Sakura si
specchia ancora una volta nel vetro di una delle porte nel quartier
generale della CCG.
Indossa un elegante tailleur bianco, mentre i capelli hanno ripreso la
loro ordinata forma nella complessa acconciatura in cui li aveva
intrecciati anche il giorno della sua promozione a ispettrice di
secondo grado.
Sembra essere già passato molto tempo, eppure, se Sakura si
ferma a rifletterci un po’, si rende conto che è
stato
solo poche settimane prima.
Quel giorno, invece, lei e Hayato stanno per essere investiti del ruolo
di ispettori di primo grado. Dopo la battaglia contro il Gufo ad Ōta,
infatti, è stato evidente a tutti che i due meritassero una
promozione.
Non sono gli unici a cui è stato riservato
quest’onore.
Molti degli ispettori che hanno combattuto in quella battaglia,
infatti, verranno insigniti di un’onorificenza del genere.
Sakura avverte il mento di Hayato posarsi sulla sua spalla. Il ragazzo
tiene gli occhi chiusi e strofina una guancia contro i profumatissimi
capelli rosa di Sakura, lasciandosi rapire da quella fragranza
così avvolgente.
Le cose sono cambiate tra di loro, dopo l’assalto nel covo
del
Gufo. Quel bacio è custodito nel cuore di entrambi, e i due
ragazzi sanno che sarà difficile per loro dimenticarlo.
Non è raro che i giovani riescano a far carriera velocemente
all’interno della CCG – principalmente per
ambizione.
Combattere i ghoul richiede una spiccata forza fisica, ed è
per
questo che l’organico della CCG è costituito per
la
maggior parte da ragazzi poco più che ventenni. Ci sono
veterani, certo, ma sono perlopiù dirigenti, e comunque in
numero decisamente inferiore.
L’assalto di Ōta, però, ha comportato dei grandi
cambiamenti all’assetto della CCG. Se quel giorno sono
lì,
è anche per commemorare i valorosi ispettori che hanno perso
la
vita durante quella notte, Sakura lo sa bene.
È anche grazie al loro sacrificio se sono stati in grado di
trionfare.
Sakura sente di star acquisendo una nuova percezione della
realtà, forse più matura, e sa che se questo
è
possibile è solo grazie al suo lavoro e al suo mentore,
Yuuto,
che tanto diligentemente l’ha guidata. Ha avuto paura di aver
sbagliato strada, ma è in giorni come questo che si sente
grata
di essere entrata a far parte della CCG.
I due ragazzi avvertono dei passi avvicinarsi alle loro spalle e,
voltandosi, intravedono avvicinarsi la figura dell’ispettore
di
grado speciale Fudou Akio, considerato uno degli eroi della battaglia
contro il Gufo.
Hayato e Sakura gli rivolgono un sorriso – nonostante sia un
loro superiore, sono pur sempre compagni di squadra.
«Siete ancora qui?», li schernisce Fudou,
riferendosi alla
presenza dei ragazzi al piano degli uffici. «Dovreste
già
essere di sotto per la cerimonia, forza!»
Sakura e Hayato ridacchiano. Avevano bisogno di un po’ di
tranquillità prima della cerimonia di promozione, a dir la
verità. Sakura sente il ragazzo afferrarle la mano, e
lentamente
trascinarla con sé.
Prima di dirigersi verso gli ascensori, però, Sakura si
ferma passando accanto a Fudou.
«E Yuuto?», domanda.
La luce chiara del mattino filtra attraverso la finestra
dell’ufficio di Kudou Michiya.
Yuuto è seduto su una sedia di fronte a lui. Ha da poco
finito
di parlare, e ora tiene lo sguardo basso fisso sul pavimento. Quando il
ragazzo, che ha permesso alla CCG di vincere la battaglia di Ōta
sconfiggendo il Gufo, gli ha chiesto di incontrarlo, Kudou non ha
esitato un momento a concedergli il suo consenso. Kidou era
indubbiamente il trionfatore di quell’assalto, meritava ogni
onore, e se era un colloquio ciò che desiderava Kudou non
avrebbe avuto problemi a concederglielo.
