Di pene, pericoli e
figli di Satana
Si chiudono alcuni
matti in una casa di salute, per dare a credere che quelli che stanno fuori
sono savi.
[Charles-Louis de
Montesquieu]
«Cosa fai? Ho appena messo l’ambiente in sicurezza, dopo chiederò
alla dottoressa Baker se posso portare i caschi antinfortunistici e
distribuirli a tutti i suoi pazienti!» esclamo con il cuore a mille e il
respiro corto.
Jack, seduto accanto a me, ha appena afferrato una rivista
dal tavolino e sta armeggiando con la copertina. «Ho pensato che fosse bello
andare a pranzo fuori, adesso mi taglio con questa per ricordarmi che non è
vero» biascica.
In preda al panico, gli strappo il giornale di mano e lo
lancio lontano. «No, Jack! Potresti dissanguarti e morire…»
Prima che lui possa replicare, un grido spaventoso si leva
dalla parte opposta della sala d’attesa: Megan, che fino a poco fa stava
chiacchierando tranquillamente con quel maniaco di Oscar, lancia una bestemmia
irripetibile.
Joanne, prostrata sul pavimento e intenta a pregare il
Signore, si volta verso di lei e si fa il segno della croce. «Megan, quante
volte devo dirti che Dio ti ascolta e ti punisce?»
«Lo so, cara, lo so… ma è incontrollabile, te l’ho…»
Dopodiché Megan strilla qualcosa di incomprensibile e balza in piedi, in preda
a un’improvvisa convulsione.
Mi alzo di scatto e mi guardo attorno, cercando di capire se
c’è qualcosa che potrebbe ostruire il mio passaggio e ferirmi: ho già sistemato
tutto, grazie anche al prezioso aiuto di Liam che adora mettere sempre ogni
singolo oggetto allineato e perfettamente al suo posto.
«Megan!» la rimprovera Joanne, facendosi nuovamente il segno
della croce e sgranando il rosario.
«Harry, oggi ti sei misurato il pene?» mi chiede Oscar.
Lo fisso inorridito e mi passo una mano tra i capelli. «È
pericoloso avvicinare il metro alle parti intime, potrei prendere la sifilide…»
balbetto, sentendo il sudore sul collo e sui palmi delle mani.
«Quella al massimo la prendo io!» esclama Oscar. «E comunque
scommetto che non scopi da una vita! E ti masturbi?» prosegue.
«Oscar!» strilla Joanne. «Oh, Signore, perdonalo, non sa
quello che dice! Domani porterò un crocifisso e farò venire un prete per
benedire questo ambulatorio, avverto vibrazioni sataniche che non mi fanno
stare tranquilla!»
Proprio in quel momento, la dottoressa Baker si affaccia
alla porta del suo ambulatorio. «Buongiorno, siete già tutti qui? Bene,
cominciamo con Megan!» annuncia, sistemandosi una ciocca di lunghi capelli
rossi dietro l’orecchio sinistro.
«Dottoressa, p-per favore…» prende a balbettare Liam,
ridestandosi dal suo solito silenzio.
«Non hai sentito che tocca a me?» si infuria subito Megan,
avanzando e trascinandosi dietro il corpo pesante e grasso. «Puttana
maledetta!» esclama d’improvviso, poi si calma e sorride cordiale alla donna in
camice.
«D-dottoressa, l-la prego…» attacca nuovamente Liam,
tremando come una foglia mentre fissa il nostro medico.
«Sì, Liam?» chiede lei pazientemente.
Mi accosto con cautela al mio amico e gli poso una mano
sulla spalla. «Tranquillo, non c’è niente di pericoloso qui, abbiamo sistemato
tutto poco fa. Se vuoi ricontrolliamo.»
«No, è che… che… il cartellino della dottoressa è storto.»
Annuisco e mi rivolgo alla psichiatra. «Può raddrizzarlo,
per favore? Altrimenti a Liam può venire un attacco cardiaco e dovremmo
chiamare il 911…»
Nel frattempo, Megan è entrata nello studio della dottoressa
Baker; lancia una bestemmia dall’interno, per poi scusarsi flebilmente.
«Certo. Dimmi se così va bene, Liam» acconsente il medico,
spostando di qualche millimetro il cartellino appuntato sulla parte sinistra
del camice.
«Un po’ più a destra…» suggerisce il mio amico, cominciando
gradualmente a calmarsi.
«Toccalo tu, così senti quanto ce le ha grosse!» strepita
Oscar, sghignazzando tra sé con una mano sul cavallo dei pantaloni.
«Farò finta di non aver sentito» lo rimprovera la psichiatra
in tono severo, per poi richiudersi nuovamente la porta dello studio alle
spalle.
«Preghiamo insieme per questo povero figlio di Satana» mormora
Joanne.
In quel momento qualcuno fa il suo ingresso nella stanza: si
tratta di Thomas, seguito da una giovane ragazza bionda dall’aria confusa e la
testa tra le nuvole.
«Ecco, questo è lo studio della Baker Baker» esordisce
l’uomo appena giunto, per poi attaccarsi con l’indice all’interruttore della
luce per accenderla e spegnerla tredici volte.
«Tanto sono qui solo per dimostrarle che voi non esistete…
anche questo medico è frutto della mia immaginazione. Capite? Sto sognando e
voi siete solo proiezioni di me stessa!» esordisce la bionda, lanciando a tutti
noi occhiate vuote.
