facciamo i cazzi che vogliamo, in tutti i sensi
in cui vuoi leggere questa frase!” fa eco Hagakure, “Ma
tu stai dando fastidio e sei offensivo da prima! Possibile che non hai capito
niente delle cose bellissime che ha detto Ojiro fino ad ora?!”
“E che cos’è che avrebbe detto, sentiamo? Ha ammesso di
essere un frocio di merda e basta. Non vedo perché fargli tante feste, mi state
disturbando.”
Kirishima incrocia le braccia al petto, è stato uno dei pochi ad
avvicinarsi a Bakugou ma adesso sembra quasi sulla difensiva, nei suoi
confronti. “Bro dovresti proprio smetterla. Stai
davvero esagerando e-”
“Fatti i cazzi tuoi, Capelli di merda!”
Kirishima sobbalza, poi scrolla
le spalle e si allontana.
Non c’è proprio niente da fare.
“Fate silenzio voi, piuttosto,” esclama la voce di
Aizawa, avvicinandosi, “Spostatevi e che i prossimi due si preparino.” E’ un
ordine ma nessuno si muove.
Come è successo con le due coppie precedenti, Aizawa farà
sicuramente l’elenco di quello che va e quello che c’è da cambiare, lo fa
sempre. Solo che stavolta qualcosa di diverso c’è.
Nella sala c’era anche lui.
E ha sentito tutto.
Aizawa si avvicina e li fissa, prima uno e poi l’altro,
che adesso sono in piedi uno di fianco all’altro.
Ojiro si sta tenendo ancora il fazzoletto sulla tempia
sanguinante.
Bakugou ha esagerato, neanche fosse la prima volta.
Dovrebbe mandarlo in infermeria ma lo farà più tardi.
Ha altro da fare e da dire, adesso, e gli pare riesca a
tenersi per bene in piedi.
“Esame terminato,” esclama, infilando le mani in tasca.
“Bakugou ha tagliato il traguardo per primo,” continua, e Bakugou sta già
sogghignando, mentre Ojiro ha la testa incassata, frustrato e deluso.
“Ma.”
Bakugou rizza le spalle e per un momento il ghigno vibra,
“Ma cosa? Non c’è nessun ma, ho vinto!”
“Taci, Bakugou,” ringhia Aizawa, “Pensavi davvero che non
ci fosse un ma? Il tuo comportamento è intollerabile. Speravo che mettendoti
davanti ad Ojiro stesso come avversario tu potessi arrivare a capire che è
necessario confrontarsi con le persona per quello che sono e che fanno, non per
cosa piace a loro e cosa no. Vuoi giudicare una persona inadatta e indegna per
il suo aspetto, il suo quirk o, peggio che mai, le
sue preferenze sessuali? Pensi che un eroe si comporterebbe così? Non è mio
compito cambiare i vostri ideali o le vostre convinzioni, per quanto possa
pensare che siano sbagliate. Ma è mio compito raddrizzarvi come futuri eroi,
quindi ascolta bene, Bakugou: era una gara di velocità, questa, e avevo ben
specificato che solo e soltanto per muovervi potevate utilizzare il vostro quirk. Ma mi sembra evidente che non mi hai ascoltato.”
“Come sarebbe a dire?!”
“Sarebbe a dire che eri così preso a molestare
verbalmente il tuo compagno da farti superare e distanziare e quando ti sei
accorto che avresti perso hai ben pensato di utilizzare il quirk
contro di lui, per altro non per rallentarlo ma col preciso intento di ferirlo,
colpendolo a distanza così ravvicinata. E questo era contro il regolamento
della prova.”
“E’ assurdo. Ho vinto, conta solo questo.”
“Sì, hai vinto,” afferma Aizawa, sempre più spazientito,
“Ma non avrai meriti per questo né il punteggio extra che avevo detto spettasse
al vincitore.”
“Cosa?!”
“E sei pregato di non contraddirmi.” Taglia corto
l’insegnante, ed è profondamente soddisfacente vedere Bakugou zittito in quel
modo.
E’ quantomeno ancora in grado di comprendere che deve
tacere, davanti a lui.
