I
dinosauri di Waterhouse Hawkins
Di fronte allo
sguardo castigatore
di mia madre abbassai gli occhi e realizzai di essere esattamente come
la tazza
di tè verde che stringevo tra le dita: all’apparenza uguale a tutte le
altre,
nella sostanza diversa. Il familiare sapore amarognolo della bevanda
più famosa
dell’Impero si fondeva con l’esotico aroma di fichi e in un attimo si
era
catapultati in una soleggiata mattina di fine estate sulla costiera
amalfitana.
Abbandonai la tazzina
al tavolo dell'espositore e mi guardai attorno. Il Crystal Palace era
un turbinio di luci e riflessi, di disordine e
novità. C’era di tutto -orologi, gioielli, ceramiche, mobili, macchine
agricole,
locomotive- ma senza ombra di dubbio i dinosauri di Waterhouse Hawkins
erano
l’attrazione più affascinante di tutta l’Expo, nonché il motivo per cui
mi
trovavo lì.
-Come hai detto che
il Times ha
definito il Crystal Palace,
-Dannatamente brutto.-
Questo era stato
l’errore che aveva
aizzato la silenziosa minaccia di mia madre, l’aver risposto a una
domanda al
posto di mio fratello Richard. Da una giovane donna come me, infatti,
non ci si
aspettava di certo che leggessi il Times.
La più grande paura
di mia madre era
che si venisse a sapere che ero una bluestocking, una donna
istruita,
una studiosa. Il mio difetto di aspirare a vivere della mia scrittura
invece che passare il resto dei miei giorni comodamente seduta in un
salotto
ben arredato mentre qualcun altro -mio marito- lavora al mio posto era
una
vergogna che non poteva permettere si sapesse in giro.
-E voi siete
d’accordo con
l’opinione del Times, Miss Hyland?-
A chiederlo era Brian
Secker, il più
riservato e silenzioso tra gli amici di Richard. Non avevo scambiato
che poche
parole di cortesia con quell’impiegato della Merchant Bank e credevo
che il
disinteresse fosse reciproco quando la sua voce, che si perdeva nel
bazar di
suoni e rumori dell’Expo tanto era bassa, tornò a rivolgersi a me.
-Io credo che abbiano
una bella
faccia tosta a criticarne l’architettura, la cupola dell’ingresso è
quattro
volte quella di San Pietro, solo questo basta per renderla
strabiliante. Non
siete d’accordo?-
D’istinto il mio
sguardo andò verso
mia madre. Era di spalle e stava cercando di trascinare il gruppo ad
ammirare
la fontana di cristallo situata dall’altro lato della galleria. Era,
insomma, abbastanza
lontana perché non le arrivasse una sola parola della nostra
conversazione, ma
quando tornai a guardare Brian Secker lei trovò lo stesso un modo per
controllarmi.
Margaret ricordati
che la conoscenza
è pericolosa per una donna. Se non vuoi passare il
resto della tua vita a
chiedere perdono al mondo la devi
tenere nascosta,
come un segreto profondo.
Ero stata istruita
che nel caso la
conversazione si spostasse su questioni come letteratura seria,
scienza,
politica o economia sociale bisognasse essere dotate del buon senso di
limitarsi a quelle brevi esternazioni di meraviglia, ammirazione o
stupore che
possono significare qualsiasi cosa e al tempo stesso non significare
niente. All’idea
di esprimere la mia opinione le centinaia di spaventosi destini fatti
di
solitudine, povertà e miseria che mia madre mi aveva dipinto dopo
avermi
ripetuto quella frase fino allo sfinimento mi piombarono addosso con
violenza.
Non riuscivo a parlare, provavo un terrore vero e fisico ed ero certa
che sarei
stata sopraffatta quando il moto viscerale della rabbia mi scosse.
L’intensità
con cui mi colpì mi spaventò, ma ciò che mi sorprese di più fu che era
rivolta
verso di me, che andavo tanto orgogliosa della mia diversità eppure
lasciavo
che lei, mia madre, un’altra donna, mi tappasse la bocca, mi chiudesse
la
mente, mi rubasse il futuro.