Peccato che, quanto gli aveva comunicato, rientrava in tutto
fuorché in ciò che Kudou si sarebbe aspettato di
sentirgli dire.
L’uomo intreccia le mani sopra la scrivania e poggia il mento
su di esse, meditabondo.
«Vuoi rinunciare alla tua promozione», ripete
Kudou, incredulo.
«Esatto», conferma Yuuto.
Apparentemente non ci sono motivi per cui una simile richiesta possa
essere avanzata. Yuuto, tuttavia, sa che quella è la
decisione
migliore a cui possa arrivare.
«Posso chiederti perché?», domanda
Kudou. Sembra in
difficoltà, davvero incapace di comprendere le motivazioni
del
ragazzo.
Yuuto solleva il capo. Sul suo volto fa capolino l’accenno di
un sorriso.
«Temo che la mia gestione delle indagini non sia stata
completamente cristallina», ammette.
Ed è vero. Lo sa perfettamente.
Ha commesso vari errori, primo fra tutti quello di sottovalutare la
pericolosità del caso. Quello più grave,
tuttavia,
è stato di sicuro non essere riuscito a rimanere imparziale.
Non
appena Kageyama è stato coinvolto, infatti, ha cominciato a
comportarsi in maniera infantile pur di proteggerlo. Ha voltato le
spalle alla sua stessa squadra, e s’è ritrovato
perfino a
minacciarli al fine di difendere la persona che ama.
Avrà anche dedotto correttamente le
responsabilità del
Gufo, oltre ad averlo sconfitto durante il raid di Ōta, tuttavia questo
non lo salva dalle sue inadempienze.
Già, il Gufo. In seguito alla cattura, Garshield
è stato
trasportato a Cochlea e imprigionato in una cella di detenzione
speciale. Yuuto, tuttavia, teme che le misure difensive della prigione
non siano sufficienti a contenerlo e che, in futuro, sentiranno ancora
parlare di lui.
Spera con tutto se stesso di sbagliarsi.
Kudou si alza piano dalla sedia.
«L’unica cosa che posso fare è provare a
parlare con
i dirigenti, Kidou, ma non ti garantisco nulla», afferma.
L’uomo si ferma davanti alla propria finestra, e la luce
dorata
dell’alba s’infrange sul suo volto stanco, anche
lui,
dopotutto, ha combattuto nella battaglia, sebbene sia rimasto nelle
retrovie, ad organizzare le operazioni. È stato lui che,
dopo
aver ricevuto la comunicazione radio di Fudou, ha mandato i rinforzi
all’ultimo piano dell’edificio.
Rinforzi che, però, non hanno potuto far altro che
constatare che il Gufo era stato sconfitto.
Yuuto sorride. È sinceramente grato a Kudou, e anche il
fatto
che l’abbia ricevuto lì così presto,
praticamente
all’alba, per parlare di una questione per Yuuto
particolarmente
spinosa – tanto da desiderare di non avere nessuno attorno,
in
quei momenti – non è che l’ennesima
dimostrazione
della sua grandezza.
«Ti ringrazio, Kudou», conclude Yuuto.
Anche l’ultimo piatto, ora di nuovo scintillante, cade
all’interno dell’acquaio.
Yuuto solleva lo sguardo, notando solo in quel momento come, intorno al
lui, si sia fatto buio, nel frattempo. Aveva stoviglie da lavare
abbandonate da giorni, e quel piccolo pomeriggio di pausa gli
è
servito a sistemare ciò che di irrisolto aveva lasciato.
No, non è andato alla cerimonia delle promozioni. Non ne
avrebbe
avuto motivo, in fin dei conti: dopo la conversazione con Kudou,
sebbene contrariati, gli alti responsabili della CCG avevano deciso di
accettare la sua richiesta e di non concedergli alcuna promozione.