Si volta poi verso Ojiro e, per prima cosa, annuisce in
sua direzione, “Tu, Ojiro, ottimo lavoro. Hai migliorato l’utilizzo della coda
in movimento anche aereo e questo ti ha accelerato molto. Ben fatto. Di contro
non posso darti il punteggio, capirai, anche per gli altri tuoi compagni che
hanno svolto la sfida correttamente, ma avrai un piccolo extra per essere
riuscito a risolvere la situazione nonostante fossi in difficoltà...anche
emotiva.”
Ojiro, per un attimo, rimane spiazzato.
Sta dicendo sul serio? Ha sentito bene?
“D...davvero?”
“Non parlo mai a vanvera. E, nonostante non sia dovuto ad
intromettermi, permettermi di dirti di non farti fermare dai pregiudizi che
possono avere gli altri. Non tutti gli eroi sono intelligenti,” fa sapere, e
qualcuno dietro di lui ridacchia apertamente, “La società è quello che è. Ma se
sai di essere nel giusto non perdere di vista il tuo obiettivo e vai avanti.”
Ojiro sbatte le palpebre, ha gli occhi lucidi e vuole
assolutamente evitarsi di piangere.
Ha sempre avuto stima per Aizawa, soprattutto dopo
l’attacco alla USJ e per il modo in cui si era ridotto per proteggerli. Ma questo
non se l’aspettava davvero.
E’ stupito, in positivo.
E felice, davvero tanto.
“Grazie. Grazie davvero, professor Aizawa.”
Aizawa annuisce, “Vai in infermeria, adesso.”
--
Quando torna al dormitorio dopo essere stato da Recovery, Ojiro si sente ancora frastornato.
Non riesce a credere a quello che è successo durante
l’allenamento.
Non si aspettava che Aizawa dicesse simili cose, e
soprattutto che le dicesse a Bakugou.
Ma, nonostante tutto, ne è in realtà felice.
Per quanto abbia in verità fallito l’allenamento, per lui
è stata una vittoria in piena regola.
Non può dire di no.
Ma, a differenza delle sue più rosee aspettative, Bakugou
è ancora sveglio. Di solito è già in camera, se non proprio a letto, a
quell’ora. Non quella sera.
E’ sveglio, imbronciato sul divano, le braccia incrociate
e gli occhi scarlatti lanciano saette a chiunque osa rivolgergli la parola.
Neanche Kirishima si salva.
Ma appena entra si alza, e Ojiro tende la schiena e la
coda.
Sa già cosa vuole. Se lo aspettava, quando lo ha visto
sveglio. Avrebbe preferito non incontrarlo almeno fino al giorno dopo, ma è
pronto ad affrontarlo, se vuole.
Stavolta non rischia di passare dalla parte del torto.
Incassa il primo pugno senza reagire, anche davanti al
ringhio fra la frustrazione e la rabbia uscito dalle labbra di Bakugou.
Lui sa di avere ragione, e se Bakugou è così stupido da
non aver capito neanche dopo la lavata di capo di Aizawa allora non sta a lui
farglielo comprendere. Forse nessuno può. Di certo non ha intenzione, però, di
fare finta di nulla.
Per questo carica a sua volta e lo colpisce con la stessa
forza e la stessa rabbia.
“Allora non ti è arrivato il messaggio!” sbotta. E’
stanco di essere il ragazzino timido e normale.
Gli hanno fatto raggiungere il limite e, anche se il
messaggio di Aizawa a lui è arrivato forte e chiaro, questa volta risponderà
con la stessa moneta.
In fin dei conti, è Bakugou a chiederglielo.
E’ colpa sua.
“Sta zitto!” ringhia Bakugou, “Sta zitto! STA ZITTO!” sta
urlando, adesso, ma a frastornare di più Ojiro è l’esplosione che Bakugou gli
lancia praticamente accanto ad un orecchio.
Per un attimo Ojiro è costretto a tapparsi le orecchie, e
l’altro ne approfitta immediatamente per caricarlo e colpirlo ripetutamente.
“Kacchan smettila!”
“Bro basta!” Kirishima cerca invano di fermarlo, lo prende per le spalle
e lo tira ma Bakugou risponde con l’ennesima esplosione e, seppur difendendosi
con l’indurimento, è costretto a fare un passo indietro.
Ojiro ha comunque approfittato per muovere la coda,
parzialmente incastrata fra il suo corpo e il pavimento, e usarla come scudo ai
pugni di Bakugou.
