QUEL FUOCO CH’IO PENSAI
Quel fuoco ch’io pensai , fosse spento nel freddo dei giorni che passano , mi riscalda ancora l’animo afflitto . Vengo , preso dallo spavento del giudizio altrui il quale mi trascina in un grigio sortilegio e come fossi un qualsiasi pagliaccio , una marionetta , una barzelletta, io balzo dal letto e dico dove andate ?
Oggi è un giorno da ricordare
Lei mi guarda mi dice : cambia la tua tessera
La mia situazione è compromessa
Non fare promesse se non li puoi mantenere
Faccio un balzo avanti gli racconto quando ero un vagabondo
Lei mi stringe e dice di lasciar stare
Forse la porta è aperta
Cosi preso dalla passione , mi nascondo dentro un vecchio vestito dentro questo dolore. Io , cado dentro una rima, dentro , un altro amore. Sono vivo, viaggio , faccio la mia parte nel bene e nel male tutto mi conduce ad essere un folle, senza capello, senza sacco a pelo. Solo per strade strette vado, verso nuovi intendimenti per vicoli oscuri dove esule , senza ali nello spirito dell’essere divino , mi acqueto nel mio pensiero . Ramingo ,sogno un nuovo mondo, una nuova era . Credere in qualcosa che mi conduca , oltre questo muro di parole che si legano all’indifferenza della comune sorte. Io viaggio, verso una nuova terra, verso qualcosa che nasconde in se un nuovo amore e nuovi mondi .
E nell’età̀ men fresca, la fiamma l’anima mia brucia in silenzio.
Non furono mai tutte spente le stelle e quelle ch’io vidi ,verso il confine di una terra ricoperta di nevischio , di teschi e scheletri danzanti per radure desolate . Mi credetti perduto in un pensiero che si finge immemore verso altri intendimenti ed altre conclusioni, in amori maturi come le parole trovate per caso sotto gli alberi rinsecchiti . Ed i soldati aspettano la fine della guerra e le madri aspettano i figli dentro casa , ed i padri aspettano ritorni il sereno . La sorte è gialla è rossa e come una vecchia vagina , svuotata di tante cose inutile che si perdono nella loro logica.
Sono meschine alquanto le faville, sotto il moggio e la ragiona segue l’immagine del vero
Temo il secondo errore, sia peggio del primo, temo la morte che viene di notte , sotto mentite spoglie , in falsi propositi ed in vari versi , essi mi conducono oltre questo mondo d’ipocrisie.
Quanti errori ,dovrò ancora commettere per capire il tuo amore
Quante storie dovrò ancora scrivere per continuare a sorridere
E la notte fiorisce dentro il mio soffrire tra varie rime celesti e rose.
E spento il mio sogno di rinascere
Ho preso l’aereo sono ritornato qui dove ero un tempo
Non c’era nessuno ad attendermi
Neppure tu che mi chiamavi figlio.
Questo giorno è cosi lungo , come questo fiume che navigo e mi conduce all’inferno. Dove ci sono tutti i dannati beati di questa esistenza , che fanno compere al negozio di Caronte. Il quale vecchio e stanco con un solo piede nella fossa , con la sua barba bianca sembra Simon Pietro . Tutti sono venuti ad accogliermi . Molti hanno accettano la loro sorte ,che è la mia sorte sotto forma di canto. In lacrime io spargo sulla terra a mille a mille le mie sconfitte, le mie pene elette a grandi imprese . E la beltà mi balza in seno come fosse un pargolo rosso e verde.
Quante disgrazie perdute per i vicoli di questa città .
Conviene che mi muova se voglio andare per vie deserte.
Sono qui all’inizio come un tempo , perso nella mia canzone di sempre.
Dal cuore seco escono le faville e l’esca, getto per uscire da questo gioco.
Non mi pare vero ma ella gode.
Io ci provo.
Forse non provo abbastanza
Forse nulla è vero
Sei cosi triste
Sono appeso ad un ramo
Ti muovi nei tuoi pensieri
Sono finito all’inferno
Sei lo stesso di tre anni fa
Sei certo del mio nome
Non riesco a ridere di me stesso
Sei matto
Lo cerco in fondo all’odio, l’amore
Che bella filastrocca
Quel giovano fuoco non mi sembra spento
Ti vedo con gli occhi tristi versare lacrime.
Avvenga quello che si è deciso
Vuoi che tra due contrari ogni cosa si distrugga.
Non lascio il mio spirito in pasto ai cani
Ma sono angeli
Saranno angeli per voi , a me, mi sembrano demoni
Questo canto è un delirio
Io mi beo dei miei errori passati
Io sono qui che mi lancio nel vuoto
Io non riesco ad uscire dall’errore commesso
Tendi le mani verso di me in sì diverse tempre,
Quanta speranza mi resta ?
Il cuore si rallegra
Il tuo bel viso mi rinfresca e non mi ferisce .
Sarà che ho camminato tanto
E tardi per dirci addio ?
Perdio io sono io .
Allora lascia che ogni fuoco bruci dentro se stesso nella sua memoria.
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