Probabilmente lo ritenevano assurdo, perché sì,
se adesso
il Gufo era a Cochlea era solo merito suo.
Yuuto, tuttavia, è convinto di aver preso la scelta giusta,
e ha
come l’impressione che Kudou abbia intuito le sue motivazioni.
Diversi piani più in basso rispetto al suo appartamento, la
vita
continua a scorrere monotona e chiassosa lungo le strade di Tokyo.
Lunghe file di auto sono imbottigliate nel traffico, qualcuno suona il
clacson, mentre Yuuto, avvicinatosi alla finestra, resta per un momento
come incantato ad osservare i colori caleidoscopici delle insegne che
s’infrangono sul vetro e, poi, anche sul suo volto.
Chissà se qualcuno di loro ha idea di che cosa sia avvenuto
poche sere prima ad Ōta.
Probabilmente hanno sentito la notizia del raid alla televisione, senza
però avere la percezione di ciò che gli ispettori
si sono
lasciati alle spalle.
Yuuto non si sente degno degli onori che i suoi colleghi e
l’opinione pubblica gli attribuiscono. Sarà anche
l’eroe che ha sconfitto il Gufo, tuttavia continua ancora a
pensare che le sue azioni siano state fin troppo filtrate dal proprio
tornaconto personale.
I passi del ragazzo si susseguono lenti e pesanti lungo il suo piccolo
appartamento, fino ad arrivare in camera da letto. Si lascia cadere sul
materasso morbido, domandandosi quale sia stata l’ultima
volta in
cui si è concesso una buona notte di riposo. Fissa il
soffitto,
e vede innumerevoli puntini danzargli davanti agli occhi. Probabilmente
è stanco, e quelle allucinazioni devono esserne una
conseguenza.
Potrebbe lasciarsi cullare dall’oblio per un po’,
riflette.
S’infila un braccio sotto la testa, e le palpebre gli calano
lentamente davanti agli occhi.
Resta in ascolto dei rumori che giungono dalla strada. Il trambusto del
traffico, il fruscio del vento…
E poi, alcuni piccoli colpi alla sua finestra.
Yuuto sobbalza appena, riaprendo subito gli occhi. Si tira a sedere sul
letto, e non può fare a meno di sbarrare gli occhi quando
– pressoché immediatamente – individua
la fonte di
quel rumore.
Kageyama gli rivolge un sorriso colpevole dalla parte opposta della
portafinestra, agitando appena una mano.
Yuuto scatta subito in piedi, percorrendo il brevissimo percorso che lo
separa dalla finestra con passi piccoli ma rapidi. Ruota la maniglia e,
non appena attira lievemente l’anta verso di sé,
un refolo
leggero di vento invade la stanza, facendo ondulare le tende.
Yuuto sente un sorriso dipingersi sul suo volto, mentre il cuore inizia
a battere all’impazzata. Alla fine della battaglia di Ōta,
Reiji
è dovuto fuggire prima dell’arrivo dei rinforzi
sul tetto,
perché altrimenti avrebbe rischiato di essere scambiato per
uno
degli alleati del Gufo – e, viste le loro precedenti
frequentazioni, non sarebbe stata poi un’ipotesi nemmeno
così azzardata – e venire attaccato per questo.
Yuuto
aveva temuto che sarebbero passati mesi prima che avesse potuto
rivederlo, invece ritrovarlo qui davanti a sé, ora, fa
scomparire all’istante ogni suo timore, e Yuuto sente il
cuore
frullargli in petto alla stessa rapidità delle ali di un
colibrì.
«Ciao.» Reiji lo saluta, e Yuuto è
sorpreso di
trovare in lui un certo imbarazzo. «Posso entrare?»
«Certo», risponde Yuuto, prima ancora di rendersene
conto.