“Se fossi una persona migliore,” borbotta Ojiro a fatica,
“Forse saresti stato degno di quella vittoria.”
“Devi stare zitto!” urla Bakugou, “Giuro che ti ammazzo,
ti ammazzo! Uno come te non dovrebbe nemmeno respirare la mia stessa aria! Sei
solo un...”
“So benissimo cosa sono,” tossisce Ojiro, “Tu invece non
hai ancora capito niente di te!”
Bakugou ringhia, ma il pugno non cozza di nuovo sulla
faccia di Ojiro, intrappolato nella presa ferrea di Midoriya.
“Kacchan, stai esagerando.
Accetta la sconfitta e basta. Può capitare, Ojiro-kun
è stato più bravo di te e stavolta aveva anche più meriti!”
“Fottiti, merdeku! Fottetevi
tutti quanti! Lasciami!”
“Sei tu che dovresti lasciare in pace Ojiro-kun!”
sbotta Mina, “Sei un mostro a comportarti così, Bakugou!”
“Hai sbagliato, fattene una ragione!” rincara anche Uraraka, “Se non la smetti subito saremo costretti ad
andare a chiamare il professore!”
“Un aspirante eroe dovrebbe anche sapere quando fermarsi,
Bakugou,” mormora Tokoyami, “E tu hai perso
l’occasione di farlo.”
“Se non vi togliete di mezzo e non vi fate i cazzi vostri
io giuro...”
“Cosa giuri, razza di animale che non sei altro?” la voce
di Shinsou è lapidaria, fino a quel momento non ha mai detto nulla, ma adesso
si fa sentire più delle altre. E’ glaciale e per un attimo persino Ojiro
rabbrividisce: è contento davvero che stia prendendo le sue difese. “L’unica
cosa che sai fare è urlare, sbraitare e usare violenza sugli altri, non sei
buono a un bel niente e non mi stupisce che le parole del professor Aizawa non
abbiano sortito il minimo effetto, su di te: non hai abbastanza cervello
neanche per capire un concetto così semplice.”
Midoriya lo lascia andare, ha
capito cosa vuole fare Shinsou ed è d’accordo.
Al momento teme che non ci sia un altro modo.
E, come era prevedibile, Bakugou non riesce a tacere ne a
stare fermo, “Come cazzo ti perme...-” ma la frase
gli muore a metà, e con lei qualsiasi movimento volesse fare.
Sotto l’effetto del brainwash,
Bakugou rimane immobile in mezzo al cortile.
Midoriya sospira. Come sono
arrivati a tutto quello? Eppure, lui pensava davvero che Bakugou fosse una
persona migliore.
Il movimento di Ojiro, intento ad alzarsi, gli ricorda
d’un lampo qual è la vera vittima di tutto quel caos.
“Ojiro-kun, stai bene?”
“Tutto intero, Monkey?”
Ojiro sorride, a quel coro preoccupato. Da Shinsou, poi,
non se lo sarebbe mai aspettato.
“Sto benone.”
“Sei sicuro?”
Ojiro annuisce, sorridendo verso Mina. Sa di avere la
faccia un po’ pesta, ma niente di così eclatante, spera, “Sto bene, ragazze.”
Shinsou scuote il capo, “Che ne faccio di lui?” chiede,
indicandolo, “Io propongo di chiamare Aizawa e farlo fuori subito.”
“No.”
“Prego, Monkey? Hai battuto forte
la testa?”
“Forse,” sorride Ojiro, “Ma fallo andare nella sua stanza
e basta.”
“Guarda che questo, appena mi addormento, torna in sé e
viene a massacrarci tutti nel sonno.”
“Kacchan non lo farebbe mai.”
“Dai? Fate tenerezza, voi due, siete incredibilmente
ingenui,” rimbrotta Shinsou, non sa più se divertito o esasperato. Davvero quei
due pensano che quel tipo sia da salvaguardare?
“Io sono d’accordo con Shinsou,” afferma Tokoyami, “Dovremmo chiamare Aizawa.”
“Un po’ se lo merita,” annuisce Jirou,
“Se lo sospendesse, gli starebbe bene.”
“Dovrebbero proprio espellerlo,” rincara ancora Shinsou,
“Io lo mando direttamente a confessarsi.”
