Eppure mi hai cambiato la vita
2. Disprezzo
Che serata di
merda!
Odiava farsi
dare ordini, soprattutto da suo fratello. Ma quella sera avrebbe fatto di tutto
pur di scappare da quella tortura, ovvero la sua festa di fidanzamento con
Angelica.
Chi cazzo la
voleva poi ‘sta Angelica? Sapeva che era solo un altro modo di Manfredi di
sfruttarlo per i suoi affari.
Tuttavia accolse con piacere la richiesta di Manfredi e
abbandonò il più velocemente possibile quella rottura di coglioni.
Un po’ di lavoro
era quello che ci voleva, lo avrebbe aiutato a distrarsi.
Arrivato a
destinazione fu ricevuto da un fighetto, vestito a punto, ma con l’aria
sperduta. Un principiante, probabilmente, pensò Alberto. Il ragazzo gli
consegnò i soldi e lui iniziò a contarli.
“Guarda che ci
stanno tutti.”
“Sì, vabbè, ma
io li conto, sai com’è…” rispose con il suo ghigno.
Se aveva
imparato una cosa in quegli anni, era mai fidarsi di nessuno, neanche del suo
stesso sangue, e tantomeno di un pischello come quel ragazzino sperduto, che
magari si credeva tanto sveglio da poterlo fregare.
E soprattutto, mai
fidarsi dell’uomo che entrò nella stanza con passo deciso e una fierezza sul
volto che Alberto sapeva non avrebbe mai potuto avere.
Aureliano.
Alberto smise di
contare i soldi, che all’improvviso persero qualunque fascino potessero avere
su di lui. Certo, era difficile che con Aureliano di fronte a lui, qualsiasi
altra cosa potesse richiamare la sua attenzione.
Il suo sguardo
magnetico fu inizialmente sorpreso, ma ebbe comunque il potere di farlo sentire
come paralizzato. Non avrebbe potuto muoversi neanche se avesse voluto farlo.
Il che comunque non aveva senso, non si sarebbe mai mosso da lì, ora che poteva
essere così vicino all’uomo che gli aveva cambiato la vita.
Ricordava bene
la prima volta che lo aveva visto, l’unica volta in cui lo aveva visto spoglio
di qualunque disprezzo avesse nei confronti della sua gente, nei confronti suoi.
Le poche volte che si erano incrociati da allora, ognuno consapevole
dell’identità dell’altro, Alberto aveva dovuto sopportare quel disprezzo.
Andava bene, sapeva che in fondo, dietro a quel disprezzo, c’era molto altro e
lui era stato tanto fortunato da averlo visto.
“Che ci sta’ a
fa’ qua, ‘sta merda?”
E anche in quel
momento Aureliano lo stava guardando allo stesso modo, e lo insultava pure. Ma
Alberto era ancora così sorpreso e divertito da quella svolta inaspettata che
non riuscì a rispondere. Anzi guardò divertito come Aureliano discuteva con il
ragazzino, come aveva detto di chiamarsi? Gabriele?
E continuando a
sorridere fra sé, osservò Aureliano afferrare per la gola Gabriele e sbatterlo
sul divano. I suoi occhi sembravano assetati di sangue, ma Alberto proprio non riuscì
a sentirsi intimorito. Neanche quando Aureliano si voltò verso di lui,
minaccioso.
“Avete rotto il
cazzo, te ne devi anda’ de qua, zingaro de merda!”
Alberto si rese
conto che ancora non aveva aperto bocca e no, non voleva certo fare la figura
dello smidollato di fronte a lui. Non se lo sarebbe mai perdonato.
“Oddio scusa,
non t’hanno detto che io vado dove cazzo mi pare?”
Alberto non
sapeva che quella sarebbe stata la sera che avrebbe cambiato il suo destino. Ma
di certo quando il prete entrò con passo traballante e stramazzò a terra
davanti a loro, era l’ultima cosa che avrebbe immaginato.
Mettersi a
ricattare un prete per un filmino, fare affari con un Adami. E non un Adami
qualsiasi, ma Aureliano in persona.
Aureliano, che
fedele alla sua immagine, non aveva ammorbidito neanche per un istante il suo
broncio, neanche di fronte alla prospettiva di tutti quei soldi, mentre Alberto
al contrario non faceva altro che sorridere.
“Io impicci co’ voi due non ce li faccio.”
Sì, va bene, lo
aveva capito, Alberto aveva capito che il disprezzo di Aureliano per lui così
come il suo orgoglio del cazzo erano tanto più forti del desiderio di
guadagnare un po’ di soldi. Ma non si lasciò demoralizzare.
“Pensaci
n’attimo, se spartimo ‘na
fetta per uno, poi da domani ognuno per i cazzi suoi.”
Dopotutto era la
sua grande occasione, entrare in affari con Aureliano. Forse sarebbe stato solo
per un giorno, era vero, ma ne sarebbe valsa la pena.
“Allora?”
chiese, bevendo dalla bottiglia e offrendogliela subito dopo, “Ce stai?”
Solo in quel
momento l’espressione di Aureliano si rilassò un po’, solo un po’, quel tanto
che bastava per far intravedere, dietro il muro del disprezzo, un piccolo
barlume di curiosità. I suoi occhi azzurri lo scrutavano con attenzione e
vederli ora puntati su di sé, con quel cambio di atteggiamento, fece sentire
Alberto tanto leggero quanto la prima volta che lo aveva visto, quando
Aureliano gli era parso solo un ragazzo come tanti della sua età, senza
problemi, senza pensieri.
Un ragazzo
libero.
Sì, ricordarlo
così fece sentire Alberto leggero e felice, così tanto che si sarebbe lanciato
in uno dei suoi balletti se non fosse stato decisamente inappropriato in quel
momento.
Aureliano dal
canto suo non disse niente, ma continuò a fissarlo e Alberto capì chiaramente quale
fosse la risposta. Con quegli occhi non aveva bisogno di parlare.
Ce sto.
Poi tutti e tre
guardarono verso il basso, verso il prete e Alberto si lasciò scappare una
piccola risata.
Quella giornata
di merda, iniziata di merda e proseguita ancora peggio, aveva preso una svolta
inaspettatamente divertente per finire nel migliore dei modi.
Note dell’autrice:
E andiamo con il cap2, relativo ovviamente al primo episodio.
Da adesso
saranno tutti momenti presi dalla serie. Grazie a Vale per la correzione. :3
Spero che vi sia
piaciuto.
Prossimo
capitolo, Rassegnazione.
A presto
Chiara