C’è qualcosa di straordinariamente simile, in quel
ricongiungimento, al loro primo incontro, Yuuto lo percepisce con
chiarezza. Forse è nel modo in cui Kageyama gli chiede di
entrare nella sua vita, quasi in punta di piedi, o in come Yuuto glielo
conceda senza alcuna esitazione.
Reiji entra nella stanza, guardandosi attentamente intorno.
L’appartamento è piccolo e, sebbene siano in
camera da
letto, può intravedere fin da lì
l’unica altra
stanza oltre al bagno, la cucina.
Sembra sorpreso di ciò che si trova attorno. Probabilmente
si
aspettava che il grande investigatore Kidou Yuuto abitasse in una
dimora decisamente più sfarzosa. Yuuto, invece, ha sempre
considerato la casa solo come il luogo dove tornare a fine giornata, in
cui rifocillarsi e dormire. Un’abitazione deve essere
funzionale,
per lui, non lussuosa.
«È la prima volta che entro in casa
tua», valuta
Reiji. C’è qualcosa di sorpreso, nel suo tono di
voce.
«Come facevi a sapere dove abitavo?», domanda
Yuuto, sinceramente colpito.
Kageyama si volta a guardarlo, sogghignando appena. «Ma come,
ragazzo, lo hai dimenticato?», lo rimprovera. «Io
ho occhi
e orecchie sparsi in ogni angolo di questa città,
no?»
«Oh, giusto, certamente», conviene Yuuto. Una
risata sarcastica si affaccia sulle sue labbra.
Il ragazzo muove qualche passo attraverso la stanza. Sta giusto per
dirigersi verso la cucina, e magari mettere a preparare un
caffè
– l’unica bevanda umana di cui i ghoul riescano a
nutrirsi
– quando sente il suo polso venire afferrato con gentilezza.
Reiji lo fa piroettare finché il ragazzo non finisce davanti
a
lui. Così vicini, può osservargli i meravigliosi
occhi
rossi, che adesso sembrano essere attraversati da una miriade di
emozioni.
Sono così grandi ed espressivi che Reiji crede di non aver
mai visto niente di così bello in vita sua.
Kageyama lascia scivolare una mano sulla pelle morbida della guancia di
Yuuto, in una dolce carezza.
«Mi mancavi già», ammette.
L’istante successivo si sporge in avanti, restando
però
col volto sollevato a pochi centimetri di distanza da quello di Yuuto,
desiderando che sia il ragazzo a compiere l’ultimo passo per
raggiungerlo.
Yuuto lo vuole, lo vuole così tanto. Non
c’è
nemmeno bisogno che Kageyama lo inviti in maniera ulteriore,
perché subito dopo chiude gli occhi, per poi annullare la
microscopica distanza che ancora li separa. Le loro labbra si cercano e
si trovano in un battito di ciglia e, per quanto entrambi siano
affamati di quelle attenzioni, il bacio è di per
sé
dolcissimo. Forse hanno avuto troppa paura di perdersi, la notte del
raid, e adesso che si sono ritrovati hanno ogni intenzione di gustare
appieno ogni singolo attimo.
Kageyama circonda con le braccia la vita del ragazzo, spingendolo
lentamente ad arretrare attraverso la stanza. Yuuto si distende piano
sul materasso, lasciando che sia Reiji a raggiungerlo.
Non appena vede la figura del ragazzo affondare tra i cuscini, Reiji si
solleva appena, per poterlo osservare meglio. Prende tra le mani quel
suo volto bellissimo, accarezza ogni centimetro di pelle, come temendo
di vederlo scomparire da un momento all’altro.
«Sei stupendo…», mormora, come incantato.
Yuuto fa strofinare le punte dei loro nasi. È
così
ammaliato da quella dolcezza, che non ha quasi mai accostato a
Kageyama, che adesso si ritrova a desiderare che il loro rapporto possa
essere sempre così.