Midoriya prende un respiro
profondo, “Se facciamo così, a Kacchan questa storia
non andrà mai più giù e non capirà mai più niente!” afferma, “Lui è fatto così,
se la lega al dito.”
“E invece pensi che se lo mandiamo in camera tutto si
risolverà? Domani mattina capirà tutto e cosa? Chiederà scusa?”
“No, ma...”
“Bakubro non è così terribile,”
mormora anche Kirishima, “Insomma, è...ottuso, ma...”
“Eccolo, l’altro,” Shinsou alza gli occhi al cielo,
“Forse non siete abbastanza oggettivi, su di lui. Forse dovreste provare a
vedere le cose un po’ più come stanno. Bakugou è un omofobo bigotto, certe cose
non le capirà mai!”
“Allora a maggior ragione deve restare qui a mangiare la
mia polvere!” afferma Ojiro, altrettanto risoluto, “Per capire che sbaglia a
giudicare la gente da tutto quello che esula ciò che facciamo qui, l’unica cosa
che gli serve è sbatterci la faccia! Oggi aveva vinto e l’unica cosa che gli è
arrivata è che ha subito un’ingiustizia. Ma...la prossima volta non andrà così.
E dovrà affrontare la realtà dei fatti.”
“Ojiro-kun ha ragione. Kacchan è fatto così. E’ l’unico modo per farlo maturare.”
“Perché siete convinti che maturerà?”
“Io...lo conosco da quando eravamo bambini. Lui...non è
cattivo, Shinsou. Ha bisogno di tempo.”
Shinsou scrolla le spalle.
Anche Ojiro, però, a quella frase sorride.
Midoriya è persino più ingenuo
di lui, se pensa quelle cose di Bakugou. O forse ha ragione, chi può dirlo.
Lui non lo fa per quello.
Lo fa perché la prossima volta vuole batterlo. La
prossima volta vincerà lui, mangerà lui la sua polvere e dovrà ammettere di
aver avuto torto.
Dovrà.
“Come pare a voi,” brontola Shinsou, “Allora lo mando a
letto.”
“Ojiro-kun, tu sei sicuro di
stare bene?” mormora Hakagure, avvicinandosi, “Sicuro
di non voler andare di nuovo da Recovery?”
“Per così poco? Sta tranquilla, Hakagure-san.
Sto bene!”
“Preparo del tè,” decide Momo, “Farà bene a tutti
quanti.”
“Ma che è successo?!” gracchia Kaminari,
fiondandosi giù per le scale.
“Abbiamo visto dalla finestra!” fa eco Sero.
“Siete tutti vivi?” rincara ancora Mineta.
E’ proprio a lui che va l’occhiata glaciale di Shinsou, prima che Kaminari riporti su di se la sua attenzione.
“Bakugou stava andando in camera ma non ha risposto. E’
opera tua, Shinsou?”
“Potrebbe essere,” risponde Shinsou, ma annuisce per far
capire che, sì, effettivamente è stato lui.
Quei tre dovevano essere nella stanza di Kaminari per aver visto il battibecco dalla finestra, ma
giustamente hanno aspettato che finisse tutto per catapultarsi giù.
Ojiro non si è neanche voltato sentendo le loro voci. E’
ancora sul divano col tè caldo di Yaoyorozu in mano e
Mina e Hagakure ai lati che si occupano di lui come
se ne avesse realmente bisogno.
Beh, forse un po’ ne ha. Il labbro spaccato sembra fare
male e se non fosse stato per il ghiaccio di Todoroki di certo l’occhio pesto
si sarebbe gonfiato.
Aizawa se ne accorgerà subito, l’indomani.
E’ servito davvero difenderlo, per quella notte?
“Come sta Ojiro?”
“Perché non lo chiedete a lui, se siete davvero
interessati?”
Kaminari aggrotta le
sopracciglio, “Ma certo che sono interessato, è mio amico!”
“Ah sì? Dai discorsi di stamattina non l’avrei mai
detto.”
Sero e Kaminari
per un attimo si scambiano un’occhiata colpevole. Mineta
fissa il pavimento, facendo toccare gli indici fra loro, colpevole.
Sa di aver sbagliato.
“Hai sentito, stamattina...”