-E’ solo una statua,
non c’è niente
da temere.-
La voce ovattata di
Mr. Secker mi
scosse.
-Come?- gli domandai.
-Siete impallidita di
colpo- disse,
-ma non c’è niente da temere. Sono i dinosauri di Waterhouse Hawkins,
delle
sculture.-
A quel nome la mia
mente fu accecata
dall’eccitazione. Seguii la direzione del suo sguardo e alle mie spalle
vidi la
testa di un enorme dinosauro sbucare tra le fronde tropicali del
Crystal Palace.
Un oh mi
sfuggì dalle labbra.
La bocca semichiusa dell’essere lasciava intravedere due fila di
denti
appuntiti, ma solo avvicinandomi mi accorsi che il resto del corpo,
fino a quel
momento nascosto alla mia vista, era ancor più stupefacente. Coperto da
un’armatura di scaglie, il dinosauro aveva quattro possenti zampe che
lo
ancoravano al terreno, tutte munite di artigli in grado di arpionare
qualsiasi
preda.
-Un megalosauro-
sussurrai. Nello
stesso istante Mr. Secker mi raggiunse.
Mi sentì, ne ero
certa. Io non
dovevo nemmeno sapere che esistesse la parola “megalosauro” né che
significava “grande
rettile” e che era uno dei maggiori predatori del Giurassico medio, circa 167
milioni di anni fa.
La mia mente impazzì.
Da un lato
l’entusiasmo per avere di fronte l’immagine di una creatura vissuta in
un tempo
che è difficile anche solo immaginare per quanto è lontano, dall’altro
la
consapevolezza di aver infranto una legge non scritta.
Atterrita, non osavo
guardarlo. Mr.
Secker non era un uomo che si distingueva per la sua presenza fisica,
ma temevo
l’espressività dei suoi occhi scuri e profondi più di quanto potesse
fare una
corporatura robusta. Temevo il suo giudizio. Temevo la sua condanna.
-Margaret!-
sentii chiamare. Mia madre stava trottando nella nostra direzione
tenendo fermo
il cappello sulla testa con una mano.
-Allontanarsi così!
Non lo
sai che questo posto è un labirinto?!- esclamò quando mi fu di fronte.
-Non
l’avrai fatto per queste mostruosità!-
Anche Richard e il
resto della sua
compagnia di amici ci raggiunsero. Parlottavano tra loro, ridevano,
sogghignavano e indicavano con fare derisorio prima il dinosauro e poi
me.
Sapevo cosa stavano pensando e l’umiliazione mi fece impallidire.
-E’
colpa mia Mrs. Hyland.- Incredula, alzai
lo sguardo verso Mr. Secker. -Desideravo vedere le sculture di
Waterhouse
Hawkins e vostra figlia è stata così gentile da accompagnarmi. Se
dovete
arrabbiarvi con qualcuno, quello sono io.-
Mentì senza
esitazione. Mia madre,
che non avrebbe mai osato contraddire un uomo in pubblico, farfugliò
una
risposta sbrigativa e chiuse la questione. Io, d’altro canto,
ero senza parole.
Non mi aspettavo la sua difesa. A dire la verità non mi aspettavo la
difesa di
nessuno. E quando lo scandalo della mia fuga fu archiviato e Richard e
la sua
comitiva si allontanarono a bocca asciutta, Mr. Secker approfittò del
momento
per voltarsi verso di me.
-Non siete la sola ad
essere
diversa, Miss Hyland- disse.
Quella
frase ebbe l’effetto di
placare di colpo l’inquietudine che mi attanagliava costantemente e al
suo
posto sentii crescere qualcosa che avevo smesso di provare da tempo:
speranza.
Ed era incredibile, più dei dinosauri di Waterhouse Hawkins, che si
trovasse
nell’unico posto in cui non l’avevo mai cercata: dietro il sorriso di
un uomo.
Grazie per aver letto questo
piccolo racconto senza troppe pretese.
Qui
trovate tutto ciò che serve sapere sui i dinosauri di Waterhouse
Hawkins.
Dryas
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