Mi avvicino lentamente, stando ben attento a non inciampare.
«Ti prego, Thomas, smetti subito di giocare con l’interruttore: potrebbe
scoppiare un incendio! Hai idea di quanto ci metterebbero i vigili del fuoco ad
arrivare?» lo imploro. «Cara, allontanati, non vorrei che prendessi la scossa
per colpa di questo pazzo!»
La bionda ride amaramente. «Tanto sto sognando, non posso
morire e non posso ferirmi. Lo sapete che sono in coma farmacologico da quando
avevo sette anni? Ma certo che lo sapete, voi siete me!» strilla, poi scoppia
in una risata cristallina e squillante.
«Se ti faccio vedere il mio cazzo, ti risvegli eccome dal
coma!» esclama Oscar, facendo per abbassarsi i pantaloni.
«Schifoso maniaco, vuoi deflorare una sposa di Nostro
Signore Gesù Cristo?» si indigna subito Joanne, coprendo gli occhi della nuova
arrivata per impedirle di vedere i gesti osceni di Oscar.
«Dovresti evitare di usare i pantaloni con la cerniera, se
ti si incastra sulle parti intime potresti…» provo a suggerire.
«Piantala di rompere, non do ascolto a un codardo che non
vuole neanche misurarsi il pene!»
Liam sobbalza sulla sedia e si raddrizza il farfallino,
specchiandosi sul vetro della finestra.
Mentre Joanne prega a voce sempre più alta, Jack lancia
grida di dolore e sbatte ripetutamente il ginocchio sullo spigolo del tavolino
e la bionda blatera su argomenti che non riesco a seguire, il mio cervello si
spegne.
Sudo sempre di più e comincio a urlare, correndo a
rannicchiarmi sotto la sedia con la testa tra le ginocchia.
«Harry, stai male male?» mi chiede Thomas.
«Preghiamo per lui!» proclama Joanne.
«Harry, tocca a te. Harry?»
Sorrido: finalmente la voce rassicurante della dottoressa
Baker mi raggiunge.
Ora so che finalmente sarò al sicuro all’interno del suo
studio, lontano dagli orribili pericoli del mondo.
[1000 parole]
😊 😊 😊
Carissimi lettori ^^
Beh, per spiegare questa storiella vi basti sapere che è
nata per partecipare al contest di Artnifa, il quale richiedeva di scegliere
uno dei personaggi presenti nella sua lista – in questo caso io ho scelto Harry
– e renderlo protagonista di un piccolo racconto che trattasse tematiche come
disturbi e malattie mentali, ma senza drammi e angst!
Ed ecco che, nella mia mente, c’è stata un’illuminazione:
potevo lasciarmi sfuggire l’occasione di svelare il lavoro di uno dei miei OC,
ovvero Beth? Per chi non lo sapesse, Elizabeth Baker è un mio personaggio
originale comparso per la prima volta quando aveva otto anni, nella storia Il rosso
oltre la siepe, in quanto sorella minore di Ben che poi diventerà il
migliore amico del mio Martin Harris *-*
Ho comunque deciso di inserire questa storia nella serie Black
Hole perché in realtà Beth avrà un ruolo molto più importante in questo mio
filone narrativo, in quanto andava alle elementari con Faith, protagonista
insieme a suo fratello Jason della serie sopra citata ^^
Sì, immagino che non ci avrete capito molto, ma non importa
poi tanto ai fini di questa storia XD
Vi lascio qui le descrizioni dei personaggi che ho pescato
dalla lista fornita da Artnifa – che ringrazio immensamente, perché avrei
volentieri scritto sei trilogie (???) su tutti questi stupendi soggetti *___*
Harry: ha 35 anni, prova ansia per qualsiasi cosa, tutto
gli sembra pericoloso. La sua casa è a prova di bambino nonostante non ne
abbia, e cerca di rendere ogni ambiente in cui entra il meno pericoloso
possibile per sé e per gli altri.
Jack: è un ragazzo di 28 anni, depresso. Per ogni
pensiero felice che fa, si fa del male per ricordarsi che il mondo non gli
piace affatto.
Thomas: ha 44 anni, ripete due volte ogni parola alla
fine delle frasi che dice e ogni volta che accende o spegne la luce muove
l’interruttore 13 volte.
Isabella: crede che la sua vita sia un sogno, e che prima
o poi si sveglierà e sparirà tutto quanto. Non fa altro che cercare di
convincere tutti quelli che incontra che la sua teoria sia vera, e che loro
sono frutto della sua immaginazione.
Joanne: ha da poco compiuto 54 anni e ha la Sindrome di
Gerusalemme.
Liam: deve sistemare tutti gli oggetti in modo che siano
perfettamente al loro posto, allineati, tutto deve coincidere o va fuori di
testa.
Megan: ha la sindrome di tourette: urla parole oscene in
luoghi pubblici contro chi non dovrebbe.
Oscar: ha continui
e incontrollati pensieri sul sesso e fa commenti inappropriati agli uomini.
Beh, direi che è venuta fuori una bella gabbia di matti, non
credete anche voi? :P
Meno male che la dottoressa Baker sa come comportarsi con i
suoi pazienti!
Spero di averli resi tutti bene e soprattutto che Harry sia
risultato abbastanza melodrammatico AHAHAHAHAHAHAH XD
Grazie a chiunque leggerà e/o recensirà, spero di avervi
strappato un sorriso :3
Alla prossima ♥
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