“Ha sentito anche Ojiro!” sbotta Shinsou, e davvero non
capisce con che faccia tosta quei tre ne hanno parlato in classe, di mattina,
ben sapendo che gli altri sarebbero arrivati a breve.
Ojiro incluso. Che era il diretto interessato.
“Oh, no! Era fraintendibile, vero? Ma noi volevamo
solo...-”
“Non dovete dirlo a me,” li liquida Shinsou,
“Buonanotte.”
“Ehm...hey, amico.”
Ojiro si volta verso di loro. Sono in fila uno accanto
all’altro, Sero è l’unico che si gratta la nuca
mentre gli altri due fissano il pavimento. Kaminari
sembra il più agitato, si sposta da un piede all’altro e si scompiglia i
capelli.
Mina ci mette due secondi a capire che qualcosa non va.
Anche lo sguardo di Ojiro, che mentre parlava con loro
era così tranquillo, adesso è glaciale.
“Voi dovete chiedere scusa, vero bestiacce?!”
Kaminari sobbalza, “B-beh...” balbetta inizialmente, come se non trovasse le
parole.
Lui non è abituato a quelle cose. Non ha mai parlato con
cattiveria, quindi non ha mai pensato di doversi anche scusare.
Davvero non ha nulla contro l’amico. Non ci ha mai
neanche pensato.
“Che cosa avete fatto e detto?” esclama subito anche Tooru, “Vi prenderei tutti e tre a calci!”
“Ma cosa dici, Tooru-chan, non
è certo sufficiente! Iniziamo a sciogliergli tutti i vestiti e mandarli in giro
per la scuola nudi!”
“M-ma no, dai ragazze...noi...”
“Guarda che non parlavamo davvero sul serio,” afferma
anche Sero, “Cioè, ma poi che cos’abbiamo detto?
Nemmeno me lo ricordo!”
“Infatti noi mica...-”
“Tu taci, Mineta,” la voce di
Ojiro è perentoria. Non ha un minimo d’insicurezza, o indecisione. “Se ti
faccio senso, stammi lontano e basta. Non ho bisogno di avere a che fare con
te.”
Mineta quasi ghiaccia sul
posto, anche se Ojiro è convinto che non gli importi molti di lui e quindi, in
realtà, non capisce la sua reazione.
O forse sì.
Ojiro ha il favore delle ragazze e in quel modo pensa di
perdere il suo, anche se non è mai esistito.
“Ho sentito tutto quello che hai detto. Tutto,” sottolinea, “Quindi non vedo
cosa tu possa dire per scusarti.”
“Ma...ma...”
Mina incrocia le braccia al petto, “Mineta,
non sei gradito.”
“Sì, vattene!” rincara Tooru,
“Sciò!”
“Oh, andiamo raga-mmh-” le
parole gli muoiono in gola quando il nastro di Sero
lo avvolge quasi per intero, lasciando libero giusto naso e occhi, ma solo per
impedirgli di morire soffocato.
Sero alza la mano quasi a mo di
scuse, “Scusa, amico, ma penso che dovresti tacere.”
“Per una volta che dici qualcosa di giusto, Hanta!”
Sero arrossisce un po’ sulle
goti, lancia Mineta direttamente dentro l’ascensore,
appena aperto per far uscire un Aoyama sulle nuvole,
segno che non ha davvero seguito tutte le vicende, e si avvicina alla
fidanzata.
“Dai, Mina, lo sai come la penso!”
Mina posiziona le mani sui fianchi, “No! Non lo so! Sono
molto delusa!”
“Ma dai! Io non volevo dire che mi doveva stare lontano!
Amico, Ojiro, lo sai dai! Non...condivido, ma intendevo dire che finché non ci
provi con me, è tutto okay! Ma non perché è strano! Solo che io proprio...Non
paragonatemi a Mineta, eh? Voglio dire...”
“Mineta è solo stupido, lo
sappiamo.”
Ojiro sospira e scuote la testa, “Okay. Ho capito.” Non
poteva pretendere di più, in fondo, giusto?
Crede, almeno.
“Ma non è che noi...”
“L’ho sentito, Kaminari,”
sorride alla fine Ojiro, “E va bene, lo so. Ma evitate di fare commenti su
questo, potete?”
“Ma certo che possiamo!”
“Ovvio, amico, ovvio!”