Che, svegliandosi la mattina, Reiji sia lì al suo fianco, ad
accarezzargli le labbra con le proprie per dargli il buongiorno. Che la
sera, tornando dal lavoro, possa sedersi sul divano accanto a lui, a
guardare la tv.
Da quando ha conosciuto Kageyama, quella è sempre stata la
sua
unica utopia. E Yuuto non desidera nient’altro che vederla
finalmente realizzata, davvero.
«Resta», lo implora, prima ancora di rendersene
conto.
C’è qualcosa di disperato, nella sua voce, forse
l’ombra di un sogno sul punto di spezzarsi, da un momento
all’altro.
Reiji deve averlo percepito. Si china a baciare il collo del ragazzo, e
Yuuto sente un brivido corrergli lungo tutta la schiena.
«Resto», lo rassicura Kageyama, con quella voce
calda e profonda che Yuuto ama con tutto se stesso.
Yuuto non ha idea di quale sia il futuro che li attende, per ora
però ha tutte le intenzioni di bearsi di ogni singolo
momento
accanto a Kageyama che il destino gli riserverà.
▬
notes
e... fine.
ebbene sì, siamo arrivati alla fine anche di questa storia.
sull'epilogo non ho molto da dire, probabilmente le cose più
sorprendenti sono state il lieto fine per sakura e hayato (inaspettato?
non lo so) e yuuto che rifiuta la promozione. che la scena finale
l'avrei lasciata per quei
due, invece, immagino fosse abbastanza prevedibile.
ora. siamo ormai arrivati alla fine dell'anno, per cui è
tempo di bilanci.
detto sinceramente, non mi aspettavo che sarei riuscita a portare a
termine questa storia. in realtà, in termini di
produttività, il 2020 è stato un anno
particolarmente
fruttuoso per me: ho iniziato e portato a termine ben tre long, the
traces of your magic, heart of the ocean e bad blood, anche se
probabilmente il traguardo più importante l'ho raggiunto
concludendo do i wanna know, che mi portavo dietro da tre anni.
però non posso prendermi in giro, quest'anno mi ha messa a
dura
prova. la scrittura è stato il mio modo di distrarmi da
quanto
di brutto mi è capitato in questi mesi, l'ho usata un po'
come
un percorso terapeutico, l'unico problema però è
che,
dopo più di centomila parole scritte in un anno, adesso mi
trovo
letteralmente svuotata, come se non avessi altro da scrivere sulla
carta.
ho corso, ho corso davvero tanto, cercando di lasciarmi alle spalle
traumi che non volevo ascoltare. arrivata a questo punto,
però,
sento di dover dar voce a questo dolore che percepisco dentro di me,
è lui stesso a chiedermelo.
questo si traduce con un vuoto di idee, o forse mi sono semplicemente
spremuta troppo nei mesi passati. fatto sta che, un po' per la
stanchezza accumulata nei mesi passati, un po' per la mancanza di idee,
un po' per il mio stato d'animo e un po' per il trasferimento visto
che, da quando sono qui, la parte creativa del mio cervello
è
andata in silenzio stampa, fatto sta che è più di
un mese
che non riesco a creare nulla di nuovo.
l'idea, con l'arrivo del nuovo anno, era quella di prendersi una
piccola pausa, soprattutto da inazuma, e magari provare a migrare su
nuovi fandom, salvo poi abbandonare progressivamente efp. visto che
però io nelle cose ci spero fino all'ultimo, aspetto una
nuova
eventuale edizione della writing week, visto che quest'anno
è
stata il trampolino di tutte le storie che sono venute dopo. magari ne
esce fuori anche il seguito di the traces of your magic, visto che in
teoria il progetto c'era, chissà.
bene, con questo credo di aver detto tutto. per l'ultima volta di
quest'anno ringrazio tutti per aver aperto una mia storia, che
l'abbiate letta, recensita o anche solo semplicemente inserita tra le
ricordate/seguite/preferite. ne approfitto per augurarvi buone feste
e... beh, alla prossima avventura, suppongo ^^
aria
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