Ojiro annuisce. In fin dei conti, non può imporre niente
a nessuno, ma fintanto che sa di per certo che gli sono amici, e che lo
accettano, va bene anche se non comprendono del tutto quello che è.
Non è necessario.
Devono solo accettarlo e rispettarlo, è l’unica cosa che
chiede.
“Ma, visto che ci siamo liberati sia di Mineta che di Bakugou, perché non festeggiamo la pace
ritrovata in allegria?!” squittisce Mina, “Sarà divertente!”
“Forse dovremmo andare a letto, Mina-chan.”
“Oh, andiamo Ochaco-chan!”
trilla la diretta interessata. “Solo un’altra oretta, non diamo fastidio a
nessuno!”
“Beh...”
“Se lo scopre Aizawa, ci mette tutti in punizione...”
“E non è questa la cosa più divertente di tutte?!”
“Mina-chan...”
“Baldoria!”
Tooru è la prima a darle corda,
e non c’è niente che possa fermare quelle due.
Lo sanno tutti benissimo. Ormai le conoscono fin troppo
bene.
E’ in mezzo a tutta quell’allegria che Kirishima prende fiato.
Si fa coraggio e alza gli occhi sugli amici, su Kaminari e Sero in mancanza di un
Bakugou che, probabilmente, non capirà mai anche se lo ha sempre considerato
suo amico.
“Va bene, lo dico!” sbotta, attirando su di sé
l’attenzione di tutti, “Anche io sono gay. D’accordo? Sì. Ecco. L’ho detto!”
Sero e Kaminari
si guardano negli occhi, perplessi. Mina lancia un gridolino che suona quasi
come un “Lo sapevo!”, abbracciando di slancio Tooru.
Poi Sero ghigna.
“Va bene, fratello, ma lontano dal nostro culo!”
Certe cose sono dure a morire. Certi ideali e idee ancora
di più.
Sero e Kaminari
non capiranno mai perché non apprezzano le donne come loro, e forse non è
neanche necessario che lo facciano, purché riescano a capire di dover stare al
loro posto, a volte in silenzio, senza commentare.
Se si riesce a capire che una persona va giudicata solo
per come agisce e non per chi si porta a letto, forse di potrebbe vivere una
vita più tranquilla e in serenità, tutti insieme.
Forse un giorno arriveranno a comprendere anche questo.
Per il momento, è giusto limitare i giudizi gli uni sugli
altri.
Non capire è comprensibile. Ma accettare è doveroso.
Perché nessuno ha diritto di dire a nessun’altro cosa
debba piacerti, chi amare o come. E finché non si lede la libertà di chi ci sta
vicino, è giusto avere la fermezza di pretendere di poter decidere da soli.
ANGOLINO AUTRICE:
Per una volta posso dire una cosa che ho sempre desiderato: TRATTO DA UNA
STORIA VERA.
Romanzatissima, ovviamente, nessuno ha preso a pugni nessuno
e non nessuno ha di certo avuto bisogno di una competizione per confrontare
nessuno faccia a faccia con la diretta interessata.
So che Aoyama
forse si sarebbe prestato meglio, ma lui è così
scontato e poi io mi rivedo molto, molto meglio in Ojiro. Quindi ho scelto
lui ad interpretare questa parte.
Inoltre, sì, non ci sono mai i
pensieri dal punto di vista né di Bakugou, né di Mineta.
La cosa è, ovviamente, voluta.
Non mi abbasserò mai ad infilarmi nella testa di persone che la pensano in
questo modo, men che meno in una storia scritta
essenzialmente per lasciare un messaggio.
Voglio che passi il messaggio di Ojiro.
Non –mai- quello di Bakugou.
Inoltre, come già detto, mi scuso con
i Fan di Bakugou.
SO che Bakugou probabilmente non arriverebbe a tanto ma SO ANCHE BENE che è un
personaggio negativo nella classe, e non dite che non è così perché sì, è così.
E me ne serviva uno, quindi ho scelto lui con Mineta
di sfondo.
Se volete commentare solo per difendere Bakugou, prego, evitate di farlo. (E
poi tanto non inizierà a piacermi)
Credo di poter dire che non sia la fic adatta, né il
luogo.
Credo d’aver detto tutto.
Spero che il messaggio giunga, perché credo sia importante. Credo che tutti
dovremmo capirlo.
Un bacione,
Asu